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Autore: Lady Joanne    05/10/2012    2 recensioni
Gin è una ragazza insicura, timida, eterna sognatrice.
Passa le sue giornate tra una biblioteca e l’altra e serate intere davanti a film strappalacrime con popcorn e nutella a farle compagnia, non desidera altro forse questo è il suo problema.
Ha poche amiche ma sincere che sono stufe di vederla in queste condizioni perché deve prendere in mano la sua vita e rendere i suoi sogni realtà.
Tutto questo fino a quando un giorno rinchiusa nella sua amata biblioteca trova una lettera, la prima di tante, che non ha nessun destinatario e nessun mittente.
Ogni giorno alla stessa ora troverà una nuova lettera di quel ragazzo misterioso che, a poco a poco, le aprirà gli occhi e il cuore.
Chi è il ragazzo misterioso? Cosa accadrà quando la coraggiosa Gin deciderà di rispondergli?
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Incontro con il Destino

 

Stringeva tra le mani una meravigliosa coppa di gelato a cioccolato con il cucchiaio immerso fino alla punta, si era persino sporcata nello sforzo di affondare ancora di più mentre piangeva davanti a quel film che aveva scelto di vedere quella sera.

Si ripeteva ogni volta di cercare film divertenti e di non ridursi in quello stato perché a pagarne le conseguenze ero solo lei, povera sognatrice che aspettava ancora il principe azzurro sul cavallo bianco.

Stupida, stupida e ancora stupida! Ma a chi voleva darla a bere?

Singhiozzò quando i due protagonisti ignari della guerra che avevano scatenato in lei si stavano baciando dopo un litigio mostruoso in cui lei non voleva più saperne di lui che decideva di inseguirla e la tratteneva per non farla andare via.

Ma chi avrebbe trattenuto lei? Forse la domanda era posta male, c’era qualcosa in lei per cui valeva la pena essere trattenuta? E poi da chi?

Spense la televisione lasciando il barattolo sul divano mentre andava a lavarsi le mani in bagno, era così nervosa che a poco le avrebbe scorticate quelle povere mani, poi si fermò, prese un grosso respiro e si guardò allo specchio.

C’era una buffa ragazza dai capelli rossi e mossi con due occhi verdi nascosti dietro un paio di occhiali grandi che la fissava.

Non c’era niente di normale in lei lo dicevano anche le sue amiche, quelle poche e uniche che aveva sia chiaro.

Amava stare ore ed ore chiusa in biblioteca con l’odore dei libri a tenerle compagnia, quelle pagine fresche o magari vecchie da anni che catturavano la sua attenzione.

Studiava Lettere e di tanto in tanto dava una mano nella biblioteca dell’università, quando non seguiva i corsi o doveva preparare un esame.

Passava le serate davanti alla tv oppure quando le sue amiche riuscivano a trascinarla fuori dalla mia stanza, usciva qualche ora.

Odiava com’era fatta, il suo corpo, non che fosse da buttare via ma non lo sopportava, odiava il colore dei suoi capelli e quegli occhiali che le davano l’aria da professoressa perfettina, saputella, inacidita senza un briciolo di vita sociale e che non vedeva un essere di sesso maschile dall’epoca della pietra.

Da quando Brian, il suo ex ragazzo, l’ aveva lasciata un anno fa per colpa di una biondona tutta tette e poco cervello, il suo grado di complessità era aumentato notevolmente.

Era un caso disperato da internare! Forse l’unica cosa che amava veramente era il suo nome, Ginevra, ma tutti usavano quei diminutivi assurdi come Gin, Ginny e nessuno lo pronunciava davvero.

Insomma Ginevra era la moglie di re Artù e anche se l’aveva tradito con Lancillotto, era pur sempre una donna che aveva amato tanto, lei invece cos’aveva da dare?

Si buttò a peso morto sul letto spegnendo per quella sera almeno, quei pensieri un po’ tristi doveva smetterla di piangersi addosso e auto commiserarsi, soprattutto doveva smetterla di paragonare la sua vita a quella di un film.

Quella era la realtà e nessun principe l’ avrebbe soccorsa.

 

 

Un rumore incessante le stava spaccando i timpani e avrebbe ammazzato chiunque stesse osando svegliarla di domenica mattina, ma insomma un po’ di silenzio!

