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Autore: ArashiStorm    04/10/2012    1 recensioni
[scritta per "staffetta in piscina". Prompt: Himawari, lotteria]
Stava sfidando la fortuna. Lei, proprio lei che era tutto ciò che poteva dirsi contrario alla buona sorte.
Himawari gioca ad una lotteria per strada...
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Himawari Kunogi , Kimihiro Watanuki , Shizuka Dômeki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ci sono ricaduta... una nuova sfida a squadre...è troppo bello *____*
Sfida 1 ..ecco la mia prima storia^^
 
Fandom:
xxxHOLiC
Prompt: Himawari, lotteria
Titolo: Premio di consolazione
Rating: Verde
Avvertimenti: spoiler per la natura di Himawari…
Disclaimer: xxxHOLiC e tutti i suoi personaggi sono proprietà CLAMP




Premio di consolazione

La strada era affollata come ogni mattina. Viavai di gente che camminava e correva con passo spedito. Tra loro una ragazza avanzava lentamente, in mano la cartella di scuola, tra i capelli due nastri bianchi che tenevano ferme due lunghe codine ricciolute. Sul volto un sorriso dolce ma che nell’incresparsi delle labbra celava una falsità non voluta, eppure al tempo stesso, necessaria.

Era una giornata come tante altre per Himawari. Aveva percorso quella strada infinite volte per andare a scuola, mancavano poche svolte e qualche metro ancora per arrivare al solito posto di ritrovo con Watanuki e Doumeki. Eppure quella mattina la ragazza si era fermata, come inchiodata su quel marciapiedi fin troppo conosciuto. Dall’altra parte della strada, una bambina dai lunghi capelli ricci simili i suoi, aveva preso per mano una signora anziana.

“Nonna Nonna dai proviamo la lotteria” diceva con quel timbro lamentoso e insieme supplichevole tipico dei bambini che ancora avevano la possibilità di fare i capricci.

La signora le aveva sorriso accarezzandole piano la testa e lasciandosi trascinare verso la bancarella con la macchinetta per la lotteria. “Un giro di manovella per tentare la fortuna” recitava il grande tendone posto a fianco al banchetto.

Himawari sorrise amaramente mentre fissava ancora quella nonna con la nipotina. La signora camminava curva e la pelle del volto era raggrinzita e scura come quella delle mani. Mani che assomigliavano tanto a quelle di sua nonna, quella che l’aveva presa per mano tanto, troppo tempo fa, accompagnandola in un tempio. Ricordava la presa debole di quelle mani ossute. Ricordava ogni tremito e ancor oggi si domandava se fossero stati tremiti di paura o di semplice età avanzata, quelli che percepiva tramite la sua piccola manina rosata. Il viso sorridente di quella nonna, che guardava la nipotina in punta di piedi mentre girava la manovella, si sovrappose a quella di una donna, vecchia e stanca, con gli occhi chiusi e la pelle fredda. L’ultima immagine che i suoi ricordi di bambina avevano della propria nonna che per prima l’aveva messa davanti alla realtà della sua natura.

La bambina non vinse nulla e guardò sconsolata la pallina bianca rotolare via sul piattino di metallo. Si allontanò con gli occhi tristi mentre l’anziana donna riponeva il pacchetto di fazzoletti del premio di consolazione nella borsa. Vi frugò poi all’interno per qualche secondo, prima di tirarvi fuori un grande leccalecca che presentò alla nipotina con un altro sorriso che avrebbe rivaleggiato in dolcezza con il gustoso regalo. La bambina si illuminò e prese il leccalecca ringraziando la nonna, tornando a prenderla per mano.

Le labbra di Himawari si alzarono appena davanti a quella scena, mentre senza rendersene conto le sue mani stringevano la maniglia in cuoio della cartella così forte da far diventare bianche le nocche. Riguardò un’ultima volta la bancarella della lotteria ma prima che potesse distogliere lo sguardo le arrivò alle orecchie la squillante voce di Watanuki.

“Himawari-chaaaaaan” canticchiò il ragazzo correndole incontro.

“è successo qualcosa?” chiese facendosi serio dopo aver notato il ritardo di lei nel voltarsi dalla sua parte.

“No no, tutto a posto Watanuki-kun” sorrise la ragazza, lasciando leggermente la presa sulla maniglia.

Watanuki la guardò qualche secondo incuriosito. Volgendo lo sguardo verso dove lei l’aveva appena tolto vide la bancarella e pensò, nella sua inesattezza, di aver capito tutto.

