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Autore: FairyCleo    04/10/2012    15 recensioni
La storia è arrivata terza al Capsule - Contest di Jackson Mozart Lecter e ha vinto anche il premio speciale "poche calorie".
“Vuoi vedere una cosa?” – gli aveva domandato lei ad un certo punto, con gli occhi che brillavano, ridenti – “Ma giura di non arrabbiarti!”.
Anche se temeva ciò che ne sarebbe seguito, aveva deciso di farla contenta. E poi, era proprio curioso di sapere cosa volesse mostrargli Bulma.
Con grande attenzione, aveva seguito con lo sguardo i suoi movimenti, vedendola spostarsi dal bagno verso il suo comodino, inginocchiarsi sul freddo pavimento di marmo, aprire il primo cassetto in alto ed estrarne un piccolo scrigno di legno scuro con il coperchio placcato d’argento.
Era un oggetto molto diverso da quelli che c’erano in casa loro. Sembrava piuttosto antico. E soprattutto, sembrava un oggetto fatto apposta per custodire un segreto, considerando che non l’aveva mai visto prima di allora.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di camere da letto, piume, imbarazzi e gallinacei

Nome autore: FairyCleo
Titolo contest : Capsule Contest
Pacchetto scelto: Quadro/Grigio
Personaggi: Vegeta; Bulma; Son Goku
Genere: Slice of life
Luogo: Camera da letto di Bulma e Vegeta
Oggetto: Penna (intesa anche – e in questo caso - come piuma)
Titolo della storia: Di camere da letto, piume, imbarazzi e gallinacei
Durata: One Shot
Note: La storia ha partecipato al Capsule - Contest di Jackson Mozart Lecter e si è classificata terza, vincendo anche un premio speciale.
I personaggi non sono di mia creazione, ma appartengono ad Akira Toriyama. Se fossero appartenuti a me, Vegeta sarebbe stato ancora più sexy di quanto già non sia solitamente nell’anime e forse un po’ meno burbero in alcune situazioni.

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Non aveva mai amato l’estate. Anzi, dire che non l’aveva mai tollerata era quasi un eufemismo.
Era un tipo riservato, lui. Un tipo a cui piaceva starsene ben nascosto fra le mura della sua amata Gravity Room, e non pseudo sdraiato su di un’affollatissima spiaggia, con i nervi a fior di pelle, praticamente nudo, in balia del sole cocente e di un’orda di donne e ragazzine infoiate che nel vederlo passare davano fondo alle loro scorte vitalizie di saliva.
Era una cosa a dir poco deplorevole, una cosa che lo mandava in bestia, e che aveva visto fare solo alle donne terrestri, fra l’altro.            
Ma per nessuna ragione anche solo lontanamente plausibile o immaginabile le avrebbe permesso di andare da sola in quel luogo di perdizione, perché sapeva benissimo che portare con sé quel marmocchio che le somigliava tanto non sarebbe servito a far desistere l’intera popolazione maschile presente sul pianeta dal metterle gli occhi addosso. E lui, anche se non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, e men che meno a lei, non poteva proprio sopportare un simile affronto.  Perché lui era il principe dei saiyan, lui era il grande Vegeta, l’ ultimo discendente della sua dinastia, e non poteva assolutamente permettere che un sentimento così sciocco e terrestre come la gelosia intaccasse il suo animo da guerriero. Oh, proprio no!
Eppure, al contrario dei suoi pronostici o qualsivoglia propositi, era proprio a causa di quel… di quello se la sua bellissima, muscolosissima, bianchissima schiena aveva deciso di somigliare ad una piastra pronta per cuocere la carne.

“Stupida donna! Guarda cosa è successo per colpa tua! – aveva urlato il povero, coraggioso, forte e temerario principe dei saiyan a quella terrestre dai capelli turchini che stava trafficando nell’armadietto del bagno adiacente alla loro camera da letto.
“Guarda che non ti ha costretto nessuno a venire in spiaggia con me! Sei tu che ti ostini a fare il geloso da quando sei tornato dal pianeta dei Kaioshin! E poi, come potevo sapere che il fiero principe dei saiyan avesse la pelle delicata come quella di un bambino?” – aveva asserito Bulma, avvicinandosi al letto munita di crema antiscottature e tanta buona pazienza.
“Tsk… Io non sono delicato!” – era stata la prevedibilissima reazione di sua maestà che, in barba a quello che aveva appena sottolineato, stava cercando di non muoversi dalla sua posizione prona davvero sconveniente per evitare di urlare come una donnina.

