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Autore: Daughter of the Lake    06/10/2012    0 recensioni
Susan, derelitta, sola, ma determinata a sopravvivere, deve adesso fare i conti con la perdita di tutta la sua famiglia. Che cosa ha in serbo il destino per lei? Riuscirà a permettere al suo cuore di riaprirsi a nuove possibilità?
E in più, perché smise di credere in Narnia?
Lo scoprirete solo leggendo...
Dal Prologo
Doveva provarci, doveva riuscire a tornare indietro.
Fece qualche passo, fino a ritrovarsi di fronte ad esso, quel portale per un altro mondo.
Ci entrò, stando attenta a non chiudersi a chiave. Con lo sguardo fisso sulle porte, indietreggiò, come, ricordò, aveva fatto Lucy la prima volta.
Sbatté contro la parete di fondo.
Ci sbatté di nuovo.
E di nuovo.
Poi si girò e ci ribatté ancora, con la fronte.
Poi la prese a pugni.
Picchiò, picchiò e picchiò, ma la parete era sempre lì.
Infine si lasciò cadere a terra, sul pavimento dell'armadio, con la testa appoggiata alla maledetta parete che non voleva sparire. Sentì qualcosa scivolarle da sotto il pullover, che ancora non si era tolta da quando erano tornati indietro, tutte quelle ore fa.
[...] facendo luce sul foglietto di carta che le era caduto per terra.
[...] Sembrava pergamena di Narnia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Susan Pevensie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9

 

Il piano

o

Il banchetto

 

(Vestiti)

Toc toc toc.

<< Potete entrare. >>

Dalla porta della camera di Susan entrò sua sorella Lucy.

<< Ciao scricciolo, come sei bella! >> le disse, guardandola, Susan, sorridendo.

Lucy era già pronta per il banchetto: indossava un vestito molto delicato e fresco, adatto alla sua fanciullezza, con il corpetto, le corte maniche e il mantello color ocra e la gonna sul tono più tenue del crema, che le faceva risaltare i capelli biondi, sciolti sulle spalle; non era truccata – non le era permesso, Susan non la riteneva abbastanza grande – e il suo unico ornamento era la corona d'argento. Ma era davvero molto graziosa.

Da quando è, che è cresciuta così?, pensò la sorella maggiore.

<< Oh, grazie... >> le rispose la minore, abbozzando una mezzo sorriso, arrossendo impacciata e guardandosi l'abito, incerta << ma non bella quanto te. >> aggiunse, scoraggiata.

Susan agrottò le sopracciglia.

Lucy aveva soltanto dodici anni ed era da poco fiorita, come donna: si sentiva, di conseguenza, molto a disagio, insicura del suo corpo e della sua nuova femminilità e anche molto imbarazzata - soprattuto nei riguardi dei loro fratelli.

Susan poteva capirla, e poteva anche capire quanto tutto ciò potesse essere difficile da affrontare - soprattutto senza una madre - essendoci passata lei stessa, al loro arrivo a Narnia. Lei cercava, perciò, di starle vicino il più possibile – cercando meglio che poteva di alleviarle, o anche sostituirsi, a tale mancanza - e di aiutarla in ogni modo, soprattutto per farle acquisire autostima.

<< Sciocchezze, sei uno splendore! >> le rispose, quindi, con molto fervore, suonando molto indignata.

Riflettè, poi, per qualche secondo.

<< Dai, vieni qui, >> si risolse, adottando un tono quasi cospiratorio, e un mezzo sorriso << che ho bisogno di un consiglio. >>

<< Da me? >> Lucy spalancò gli occhi, incredula.

<< Ma certo! E da chi, se no? Forza, aiutami a scegliere uno di questi abiti, sono indecisa. >> Susan indicò il letto di fronte a sè, sopra al quale si trovavano tali capi di abbigliamento.

Lucy chiuse la porta dietro di sè, un pò titubante, poi raggiunse la sorella al fianco del letto.

I vestiti erano due: uno era rosso, con un corpetto aderente, delle decorazioni verticali dorate e maniche prima rosse che poi si allargavano dorate, che lasciavano scoperte le spalle; l'altro era viola, con la sottoveste più chiara e quella sopra più scura, allacciata in vita con dei lacci, avente maniche molto lunghe e una scollatura quadrata.

Susan aveva già (appena) fatto la sua scelta, quando Lucy aveva bussato, ma avrebbe indossato qualunque dei due sua sorella avesse scelto.

Quest'ultima stette a rifletterci per un pò, alternando lo sguardo tra i due abiti, mordendosi le labbra. Alla fine:

<< Credo, mmm...credo che sia migliore quello rosso, ecco... >>

Esatto.

<< Credo che tu abbia proprio ragione, tesoro, grazie! >>

A questo Lucy la guardò, prima sopresa, poi sollevata e sorrise.

Susan ricambiò, entusiasta.

Non c'era niente di più bello che fare felice sua sorella.

<< Dai, aiutami a metterlo, se no arriveremo in ritardo! >> la esortò, allora.

(La sala ovale)

Le trombe squillarono; gli sguardi di tutti i presenti si diressero verso le porte principali.

