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Autore: Marge    04/10/2012    3 recensioni
Ambientata nell'universo Pokémon, storia su personaggi originali; i protagonisti della serie saranno solo marginali. In compenso troverete una dottoressa un po' fuori di testa con la passione per i pokémon erba, un ragazzino con un Diglett da curare, un Bellossom di nome Oddish ed un fidanzato pieno di buone intenzioni.
Scritta con il prompt orfano "Storia d'altri tempi" della piscinadiprompt, per il 1° turno della Staffetta.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
- Questa storia fa parte della serie 'Gotta heal 'em all!'
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A LEZIONE DI STORIA


“Dottoressa, c’è una visita per lei” disse l’assistente dopo essersi affacciato.
Midori alzò gli occhi di malavoglia dal bancone; posò le provette nel supporto e si tolse i guanti. “Arrivo!” esclamò a voce alta, perché Kenta era nuovamente scomparso.
Passando davanti la porta si accorse del proprio aspetto riflesso nel vetro: aveva i capelli lanciati in ogni direzione, sembrava avesse preso la scossa elettrica. Frugò nelle tasche del camice, e dopo qualche ricerca riuscì a trovare ciò che le serviva: un fermaglio decorato da miniature di Bulbasaur; un paio di liane posticce, in coda di topo, completavano il bizzarro accessorio. Dedicò qualche minuto a costringere la capigliatura ribelle in un ordinato chignon, e le due liane caddero dolcemente verso il collo; ancora indecisa liberò un paio di ciocche per circondare il viso squadrato, poi sorrise al riflesso: sì, poteva andare. Sembrava più una liceale in gita scolastica che una dottoressa, ma il camice avrebbe smorzato l’effetto infantile. “Del resto, non è colpa mia se dimostro molti meno anni” pensò, con una punta di compiacimento.
“Aspettami qui” disse al pokémon che le era venuto dietro. “Vedo di che si tratta, e torno subito.”
Percorse velocemente il corridoio fino alla sala d’aspetto: su una sedia un bambino sui dodici anni dondolava le gambe glabre, e giocava distrattamente con una sferapoké.
“Salve” cominciò con un sorriso Midori.
“Ah!” il bambino scattò in piedi. “S-salve! Il mio nome è Daiki Fukamori, signora! Cioè, dottoressa! È lei la dottoressa, vero?”
“Esatto, sono io. Mi chiamo Midori, ed il tuo è veramente un bel nome.”
“Grazie, Midori-san.”
“Hai un problema con il tuo pokémon?”
Il bambino annuì.
“Vieni, vediamo cosa posso fare. È un pokémon erba?”
Si incamminò lungo il corridoio, mentre il bambino recuperava uno zainetto per poi seguirla.
“No. È solo un Diglett.”
“Un piccolo pokémon terra che non sopporta la luce del sole” recitò Midori, con tono da professoressa. “Sai con quali tipologie di pokémon il tuo Diglett è forte, e con quali invece è più debole?”
“I pokémon erba ed acqua sono più forti di lui” recitò Daiki. “Mi pare che sia forte invece…con i pokémon elettrici.”
“Giusto!” Midori sorrise ed aprì la porta del piccolo laboratorio. “Forse avrai sentito dire che io sono specializzata in pokémon erba. Ma posso senz’altro aiutare anche il tuo.”
Il bambino varcò la soglia e rimase sbalordito: per un minuto buono non fece altro che guardarsi attorno strabiliato, ad occhi spalancati. Dimenticò perfino di chiudere la bocca.
“Sono qui solo di passaggio” si ricordò poi di rispondere. “Ieri ho avuto un incontro con l’allenatore della palestra di questa città, ma è decisamente più forte di me. Il mio Diglett ed il mio Hoppip non sono riusciti a far nulla contro il suo Croconaw.”
“Ma tu hai un Hoppip!” trillò Midori eccitata. “Posso vederlo? Sta male anche lui?”
Il bambino la guardò in tralice: “Sì, anche lui è esausto. Diglett però sta peggio…”
“Fammi vedere l’Hoppip!”
Quasi a malincuore Daiki consegnò la sferapoké, temendo di non riaverla indietro.
“Oddish, vieni a vedere!”
Un’ombra si mosse furtiva nella luce fioca della serra, e verso di loro camminò, aggraziato come una ballerina di danza classica, un esemplare di Bellossom.
Nel frattempo Midori aveva tirato fuori l’Hoppip; i due pokémon si scambiarono un sorriso ed un paio di versetti educati.
“Ma questo non è un Oddish, è un Bellossom” disse il bambino.
“Sì, ma Oddish è stato il mio primo pokémon, sai? E così anche quando si è evoluto, prima in Gloom e poi in Bellossom, ho continuato a chiamarlo Oddish. Non trovi che sia più rispettoso, nei suoi confronti?”
“Questa è tutta matta” pensò Daiki, seriamente preoccupato che non fosse in grado di guarire i suoi pokémon. “Midori-san, crede che possa tirar fuori anche il mio Diglett?”
“Ah, già, il Diglett…ma certo. Oddish, per favore, accompagna Hoppip su uno dei lettini disponibili. Daiki, tu porta l’altro.”
Marciarono attraverso la serra, ingombra di piante in ogni angolo, alcune alte fino al soffitto; la luce penetrava a malapena, tra tutto quel verde. Quando i suoi occhi si abituarono alla penombra, Daiki notò affascinato una serie di piccoli pokémon, tutti di tipo erba, affaccendati tra le piante.
“Teniamo i più grandi all’aperto” spiegò Midori. “Soprattutto durante il giorno. Se vuoi, posso mostrarti la mia colonia di Venosaur, più tardi.”
“Ahem, sì, grazie…”
“Questo invece è il mio punto preferito!” trillò, e gli mostrò con un largo gesto della mano un piccolo campo di terra alla loro sinistra. Daiki si fermò scettico: era un campo qualsiasi, solcato da file ordinate di ciuffetti d’erba, come se la dottoressa coltivasse insalata.
“Il mio allevamento di Oddish!”
Raccolse da un angolo un annaffiatoio a forma di Squirtle e cominciò diligentemente a versare acqua sui ciuffetti di verde.
“Sono tutti Oddish?!”
“Quando sono così piccoli amano stare rintanati nella terra. Prova a lasciar andare il tuo Diglett.”
“Non è pericoloso?”
“Ma figurati! Cosa vuoi che facciano degli Oddish neonati?”
A malincuore Daiki posò il suo pokémon, talmente tramortito che quasi non si accorse di nulla; ma, al contatto con la terra fresca, il piccolo esserino sembrò rivitalizzarsi, si tuffò fra le zolle e non riemerse più.
