Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: hazzaslady    04/10/2012    5 recensioni
“Come posso dimenticare quello che ho vissuto e visto durante quei terribili giorni?
Semplice. Non posso! Non mi è costretto dimenticare, e anche se vorrei farlo, non ci riuscirei mai.”
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic

 
 
Sono passati due anni, due maledetti anni, ma ricordo i giorni nell’arena perfettamente, in tutti i minimi dettagli.
E come posso dimenticare quello che mi hanno costretto di fare? 
Come posso dimenticare quello che ho vissuto e visto durante quei terribili giorni? 
Semplice. Non posso! 
Non mi è costretto dimenticare, e anche se vorrei farlo, non ci riuscirei mai.
Ogni sera gli incubi mi tormentano, facendomi svegliare nel bel mezzo della notte, esausta.
Ogni sera rivedo tutti i volti di quei poveri e innocenti tributi
mentre venivano uccisi, mentre venivano sottratti dalle loro famiglie.
Ogni sera rivedo i volti di quei poveri ragazzi, che, ho ucciso io.

Ma perché? Perché siamo costretti a fare tutto ciò ogni anno?
Non basta che moriamo già di fame nei nostri miseri distretti?
Siamo costretti a violare la legge e scappare nei boschi a cacciare per continuare a vivere, o almeno, io e il mio migliore amico facevamo così.

Siamo costretti a fare tutto ciò solo per far divertire quelli di Capitol City.
Ecco perché.
Ho odiato la Capitale come non ho mai odiato nessuno in vita mia.
Hanno ucciso la mia vita quasi normale.
Ricordo tutto, tutto di quei giorni.
Ma penso che l’unico giorno che è stato davvero impresso nella mia mente sia proprio il giorno della mietitura, il giorno in cui tutto è accaduto.
 