<< Le Loro Maestà, la Regina Susan e la Regina Lucy! >> annunciò l'araldo di corte, a gran voce.

Una scintilla di goia passò per tutti i Narniani: la regina Susan era davvero finalmente guarita e di nuovo tra loro! Splendida come sempre, nel suo vestito rosso e oro e i capelli fluenti, con quel suo sorriso allo stesso tempo brillante e dolce e con un colorito nuovamente sano sulle guancie, varcava la soglia al fianco della piccola regina Lucy, che era al sommo della felicità al loro pari. Si tenevano per mano.

<< Siete in ritardo, sorelle. >> disse, scherzosamente, Edmund, andando loro incontro. Era molto elegante e bello, quasi affascinante, nel suo abito da sera verde e argento. Stava crescendo anche lui.

<< Temo che vi sbagliate, Vostra Maestà >> replicò Mr. Tumnus, dal suo fianco, in un tono di finta solennità << delle regine non sono mai in ritardo >> -fece un gesto di puntualizzazione con un dito << piuttosto sono gli altri, ad essere in anticipo. >>

<< Mi sembra giusto. >> intervenne anche Peter, vestito in grigio e blu, arrivando dal lato opposto, ridendo con gli occhi.

<< Concordo con voi, Mr Tumnus. >> concluse Susan, divertita, facendogli una riverenza, anche lei in finta serietà.

Lui le inchinò la testa, sorridendole e facendole l'occhiolino.

Lucy ridacchiava.

<< Tutti siamo immensamente grati e felici, che voi vi siate ripresa, Vostra Maestà. >> intervenne a quel punto un lord, arrivando nelle loro vicinanze, rivolgendosi a Susan, inchinandolesi.

Tutti, fra i presenti della sala ovale – così chiamato, per via della sua forma, il salone in cui ci si ritrovava prima di spostarsi in quello del pranzo – avanzarono verso i sovrani, accerchiandoli, concordando alle parole del precedente lord con cenni del capo ed entusiaste esclamazioni.

Susan lasciò scorrere lo sguardo su tutti loro, sententosi quasi commossa e molto grata per avere la fortuna di regnare su genti così buone, quindi si decise a parlare, facendo un discorso, molto sentito, in cui li ringraziò di essere lì, della loro premura e li assicurò sul suo perfetto stato di salute (mezza verità, questa).

Dopo il caloroso applauso che ne seguì, si brindò, vivacemente, con del buon vino di Narnia, prima alla regina stessa ( << Alla regina Susan! >>) – la quale si poteva considerare la vera protagonista della serata, volendo festeggiar tutti la sua guarigione - poi ad ognuno degli altri tre sovrani (<< Al re Peter! >> << Al re Edmund! >> << Alla regina Lucy! >> ) e infine a Narnia e ad Aslan.

<< A Narnia! >>

<< A Aslan! >>

La serata iniziava già in modo splendido e non si prospettava che per il meglio; tutti erano di buon umore e l'atmosfera non poteva essere più amichevole e perfetta. I brindisi – o meglio, il vino – la riscaldarono ancora di più.

<< Ma prima che si vada nell'altra sala >> proclamò, calato il silenzio, Peter << quasi dimenticavo, che la nostra reale sorella non ha ancora incontrato formalmente il nostra beneamato salvatore, il cavaliere Sir Richard. >>

<< Oh, è vero, Su! >> esclamò Lucy, prendendole il braccio.

Iniziò un mormorio e gli ospiti cominciarono a guardarsi intorno alla ricerca di tal individuo.

<< Venite avanti, prego, cavaliere. >> lo esortò Edmund, una volta che lo ebbe scorto appoggiato ad una parete.

Egli accondiscese; i presenti si divisero per lasciarlo passare.

<< Susan, sorella, >> cominciò Peter, una volta che egli fu alla giusta distanza << questo è l'uomo di cui vi abbiamo parlato: >> indicandolo << il Cavaliere del Drago che ci ha salvato dall'attacco da parte dei Nani Neri e a cui dobbiamo, quindi, tutti, la vita. >>

Sir Richard si inchinò, rivolgendosi al re:

<< Ripeto, Vostra Maestà, che voi non mi dovete nulla più di quanto già avete fatto per me... >>

<< E' piuttosto testardo su questo punto, Su >> le disse in un bisbiglio - molto ben udibile – Edmund, ammiccando al cavaliere << ma ciò non cambia lo stato delle cose. >>

Egli non ribattè a questo, (capendo probabilmente che fosse una causa persa in partenza) ma si limitò a ricambiare il sorriso del giovane re.

Rivolse, poi, lo sguardo verso la regina, in attesa di una sua risposta, sembrando (agli occhi di Susan) un pò inquieto. Lei quasi sorrise, a questo.

Si permise di valutarlo per qualche istante.

Tenendo fede alla sua riflessione, non aveva ritenuto necessario riferire ai suoi fratelli che lei lo aveva già incontrato (o ri-incontrato, dir si voglia); non era importante, dopotutto, nè rilevante in alcun modo, si era detta.

Quella era la prima volta, però, che lo vedeva, da quella notte.

