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Autore: Frytty    05/10/2012    1 recensioni
One-Shot ispirata ad una frase della canzone dei The Joy Formidable "Endtapes". Alice conosce Jasper, fratello di Rosalie, durante un viaggio di lavoro. Crede che possano essere una bella coppia, fin quando non lo scopre a confabulare in maniera sospetta con un'altra. Crede di non doverlo più incontrare, ma Rosalie ha organizzato un party di Natale a casa sua e, ovviamente ci sarà anche lui. Cosa succederà?
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Alice/Jasper
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Salve!

Prima di aggiornare l'unica (per ora :D) Ff in corso su Robert Pattinson, C'era una stella che danzava e sotto quella sono nata, ritorno nel fandom di Twilight per pubblicare una One-Shot che ho in archivio da tantissimo tempo.

Ricordo che la scrissi per un contest, ma non ricordo più per quale, e che la storia doveva basarsi sul verso di una canzone che ci sarebbe stato fornito; purtroppo, non presi più parte al contest, perché i personaggi avrebbero dovuto essere tutti vampiri, mentre io li avevo resi tutti umani e, siccome l'avevo scritta di getto e mi piaceva molto, ho deciso comunque di sistemarla e di non cancellarla.

La canzone da cui proviene il verso che da' il titolo alla One-Shot, è dei The Joy Formidable e si intitola Endtapes e fa parte della colonna sonora della Saga, per la precisione, è la canzone dei titoli di coda in The Twilight Saga-Breaking Dawn Part 1. Per chiunque non la ricordasse e volesse riascoltarla, ecco il link per farlo: Endtapes-The Joy Formidable.

Detto questo, vi auguro un Buon Week-End, spero che la Shot vi piaccia e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate :)

P.S. Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno, commenteranno, inseriranno la Shot tra le preferite/da ricordare *.*

 

 

Buona Lettura! <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sorry on repeat just fails

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In this broken way, sorry on repeat just fails, always.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

< Non ho mai dovuto costringerti a prepararti per una festa; che sta succedendo, Alice? > Rosalie la insegue da un lato all'altro del suo negozio di abiti da sposa, invano. Alice sa fuggire le situazioni in maniera davvero superba, allo stesso modo di come riesce a vendere un abito di alta sartoria.

< Assolutamente niente, perché? > Non riesce a vederle il viso, quindi non può verificare se stia mentendo o meno; tutto quello che Rosalie sa, è che la sua migliore amica, amante delle feste, non vuole partecipare al party natalizio a casa sua.

< Perché?!? Hai il coraggio di chiedermelo? Non vuoi venire alla mia festa! > Sbotta, cercando di bloccarle il passaggio, ma Alice, ovviamente, conosce il suo negozio meglio di lei e riesce comunque a raggiungere la fila di abiti color avorio dietro le sue spalle, proprio accanto alla vetrina principale.

< Ma certo che voglio! Non posso, tutto qui. > Risponde lei, scandalizzata al solo pensiero di mancare ad una festa.

< E si può conoscere il motivo, di grazia? > Le mani ai fianchi nella sua classica posa da manager infuriato (termine che Emmett, il suo fidanzato, ha coniato anni prima, quando ha dovuto sorbirsi una strigliata perché aveva accidentalmente rovesciato un bicchiere di succo d'arancia sul suo divano beige), continua a seguirla nei suoi spostamenti, parandosi di fronte a lei mentre cerca di raggiungere la scrivania, costringendola a fermarsi.

Il suo sguardo non ammette repliche e Alice sa che è meglio rispondere, per la tranquillità di tutti.

< Bella mi ha chiesto di andare a trovarla per Natale e sai che ci separa un oceano, perciò... > Non la lascia nemmeno terminare la frase.

< Stai mentendo. > Ribatte.

< Cosa? No! > Protesta.

< Sono sicura di sì, invece; ho telefonato a Bella questa mattina e mi ha esplicitamente comunicato che lei ed Edward hanno intenzione di recarsi a Jacksonville per le festività natalizie. > Risponde sicura e determinata.

Alice sospira sconfitta.

Ha l'aria così sconsolata e triste che Rosalie, per un attimo, si chiede che fine abbia fatto la sua migliore amica, quella vera, quella che riesce a trovare qualcosa di positivo anche in una situazione all'apparenza tragica, quella che non smette di sorridere e di dispensare buoni consigli. Abbandona la sua aria da detective in azione e le afferra dolcemente le spalle con entrambe le mani, costringendola ad alzare lo sguardo.

