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Autore: Morgaine You    07/10/2012    8 recensioni
Guardi alla tua sinistra i tuoi amici: Takanori non regge, le gambe gli cedono.
Ma cosa sanno loro dello strazio che dilania la tua anima? Hanno mai amato Kouyou quanto te? No, non lo credi possibile. Lui era tuo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aoi, Uruha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Faded

I heard he died alone

 

Alzi gli occhi al cielo, pur non vedendolo. Non ci riesci, le lacrime troppo violente ti bruciano il viso scavando profondi solchi nelle tue guance, già incavate dal tempo che non ha avuto pietà di quelli che una volta erano i tuoi bei lineamenti. Incontri le nuvole dell’orizzonte, che si allontanano, portandosi appresso le ultime gocce di pioggia che fino a poco prima ti bagnava la pelle.
Non ricordi da quanto tempo ti trovi lì, inginocchiato e avvilito come un verme inerte, davanti a quella pietra consunta di freddo marmo. Hai abbandonato esausto le braccia lungo i fianchi smagriti, i palmi della mani rivolti al cielo in una silenziosa preghiera che tanto sai nessuno ascolterà. Perché tu non hai mai minimante creduto nell’Eterno, nei campi Elisi o nei profondi abissi infernali popolati da demoni danzanti; erano quelle le frasi che ti venivano raccontate da bambino.
Non ci credevi perché la tua vita era qui; accanto a lui. Qui la tua casa, i tuoi affetti, le passioni, le ragioni dell’essere. E ora lui se n’è andato. Non rivedrai più il sorriso di Kouyou, perché lui non ritornerà.
E ti illudi. Ti illudi di tornare sui tuoi passi, riavvolgere le correnti del tempo; ritorni a qualche giorno prima, quando Kouyou aveva deciso di andare personalmente a controllare che i preparativi per la tua festa andassero avanti nel modo giusto. Lo avresti preso per il braccio, mormorando dolcemente ‘’vado io’’. Così forse avresti visto in tempo il bambino che sbadatamente attraversava la strada semi buia, e quella macchina, troppo grande per quelle viette di quartiere, forse sarebbe riuscita a fermarsi in tempo.
Non sai ancora darti pace. La divina provvidenza, la tanto decantata fede che fa capolino all’ora della morte, non te la concede.
La mente, ormai svuotata anche dell’ultimo barlume di lucidità, impietosa ti obbliga a ripercorrere le ultime ore che velocemente si sono susseguite in un vortice di caos e ombre indistinte.
Rivedi l’ambulanza con le sirene il cui suono sordo ti rimbombava nelle orecchie, e la mano di Kouyou che febbrilmente stringeva la tua; uno sguardo vitreo e vuoto spiccava sotto la maschera di sangue in cui era ridotto il viso che tanto ti piaceva osservare prima di addormentarti. La folle corsa all’ospedale, i suoi battiti ogni minuto più rari e deboli. Puoi ancora sentire la scomodità di quella sedia di plastica fuori dalla sala delle emergenze, come vivido ti appare il bianco del camice del medico che, posandoti la mano sulla spalla, ti ha sussurrato ‘’mi dispiace’’.
 
Ti ritrovi catapultato poi, all’improvviso, in mezzo a decine di sagome nere e cupe. Forse la tua psiche, a causa del tremendo shock, ha cancellato quegli istanti in cui, nonostante fossi sostenuto dagli altri tuoi tre compagni, ti sei sentito cadere in un pozzo profondo mille e mille metri, affogando, lentamente, nell’acqua gelida. Yutaka, Takanori e Ryo tendeva la sua mano verso di te, ma tu non sei riuscito ad afferrarla.
Le figure ora si muovono intorno a te troppo placide, ti si avvicinano, ti stringono la mano; i loro visi svelano una sincera commozione. Un ultimo saluto a quel chitarrista cannibale sul palco, ma generoso e compassionevole nella vita privata.
Guardi alla tua sinistra i tuoi amici: Takanori non regge, le gambe gli cedono.
Ma cosa sanno loro dello strazio che dilania la tua anima? Hanno mai amato Kouyou quanto te? No, non lo credi possibile. Lui era tuo. In un atto di puro egoismo stracceresti l’amicizia che da anni vi lega, solo per riaverlo.
Il tuo volto non sembra in grado di tradire alcuna emozione. Non una lacrima, durante il funerale, la ha sfiorato. Non comprendi l’angoscia e l’affanno che ti circondano; non lo vuoi comprendere. Perché il tuo cuore si è diviso, e tu sei convinto che dopo tutto questo tornerai a casa e ancora riabbraccerai l’uomo che da tanti anni ti stava accanto, che apprezzava i tuoi pregi e sopportava pazientemente i tuoi numerosi difetti. Lui che, nella sua semplicità, con la grazia di una parola amica, sapeva cancellare il buio dalla tua vita.
 