Di sicuro poteva essere considerato un uomo (o ragazzo) affascinante, con quei suoi occhi azzurri - in quel momento in qualche modo penetranti - i neri capelli indefiniti e il fisico da guerriero; e poteva anche apprezzare internamente questo (dopotutto, lei era pur sempre una donna e non si poteva negare che lui non fosse attraente), ma ciò non cambiava il fatto che aveva ancora delle riserve, nei suoi confronti. Un bel pò, a dirla tutta.

Non che ci avesse pensato molto, nei precedenti due giorni, in cui lei era rimasta principalmente nella sua camera, in convalescenza, uscendo solo sporadicamente per delle brevi passeggiate insieme a Lucy per il castello. Davvero. (Sul serio.)

La questione è: solitamente era lei, ad occuparsi di tutto, al castello (o quasi, almeno), e rimanere in camera, senza far nulla, dalla mattina alla sera, l'aveva fatta sentire totalmente inutile e causato grandi ansie (a dir poco). Come stavano andando i preparativi? Tutto era sotto controllo? Avevano mandato tutti gli inviti? Ecc. erano pensieri (più simili) che le risuonavano in testa continuamente.

Un paio di volte aveva anche cercato di sgusciare via per andare a rassicurarsi di persona, per magari anche aiutare in qualche modo, ma ogni volta era stata fermata o dalla sua cameriera, da qualche guardia, o dai suoi fratelli.

Si era sentita immensamente frustrata, per tutto il tempo.

<< Hai bisogno di riposare, hai avuto da poco un serio trauma e devi ancora riprenderti del tutto! >> era il mantra che le ripetevano - vero, sicuramente, visto che molto spesso era presa da delle fitte acute che le perforavano il cervello e la costringevano a fermarsi di colpo, a chiudere gli occhi e ad afferrarsi la testa con entrambi le mani nel tentativo di alleviare il dolore, ma lei non l'avrebbe mai ammesso. Era anche riuscita a convincere i suoi fratelli che, per il momento del banchetto, stava benissimo e poteva tornare, quindi, dal giorno dopo, a dedicarsi di nuovo attivamente a tutte le sue mansioni e occupazioni, anche se non era vero...

Lei non era mai malata ed odiava adesso esserlo. Non le piaceva essere una preoccupazione per i suoi fratelli o per chiunque altro, costringere gli altri ad occuparsi di lei, a creare tale disturbo, quando in genere era lei che si occupava degli altri; e, soprattuto, non sopportava essere non disponibile.

Lei era la regina e i suoi sudditi dovevano poter contare su di lei in qualunque momento; le si stringeva il cuore pensare che ci fossero problemi che lei non poteva in quel momento risolvere, o che avessero bisogno di lei ma non le avrebbero chiesto aiuto perchè era malata.

Ragionava, sì, che c'erano anche i suoi fratelli che potevano occuparsi di tutto questo, ma Edmund e Lucy erano ancora poco più che bambini e negli ultimi anni si erano più dedicati agli studi, – cosa che incoraggiava e di cui si occupava personalmente – lasciando a lei di pensare all'organizzazione e alle necessità del castello – quindi, non che non li ritenesse capaci o all'altezza, ma tante cose proprio non potevano sapere come farle; Peter, certo, avrebbe potuto prender in mano la situazione, ma lui era più ferrato sulle questioni militari e sulle alleanze necessarie con gli altri regni, che sull'assicurarsi che un clan di centauri fosse seduto al banchetto lontano da un altro per una lite avvenuta fra i due a causa di una femmina di un terzo clan che aveva scelto un marito da uno piuttosto che da un altro, e simili....Si mordeva le unghie dall'agitazione.

In questa atmosfera di pensieri ed emozioni, di conseguenza, solo sporadicamente aveva permesso alla sua mente di volgersi verso quell'angolo del suo cervello dove aveva rinchiuso le sue riflessioni sul cavaliere.

In quei giorni, la rabbia era svanita, l'aveva perdonato (o quasi) per l'umiliazione che le aveva inferto, e non è che provava della vera antipatia nei suoi confronti, se si lasciava da parte il modo irrispettoso con cui si era rivolto a lei (in fondo, aveva cercato di scusarsi): il fatto era che si sentiva inquieta.

Lui l'aveva salvata e da ciò le derivavano diversi ordini di pensieri: in primo luogo, la urtava la possibilità che egli potesse pensare di lei come di una qualche sorta di damigella in pericolo, sempre bisognosa di un cavaliere su un cavallo bianco (o drago, in questo caso) che arrivasse in suo soccorso(!) - anche se non era del tutto certa di sapere il perchè; in secondo, in questo modo egli aveva un vantaggio su di lei: dovendogli la vita, avrebbe potuto usare tale debito a suo favore o contro di lei, insieme ad un'altra miriade di possibilità; infine, sentiva qualcosa, nel profondo del suo stomaco, che le diceva che di quell'uomo non ci si poteva fidare del tutto. Era solo una sensazione, ma non riusciva ad allontanarsene. Anche razionalmente, aveva dei fondamenti! Infatti, nonostante adesso sapesse tutto sulle questioni che si era persa in seguito al suo disarcionamento e avesse sentito la storia del cavaliere detta sia dalle sue labbra che da quella dei suoi fratelli, nulla le assicurava che egli non stesse mentendo, non solo a lei, ma anche a tutti gli altri, riguardo tutto: da qui i suoi numerosi dubbi.