***

Come ogni anno eccolo che arriva, il giorno degli Hunger Games.
E’ insolito e strano il fatto che Capitol City ci costringa a festeggiare questa festa ogni anno.
Per loro forse lo è, ma per noi è una tragedia.
Ogni anno tutti i dodici distretti di Panem sono costretti a rilasciare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni
come tributi, li mandano in un’arena dove sono costretti ad uccidersi a vicenda fino a quando non ne rimane uno in vita, il vincitore, di solito è un Favorito.
Mi infilo gli scarponi da caccia, sistemo la traccia da una parte ed esco velocemente di casa. 
Corro verso il confine del distretto dove si trova una lunga recinsione che dovrebbe essere elettrificata, ma lo è di raro, anzi, non lo è quasi mai.
Allargo due sbarre e passo dall’altra parte, ricominciando a correre verso i boschi. 
Durante il mio percorso, che ormai conosco come le mie tasche, recupero l’arco e la faretra, nascosti sotto un accumulo di foglie. 
Un regalo lasciatomi da mio padre, poco prima di morire nelle miniere.
Il distretto 12 dalla morte di mio padre è stato sempre come una prigione per me, non riesco più a sorridere, lì dentro.
Vorrei vivere per sempre nei boschi, lontana da tutto e da tutti, solo qui riesco a sorridere.
Riesco ad individuare un cervo e mi preparo per attaccarlo, è da un anno che non vedo un cervo.
Sto per lanciare la freccia. 
«Ma non ti stanchi mai di cacciare, Juliet?», esclama una voce conosciuta alle mie spalle. 
Chi non può essere se non il mio carissimo migliore amico? «Vai al diavolo, Zayn Malik!», gli urlo contro.
Si mette a ridere avvicinandosi a me e prendendomi la freccia dalle mani. 
«Come siamo scontrose oggi.»
«Hai fatto scappare la mia preda, me la pagherai questa. Spero sia per una cosa importante», rispondo riprendendomi la freccia.
Scuote la testa. «Oggi è il giorno degli Hunger Games e tu te ne stai tranquillamente a cacciare nei boschi con tutti i Pacificatori che ci sono in giro? Se ti beccano ti faranno diventare una senza-voce, o peggi. Ma dico io, sei pazza?», mi domanda. 
In effetti non è che sia il giorno perfetto per cacciare oggi, ma a casa le risorse scarseggiano. «Parli per me, e tu? Che cosa ci fai qui?»
«Ero venuto a cercarti, ma tua madre mi ha detto che eri corsa subito via di casa, immaginavo che eri qui», risponde sorridendo.
«Con tutti i Pacificatori che ci sono in giro. Ma dico io, sei pazzo?», dico imitando la sua voce.
Scoppia a ridere. 
«Ti cercavo. Ho qualcosa di molto buono per te», dice aprendo la sua sacca.
Ne fuori esce del pane. Sbarro gli occhi. Come fa ad avere del pane? 
«Oddio Zayn! Quanto ti è costato?», lo annuso.
Il profumo mi invade le narici, non toccavo del pane dalla morte di mio padre, ne portava sempre a casa.
Ma dopo la sua morte, il pane è aumentato di prezzo e non abbiamo più avuto la possibilità di mangiarlo.
Fa spallucce. «Due scoiattoli, ma è stato un buon affare veramente, uno è per te», dice porgendomelo.
«Grazie, Zayn. Non vedevo del pane da anni. L’hai preso alla panetteria in città?», domando curiosa.
«Oh, sì. Sai, c’era quel ragazzo, com’è che si chiama? Ah, sì, Harry. Abbiamo parlato un po’ di questo giorno, soprattutto della mietitura. Era molto nervoso, nonostante il suo nome lì dentro è ripetuto due volte. Cioè, lui? Io ho un sacco di biglietti là dentro! Ma comunque, tu hai paura?», mi domanda.
Ah, Harry. Harry Styles. Quante volte al ritorno da scuola sono passata per casa sua.
Sbirciavo attraverso la finestra e lo vedevo lì, seduto a guardare l’orizzonte, in tutta la sua bellezza.
A scuola di tanto in tanto sono pure riuscita a incontrare il suo sguardo, poi un giorno, è successa una cosa strana.