-Svegliaaaaaaaaa-

Si coprì le orecchie con il cuscino, imprecando a bassa voce e mugugnando qualcosa di indefinito come “Sonno” e “via”, ma Ginevra sapeva bene che la fonte di quel caos non si sarebbe arresa tanto facilmente.

Tentò di aprire un occhio e vide una chioma bionda che correva per la stanza, le bastò a capire che era quella pazza di Kate.

-Kate, vattene o ti prendo a calci!-

-Eh no signorinella, se non ti svegli ora ti trascino giù dal letto hai capito?-

Adesso si metteva anche a farle la predica, ma che voleva a quell’ora? Si rifiutò di ascoltarla anche se le fu impossibile riuscì solo a cogliere frasi sconnesse.

-Ok dimmi cosa vuoi e sparisci-

-Tu sei un’ingrata! Gin noi non sappiamo più cosa fare, te ne stai tutto il giorno chiusa qui dentro e se non sei qui, sei in biblioteca o al campus. Non metti il naso fuori da mesi ormai, non vuoi più uscire con noi, ci hai escluse. Che cosa dovremmo fare secondo te, stare ferme e guardare?-

Sospirò, non aveva parole per ribattere. Sapeva che loro avevano ragione e non riusciva a darsi una spiegazione per il suo comportamento si era isolata da tutto e tutti, persino dai ragazzi che l’avevano sempre aiutata.

-Non lo so, è un periodo no! Passerà-

Ma da quanto tempo si ripeteva quella frase? Aveva perso il conto ormai, pensava di convincersi ma era ovvio quanto si stesse illudendo.

-La vita non cambia se tu non fai nulla per cambiarla, se resti con le mani in mano e pensi che sia un altro a cambiarla al posto tuo, ti sbagli di grosso-

Le salì un groppo in gola che non riusciva a mandare giù, in poco tempo si ritrovò tra le braccia dell’amica a singhiozzare sulla sua spalla.

-Scusa, scusa- ripeteva all’infinito

-Shhh, va tutto bene-

Kate le accarezzò piano i capelli cercando di tranquillizzarla, era riuscita nel suo obbiettivo cioè farla sfogare perché a Gin serviva sempre un pianto a dirotto prima di riprendere a combattere.

-Guardami! Sai cosa facciamo? Ora ti vesti e ti prepari ed esci un po’ da qui, le altre ci aspettano all’ingresso volevano venire anche loro ma ti saresti sentita attaccata e non avresti mai parlato-

Annuì più volte e seguì il consiglio dell’amica, prese un pantalone nero ed una camicia e si chiuse in bagno, cercò di dare a quel viso un po’ di colore dopo le lacrime della sera precedente e di quella stessa mattina.

Quando uscì trovò Kate che aveva già scelto una giacca per lei, quelle poche volte che organizzavano qualcosa impiegava un’eternità a cercare qualcosa che le calzasse a pennello come diceva lei.

-Ti risparmio la fatica-

Sorrise alla ragazza, prese giacca e borsa e la seguì fino all’ingresso del campus dove le altre tre amiche le stavano aspettando, quando la videro arrivare spalancarono gli occhi dallo stupore non pensavano che Kate sarebbe riuscita a smuoverla.

-Un miracolo! Signore, grazie!- sospirò Lena alzando le braccia al cielo, una ragazza dai capelli neri e ricci e due occhi scuri come un pozzo profondo, lei era la più simpatica quella che aveva sempre la battuta pronta per ogni occasione.

-Avevate dei dubbi?- rispose a tono Kate, se c’era una cosa che nessuno poteva ignorare era che lei otteneva sempre tutto ciò che voleva ecco perché tutte l’ammiravano.

Adorava quelle ragazze, sebbene c’erano stati litigi davvero forti non riuscivano a stare lontane per molto, le altre due corsero ad abbracciarla.

Da un lato c’era Becca una ragazza dai capelli castani a caschetto, due occhi verdi splendenti che la stava stritolando, lei era la pacifista del gruppo, sempre serena e tranquilla.

Dall’altro lato c’era Lexie, ovvero quella che attirava gli sguardi di ogni ragazzo, aveva lunghi capelli color mogano e lisci, e due occhi scuri che riuscivano a fulminarti all’istante.