L'avrebbe tenuto d'occhio...

La stavano guardando. Doveva dire qualcosa.

Allontanò i suoi pensieri, sorrise ai presenti e si rivolse, con un tono lento e gentile, al loro "beneamato salvatore", come l'aveva chiamato Peter prima.

<< E' un vero piacere e onore, per me, conoscervi, Sir Richard. E, visto che non ho avuto ancora l'occasione di farlo, vorrei ringraziarvi, sentitamente, per averci, e avermi, salvato. >> era sincera, in questo - di sicuro era grata che avesse salvato le persone che lei amava, per qualunque che fosse stato il suo motivo o anche se avesse avuto un secondo fine. (Era un punto a suo favore.)

Anche se riflettendoci meglio, e se...?

Gli fece, poi, una riverenza, inchinando appena il capo.

Notò che egli sembrava un pò sorpreso, sempre insicuro, ma Susan pensava che lei fosse una delle poche – se non l'unica - ad essersene accorta (ed era, in effetti, così).

Se ne sentiva oltremodo soddisfatta: voleva dire che lui aveva timore di qualcosa che lei avrebbe potuto fare o dire nei suoi confronti, riguardo all'altra notte.

<< Voi siete molto gentile, Vostra Maestà. >> si risolse lui a dire, passato il primo momento d'incertezza << L'onore è tutto mio. >>

Ci fu qualche istante di silenzio, in qui i due nuovi conoscenti rimasero a valutarsi a vicenda, poi:

<< Molto bene!! Quindi, adesso tutte le formalità sono terminate... >> << ...andiamo a rimpinzarci! >> esclamarono ad alta voce, alternandosi, Peter e Edmund.

Entusiasticamente e molto rumorosamente, gli invitati cominciarono a dirigersi verso la sala attigua. Susan notò di come Lucy andò immediatamente a posizionarsi al fianco del cavaliere, di come iniziò ad assediarlo di domande sul più e sul meno di una certa sua avventura in un paese abitato da una specie di insetti giganti, di come Edmund ascoltasse anch'egli avidamente, e di come Peter spinse poi lei in mezzo a loro, sembrando entusiasta al pari dei fratelli minori.

Notò anche di come molti altri, nelle vicinanze, guardassero e ascoltassero quell'uomo con grande interesse e ammirazione, mentre lui raccontava, assecondando i suoi nuovi sovrani.

A giudicare, nei giorni in cui lei era stata malata lui si era già ambientato molto bene, al castello.

(Centro dell'attenzione)

Susan credeva di aver capito.

Avete presente, quelle volte in cui state parlando di qualcosa ad un gruppo di persone, ma nessuno vi ascolta, perde interesse o neanche sembra accorgersi che voi stiate parlando? E di come, ecco che arriva questa persona, che inizia a dire le stesse cose che voi stavate dicendo un attimo prima - inascoltatati - e d'un tratto, tutti sono quasi stregati, ascoltano fino alla fine, senza poterne fare a meno, compresi voi?

Conoscete di queste persone? Che sembrano propio nate per essere al centro dell'attenzione, di cui ogni discorso risulta sempre e comunque interessante e coinvolgente, anche se non lo è (ma lo era, in questo caso)?

Ce l'avete presenti?

Allora potrete capire un pò di più sulla personalità del cavaliere.

Probilmente era la sua voce – rifletteva Susan - profonda e vibrante, carica di accenti e tonalità diverse a seconda della situazione, catturava ogni orecchio che l'ascoltava...

Egli era seduto al centro della tavolata, di fronte alle quattro sedie reali, e raccontava e divertiva e tutti erano estasiati.

Senza volerlo e senza che mai l'avrebbe ammesso, anche Susan si era ritrovata, inevitabilmente, interessata dalle sue storie; mangiava (o provava a farlo), tenendo lo sguardo fisso sul suo piatto, e intanto ascoltava con molta attenzione.

-

Richard si stava godendo la serata.

Era divertente, come storie dette e ridette, ormai, potessero entusiasmare ancora quegli strani abitanti di Narnia. Quasi sembrava essere ritornati a scuola...non che si stesse lamentando; era fantastico, essere al centro dell'attenzione: catturare tutta una folla di ascoltatori, che lo guardavano ad occhi e bocche spalancati, come dei pesci lessi; essere l'origine e la causa dei loro stati d'animo, portandoli dall'essere curiosi, allo scioccati, allo spaventati, al divertiti ecc....la loro ammirazione e le loro attenzioni nei suoi confronti lo facevano sentire di nuovo se stesso - non il burattino tutto << Vostra Maestà >> o << E' stato un vero onore >> ecc. che era costretto dal suo compito ad essere per tutto il resto del tempo – ma il vero sè; il ragazzo amato da tutti, odiato da pochi, il leader, nato per guidare gli altri, quello che si divertiva, senza nessuna responsabilità o preoccupazione...