< Vuoi dirmi che succede, per favore? > Cerca di infonderle coraggio e lei, come al solito, come inevitabilmente succede tra di loro, si lascia andare, allontanandosi appena da lei per sedersi su uno sgabello poco distante.

< Ho cercato di dirtelo, solo che... insomma, avevo paura della tua reazione e ho continuato a rimandare e mi dispiace... > Comincia, mentre Rosalie aggrotta le sopracciglia, confusa.

< Dirmi cosa? > Chiede, poggiando la schiena contro uno specchio a figura intera lì vicino.

< Sono uscita con tuo fratello un paio di volte. > Dichiara tutto d'un fiato: via il dente, via il dolore; non è così che si dice?

< Quando? > E' sorpresa, ma Alice non sa ancora se decretarla come qualcosa di positivo o meno.

< Ricordi quel viaggio di lavoro di cui ti ho parlato qualche mese fa, quello per la cerimonia di inaugurazione della nuova boutique di Vera Wang nel Texas? > Rosalie non può non ricordarsene; avrebbe voluto partecipare anche lei, ma negli ultimi tempi sembra che tutti abbiano deciso di prendere d'assalto il suo studio legale, cosicché lei non ha neanche un attimo di tregua.

Annuisce e la invita a continuare.

< Per farla breve, stavo per lasciare la cerimonia e ritornare in albergo, quando sono accidentalmente andata a sbattere contro qualcuno, rovesciandogli addosso metà del mio flute di champagne. Mi sono scusata e ho cercato di rimediare al danno, ma lui non ha voluto sentir ragioni e per ripagarmi del mio champagne andato perduto, mi ha offerto il suo flute ancora pieno. Abbiamo chiacchierato del più e del meno e mi ha invitata ad uscire a cena la sera successiva... e quella dopo ancora. > Racconta, mantenendo lo sguardo basso.

< Beh, ma è fantastico, no? Insomma, io pensavo di presentartelo in occasione di questa festa, invece vi conoscete già, non è meraviglioso? > Rosalie esplode in una manifestazione di gioia degna di Alice, mentre lei non sembra altrettanto felice.

Quando si ricompone e nota lo sguardo malinconico dell'amica, le si siede accanto e le accarezza i capelli.

< Non è tutto, vero? > Chiede ed Alice fa segno di no con la testa.

< Poco prima che partissi per ritornare a New York, durante una passeggiata con una collega, lo vidi in compagnia di una ragazza. Insomma, ho finto di non sapere chi tu fossi con lui, ho finto di non averti mai incontrata e lui mi ha mentito altrettanto meschinamente: mi ha detto che gli piacevo, che era davvero interessato a me e che ti sarei piaciuta e poi, come se non bastasse, lo vedo corteggiare un'altra! > Sbotta, rischiando di piangere, lei, la stessa Alice che non versa una lacrima per un uomo e che, al massimo, ci ride sopra e decide di andare a festeggiare al suo ritorno da single.

< Oh, mi dispiace davvero tanto, Alice, dico sul serio! Oh, ma gliene canterò quattro, vedrai, oh sì, certo che lo farò, appena lo vedo scendere dall'aereo, e mi sentirà! > Inveisce, ignorando il monito di Alice di smetterla, che non è certo quello che vuole.

< Non che mi fossi illusa: ero solo una ragazza conosciuta due giorni prima, come potevo sperare che si fosse davvero affezionato a me come diceva, ma la verità è che non voglio rivederlo e non voglio costringerlo a chiedermi scusa. > Spiega, la vecchia determinazione nello sguardo.

< E vuoi perderti una festa fantastica per colpa sua? Si sa, gli uomini non sono capaci a tenerlo nei pantaloni neanche per dieci minuti, come pretendi che possano anche solo capire cos'è il rispetto nei confronti di una donna. Voglio bene a mio fratello, non fraintendermi, ma non sopporto quando si comporta così e fa soffrire le persone a cui tengo. > Sorride, picchiettandole affettuosamente una spalla per confortarla. Rosalie non è esattamente la persona che si lascia andare a sentimentalismi e isterie da femminucce, così come ha sempre detto lei, ma, all'occorrenza, sa essere una buona amica, specie se si mette in gioco quello a cui lei tiene di più: l'amicizia.