Le sorrise e iniziò a spingerla ad attraversare la strada. Non appena Himawari sentì le mani del ragazzo che le sfioravano le spalle si allarmò iniziando a camminare nella direzione da lui voluta, nell’unico tentativo di non permettergli di toccarla. Arrivarono davanti alla bancarella in pochi attimi e Watanuki non perse tempo portandosi a lato della ragazza e indicandole la manovella.

“Forza, prova” le disse con voce allegra.

“Oh no, io…” cercò di tergiversare la ragazza.

“Dai, dai magari vinciamo qualcosa” continuò lui inserendo i soldi della giocata nell’apposita urna.

“Forza signorina. Il giovanotto le ha pagato un tentativo, non vorrà deluderlo” rincarò la dose il giovane inserviente al di là del banchetto.

Himawari tentò nuovamente di rifiutare l’offerta ma davanti al volto luminoso di Watanuki le tornò in mente quello felice della bambina di poco prima e la sua mano si alzò poggiandosi delicata sulla manovella.

Stava sfidando la fortuna. Lei, proprio lei che era tutto ciò che poteva dirsi contrario alla buona sorte. Pensava di aver compreso che fare cose simili era rischioso, troppo rischioso per lei, eppure il pensiero di deludere Watanuki che la guardava con un’espressione soddisfatta e felice la fece desistere dalle sue paura per un secondo. Un secondo che bastò per farle stringere più forte le lunghe dita affusolate attorno alla piccola maniglia. La strinse ma non si mosse. Attimi, e secondi che le sembrarono ore. Chiuse gli occhi per trovare il coraggio e in quel momento sentì la sua mano venir coperta da un’altra molto più grande e forte.

“Che ci fai tu qui?”

L’urlo di Watanuki non poteva essere rivolto che ad una persona. La ragazza aprì gli occhi e il suo sguardo incrociò quello ambrato di Doumeki.

“Doumeki-kun?”

“Le dò una mano a girare la ruota così facciamo prima….Siamo in ritardo per la scuola” constatò lui serafico.

Watanuki strinse i denti e mise entrambe le mani su quella di Doumeki nel tentativo di allontanarla da quella della ragazza, ma la foga dei suoi movimenti fu tanta che la manovella si mosse sul peso delle tre mani insieme e la ruota girò.

Il rumore delle palline all’interno bastò a zittire il ragazzo, risparmiando a Doumeki la necessità di tapparsi le orecchie. Quando la pallina uscì dalla ruota tintinnando sul vassoio metallico Watanuki tirò un lungo sospiro di delusione. Il candore della pallina stava inequivocabilmente a significare la conquista del solo premio di consolazione.

“Hai visto! – decretò con livore rivolgendosi al suo auto-proclamato rivale – hai fatto perdere Hima…” il ragazzo si bloccò notando, solo in quel momento, copiose lacrime scendere dagli occhi dell’amica.

“Himawari-chan?” tentò con dolcezza.

La ragazza scosse la testa “non è niente” disse cercando di calmare i singhiozzi e di asciugarsi gli occhi.

“Tieni” la voce profonda e monocorde di Doumeki fu accompagnata dalla mano che le porgeva il loro premio. Un sacchetto di fazzoletti candidi come la neve.

Himawari sorrise noncurante delle occhiate assassine che Watanuki stava rifilando a Doumeki.

“Grazie” disse prendendo in mano il pacchetto e guardandolo come fosse un tesoro prezioso.
“Posso tenerlo io?” chiese poi alternando lo sguardo tra i due ragazzi. Doumeki annuì e Watanuki cambiò nuovamente espressione. “Certo – le rispose senza celare preoccupazione – Ma sei sicura che….”

“Va tutto bene Watanuki-kun. Grazie” concluse con il suo miglior sorriso illuminato dalla luce del sole che le faceva brillare le guance ancora umide.

Watanuki annuì ancora pensieroso finché la voce di Doumeki non lo riscosse nuovamente

“Che c’è per pranzo?”

Il ragazzo si volse verso il suono della voce, fulminandone il padrone con lo sguardo. L’arciere dal canto suo si era nuovamente incamminato verso la scuola venendo presto raggiunto prima delle urla poi da Watanuki stesso. Himawari li guardò camminare uno di fianco all’altro e quando questi si girarono all’unisono verso di lei, la ragazza mosse il primo passo raggiungendoli velocemente.

Tra la mani teneva ancora saldamente un piccolo pacchetto di fazzoletti di marca economica. Probabilmente non li avrebbe usati mai, sarebbero stati per sempre il suo tesoro più prezioso secondo solo ai due ragazzi che in quel momento le stavano camminando davanti, bisticciando in quel modo che la faceva ridere, davvero, senza bisogno di finti sorrisi...
  
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