Non solo era la più bella, ma anche la più fredda e cinica tra di loro, non credeva a ciò che non vedeva con i propri occhi, non si legava sentimentalmente a nessuno, lei voleva solo divertirsi e scaricava i ragazzi con una freddezza che le era costato un soprannome in tutto il campus, Lady Ice.

Solo loro ovviamente sapevano il motivo di quella freddezza, che ovviamente mostrava con tutti ma non con loro.

-Ragazze mi state stritolando. Ho capito che vi sono mancata, ma lasciatemi respirare-

-Non farlo mai più, hai capito?- la minacciò Lexie.

-Scusate davvero, sapete che quando sto male preferisco isolarmi non è colpa vostra-

-Da oggi in poi ti prenderemo a sberle- sentenziò Kate.

-Ok ora che ci siamo chiarite, possiamo andare a mangiare che ho una fame da lupi?- brontolò Lena

Non potendo più trattenerla perché una cosa che non era ancora chiara, era la magrezza di Lena nonostante tutto il cibo di cui si ingozzava, si avviarono tutte in centro.

Davanti ad una ciambella, un muffin, un cornetto e un caffè gli occhi di Lena si illuminarono a dismisura.

-Pancia mia fatti capanna-

Le altre la osservarono sconvolte.

-No fai davvero schifo, lo sai?- la guardò irata Lexie.

-Ma lasciatela stare, se ha fame fatela mangiare-

-Per favore Becca, non coprirla sempre non ha un minimo di contegno- sbottò Kate.

-E’ tutta invidia, io posso e voi no. Lasciale parlare Becca-

A quel punto Lexie intervenne con un gestaccio che le sarebbe costato un mese in esilio in un convento, ma le ragazze ovviamente non poterono fare altro che ridere di cuore, finalmente tutto era ritornato al proprio posto.

 

Rientrarono nelle proprie stanze solo in tardo pomeriggio, la domenica sera avevano deciso di restare al campus per evitare di rientrare a notte fonda e di addormentarsi durante le lezioni.

Gin approfittò di quel momento per andare in biblioteca a restituire un libro.

-Gin cara, cosa ci fai qui?- chiese Dorea, una signora di mezza età che portava avanti quella biblioteca da anni ormai, era lei la padrona di casa.

-Dorea ti ho riportato il libro che ho preso la settimana scorsa-

-Oh ma potevi farlo anche domani mattina, lo sai che di te mi fido-

-Lo so, ma sai che ogni scusa è buona per venire un po’ qui-

La signora sorrise perché sapeva dell’amore che Gin nutriva per quel luogo, in fondo lei poteva capirla erano anni che ci lavorava lì dentro.

-Mi faresti il favore di metterlo tu al suo posto? Ho tantissime cose da sistemare-

-Certo, nessun problema-

Trovò senza alcuna difficoltà lo scaffale da cui aveva preso il libro, tuttavia restò ancora un po’ chiusa lì dentro, sfiorando alcune copertine e annotandosi i nomi che più attiravano la sua attenzione.

Fu un foglio a farle abbassare lo sguardo, era incastrato tra due libri di letteratura, forse qualcuno l’aveva dimenticato?

Doveva darlo a Dorea, magari avrebbe trovato il proprietario.

La curiosità prese il sopravvento, era decisa lei stessa a scoprire chi l’avesse dimenticata, ma quando l’aprì rimase spiazzata.

Era una lettera senza alcun mittente o destinatario, e la calligrafia era sicuramente quella di un ragazzo, possibile che l’avesse lasciata lì di proposito?

Non avrebbe dovuto leggerla, c’erano scritte cose personali ma valeva correre il rischio.

Se davvero qualcuno l’avesse fatto di sua intenzione, doveva aspettarsi che chi l’avrebbe trovata, avrebbe potuto leggerla.

Una sensazione strana le diceva di portarla con sé e leggerla, non ci pensò oltre e la nascose nella manica della giacca.

Se c’era una cosa in cui credeva fermamente, era il destino...e quella volta non si sarebbe tirata indietro.

 

 

 

_________________________

Buon pomeriggio!

E’ da un paio di giorni che mi frulla questa idea per la testa, solo oggi ha preso forma davvero e non ho resistito a scriverla.

Spero che piaccia anche a voi, accetterò qualsiasi opinione vogliate darmi.

Ringrazio Daisy Pearl per il banner e tutte voi che decidiate di leggere.

 

Alla prossima.

Lady J

   
 
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