Quella terrestre era a dir poco impossibile. Finiva sempre col fargli fare tutto quello che voleva, e nonostante fossero trascorsi più di otto anni dal giorno in cui l’aveva accolto in casa sua quando tutti lo avevano respinto, continuava a domandarsi come fosse in grado di farlo cedere ogni volta.
Bulma non era una donna come le altre. Non che lui fosse un grande esperto in materia, ma la conosceva abbastanza bene da poter garantire che lei non fosse una di quelle oche che spesso cercavano di abbordarlo durante una delle sue passeggiate esplorative per la città. E per fortuna non era isterica come quella gallina della moglie di Kaharot!! Tutti si domandavano perché quest’ ultimo avesse scelto di rimanere nell’aldilà l’ultima volta che era passato a miglior vita, e davvero non capiva perché lui fosse stato l’ unico a comprenderne la ragione.
Bulma era diversa. Era paziente con lui, ma anche irascibile. Era coraggiosa, ma non così impavida come spesso voleva far credere, ma raramente si tirava indietro davanti alle difficoltà. Era un genio che si dilettava a costruire marchingegni di ogni genere, era un’ottima madre, una brava cuoca, una moglie premurosa e ultimo, ma non ultimo, era tremendamente, immensamente, incredibilmente sexy.
Era proprio per questo suo ultimo pregio che non riusciva a smettere di guardarla.
Sebbene fossero rientrati da un bel pezzo a casa, e nonostante la gravidanza le avesse ammorbidito e arrotondato fianchi e ventre, quel succinto costumino blu che aveva ancora addosso aveva rischiato di farlo morire di infarto una volta resosi conto di quanta poca pelle fosse in grado di coprire.
Inutile sottolineare che aveva provato a minacciarla in ogni modo per farle indossare qualcosa di più decente, ma ovviamente era stato bellamente ignorato, e quasi provocato, a voler essere precisi.

Nel notare che ormai era molto, molto vicina a lui, aveva girato di scatto il capo dall’altra parte della stanza. Ultimamente, aveva preso questa bruttissima abitudine di arrossire davanti a lei o a chiunque gli facesse un complimento. Anche Chichi, che Bulma aveva deciso di invitare con il resto della sua famiglia di mentecatti al mare, non si era premunita di nascondere meglio le occhiate furtive che molto spesso gli aveva lanciato, facendolo rabbrividire solo al pensiero che lei potesse avere simili pensieri con lui come protagonista.

“Ora cerca di stare fermo… Devo porre rimedio a questo disastro, o non potrai indossare nulla per giorni senza lamentarti. In alternativa, potrei usarti per cuocere le uova e scaldare il caffè al mattino!”.
“Non sei affatto divertente” – aveva berciato, stritolando il cuscino per la fitta avvertita nel vano tentativo di allontanarsi da lei. Era davvero insopportabile quando lo prendeva in giro!
Il principe dei saiyan era stato messo KO da una scottatura e da sua moglie. Si trattava davvero di una cosa di cui andare fieri!

“Sai” – aveva proseguito poi Bulma, mentre svitava il tappo arancione del barattolo di crema contro le ustioni solari – “E’ stata una vera fortuna che Trunks sia rimasto ancora un po’ al mare con Goku e gli altri!”.
“Ah sì? E quale sarebbe stato il vantaggio di ciò, di grazia?” – aveva detto lui, ormai al limite della sopportazione umana, perché la sopportazione saiyan era andata a farsi benedire ormai da tanto tempo, purtroppo.
“Che non essendo qui, non vedrà frignare suo padre come un bimbetto capriccioso!”.
“COOOOSA?? COME OSI??”.

Quell’affronto era stato eccessivo anche per una somma divinità nota per la sua incredibile pazienza!
Offeso e profondamente ferito nell’orgoglio, il principe dei saiyan, il grande Vegeta e via discorrendo, si era alzato di scatto urlando come un ossesso che non era un frignone e che gliel’avrebbe fatta pagare, pentendosene - ovviamente - un millesimo di secondo dopo.
La pelle tirava troppo per poter sopportare un simile sforzo, e il bruciore infernale che aveva avvertito aveva fatto sì che dei lacrimoni grossi come biglie si raggruppassero ai lati dei suoi grandi occhi scuri.