Mentre ritornavo a casa dopo una caccia, andata male, mi ero seduta per terra, appoggiandomi ad un albero vicino la penetteria.
Pioveva, ed io stavo morendo di fame, non avevo la forza di rialzarmi da terra.
Poi sentii delle urla ed alzai gli occhi verso l
’entrata della panetteria, e lì vidi Harry e sua madre, che lo rimproverava.
Gli diede due pagnotte bruciacchiate e gli ordinò di darle agli animali.
Lei rientrò e lui sospirando buttò la prima pagnotta nel recinto.
Alzò lo sguardo e mi vide lì, sola e dolorante.
Harry è molto amato da tutti per la sua dolcezza, e capii il perché da quel giorno.

Corse verso di me sotto la pioggia e mi venne incontro, mi accarezzò la guancia e mi diede l’altra pagnotta.
Non ebbi nemmeno il tempo di ringraziarlo che subito corse verso il dentro.
Rimasi senza parole da quel gesto.
Sento sempre le guance scottare quando sento il suo nome, come ora.
Sospiro. «Abbastanza, la mia paura è proprio quella di sentire pronunciare il mio nome.»
Mi guarda negli occhi per poi abbracciarmi forte. «Non diranno mai il tuo nome», mi sussurra accarezzandomi i capelli.
Una lacrima mi riga il viso ma corro ad asciugarla con il palmo della mano, non voglio apparire debole davanti a quel giorno.
Sono forte, e tale rimango.
«Non ne sono poi così sicura. Lo sai che la fortuna non è mai stata dalla mia parte.»
Appoggia le mani sulle mie spalle e mi scuote un po’. «July. Smettila di dire così!», mi urla.
«Come puoi urlarmi in un momento del genere, Zayn? E’ così, purtroppo.»
Scuote la testa. «E anche se chiameranno il tuo nome, tu cosa farai? Scapperai?»
«No, Zayn. Non posso scappare. Se ci proverò, mi uccideranno. E poi non posso lasciare sola mia madre», sussurro con voce tremolante.
«Devono solo provare a toccarti quegli schifosi, devono solo provarci ed io...»
Lo interrompo. «Tu cosa? Cosa? Non hai nessun potere contro di loro, nessuno lo ha, e lo sai benissimo Zayn.»
«Che si fottino!», dice, togliendo le mani dalle mie spalle e sdraiandosi sull’erba.
Lo guardo e sorrido. Il suo odio contro i superiori mi piace, è molto incorraggiante.
«E’ bello venire qui, dove possiamo parlare liberamente, non trovi?», mi domanda.
Annuisco. «Questo posto è la mia casa, vorrei vivere qui per sempre.»
«A chi lo dici», dice chiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni.
«Ehi Zayn», sussurro.
«Mh?»
«Quante volte c’è scritto il tuo nome lì dentro?», domando torturandomi le dita.
Resta in silenzio per qualche minuto. «Quaranta», risponde con angoscia.
Quaranta? Il suo nome è lì dentro per quaranta volte? 
«La fortuna non è dalla mia parte, eh July?»
Scuoto la testa. 
«E se veniamo scelti entrambi? Cosa facciamo?», gli domando mordendomi il labbro.
Un brivido mi sale su per la schiena.
Al solo pensiero di essere scelta insieme al mio migliore amico come tributo mi sento male.
E’ da sempre stata la mia più grande paura, ogni anno.
«Un modo lo troveremo per ritornare a casa entrambi vivi, io non ti ucciderei mai», risponde sorridendomi.
«Neanche io.»
Rimaniamo così.
In silenzio.
Ascoltando il cinguettio degli uccelli, il rumore delle foglie che oscillano dagli alberi a causa del vento e lo scruscio dei cespugli causato dagli animali.
«Mi sa che è ora di ritornare nel distretto», dico, con una punta di amarezza, guardando l’orizzonte.
«Purtroppo», risponde alzandosi da terra e dandomi la mano per tirarmi su.
L’afferro e mi catapulto sul suo collo, abbracciandolo forte. 
Mi accarezza i capelli per trasmettermi sicurezza. «Tranquilla Juliet, devi stare tranquilla.»
«Ho paura», sussurro, piangendo.
Mi asciuga le lacrime. «Ssh.»