< Sono sicura che si sia già dimenticato di me, però... > La interrompe.

< Ascoltami attentamente, Alice Brandon, perché non mi ripeterò: verrai a quella festa e su questo punto non c'è nulla da discutere. Ci saranno altre centinaia di persone con cui potrai fare amicizia e le probabilità che tu riesca ad incontrare mio fratello in maniera ravvicinata saranno davvero scarse, quindi sceglierai il vestito più bello che possiedi, lo indosserai e la sera del ventiquattro dicembre sarai a casa mia, pronta a scatenarti, tutto chiaro? > Anche questa volta il tono di Rosalie non ammette repliche e, seppur con la consapevolezza che evitare Jasper non sarà così difficile come vuole farle credere lei, Alice annuisce e le sorride grata.

 

Alice non ha mai pensato ad una sua possibile vita amorosa, non è mai stata quel tipo di ragazza, nemmeno al liceo, quando tutte le sue amiche discutevano dei rispettivi compagni di classe e lei, invece, era più interessata alla moda, agli stilisti, alle passerelle e al disegno di possibili capi d'abbigliamento.

Certo, non aveva nemmeno mai pensato al fatto che sarebbe riuscita ad aprire un negozio di abiti da sposa a New York, non dopo che i suoi genitori erano praticamente scomparsi dalla sua vita e lei si era ritrovata da sola ad affrontare il mondo, quello reale e non quello sul quale lei fantasticava di continuo, dove si poteva vivere dove si voleva, dove non esistevano i soldi, né gli arrampicatori sociali, né i sotterfugi, né le difficoltà economiche.

Sarebbe stato tutto più semplice se fosse vissuta in una fiaba, ma, nonostante le difficoltà, aveva realizzato il suo sogno e tanto le bastava.

Quando aveva conosciuto Rosalie Hale, l'avvocato più famoso di New York, per caso, ad una delle tante cerimonie di beneficenza alle quali prendeva parte, si era sentita, per la prima volta da quando aveva abbandonato Forks e tutti i suoi amici per trasferirsi nella Grande Mela, parte di qualcosa di forte e vero, qualcosa che sarebbe durato.

E poi aveva conosciuto Jasper Hale, il fratello di Rosalie. Prima indirettamente, tramite alcune foto che la stessa Rosalie le aveva mostrato, poi nei suoi sogni, dove continuava a figurarselo come il principe azzurro delle fiabe, i capelli biondi, gli occhi azzurri, un bel portamento e la dolcezza nello sguardo che aveva intravisto in alcune foto. Nei suoi sogni riusciva ad incontrarlo, anche se lui viveva ancora in Texas, terra d'origine anche di Rosalie, e gestiva una clinica psichiatrica in pieno centro. Riusciva anche a parlargli, a volte e ad invitarlo a bere qualcosa insieme.

Poi l'aveva conosciuto davvero, nel mondo reale, e non si era dimostrato esattamente il suo ideale di principe azzurro.

Non capisce nemmeno perché sta cercando a tutti i costi di apparire perfetta per quella festa. Forse è solo il suo solito modo di fare, forse è solo che lei ama essere così quando partecipa ad una festa, forse è solo perché spera, in fondo al suo cuore, di riuscire a fare colpo su di lui, ad attirare la sua attenzione.

Sospira di fronte allo specchio e si sistema il vestito per l'ennesima volta, controllando anche il trucco.

Vado a divertirmi, non ad incontrarlo, è quello che continua a ripetersi mentre raggiunge l'abitazione di Rosalie, una villetta in periferia circondata da uno splendido giardino.

Il taxi la deposita proprio di fronte al cancello e lei, avanzando verso l'ingresso, non può fare a meno di notare come Rosalie abbia magnificamente decorato il giardino. Le luci colorate inondano gli alberi maestosi e il profilo della casa è perfettamente illuminato. Sembra quasi di trovarsi in un piccolo villaggio di marzapane per quanto tutto sia semplicemente perfetto.

Ad aprirle la porta e a darle il benvenuto ci pensa Emmett, abbracciandola con la sua solita esuberanza e sollevandola da terra. Non fa che ricordarle quanto assomigli ad un folletto, ma lei ha smesso di offendersi, nonostante lui abbia preso sul personale il suo commento su quanto i suoi muscoli servano, in realtà, a mascherare l'assenza di qualcos'altro. 