Oh no, no e poi no! Non poteva piangere dal dolore! No, no, no! Non davanti a Bulma poi! Lo avrebbe preso in giro a vita! E quella dei saiyan era davvero molto, molto lunga!

“Tu! Donna! Sei…. Sei…!”.
“Sta giù!” – lo aveva ammonito lei, severa – “Razza di scimmione, è mai possibile che con te non si possa mai scherzare? E poi se non stai fermo ti fai più male del dovuto! Che fossi un sadico lo sapevo, ma le tue tendenze masochiste mi mancavano davvero!”.
E invece, lui aveva cercato ancora di spostarsi , meditando di ucciderla in un modo molto crudele e molto doloroso.
“Donna… Io ti… ti…”.
“Ora basta! A cuccia, subito! E smettila di chiamarmi in quel modo! Lo fai ogni volta che ti arrabbi, e non sei affatto carino!”.

Il Vegeta di un tempo avrebbe reagito staccandole la testa dal collo di netto, per poi pasteggiare sul suo cadavere ancora caldo.
Il nuovo Vegeta, quello che aveva fatto rivoltare suo padre nella tomba – se solo ne avesse avuta una – almeno un miliardo di volte negli ultimi otto anni,  aveva invece obbedito immediatamente all’ordine impartitogli, maledicendo se stesso, la sua inettitudine e quella donna che aveva preso per moglie.

“Vedo che ti sei degnato di ascoltarmi! Ecco… Bravo… Mettiti qui… Ho detto qui! Ah, quanta pazienza!” – e aveva preso una generosa dose di crema, cominciando a spalmarla con grande attenzione sulla grande porzione di pelle che suo marito aveva fatto cuocere a puntino sotto il sole rovente di agosto.

Avrebbe fatto meglio a non fargli notare che stava trattenendo le risate se ci teneva a mantenere attiva la loro vita di coppia. Lo aveva umiliato fin troppo, e sarebbe stato meglio non girare ancora il dito nella piaga.
Non perché avesse paura di una reazione violenta varia ed eventuale nei suoi confronti. Non era mai stato un tipo manesco con lei, al contrario di ciò che pensavano gli altri, ma non sarebbe stato giusto infierire. Per quanto fosse trascorso tanto tempo, Vegeta non si sarebbe mai abituato del tutto a ricevere simili attenzioni da parte di una donna. Come biasimarlo? Era stato cresciuto da uomini su di un pianeta abitato da soli uomini. Era davvero il minimo che fosse riluttante a far sì che una donna si prendesse cura di lui.
Anche se il suo problema non consisteva solo nell’essere un pochino avverso al genere femminile: il problema di Vegeta, di cui nessuno era a conoscenza e che lo rendeva ai suoi occhi tremendamente adorabile, era il profondo imbarazzo che provava nello stare accanto ad una donna.
Ed ecco che, scavando nella sua memoria di compagna prima e di moglie poi, il ricordo della loro prima notte insieme era riaffiorato con estrema dolcezza, mutando il suo sorriso da uno di scherno a uno di felicità.
Chi mai avrebbe creduto che sua maestà il fero principe dei saiyan fosse…illibato?  Il suo sorriso si era allargato ulteriormente nel ripensare al viso di lui rosso di imbarazzo. Credeva che sarebbe esploso da un momento all’altro. E, in effetti, era successo. Solo che non era stato l’unico ad esplodere in quella stanza. Proprio no!
Davvero non riusciva a smettere di sorridere nel ripensare a quell’accaduto.

“Ma si può sapere che c’è di così divertente nel vedermi ridotto in questo stato, Bulma?”- aveva domandato ad un certo punto, esasperato dalle risate soffocate di lei. Possibile che non avesse ancora capito che il suo udito fosse molto più sviluppato di quello di un comune terrestre? Quando voleva sapeva essere davvero snervante!

“Non stavo ridendo per te… E’ solo che…bè…mi è tornata in mente quella notte!” – aveva azzardato lei, lievemente timorosa.
“Ma di che notte stai parlando?” – aveva allora chiesto lui, cercando di fare mente locale. A cosa diavolo si stava riferendo? Oh mamma, che si fosse accorta che era stato lui a rompere quel delicatissimo marchingegno qualche notte prima?? Se così fosse stato, tra due secondi sarebbero partite le minacce.
‘ Dormirai sul divano! ‘, ‘ Mangerai solo bacche e radici per un mese! ‘, eccetera, eccetera, eccetera.
“Ma come Vegeta… quella notte!”.
“Emm… Ecco… Io…” – il principe dei saiyan che balbettava. Cielo com’era caduto in basso.
“Se penso a quante piume c’erano in questa stanza… Mi viene quasi da piangere!”.