***
 
Ero così nervosa, la paura aveva preso possesso di me.
Non riuscivo a pensare ad altro, tranne ai nomi che potevano pescare.
Mi aspettavo il peggio per me.
Ed il peggio è avvenuto.

***

«Felici Hunger Games! E possa la fortuna, sempre essere a vostro favore», esclama entusiasta Effie.
L’unica felice ed elettrizzata in questo giorno solo lei può esserlo.
Le ragazze ci hanno ridunate a sinistra mentre i ragazzi a destra.
Cerco con lo sguardo Zayn, e quando lo trovo gli sorrido.
Mi mima con le labbra un "tutto andrà bene" e ricambia il sorriso.
Annuisco e ritorno a guardare in avanti.
Effie sta per estrarre il nome del tributo femminile.
«E il tributo femminile che rappresenterà il vostro distretto è...», infila la mano nella boccia di vetro e prende un biglietto a casa.
Il cuore comincia a battermi forte, tanto da non farmi sentire più niente.
Sento solo quello.
Il mio cuore che batte.
«E’...»
"Possa la fortuna essere a mio favore", mi ripeto.
Non riesco nemmeno a respirare. 
Mi sento male.
Mi sento morire.
«Juliet Watson», dice con gran voce.
Sento il cuore smettere di battere per qualche secondo.
I battiti sono diventati più lenti, gli occhi pizzicano.
Mi viene da piangere, voglio solo scappare.
Me lo immaginavo, me lo immaginavo.
Ecco perché non sono sorpresa, ma adesso ho più paura di prima.
Alcuni Pacificatori mi accompagnano verso il palazzo di Giustizia, a passo lento.
Riesco a sentire lo sguardo di tutti su di me, riesco a sentire anche i singhiozzi di mia madre.
Riesco a sentire la tristezza nello sguardo di Zayn.
Riesco a sentire il mondo che mi crolla addosso.
Salgo e stringo la mano ed Effie, mentre lei si avvicina alla boccia di vetro per i tributi maschi.
«E adesso che abbiamo il nostro tributo femminile, manca solo quello maschile.»
Infila la mano dentro ed io chiudo gli occhi.
Non sarà il suo nome, no, non lo sarà. 
"Fa che la fortuna sia a suo favore", ripeto nella mia mente.
Respiro profondamente per calmarmi, non sarà lui.
«Harry Styles?!», chiama a gran voce.
Non è lui.
«Harry! Vieni ragazzo.»
Improvvisamente sposto lo sguardo verso la fila maschile, e riesco ad intravedere i suoi ricci.
Ha la paura dipinta sul volto, e riesco a vedere i suoi occhi diventare lucidi.
Mi si forma un nodo alla gola mentre lo vedo avvicinarsi  
accompagnato anche lui da alcuni Pacificatori.
Quando arriva accanto a me lo guardo con attenzione.
Perché lui? Perché proprio lui?
Lui fa parte della mia lista delle persone con cui non sarei mai voluta capitare, subito dopo il mio migliore amico.
Perché? Perché la fortuna non è a nostro favore?
«Su, su, stringetevi la mano ragazzi!», dice entusiasta Effie.
Ci mettiamo una di fronte all’altro, ci guardiamo negli occhi e ci stringiamo la mano.
Chissà se si ricorda di me, se si ricorda di quel giorno in cui mi ha salvato la vita.
"E’ un’ingiustizia", ecco qual è il mio unico pensiero per adesso.
«Ecco i vostri tributi così coraggiosi che rappresenterrano il distretto 12 agli Hunger Games!»
Coraggiosi? Io non sono per niente coraggiosa, per niente.
In un istante succede la cosa più toccante che io abbia mai visto.
Tutti piano piano, si baciano le dita centrali della mano destra e la alzano in alto.
E
’ il saluto del nostro distretto, e adesso sì che sto per scoppiare a piangere.
Entriamo dentro il palazzo e veniamo lasciati soli per qualche minuto.
«E quindi...», attacca parola lui.
Non sentivo la sua voce da tanto.
Zayn aveva detto che lui non doveva preoccuparsi, perché il suo nome era ripetuto solo due volte.
Eppure è stato scelto, è qui, insieme a me.
«Io non voglio ucciderti», ammetto. «Non voglio uccidere nessuno lì dentro.»
Mi pento subito di quello che ho detto.
L
’ho detto veramente?
Scuote la testa. «Nemmeno io.»
Sospiro. «Ma dobbiamo Harry, purtroppo dobbiamo farlo.»
«Juliet, io non ti ucciderò», dice con voce tremante, scuotendomi leggermente.
Non ha paura di esprimere le sue emozioni, ed è una cosa dolcissima.
«Nemmeno io Harry, sono sicura che ce la caveremo.»
Mi sorride e veniamo 
divisi in due camere separate, dobbiamo salutare i nostri cari.
Vedo che si apre la porta, la prima ad entrare è mia madre. «Piccola mia», mi chiama con le lacrime agli occhi.
Mi viene incontro piangendo. «Non piangere mamma, ti prego, non farlo, mi uccide vederti così», dico abbracciandola.
«Piccola mia, mi raccomando, tu sei forte, mi raccomando, ritorna a casa viva.»
La stringo. «Mamma, vincerò per tutti voi, ce la farò, te lo prometto.»
Un Pacificatore entra e ci divide, chiudendo la porta alle sue spalle.
Mi scendono le lacrime.
Ci hanno divise per sempre?
No, Juliet.
Io ritornerò, ritornerò e la rivedrò di nuovo.
Il prossimo ed ultimo ad entrare è Zayn. 
Corro ad abbracciarlo. «Che ti avevo detto?», dico piangendo.
Mi abbraccia. «Ascoltami Juliet, non piangere. Ascoltami! Abbiamo poco tempo. Tu ce la farai ok? Puoi farcela. Sai cacciare, sai fare molte cose, loro non sono superiori a te. Ritornerai da vincitrice ok? Non devi preoccuparti. Ce la farai Juliet! Io credo in te», dice.
Il Pacificatore entra e lo porta fuori. 
"Puoi farcela, Juliet!", lo sento urlare.

***

Non è stata l’ultima volta in cui ho visto mia madre e il mio migliore amico.
E’ stato solo un arrivederci.
Non un addio.
Il destino non voleva che ci dicessimo addio.
I giorni alla preparazione per l’arena sono stati impegnativi, ed io e Harry parlavamo sempre.
Ho cominciato a scoprire cose di lui che non sapevo, ricordi, passioni...
I giorni nell’arena sono stati un incubo, a cui non voglio nemmeno pensare.
Di una cosa sono felice, ho scoperto che Harry prova qualcosa per me.