“Ecco fatto, lasciamolo un po’ qui. Questo terreno è pieno di sali minerali e vitamine, sai, per i miei neo-Oddish. Sono sicura che gli farà bene starsene qui sotto. Vediamo come sta l’Hoppip.”
In fondo alla serra imboccarono un altro piccolo corridoio, e finalmente giunsero in una stanza quasi normale, ingombra di lettini ed incubatrici. Con la coda dell’occhio Daiki scorse un Cacnea con diverse flebo attaccate, un Ludicolo steso su un lettino ed avvolto in una coperta termica, ed un Bulbasaur minuscolo, dentro un’incubatrice, con ancora i resti del suo guscio d’uovo accanto.
“Non ci sono Blissey o Chansey in questo ambulatorio?”
“No, ho insegnato a Oddish – il mio Oddish, intendo, il Bellossom - ad aiutarmi. Inoltre, ho un assistente, Kenta, davvero bravo.”
“Un dottore?”
“Per il momento, è un tirocinante. E tu, hai mai pensato di fare il dottore per pokémon?”
“Io voglio fare l’allenatore!” dichiarò Daiki, tronfio. Midori scoppiò a ridere, sgonfiando in pochi secondi le arie del ragazzino.
“Proprio come lui” sussurrò allora lei, per smorzare la tensione, ed indicò con un cenno del capo la cornice appesa in un angolo.
Daiki fissò compunto e serio il ritratto del più grande allenatore di tutti i tempi, raffigurato come sempre assieme al suo Pikachu.
“Esatto” disse Daiki, con un tono profondo. “Il mio obiettivo è diventare grande e forte come Ash Ketchum, e vincere tutte le medaglie esistenti al mondo.”
“Ma Ash non ha fatto solo questo” precisò Midori. “Lui ha soprattutto diffuso un modo di pensare ai pokémon molto innovativo. L’avventura che lui ha vissuto non è stata solo sua, ma del suo Pikachu e di tutti gli altri pokémon che ha avuto, senza eccezioni: li considerava al pari dei suoi amici umani.”
Il bambino annuì, rapito da quella storia antica.
“Lei lo ha conosciuto, Midori-san?”
“Ehi, non sono mica così vecchia!” esclamò, punta nel vivo. Daiki divenne rosso come un Charmender e si affrettò in scuse prostrandosi a terra.
“Comunque sì, lo vidi una volta da bambina, da lontano, in un incontro svolto nella mia città d’origine: era il padrino della manifestazione. Quello stesso giorno trovai, davanti alla finestra della mia camera, un piccolo Oddish solo e malconcio. Quel giorno decisi che avrei curato i pokémon.”
“Che bella storia!” esclamò allora il bambino, rapito. Midori-san, con lo sguardo luccicante perso nei ricordi, sembrava davvero una ragazzina.
In quel momento una porta laterale si aprì ed entrò, veloce come un razzo, un uomo.
“Take!” esclamò la dottoressa, e volò tra le braccia, allungandosi per stampargli un bacio sulle labbra. Daiki divenne nuovamente incandescente.
“Midori!”
La mise giù e la guardò eccitato: “Devo dirti una cosa!”
“Ora ho del lavoro da…”
“No, Midori, devo farlo subito! Sono mesi che cerco l’oggetto giusto ed ora…”
“Ma cosa vai farneticando?”
Daiki, con il batticuore ed uno strano presentimento, cominciò ad arretrare.
“Take, amore, non possiamo rimandare? Giusto un momento, perché ho qui un Hopp…”
“No! Le tue piante con le zampe possono aspettare anche un momento, visto che io aspetto da tutta una vita…”
Scese il silenzio.
“Dottoressa Midori” cominciò il ragazzo con tono solenne. “Ho finalmente trovato il regalo giusto per chiederti di sposarmi.”
Trasse dalla tasca un piccolo astuccio e con un solo click lo fece aprire. Daiki chiuse gli occhi, desiderando di sprofondare sotto terra come il suo Diglett.
Un urlo lacerò l’aria: “Aaaaah!”
“Visto che non porti anelli, ho pensato che questi andassero bene…”
“Ma sono fantastici!”
Il bambino aprì un occhio: sul palmo della mano della dottoressa brillava un paio di orecchini a forma di Oddish.
“Sono realizzati in agata verde e blu. Allora, vuoi sposarmi?”
Midori si portò la mano alla bocca, commossa. Annuì, senza dir nulla, e si lasciò avvolgere dall’abbraccio entusiasta di Take.
“Beeeee!” gridò una voce alle spalle di Daiki, ed il Bellossom di nome Oddish si mise a battere le mani, contento. Subito dopo cominciò una danza, provocando le risate della coppia felice. Solo in quel momento si accorsero di lui.
“E quel bambino, chi è?”
“Oh, mi ero quasi dimenticata! Take, lui è Daiki Fukamori, aspirante Ash Ketchum. Mi ha portato i suoi pokémon da guarire.”
Il ragazzo lo guardò come se fosse un alieno.
“M-mi dispiace tantissimo!” buttò fuori il bambino, mortificato. “Non volevo spiare, giuro!”
Le risate scoppiarono nuovamente attorno a lui, e si vergognò ancora di più.
“Così un altro aspirante rivoluzionario, eh?” disse Take dandogli una pacca sulla spalla.
“Veramente io vorrei fare l’allenatore” rispose il bambino, mettendo il broncio.
Take e Midori si guardarono e scoppiarono a ridere.
“Si può sapere cosa c’è da ridere tanto?” chiese, ancora più di malumore.
“Storie d’altri tempo…se sei libero posso raccontartele.”
“Ovvio! Ci vorranno alcuni giorni prima che l’Hoppip ed il Diglett stiano meglio. Take ha tutto il tempo di raccontarti la storia!”
“Che fortuna…”
“Come sto?” trillò poi Midori, che nel frattempo aveva indossato gli orecchini.
“Sei bellissima!” dichiarò convinto Take.
“Manca solo una collana a forma di Sunflora…” pensò sarcastico il bambino.
“Sai, Daiki, io sono uno storico, e sono specializzato in pokémon. Il possesso di alcuni di loro ha decretato spesso le sorti della storia umana, lo sapevi? I pokémon sono stati i più fedeli alleati degli umani, ma spesso sono stati trattati come oggetti, come armi o come merce di scambio. Finché un bambino come te, di nome Ash, non ha deciso di intraprendere la sua avventura al fianco di un piccolo Pikachu…”
Prendendolo sotto braccio, Take si portò via Daiki; girandosi a guardare prima di esser condotto chissà dove, il bambino vide Midori-san che li salutava dalla finestra, con il Bellossom di nome Oddish al fianco ed il suo Hoppip in braccio.