Ed ecco che i suoi occhi si erano sbarrati, un po’ per il terrore, un po’ per la vergogna. Così, con suo immenso – seppur momentaneo – sollievo, sua maestà aveva finalmente capito a quale notte sua moglie si stesse riferendo, desiderando, un minuto dopo, di tornare sotto il sole cocente per bruciarsi anche la faccia e non farle vedere il colore che avevano assunto le sue guance.

“Mpf…” – aveva mugugnato allora contro il morbido guanciale bianco, promettendogli silenziosamente che se lo avesse inghiottito avrebbe smesso di stritolarlo, trattandolo con maggior riguardo. Ma, a quanto sembrava, il candido bastardo aveva deciso di rimanere inanimato, lasciandolo in balia di quei ricordi così imbarazzanti e di una moglie in modalità rewind.
“E dai tesoro… Non c’è niente di cui vergognarsi!” – aveva cercato di rabbonirlo Bulma, mentre continuava ad occuparsi della sua povera schiena ustionata – “Io ho un ricordo bellissimo di quella notte. Sei stato così… Così…”.
“Stupido?” – aveva completato la frase lui, giusto per evitare di sembrare del tutto un idiota.
“Io avrei detto dolce!”.
Le sue guance erano diventate di un colore simile a pomodori maturi.
“Guarda che non sono un pasticcino!”.
“Magari non sarai un pasticcino… Ma posso assicurarti che ad un certo punto ho pensato davvero che fossi un angelo!”.

Ne aveva sentite tante sul proprio conto, così tante che avrebbe potuto scriverci un libro. Gli avevano dato del bastardo, gli avevano detto che era un cinico assassino crudele, gli avevano detto che era stato uno spregevole traditore, e lui non si era mai lamentato. Ma che gli dicessero che somigliava ad un angelo, ad uno di quei cosi piumati che aveva visto dipinto su qualche quadro, era veramente il colmo.

“Tu sei pazza” – le aveva detto, senza mezzi termini.
“No caro mio. Non sono pazza. Sono solo molto innamorata” – e gli aveva scoccato un sonoro bacio sulla tempia destra.

Avendo terminato la sua breve e intensa esperienza da crocerossina, lo aveva lasciato da solo per qualche minuto, in modo da riporre nell’armadietto la crema e dargli il tempo di assimilare ciò che gli aveva confessato.
Forse, aveva osato un po’ troppo, ma era stata abituata a dire sempre ciò che pensava e a lui non aveva mai riservato un trattamento di favore. E sapeva benissimo che, nonostante il suo continuo borbottare, anche Vegeta apprezzava quella sua caratteristica.
Lui non era cattivo. D’accordo, lo era stato, ma fortunatamente quel brutto periodo era passato da un pezzo. Suo marito era una persona fuori dal comune, ma allo stesso tempo era come tutti gli altri.
Vegeta era geloso - anche troppo geloso - amava la buona cucina, come tutti gli uomini detestava accompagnarla a fare spese, e si lamentava quando lei gli chiedeva di aiutala, adempiendo ai propri compiti solo dopo aver litigato per un buon quarto d’ora. E proprio come tutti gli uomini presenti sulla faccia della terra – e non solo – non ricordava mai quando fosse il suo compleanno o quando cadesse il loro anniversario di matrimonio. Non era perfetto, ma era il suo uomo, e a lei stava bene così.

Sua maestà non si era mosso dalla sua posizione prona, limitandosi a girare il capo per osservare sua moglie di sottecchi.
Sorrideva divertita, lei, persa in chissà quale ricordo. Aveva notato che lo faceva spesso, di recente. Che avevano le donne per la testa non lo avrebbe mai capito.

“Vuoi vedere una cosa?” – gli aveva domandato lei ad un certo punto, con gli occhi che brillavano, ridenti – “Ma giura di non arrabbiarti!”.