Magari tutto fosse rimasto sempre così!

(Concentrazione)

<< Vostre Maestà, gentili ospiti: "Nani Neri al carbon" è chiamata,

la ballata mia, di fresco creata. >> un bardo di nome Lingua Alata, un fauno, con il flauto al fianco, così si rivolse ai presenti del banchetto reale, alla fine dell'ultima portata, e così s'inchinò.

Il re Peter si voltò verso la regina Susan e le lanciò un'occhiata, probabilmente per farle intendere che spettava a lei, fare gli onori di casa.

<< Nostro caro Lingua Alata >> lei iniziò, una volta in piedi, con un sorriso benevolo << è sempre una gioia, per noi, averti qui a corte. Puoi cantare, prego. >> e gli fece segno di procedere. Si risedette.

La ballata era un riassunto scherzoso e parodico – scatenò molti scoppi di risate, nel mentre della sua esecuzione - del tentativo dei Nani di riprendere il potere, di come furono bruciati, melodrammaticamente, dal fuoco della grande draghessa Ynuchei (a proposito, chissà dove si è andata a cacciare?) e di come, alla fine, il Cavaliere del Drago avesse tratto in salvo l'amata regina, conquistando l'eterna gratitudine di tutta Narnia.

Richard non prestò molto orecchio, a tutto questo.

Il momento di svago era finito; ben tornata noia. Quanto di questo "intrattenimento" avrebbe dovuto sorbirsi?

Il suo sguardo, nel vagare, si ritrovò attirato dalla bella figura della regina Susan, seduta di fronte a lui; ella aveva lo sguardo fisso sul bardo e seguiva attentamente: a volte sorridendo, a volte ridendo apertamente, altre scuotendo il capo.

Era proprio bella, pensò, ma era anche un vero enigma.

Nei due giorni successivi al loro alterco notturno e precedenti a quel momento, lui era rimasto inquieto, ansioso, di sapere a che cosa si fosse risolta lei, nel frattempo, nei suoi confronti: si era infine ricreduta? O lo considerava ancora un arrogante, un bugiardo o addirittura una minaccia? Durante il loro incontro "ufficiale", qualche ora prima, lui era rimasto in attesa, con il fiato sospeso, lo stomaco in gola, di qualcosa, non sapeva di preciso cosa, che lei avrebbe potuto dire o fare...ma non era successo nulla; lei era stata perfettamente cordiale e gentile e adesso lui non sapeva che pensare.

Le donne sono proprio degli enigmi.

Non si sentiva affatto rassicurato dal suo atteggiamento all'apparenza ben disposto verso di lui: l'impressione che aveva avuto la sera di due giorni prima, di lei come di una bestia feroce pronta ad attaccarlo in qualunque momento, non era ancora svanita. Era quasi imbarazzante.

Lui, addestrato fin quasi dalla nascita ad essere il migliore dei guerrieri, preparato ad affrontare ogni sorta di ostacolo, doveva adesso temere una donna, per avere la missione potenzialmente minacciata! Per il potere che aveva, con una parola ella avrebbe potuto far crollare tutta la fiducia che si era guadagnato in quella settimana, e poi, chissà se avrebbe più potuto riconquistarla! Tutto sarebbe andato a monte.

Avrebbe dovuto essere cauto, da allora in poi, moderare di più le parole e gli atteggiamenti: che cosa potevano fare, in quel posto, una parola o una risata fuori posto! L'avevano avvertito che avrebbe dovuto abituarsi ad uno stile di vita diverso, e farlo anche in fretta; non per niente la prima missione era considerata un prolungamento dell'addestramento.

Che sorrisi particolari, che ha – la sua mente, dopo un pò, in mancanza di altri stimoli, si ritrovò a pensare - con le labbra un pò troppo piene che scoprono all'improvviso tutto quell'abbaglio di denti...come le illuminano tutto il viso, rendendolo ancora più bello...come si scuote, ridendo, appoggiando la mano sulla spalla del fratello al suo fianco...Quanto avrebbe voluto poterle leggerle la mente – il cavaliere-in-missione dentro di lui provò a farsi sentire - per capire che cosa pensasse e se quindi dovesse continuare a preoccuparsi...

Non mi ascoltava, prima – fallì - mentre narravaro le mie solite storie, nuove, per lei (perchè?); è rimasta, sembrava, indifferente, con lo sguardo fisso sul tavolo, perso, quasi che non si accorgesse di nulla di quello che accadeva intorno a lei...perchè non poteva ridere in questo modo anche mentre parlavo io?...

Un'improvviso scoppio di applausi lo fece trasalire – la ballata doveva essere conclusa - così si affrettò a battere le mani anche lui, dopo un attimo di quasi stordimento. Ti stai distraendo, si disse a quel punto, non sei arrivato qui per cose del genere. Concentrati.

(Musica e danze)

Una volta che la danza delle driadi, l'ultimo degli intrattenimenti programmati per il dopo-banchetto, – Susan rimase piacevolmente sorpresa del fatto che tutto fosse stato organizzato così bene – ebbe termine, seguita da un ultimo scroscio di applausi, ci si alzò per dirigersi verso la sala successiva, quella da ballo. Il vivo della festa doveva ancora arrivare.