***
Un piccolo omaggio ad un cartone che seguivo da piccola, e non ho più ripreso (tanto che leggendo i prompt mi sono detta: ma questi qui, chi sono?). È una sciocchezzuola ripresa dalla prima fanfic della mia vita: a quattordici anni ho riempito ben quattro quaderni con le avventure di una allenatrice vissuta dopo la morte di Ash; ovviamente, aveva un Oddish con sé. Recentemente ho avuto modo di rileggere quella storia, e nonostante i brividi per lo stile imperfetto, è riuscita a farmi sognare ad occhi aperti, proprio come quando la scrivevo. L’obbiettivo di questa piccola fanfic dunque è quello di tornare a vivere per un pochino in quel mondo. Per scriverla ho dovuto studiare e consultare moltissimi siti, perché non ricordavo quasi più nulla! Spero di non aver fatto errori madornali (soprattutto con i pokémon oltre il 251, che ai miei tempi non esistevano). Non è escluso che io non scriva altre avventure di questa dottoressa Midori, che mi piace veramente molto!

Scritta per il 1° turno della Staffetta nella piscinadiprompt, con il prompt orfano Una storia d’altri tempi.
Inoltre vi segnalo questa pagina: vi sono fanart sui pokémon davvero eccezionali, e quelle su Oddish-Gloom-Vileplume-Bellossom sono da sogno; solo a guardarle vien voglia di scrivere storie!

Ultima nota: ho scelto i nomi dei miei personaggi seguendo i significati in giapponese, in maniera che siano in qualche modo adatti; chi indovina il significato e perché l’ho scelto riceve un premio (tutto il mio amore)!

  
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