L'abitazione è accogliente e, nonostante Alice vi sia stata diverse altre volte, osservarla decorata in tema per Natale le sembra completamente nuova.

La maggior parte degli invitati sono già arrivati e la musica è alta, quindi a fatica riesce a comprendere Rosalie che l'abbraccia e la tranquillizza sul fatto che suo fratello è impegnato in salotto con i suoi amici. Difficile dire dove sia la festa, visto che gli invitati hanno preso possesso dell'intera casa, riuscendo ad accedere persino alle stanze superiori, ovvero le camere da letto e i bagni.

Alice abbandona Rosalie ai suoi doveri di padrona di casa e si incammina alla ricerca di qualcosa da bere, non potendo fare a meno di notare come la sua migliore amica abbia ricoperto di vischio ogni singola porta, come se un rametto non fosse sufficiente. Sorride al pensiero e, sembra giusto aver trovato una scodella di porridge, quando un ragazzo alto, biondo e dalla corporatura asciutta e perfetta, la precede, riempiendo due bicchieri rossi di liquore.

Ha come l'impressione che il suo cuore si sia fermato, come se avesse ricevuto una potente scossa elettrica: il colore dei capelli e il profilo sono inconfondibili, anche se purtroppo non riesce ad evitare un loro faccia a faccia, compiendo qualche passo indietro, solo quando lui si è già voltato per ritornare dai suoi amici; uno scontro è inevitabile, anche se lui è più lesto e riesce a non vuotarle i bicchieri addosso, rimanendo sorpreso tanto quanto lei.

< Alice... > Mormora lui.

< Ti stavo cercando. > Prorompe lei. Meglio sicura e determinata che rammollita e piangente.

< Ah, sì? Come mai? > Le domanda, sinceramente interessato.

< Volevo che ricevessi questo di persona. > Lo schiaffo lo colpisce in pieno volto, mentre il liquido nei bicchieri tremola appena.

Quando realizza che la guancia gli duole e che tutti lo stanno osservando, dimentichi della musica, lei è già andata via.

 

Jasper, inutile negarlo, continua a cercarla per tutta la sera, le sue cinque dita ancora stampate sulla guancia destra, ma lei sembra essersi volatilizzata, scomparsa nel nulla.

Domanda anche a Rosalie, ricevendone un'occhiataccia che lo fa desistere dal porle altre domande.

Sa di essersi meritato quello schiaffo, sa di essersi comportato da perfetto idiota con lei, durante la sua visita in Texas, così come sa che deve assolutamente trovarla per dirle che non è ancora così irrecuperabile il loro rapporto, che ha solo bisogno di una seconda possibilità per renderla felice.

Quando finalmente riesce a trovarla, Alice è seduta sul letto singolo della sua vecchia stanza, il vestito da principessa intorno a lei come un ventaglio, lo sguardo spento. Sta giocherellando con una vecchia trottola, una di quelle di legno che gli aveva regalato suo padre quando era ancora un ragazzino, e quel movimento circolare sembra averla ipnotizzata, tanto che quando la trottola si ferma, lei sorride, come se in mezzo ai colori del legno vedesse qualcos'altro, come se intorno a quella trottola avesse costruito un altro mondo, completamente suo.

Le si siede accanto in silenzio e la osserva per un po', memorizzando tutti i dettagli del suo volto: le ciglia lunghe, gli occhi grandi, il naso all'insù, le labbra morbide e perfette e la sua pelle chiara, diafana, che contrasta con il colore corvino dei suoi capelli corti e sbarazzini.

La prima cosa che l'aveva colpito di lei, quando l'aveva incontrata all'inaugurazione di una certa boutique in Texas a cui l'avevano trascinato i suoi amici, era stata l'allegria che trapelava dai suoi occhi scuri, un'allegria che non posseggono più. Essere la causa di così tanta tristezza é, per lui, l'ennesima pugnalata al cuore.

< Non ho niente da dirti. > Esordisce lei all'improvviso, lo sguardo ancora fisso sulla trottola.

Jasper si meraviglia della sua voce, così limpida e così squillante e abbassa lo sguardo in difficoltà. Cosa dire a propria discolpa?