Anche se temeva ciò che ne sarebbe seguito, aveva deciso di farla contenta. E poi, era proprio curioso di sapere cosa volesse mostrargli Bulma.
Con grande attenzione, aveva seguito con lo sguardo i suoi movimenti, vedendola spostarsi dal bagno verso il suo comodino, inginocchiarsi sul freddo pavimento di marmo, aprire il primo cassetto in alto ed estrarne un piccolo scrigno di legno scuro con il coperchio placcato d’argento.
Era un oggetto molto diverso da quelli che c’erano in casa loro. Sembrava piuttosto antico. E soprattutto, sembrava un oggetto fatto apposta per custodire un segreto, considerando che non l’aveva mai visto prima di allora.
Bulma aveva continuato a sorridere mentre aveva preso posto sul morbido materasso a pochi centimetri da lui, che dolorosamente si era sollevato di poco sui gomiti per vedere ciò che lei voleva mostrargli.
Con trepidazione, la turchina aveva afferrato il coperchio con entrambe le mani, sollevandolo, per poi permettere agli occhi di suo marito di osservare ciò che aveva custodito con estrema gelosia per tutti quegli anni.

Inizialmente, Vegeta non aveva capito di cosa si trattasse. Ma poi, nel vedere quel piccolo e soffice oggetto posarsi delicatamente sul palmo della candida mano di lei, aveva sgranato gli occhi dalla sorpresa, viaggiando veloce verso quella lontana notte di cui Bulma aveva tanto parlato durante il pomeriggio.

In realtà, avevano due ricordi leggermente differenti di come si erano svolte le cose.
La mente di Bulma era stata troppo impegnata a cercare di elaborare quello che stava accadendo. La mente di Vegeta era stata troppo impegnata a non cedere all’imbarazzo causato dal non avere la benché minima esperienza. Fosse stato un ragazzino, sarebbe stato diverso. Ma lui era un uomo, un uomo adulto  per giunta, e non era stato facile evitare di far capire ad una donna così matura che non aveva mai avuto quel genere di esperienza.
Ma, alla fine, non c’era stato bisogno di parole. Non sapevano neppure come si fossero ritrovati fra le lenzuola, stretti l’una all’altro, in preda ad una passione che non credevano potesse esistere per loro due, così diversi, eppure così affini.
Per la prima volta in vita sua, Vegeta si era spogliato di quella corazza da cui tanto si sentiva protetto, permettendole di scalfire quel cuore duro come la pietra, fino a farlo suo.
Aveva capito perché gli aveva detto che le era parso simile ad un angelo, e non sapeva se vergognarsene o andarne fiero: preso dalla situazione del tutto nuova per lui, si era lasciato andare un po’ più del dovuto, permettendo alla sua aura blu di scintillare attorno a sé. L’apice di quel momento era stato l’attimo in cui aveva fatto letteralmente esplodere i guanciali e il piumone imbottiti di piume d’oca che Bulma aveva sistemato sul suo letto, facendo sì che le migliaia di piume leggere volteggiassero nella stanza illuminata dalla luna proprio come la polvere è solita danzare nella luce. Quella combinazione doveva essere stata molto singolare per lei. Di sicuro, aveva reso l’accaduto memorabile, anche se per lui era stato il momento più imbarazzante della sua vita. O meglio, della sua vita fino ad allora.
Bulma lo aveva abbracciato e aveva cominciato a ridere di gusto, più felice che mai. Lui, al contrario, si era terribilmente offeso per il suo atteggiamento, e senza dirle una parola si era alzato di scatto, rifugiandosi nella sua tanto amata Gravity Room.
L’indomani mattina si erano ritrovati in cucina, rimanendo nel più totale silenzio. Lei era molto risentita del comportamento che Vegeta le aveva riservato la sera precedente, mentre sua maestà era troppo imbarazzato e orgoglioso per poterle dire qualcosa.
Ed ecco che, proprio quando tutto sembrava ormai destinato ad essersi concluso in un’unica e sola notte di passione, quel piccolo oggetto che Bulma aveva custodito con tanta gelosia li aveva avvicinati, come d’incanto.
Perché quella piccola candida piuma si era adagiata fra i capelli neri come l’ebano di un ignaro principe dei saiyan, dando a Bulma il pretesto per allungare una mano e liberarla da quell’intreccio, per poi mostrargliela con un sorriso che avrebbe sciolto anche il più freddo e duro dei cuori.