***
 
«E quindi dobbiamo essere alleati da adesso in poi?», domanda togliendosi il fango dalla faccia.
Rido a quella buffa scena. «Dobbiamo vincere, Harry!», dico.
«E vinceremo, te lo prometto, io non ti lascerò andare.»
«Anche se lo farai, non ci perderai niente...», dico abbassando lo sguardo.
Mi prende il volto fra le sue mani. «No! Io, io non posso. Devo proteggerti, Juliet»
«Perché? Non servo a nulla!», urlo.
«Servi a me! Non sai quanto ho aspettato di poterti parlare, non sai quante volte ti ho vista ritornare a casa da scuola, mentre canticchiavi. Non puoi capire quante volte sono stato bene vedendoti solamente sorridere. Perché io ti amo Juliet, e non posso vivere senza di te.»

***

Di una cosa sono felice, siamo riusciti, dopo vari scontri, a ritornare a casa, insieme.
Di una cosa sono felice, siamo entrambi vincitori.
Non siamo morti.

***
 
«Li abbiamo sfidati», dico mordendomi il labbro, preoccupata.
«Abbiamo vinto Juliet, non pensarci», dice abbracciandomi.
«Abbiamo vinto?! Dio non posso crederci, ritorneremo insieme a casa!», esclamo contenta.
«Che ti avevo detto? Non ti avrei mai lasciata», dice accarezzandomi i capelli.
«Ce l’abbiamo fatta», dico.
«Insieme», dice prima di posare le sue labbra sulle mie.

***
 
Ho ucciso, ma l’ho fatto solo per prottegere lui.
Ha ucciso, ma l’ha fatto solo per proteggere me.
E tutto questo mi basta.
Ci siamo protetti a vicenda, e siamo ritornati vivi a casa.
Ho riabbracciato mia madre e Zayn, e sono scoppiati a piangere.
Zayn è scoppiato a piangere, il che è davvero strano.

***


«J-Juliet!», dice singhozzando, venendomi ad abbracciare.
«Zayn! Mi stai sporcando il vestito. Ma stai piangendo?», domando sbalordita.
Corre ad asciugarsi le lacrime. «I-io? Ma scherzi? No, mi era andata una cosa nell’occhio.»
Sorrido. 
«Mi sei mancato, idiota!»
Scoppia a piangere ancora di più. «Anche tu, scoiattola!»
«Zayn?», lo chiama una voce alle sue spalle.
«Styles! Sei ritornato vivo eh?», dice dandogli una pacca sulla schiena.
«Se morivo poi come facevi a continuare a vivere?», domanda con sarcasmo.
«Oh, hai ragione», risponde, e scoppiamo a ridere.
«Trattamela bene, Harry», dice Zayn indicandomi.
«Lo farò.»
 
***

Ho gli incubi tutte le notti, ma lui è sempre pronto a stringermi la mano.

***


«Ahh!», urlo aprendo gli occhi.
Sento la sua mano incontrare la mia. 
«Shh, era solo un brutto sogno Juliet.»
Sto quasi per mettermi a piangere. «Harry, la ragazza del 10...»
Mi abbraccia accarezzandomi la schiena. 
«Ti proteggerà sempre da lassù, proprio come tuo padre.»
 
***
 
Gli Hunger Games saranno sempre un incubo per me.
Ma lui sarà sempre pronto ad aiutarmi a non pensarci, e a dimenticare, se mai sarà possibile.


____
 
Ciao a tutti! Ebbene sì, sono ritornata e questa volta non con una long, ma bensì una OS.
La mia prima OS, una OS piuttosto particolare, in stile Hunger Games.
Ci ho messo due settimane per scriverla e non è venuta un gran che però.
Ma mi sono impegnata dai, almeno quello. Voi? Cosa ne pensate?
Speriamo che vi piacerà perché ci tengo tanto.
Voglio sapere i vostri pareri, quindi lasciate una recensione.
Ci sentiamo con le mie fan fiction (se volete leggerle, sono nella mia pagina).
Passate soprattutta dalla mia long: Shot me out of the sky, you're my kryptonite.

Se volete seguirmi su twitter sono: @hazzaslady.
Grazie a tutti quelli che leggeranno. Significa tanto per me.
Vi amo troppo, sappiatelo.

- Antonella.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: hazzaslady