< Mi dispiace per quello che è successo tra di noi, dico davvero. > Posa prudentemente una mano sulla sua, quasi volesse accarezzarla e quando Alice non la ritrae, si sente sollevato, come se avesse appena superato il primo test.

Avverte la stessa sensazione che ha avvertito quando ha sfiorato la sua pelle per la prima volta, del tutto casualmente: speranza; la speranza che con lei le cose possano essere diverse, migliori, non così grigie.

< No, sono io che devo scusarmi: ho creduto che potessi essere diventata importante per te, mi sono illusa che solo qualche giorno sarebbe bastato per volermi bene. > Risponde, scuotendo la testa e sorridendo appena.

< Perché mi hai mentito? Perché hai detto di non conoscere mia sorella? > Le chiede. Ha intuito il loro rapporto quando Rosalie gli ha scoccato quell'occhiata minacciosa quando ha provato a chiedere se l'avesse vista e, potrà essere anche un imbecille, ma conosce sua sorella e sa che riserva quello sguardo alle persone con le quali è arrabbiata per qualcosa di particolarmente importante e, considerato che non ha litigato con lei, non poteva che dedurre che tutto riportasse ad Alice.

< Non volevo avessi una cattiva impressione di me, insomma, quella della classica ragazza che vuole rimorchiarti solo perché sa che appartieni ad una famiglia benestante e che hai una sorella importante che lavora a New York. > Fa spallucce e incrocia il suo sguardo, il suo meraviglioso sguardo color del cielo.

< Come hai potuto pensare una cosa simile? Sono uno psicologo e capisco le persone meglio di quanto tu creda. > Le sistema una ciocca di capelli un po' troppo ribelle, facendola sorridere e arrossire.

< Non devi sentirti in colpa per me e non voglio le tue scuse, se sei qui per questo. > Riprende. Ha le mani leggermente sudate Jasper, ma notarlo vuol dire che sono vicini e a lei la vicinanza piace.

< Non sono qui solo per chiederti scusa, sono qui anche per dirti che sei più importante per me di quello che volevo pensare o credere. > Le si avvicina ancora di più, tanto che adesso può sfiorare la stoffa del suo vestito con quella dei suoi pantaloni.

< E' quello che dicono tutti quando vogliono farsi perdonare, Jasper, lo sai anche tu. > Solleva ancora lo sguardo sul suo, confondendolo, facendogli dimenticare il motivo per cui è lì, accanto a lei, a cercare di spiegarle quello che gli agita il cuore, quella strana sensazione che prova quando lei gli è vicino.

< Non sto mentendo, Alice e lo sai, so che lo sai. Capisco le persone, leggo tra le righe all'interno delle loro storie, studio i loro gesti e il loro sguardo, ma non ho mai imparato a farlo con me stesso, sono stato cieco troppe volte, troppo a lungo e ho desiderato cambiare senza esserne mai in grado. Con te sento che è possibile, con te sento che può trasformarsi in realtà, per la prima volta. > Stringe le mani tra le sue, così forte che Alice crede che le rimarranno i segni, anche se è felice, anche se sa che è sincero e che qualche cicatrice da lui inferta la desidera, perché è giusto così quando ci si appartiene.

 

Alice, senza rendersi conto del come e del quando, apre gli occhi, intrappolata dolcemente dalle braccia di Jasper che le dorme accanto, il volto disteso e sereno, qualche ciocca di capelli fuori posto.

Cerca di non svegliarlo quando solleva appena il busto per osservare il paesaggio fuori dalla finestra e cercare di capire se sia mattina o notte. Il giardino innevato la sorprende, così come la sorprende la sua memoria, quando si ricorda che è il venticinque dicembre e che lei ha dimenticato di consegnare il suo regalo a Rosalie.

< Già sveglia? > Biascica Jasper, la voce ancora impastata dal sonno, gli occhi che faticano a rimanere aperti.

Alice sorride, tornando a poggiare la testa sul cuscino, accoccolandosi meglio a lui.

< E' Natale. > Mormora, il respiro di lui tra i suoi capelli che le fa venire i brividi.

< Buon Natale, allora. > Sorride lui, baciandole una guancia e stringendola ancora di più a sé.

< Buon Natale, Jasper. > Ricambia, consapevole che nulla ha più importanza se non loro, il loro reciproco affetto, la loro reciproca speranza.

   
 
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