“Non pensavo che l’avessi conservata” – le aveva detto, sincero.
“Ah no? Guarda che io sono una donna sentimentale!” – aveva esclamato la turchina – “E sono molto propositiva!” – aveva poi aggiunto. E il modo in cui lo aveva fatto non era affatto piaciuto a sua maestà, che aveva cominciato a guardarla con sospetto.
“Che ne pensi di replicare?” – gli aveva poi sussurrato all’orecchio.

Ora, come ben sapete, è una caratteristica di Bulma Brief prendere iniziative senza consultare prima i pareri altrui, e a Vegeta non erano riservati sconti.
Ecco che, con estrema malizia, aveva afferrato la piccola e candida piuma per il calamo, cominciando a  passarne la barba e la barbula sulla schiena cotta dal sole di un Vegeta che non poteva non considerarsi piacevolmente sorpreso da quella tortura così inaspettata e stuzzicante.
La gentile piuma stava accarezzando la sua schiena con grande attenzione, soffermandosi nei punti più sensibili, punti che lei conosceva alla perfezione.

La odiava per quello che gli stava facendo, e allo stesso tempo non poteva fare a meno di adorarla.
Bulma sapeva esattamente cosa desiderasse. Non aveva bisogno di chiedere, con lei, e sapeva che non sarebbe mai avvenuto il contrario.
La turchina sorrideva maliziosa mentre si occupava di lui. Era bello vederlo così vulnerabile e così esposto, di tanto in tanto. Il suo viso rilassato, gli occhi socchiusi e la pelle perfettamente liscia lo rendevano molto più giovane di quanto fosse in realtà, molto più di quanto non fosse quando si ostinava ad indossare il suo solito cipiglio imbronciato. A volte, si ritrovava ad odiarlo per quella sua caratteristica. Lei invecchiava ogni giorno di più, e lui sembrava diventare il suo toy boy.
Per questo, ancora una volta doveva essere paziente. Se quello era il prezzo da pagare per averlo accanto a sé, lo avrebbe pagato più che volentieri.
Lo amava. E lei amava lui. Solo questo contava. Questo, e niente più.

Senza disturbare troppo il suo piacere, Bulma si era sdraiata accanto a lui, cominciando a posargli teneri baci sul capo. Era ormai prossima a raggiungere la sua bella e invitante bocca e a farla sua. Gli avrebbe dato un lungo bacio appassionato, e poi… e poi…

“Ciao ragazzi! Volevo sapere come stava Vege… Ma che state facendo??”.

La serata sarebbe andata in modo molto diverso se solo un Goku tutto bello abbronzato e per giunta ancora in costume da bagno verde con i fiori arancioni non fosse piombato di colpo nella loro stanza, facendoli sobbalzare come due ranocchie in uno stagno.

Fosse stata una donna simile a Chichi, Bulma sarebbe corsa in bagno, chiudendosi a chiave per la vergogna di essere stata beccata in un momento così intimo. Ma lei non era Chichi Son. Lei era Bulma Brief, e non le importava affatto di essere stata vista dal suo migliore amico mentre si appropinquava a suo marito. La Chichi Son della questione, inaspettatamente, si era rivelata essere proprio il suddetto coraggioso, temerario, impavido e via discorrendo principe dei saiyan.
Vedendo piombare nella stanza il suo acerrimo rivale e facendosi sorprendere così rilassato, Vegeta era scappato dalla finestra, urlando un po’ per il dolore un po’ per la vergogna, lasciando sua moglie con la famosa piuma ancora a mezz’ aria, e il povero Goku in balia della più totale confusione.

“Ma… Ma… Ma cosa gli è preso? Perché è scappato? E perché hai in mano una piuma? Cos’è? Un nuovo gioco?” – aveva chiesto lui, specchio della più totale ingenuità. Come avesse fatto ad avere due figli continuava a rimanere un mistero.

A quel punto, la povera Bulma, sfatato ogni suo sogno di gloria, si era abbandonata con la schiena contro l’elegante testiera, scuotendo la testa da un alto all’altro, incredula.

“Ah… Goku, Goku… Sei un caso disperato!” – gli aveva detto, alzandosi poco dopo dal suo letto.
“Ma perché mi dici così?”.
“Fa una cosa amico mio, vai a casa e fai un gioco da adulti insieme a Chichi. Usa le piume, le penne, quello che ti pare, ma cerca di restare occupato il più possibile. Magari la smetterai una buona volta di piombare a casa altrui nei momenti meno opportuni!” – e lo aveva lasciato solo nella camera da letto, preoccupandosi di scendere in cucina e di preparare la cena con annesse almeno una dozzina di torte al cioccolato  per addolcire un po’ il suo povero Vegeta, sempre se non fosse morto per autocombustione durante la sua rocambolesca fuga.

