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Autore: mrbeen    07/10/2012    0 recensioni
Post 04x04. Scritta tra una lacrima e l'altra. Angst (o almeno tentativo). I pensieri di Blaine dopo la rottura.
Dalla storia:
Crollo, cercando di proteggermi da questi pensieri.
Muoio.
Da solo.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tum-tum-tum-pausa. Respiro.
Le mie braccia pulsano per il dolore e vorrei non sentire più le gambe, ma vado avanti.
Tum-tum-tum-pausa. Il sudore mi scende dalla fronte mischiandosi con le mie lacrime ormai asciutte e con quelle che continuano a sgorgare dai miei occhi, anche se ormai sono ore che continuo in questo modo.
Tum-tum-tum-pausa. L’unico conforto è il ritmo serrato dei pugni che si abbattono contro il saccone. Non vorrei mai smettere.
Continuo, serrando i denti, ignorando la fatica e il dolore fisico, fregandomene del sangue che mi esce dalle mani, tutto pur di non fermarmi.
Perché il rumore dei colpi sovrasta i miei pensieri. Perciò persisto, sempre più forte di prima, sperando che le voci che ho in testa cessino di tormentarmi, che ignorandole il mondo torni a com’era due giorni prima, quando ancora tutto andava bene.
Perché è bastato un attimo, in quella maledettissima sala del coro, un secondo e tutto è stato distrutto.
E non posso che incolpare me stesso. Ed è proprio la mia faccia che vedo su quel sacco su cui continuo a far piovere una pioggia di colpi.
Tum-tum-tum-pausa. Rivedo il suo viso mentre piange, quando entrambi ci accusiamo di tutto e di niente, e questo spezzerebbe il mio cuore se non fosse già per terra in qualche strada di New York, calpestato da tutti gli ignari passanti.
Incolpo la lontananza, il distacco, il mio bisogno di calore, la mia debolezza, cerco di incolpare te. Ma l’unica cosa certa di questo casino è che è stato un mio errore, lo sbaglio che rimpiangerò per il resto della mia vita.
 
Non sapevo com’ero finito sulla soglia di quella casa. Non capivo se era stata una mia scelta, un impulso o solo un tentativo disperato di cercare qualcosa che mi distraesse dalla voragine che mi stava divorando il cuore.
Non mi ero nemmeno reso conto di aver suonato il campanello finché non mi comparse di fronte, sogghignando come se immaginasse di stare per rovinarmi l’esistenza.
E io non feci nulla per fermarlo: arrossii ai suoi complimenti, risi alle sue battute e risposi ai suoi sorrisi e ai suoi baci. Volevo sentire qualcuno accanto a me quella notte, volevo smetterla di sentirmi così solo e sperduto, volevo qualcuno che mi regalasse tutte quelle attenzioni che ero abituato a ricevere e non m’importava chi mi avrebbe dato sollievo.
Ero troppo dipendente dal nostro amore e, anche se sapevo che ci saremmo dovuti separare, non mi aspettavo tutto questo.
Non credevo che facesse così male svegliarsi tutte le notti nello stesso letto freddo che perdeva il tuo profumo. Non pensavo mi sarei sentito così alla deriva senza le tue braccia a stringermi. Non immaginavo di accorgermi con terrore che le sfumature del tuo viso, della tua voce, dei tuoi occhi stessero pian piano sfuggendo alla mia memoria. Non ero pronto a tutto quel dolore.
E non avevo perso solo il mio amore: avevo perso anche il mio migliore amico. Ogni volta che vedevo passare qualcuno con un abbinamento stravagante, cercavo il tuo sguardo. Ogni volta che mi passava per la testa una canzone, iniziavo a cantare sperando che tu duettassi con me. Ogni volta che andavo al Lima Bean alla cassa chiedevo anche il tuo ordine, salvo poi correggere una cameriera sempre più confusa. Ogni mio singolo gesto mi ricordava te.
Ma tu rimanevi un’ombra nell’auditorium, una pallida imitazione della tua risata a una mia battuta, un fantasma dagli occhi limpidi.
Io ero solo.
 
Ho smesso ormai di tirare pugni a quel sacco. A che serve? Non ti riavrò indietro. Sono semplicemente scivolato sul pavimento freddo della palestra, scosso da singhiozzi che assomigliano al tuo nome.
Perché, perché?
Le uniche risposte a questa domanda sono insensate. Come ho potuto farlo? E come ho potuto venire da te fingendo non fosse successo nulla, cercando di farmi perdonare un gesto che ancora non conoscevi. Come ho potuto mentirti? Non potevo ingannarti, non te che riesci a capirmi prima ancora che ci riesca io.
Come ho potuto cercare di incolpare te? Non ero l’unico a dover sopportare quella lontananza, quella solitudine. Dio, sono stato così egoista! Ero accecato dal mio dolore, non pensavo al fatto che potessi provare lo stesso anche te.
E ora ti ho perso. Perché il tuo sguardo non ha più la scintilla che si accendeva ogni volta che eravamo insieme. Perché non mi perdonerai. Non posso nemmeno biasimarti, abbiamo già visto che io avrei fatto lo stesso.
Ma l’idea di non poter essere più tuo mi uccide. Mi uccidono i nostri ricordi e mi uccide l’idea di perderli. I nostri momenti mi perseguitano, le nostre frasi rimbombano nella mia testa, nella solitudine del mio letto.
 
Mi chiamo Blaine.
Kurt.
 
 
Courage.
 
 
Ti ricordi cosa prendo di solito?
Ma certo.
 
 
Io tengo veramente tanto a te. Ma come tu e un’altra ventina di persone avete visto al negozio, non sono molto bravo con le storie amorose. Non voglio rovinare tutto.
 
 
Perché ti arrabbi così tanto?
Perché per me sei un modello. Ammiro il tuo orgoglio nell’essere ciò che sei,so cosa significa nascondersi e invece eccoti a fare un passo indietro.
 
 
Kurt, c’è un momento quando dici a te stesso: “Oh, eccoti. E’ tutta la vita che ti cerco”.
 
 
Non ti dirò mai addio.
 
 
Gli farò vedere che, anche se mi urlano contro e mi parlano alle spalle, non mi possono colpire. Non possono colpire noi né quello che abbiamo.
 
 
Ti amo.
Ti amo anch’io.
 
 
Non potevo sopportare l’idea di stare lontano dalla persona che amo.
 
 
Mi togli il fiato.
 
 
Tu sei l’amore della mia vita, Kurt. E sono incazzato per il fatto che per l’anno prossimo dovrò imparare cosa significhi essere da soli.
 
 
E credimi, non voglio vederti andare via, ma non posso sopportare di vederti fermo qui. Ti sta uccidendo. E questo uccide me.
 
 
E’ solo che mi manchi molto. Tantissimo, okay?Mi manca parlarti, e abbracciarti, e mi manca baciarti e…
Anche a me. Ma tra due settimane vieni,no?
Lo so,ma.. cosa dovrei fare fino ad allora, trattenere il respiro?
 
 
Sono stato con qualcuno.
 
 
Crollo, cercando di proteggermi da questi pensieri.
Muoio.
Da solo. 
  
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