Le persone inginocchiate intorno alla bara ti spaventano. Ti guardano in maniera ambigua, compatendoti. Perché se sei un essere umano inevitabilmente conosci il dolore. E tu lo conosci, ma ora non lo vuoi accettare, e forse non lo accetterai mai. Per la prima volta hai paura. E’ una paura contorta, irrazionale; è l’incubo nelle menti dei bambini, il tarlo di molti, la convinzione di pochi. La solitudine ora è la tua unica compagna. Sarai capace di ritornare a vivere?
Un sonoro scampanio ti riporta alla realtà.
 
Il sole sta scendendo lento alle tue spalle; oramai nemmeno lui può nulla di fronte al tragico scorrere degli eventi. E si rassegna, cedendo il passo all’astro della notte, augurandosi che tu possa trovare un po’ di conforto almeno nella Luna.
Ma la tua schiena è a pezzi e non riesce a sostenere il peso di un’altra notte; ti pieghi in avanti come un fuscello al vento verso lo scomodo letto ora giace, inerte, il tuo amato. I tuo occhi, stanchi e gonfi, incrociano quelli di Kouyou nella fotografia della lapide.
Kouyou sorride. Sorride come quando lo abbracciavi senza motivo, scompigliandogli quei meravigliosi capelli color dell’oro. Puoi ancora sentire il calore delle sue dita quando si intrecciavano alle tue.
Lui ora non può nemmeno piangere più. E’ intrappolato in quello scatto che rimarrà intatto negli anni, mentre il suo corpo verrà prosciugato della sua antica bellezza..
Purtroppo quel sorriso puro non riesce a lenire le ferite che porti addosso.
‘Kouyou?’
Nulla.
Per un altro suo bacio avresti dato la vita.
E poi però ricordi che giorno è oggi. E’ il 20 gennaio; l’aroma di un inverno prematuramente sulla via della fine ti avvolge, distraendoti quel poco che basta per renderti conto che, infine, non c’è più nulla per te in questo mondo.
 
‘Kouyou, oggi è il mio compleanno, ricordi?
Mi stavi organizzando una festa.
Ho sempre adorato festeggiare; tu e gli altri mi avete sempre fatto sentire parte
 di quella famiglia che non ho mai avuto. Vi ringrazio dal profondo del cuore.
Fa freddo, non trovi? Ma la neve si è ormai sciolta, e non rimane molto dell’anno appena
trascorso, a parte questo ininterrotto senso di vuoto che si appropria di me..del mio respiro.
Ti ho portato dei fiori, i tuoi preferiti..
Ti amo Kouyou.. e forse non lo sai, ma hai perso la tua vita per me, per farmi
un regalo. Per questo, oggi ho deciso portarti un dono.
Ciò che ho di più prezioso, ciò che tu più amavi..’
 
Non hai esitato un istante.
Con mano tremante, hai tirato fuori dalla tasca un piccolo taglierino con il quale, senza fretta, hai cominciato a inciderti la pelle ormai fredda. Intanto, tenevi lo sguardo fisso sulla foto di Kouyou.
Il sangue cominciava a fuoriuscire dalle vene azzurrognole dei tuoi polsi, imbrattando la camicia bianca, scendendo poi sull’erba umida, bagnando la sua tomba.
Il dolore, pungente e livido, ti era però dolce in prospettiva di un imminente ritorno tra le braccia di Kouyou. Quel dolore di rendeva immensamente felice. Poteva sembrare un paradosso, ma tutto è relativo; ti è stato insegnato a fare qualsiasi cosa per ciò che ami.
Il rivolo scarlatto che prepotentemente sgorgava dai tuoi arti ti infondeva, pian piano, quella pace interiore tanto agognata e finalmente concessa. Forse la tua anima poteva ancora essere salvata dalle tenebre..
 
‘Sii sempre sorridente, amore mio. Da qualche parte, un giorno, ci rivedremo.
Stringimi forte, non mi farai male; arrabbiati, colpisci, ma non mi abbandonare
un’altra volta. Raccogli i ruderi della mia vita, costruiscine una migliore.
Sei stato il mio primo amore, e sarai l’ultimo.
Torna da me,
sono nato per innamorarmi di te,
perché dunque il Fato dovrebbe interferire?*
Aspettami, bramami, non ti manca il tocco leggero delle mie mani?
Ritorno a te, e la gelosia del mondo non ci potrà separare ancora..’
 
 
 
 
 
Takanori sedeva senza forze sulla scalinata dell’arena vuota.
‘Bastava guardarli per capire..’
 
 
 
 
 
 
 
*Hola*
AoixUruha – Perdonami Uruporn
Questa shot mi è venuta in mente random ascoltando Kagefumi mentre ero a scuola, e sono quasi scoppiata in lacrime in classe *auto-pat*
Spero non vi sia sembrata frettolosa, perché l’ho scritta veramente di getto. Ho visto l’immagine di Aoi davanti a una tomba, il cielo grigio..
*‘Come back to Me
I was born in love with thee
So why should fate stand inbetween?’
Questo è un pezzo della canzone Her Ghost in the Fog dei Cradle of Filth.
 
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, anche un parere negativo ovviamente, so che ci sono cose che devo correggere. Sono relativamente ‘nuova’ in questo fandom, e so che ci sono decine di shot/fan fiction migliori di questa, ma un’opinione, lo sapete bene, fa sempre piacere (; Arigatou
   
 
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