Un Goku ancora più confuso di quando era arrivato si stava guardando attorno, basito.

“Non vedo proprio perché dovrei mettermi a giocare con delle piume insieme a Chichi” – si era chiesto, grattandosi la nuca con fare infantile, roso dal dubbio .
Non riusciva proprio a capire cosa ci fosse di così adulto nel mettersi a spiumare della povere galline con sua moglie.

Fine.

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E poi così, un giorno, mentre parli con una tua amica del fatto che non hai mai partecipato ad un Contest, ti arriva una e-mal che ti invita a partecipare ad uno di essi! XD
Ed eccomi qui, a scrivere le note delle note, e a sperare di non aver fatto una magra figura!
Ragazzi miei, che risate che mi sono fatta mentre la scrivevo!! XD
Giuro, Goku è EPICO per me in questi momenti!
Spero che Geta non sia OOC! In caso mi suicido! U.U
Che altro dirvi? Spero che vi piaccia! Non ringrazierò mai abbastanza Jacksn Mozart Lecter per avermi invitata a prendervi parte!
A presto!
Bacioni grandissimi!!
Cleo
 
Ed ecco che aggiorno il tutto con i risultati appena usciti!!
Signore e signori, questa fic si è aggiudicata il terzo posto! Sapevo che il presunto OOC di Vegeta mi avrebbe penalizzata, ma era nato così, e così doveva rimanere! ;)
Copio e incollo qui di seguito la recensione analitica di Jason Mozart Lecter e la ringrazio ancora per i bellissimi banner!


Al III° Posto: Fairy_Cleo con Di camere da letto, piume, imbarazzi e gallinacei che vince anche il Premio Speciale "Poche Calorie"

Grammatica: 9/10

Vi sono davvero pochissimi errori di grammatica, tutti ravvisabili nella mancanza di spaziatura tra una parola apostrofata e quella subito seguente.

Stile: 9,4/10

Lo stile è semplice, diretto, scorrevole, vagamente ironico e piacevolissimo da leggere, nessuna difficoltà riscontrata nel formulare anche lunghi periodi. Leggero e a tratti frizzante, mi è piaciuto molto.

Originalità: 9,7/10

Decisamente originale, ammetto. E' plausibilissima, anche se difficile a credersi, la scampagnata malgestita dal povero Principe, ancor più plausibile è la sua reazione ad un sole a cui egli è poco avvezzo, essendo sempre schivo e propenso alla “clausura” nella propria amatissima stanza.

Rispetto dei pacchetti: 10/10

Anche qui, i pacchetti sono decisamente rispettati a dovere, assolutamente nulla da obiettare.


Rispetto IC: 7/10

La grossa pecca di questa piacevolissima Flash è, a parer mio, l' aura a tratti OOC che pervade alcune reazioni e risposte di Vegeta. E' molto dolce il gesto di Bulma -rispolverare la memoria con un dolce ricordo conservato- però lo trovo poco verosimile per il suo carattere impregnato di matura serietà da quando, dopo il Cell Game, i due si stabilizzano come coppia unita. Trovo anche inverosimile tutta la bonarietà di Vegeta in questo Revival.
D' altra parte però l' idea è quantomai bella e soprattutto a noi non è stato dato sapere, da Akira, i comportamenti più intimi della coppia, presumo quindi sia abbastanza possibile un comportamento simile da parte dei due. Io, giudicando la storia in sé, mi sento di doverti penalizzare un poco sull' OOC, ma, ripeto, potresti anche aver avuto ragione tu.

Cura del linguaggio: 9/10

Il linguaggio usato, seppur semplice e leggero, risulta studiato e per nulla colloquiale. Adattissimo ad uno scritto di questo tipo, senz' altro!


Per un totale di 54,2/60

Davvero brava, cara Cleo, la storia è stata molto piacevole da leggere e tutte le pecche – e virtù! - di questo tuo lavoro le ho appena indicate nell' analisi sopra, qui non mi resta altro che ringraziarti d' aver partecipato e congratularmi con te per il posto ottenuto in classifica ed il Premio Speciale “Poche Calorie”, a mio avviso davvero meritato.

   
 
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