La musica era sempre indefinibile, quella dei fauni, dei centauri e delle driadi; in breve, quella di tutta Narnia.

Era quel tipo di musica che ti fa desiderare di chiudere gli occhi, e sognare; che ti fa venire i brividi lungo le braccia e dietro la schiena, che dà un'idea di qualcosa di mistico e meraviglioso, di qualcosa di magico.

Danzare al suo ritmo ti faceva sentire come se stessi per spiccare il volo, e poi volare, e dall'alto ballare, fluttuando sopra la polvere dell'aria, soffusa come una nuvola. Era magnifico.

Tutti, tutti, ne erano attratti, e non si poteva non lasciarsi trascinare.

<< Che le danze abbiano inizio! >> proclamò Peter. E la musica iniziò.

I quattro sovrani, secondo la prassi, erano i primi a iniziare.

Edmund, così, insolitamente spavaldo, avanzò verso la folla delle signorine provenienti dalle isole dell'est, e tese la mano verso una giovane lady dai capelli rossi, che Susan aveva notato adochiasse fin dalla prima portata. Le sue amiche intorno a lei cominciarono a ridacchiare, lei arrossì, ed Edmund pure. Seguendo il suo esempio, Lucy cominciò a girarsi intorno, probabilmente alla ricerca di Mr. Tumnus o qualcun altro dei loro amici, ma un giovanotto la intercettò e le si inchinò; lei ne fu sorpresa, voltò lo sguardo verso Susan, chiedendole silenziosamente aiuto su che cosa dovesse fare, quindi sua sorella le fece un cenno con la mano, mimò con le labbra un << Vai avanti. >> e le sorrise incoraggiante. Lucy prese timidamente la mano del ragazzo (Peter, al braccio di Susan, non ne sembrava molto contento).

<< Tocca a te, Su. >> le disse quest'ultimo, poi, in un bisbiglio a denti stretti.

Susan in quel momento non si sentiva particolarmente attratta dalla musica: si sentiva, piuttosto, stordita, a causa di un forte mal di testa, e temeva inoltre che danzando avrebbero potuto tornarle i suoi giramenti, e non voleva che ciò accadesse di fronte a tutti.

<< Vai tu, Pete, io mi sento un pò stanca. >> gli disse quindi.

Lui la guardò agrottando le sopracciglia << Ti senti bene? >>

<< Ma si, si, certo, è solo che è stata una serata lunga, e adesso non me la sento di ballare. Vai, forza, tranquillo, io mi siederò in quella bella poltrona laggiù... >> gli annuì con la testa, ignorando il suo sguardo sospettoso, in un cenno rassicurante, quindi si allontanò. Peter la seguì con gli occhi fin che non si fu effettivamente seduta, poi scelse la sua dama anche lui, e le danze poterono finalmente avere inizio.

(Amicizia)

Incredibile.

Richard non sapeva a che cosa fosse dovuto, se al fatto di aver bevuto un qualche bicchiere di vino di troppo o se a quell'atmosfera di festa: ma sta di fatto che lui stava ballando - lui che odiava ballare – e non aveva neanche nessun desiderio di smettere!

L'ennesima canzone finì – anche se qualche istante dopo ne iniziò un'altra - e lui decise che aveva bisogno di un pò di aria fresca, per smaltire qualunque cosa gli avesse fatto tale strano effetto danzante. Congedò la sua partner, nel modo più cordiale che potè, e si avviò verso la finestra che dava sul terrazzo.

Dovette farsi largo tra un mare di signorine che lo esortavano a invitarle a ballare, prima che risciusse ad arrivarci.

L'aria di mare, all'esterno, era fresca, e a ciò respirò a fondo, tirando un sospiro di sollievo. Si sentiva già molto meglio.

Rimase lì fuori, a sentire il rumore delle onde infrangersi sugli scogli sotto di lui, per un bel pezzo. A un certo punto gli sembrò anche di scorgere in lontananza, nel mezzo della grande distesa d'acqua, un'ombra più scura, e pensò che fosse Ynuchei (il suo drago). Ecco dov'era finita...

<< No, non vi preoccupate, Mr Tumnus, sto benissimo e non mi sto annoiando, avevo solo un pò bisogno di riposo... >> sentì a un certo punto provenire una voce dalle sue spalle, dall'interno. Credeva di aver capito a chi appartenesse. Si voltò e vide il fauno-consigliere dei sovrani allontanarsi dalla regina Susan, indubbiamente, che era seduta su una sedia di fronte alla finestra.

Decise di avvicinarsi. Doveva, dopotutto, sondare il terreno e non sapeva se avrebbe mai avuto un'accasione migliore di questa per farlo.

Entrò di nuovo nella sala, e le si posizionò dietro.

La vide socchiudere gli occhi e appoggiarsi allo schienale dietro di lei.

<< Non ballate. >> si decise a dirle, dopo qualche istante.

Lei sobbalzò, aprendo gli occhi e voltandosi di scatto. Agrottò le sopracciglia, una volta che il suo sguardo si posò su di lui. Pessimo indizio.

<< Non ne ho il desiderio, >> rispose lei alla sua domanda, che era stata più un'affermazione << e in più, non sono affari vostri. >> concluse, freddamente.

<< Come fate a non averne, Maestà, >> lui si decise ad ignorare quell'ultima parte << anche io, che odio ballare, non ho potuto farne a meno! >> sperò che il suo tono fosse abbastanza amichevole.

<< E' la musica che fa quest'effetto; è magica, qui. >> disse lei, in tono pragmatico.

Ah, allora era questo, il motivo!

<< L'ho notato. >> mentì.

Tra di loro si creò un silenzio imbarazzante, dove la regina teneva lo sguardo fisso di fronte a sè, e lui la gardava.

<< Dovreste andare a riposarvi, Vostra Maestà. >> le disse, dopo un po'.

<< Vorreste anche darmi ordini, adesso, Sir? >> ribattè lei, sarcastica.

Lui sospirò. << Era solo un consiglio, Altezza; vedo che siete piuttosto stanca. >>

<< E che cosa ve lo fa pensare? >> gli chiese allora lei, in tono difensivo, irrigidendosi, quasi indignata.

<< Il fatto che un attimo fa stavate per addormentarvi su quella poltrona, mi è sembrato un indizio più che sufficiente... >> le rispose, volendo essere pragmatico, ma suonando più divertito.

Lei fece un verso stizzito.

<< Comincio a pensare che il vostro drago vi abbia incenerito qualche neurone: ancora osate mancarmi di rispetto. >> si rivoltò e gli lanciò uno sguardo eloquente.

Richard capì di avere fatto di nuovo lo stesso errore.

Cominciava davvero ad esasperarsi di se stesso. Quando la smetterai di comportarti con lei come ti comporteresti con qualsiasi altra donna, e inizierai a trattarla da regina?!

Si affrettò ad inchinarsi e stava per scusarsi (gli sembrava che non facesse altro, con lei), quando lo interruppe.

<< Lasciate perdere >> gli disse, sembrando esasperata, ri-rivoltandosi sulla sedia << stasera non sono in vena per preoccuparmi di voi e della vostra insolenza...rabbrividerei ad essere nel vostro mondo, se tutti gli uomini sono come voi. >>

Questo era più che significativo nel capire che lei non aveva affatto cambiato idea nei suoi confronti, riflettè Richard. Magnifico.

Fu quasi per ribattere, ma ci pensò meglio e si frenò.

La guardò, busto e spalle rigide, con le mani giunte in grembo e il viso teso: da tutto ciò si capiva benissimo la sua ostilità. Meglio battere in ritirata, si disse, per non peggiorare ulteriormente le cose.

<< Vostra Maestà. >> le disse quindi in un tono di finalità e di saluto, inchinandosi ancora (quanto ne era stufo), iniziando ad allontanarsi.

<< Aspettate! >> lo richiamò, però, lei, quando non ebbe fatto che pochi passi.

Si voltò, sorpreso.

Lei, straordinariamente, gli sorrise, scuotendo la testa quasi per allontanare da sè ogni pensiero precedente, e, indicandogli con una mano la sedia al suo fianco, lo invitò a sedersi. Lui, sempre più sorpreso, accondiscese.

Non distoglieva lo sguardo da lei, stranito. Era una farsa? Ghe tiro gli avrebbe lanciato, adesso?

Lei lo guardò a sua volta, senza più sorridere, con un'aria molto seria, che però non era priva di gentilezza.

Richard sperava di non avere un aria troppo stupida, mentre aspettava che lei parlasse.

<< Voi ed io, cavaliere, >> iniziò << ammetto che non abbiamo iniziato la nostra conoscenza nel migliore dei modi... >> e accennò un mezzo sorriso.

<< Eh, no, temo di no... >> la imitò lui, scuotendo il capo. I loro sguardi si incotratono per un attimo.

<< Quindi, >> continuò lei << visto che voi ci avete salvato la vita e che i miei fratelli sembrano avervi preso molto in simpatia, ho deciso che ricomincieremo tutto da capo. >>

<< Dite sul serio, Maestà? >> lui quasi spalancò gli occhi.

<< Si, dico sul serio: >> sembrava sincera << io, infatti, adesso perdonerò tutte le vostre mancanze, - che capisco siano principalmente dovute al fatto che non siete di qui e di conseguenza non familiare con le maniere di corte – voi mi prometterete che vi impegnerete a migliorarvi – cosa che vi aiuterò a fare io – e così potremo vivere pacificamente in questo castello che, a quanto ho sentito, non avete presto intenzione di lasciare... >>

<< Non dipende da me, Maestà... >>

<< Lezione numero uno: >> il volume dalla sua voce aumentò di colpo e lui quasi saltò << quando un re o una regina, un lord o una lady, come anche chiunque altro, sta parlando, non lo, o la, si interrompe. >> e si fermò, lanciandogli uno sguardo significativo, aspettando che recepisse il messaggio.

Richard la guardò a sua volta, in attesa che continuasse, poi capì e si affrettò a rispondere:

<< Certamente, Maestà, ho capito. >> e fece dei veloci cenni affermativi con il capo.

Era molto sopreso dalla direzione presa: quindi poteva stare tranquillo? Lei sembrava davvero sincera, riguardo al fatto di dargli una seconda possibilità... Internamente, tirò un sospiro di sollievo; non era ancora tutto perduto.

<< Molto bene; >> continuò ancora lei << quindi, ricapitolando, io sono la vostra regina e voi un cavaliere della nostra Guardia Reale e spero che d'ora in poi le cose fra di noi vadano per il meglio, se ci impegnamo reciprocamente in tal senso. >> e gli sorrise di nuovo, tendendogli una mano, che lui stava per stringere, ma lei gli suggerì dovesse baciarla, e lui lo fece. (Aveva un buon profumo, la sua pelle, di rose.)

La regina chiamò poi un cameriere che passava nei dintorni, prese dal suo vassoio due bicchieri di vino, ed insieme brindarono.

<< Ad una lunga e sana amicizia. >> proclamò lei.

Entrambi sorridevano, prima di bere dalle loro coppe. Perfetto.

(Il piano)

La sua testa si trovava come in una bolla, pulsante, e il dolore le toglieva ogni forza. Ma si sfrozava ugualmente di sorridere a chiunque le si avvicinasse, di parlare a chiuque le rivolgesse la parola, e, insomma, di non far notare a nessuno che fosse in uno stato meno che piacevole.

Fortunatamente il posto in cui aveva deciso di sedersi era abbastanza isolato e distante dalla pista da ballo, e raramente gli ospiti si avventuravano fino a lì; essendo di fronte alla terrazza che dava sul mare, era anche piacevolmente raggiunta da una brezza che dava un pò di sollievo al calore che sentiva in tutto il corpo, e soprattutto alla testa.

Mr. Tumnus se ne era andato, finalmente, e nessuno era nelle vicinanze...magari, quasi avrebbe anche potuto socchiudere un attimo gli occhi...

<< Non ballate. >>

Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare; Susan aprì gli occhi di scatto e si voltò. Agrottò le sopracciglia: ovviamente, non poteva ch essere lui.

Chissà da quanto tempo era dietro di lei e la spiava...

Rispose a quella sua specie di domanda, poi lui parlò ancora, e lei di nuovo e poi lui, fin quando lui non ebbe di nuovo la faccia tosta di prenderla in giro, per il fatto che si era quasi addormentata...Che cosa ci vedevano i suoi fratelli in lui? Come poteva riuscire a trattarlo cordialmente, se lui le mancava di rispetto in quel modo?

Lui pensò bene di allontanarsi.

Lo guardò, mentre andava via, e un'idea improvvisa la colpì.

Ancora una volta si era lasciata troppo prendere dalla rabbia e dall'irritazione, ed aveva sbagliato completamente approccio: avrebbe dovuto rimediare, e in fretta.

Perchè, se quello che pensava era giusto, e cioè che lui avesse in mente qualche piano contro tutti loro (in fondo, la rivolta dei Nani potrebbe essere stata tutta parte di una sua macchinazione per conquistarsi il favore di Narnia, per poi poter agire dall'interno per conquistarla...), solo lei avrebbe potuto sventrarlo, essendo l'unica a non fidarsi di lui, a non essere caduta nella sua trappola, tesa grazie a tutto il fascino che le sue storie ispiravano e alla sua personalità carismatica: conquistandosi quindi la sua fiducia, facendogli credere di essere sua amica, avrebbe potuto in questo modo controllarlo meglio e scoprire così ciò che aveva in mente...

<< Aspettate! >> lo richiamò.

E lui si voltò.

...

<< Ad una lunga e sana amicizia! >> proclamò. E brindarono.

La sua famiglia, la sua casa, i suoi sudditi, potevano essere tutti in pericolo a causa di quest'uomo; (non poteva permettersi di sottovalutarlo; lui aveva un drago, aveva spento il suo fuoco con una mano – le avevano detto - e in più aveva ammesso che c'erano altri come lui, che avrebbero potuto unirglisi) lei avrebbe fatto tutto il possibile per salvarli.

Entrambi sorridevano, prima di bere dalle loro coppe. Perfetto.

 

 

 






















Note dell'autrice

A voi il nono capitolo!

La storia entra nel vivo (spero che non sia troppo noiosa? o.0 ), e come al solito sia benvenuto chiunque voglia recensire, magari per darmi qualche consiglio/critica/apprezzamento/per fare domande ecc. io sono sempre disponibile al dialogo ;)

Spero vivamente che vi piaccia, perché io ci sto veramente mettendo anima e corpo!

Ringrazio intanto tantissimo tutti quelli che hanno messo la storia tra seguita/ricordata/preferita, sappiate che lo apprezzo molto!

Allora ci vedremo (sentiremo? leggeremo? ) al prossimo capitolo, che come per questo arriverà a seconda del tempo disponibile che avrò per scriverlo ecc.

Buon autunno/scuola/lavoro/vita,

Daughter of the Lake

   
 
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