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Autore: DragonAndWolf    07/10/2012    1 recensioni
Jötunheimr.
Il Regno dei giganti di ghiaccio è stato messo a dura prova dagli eserciti di Odino, Padre degli dèi e da Sutur, re di Muspellheimr. I due a fine battaglia trovano un bambino dei Jotun, Loki. Il Sovrano di Asgard decide di prendersene cura assieme al primogenito Thor, nascondendo le sue origini di gigante.
Anni dopo Sutur si ritrova a dover affrontare una battaglia più ardua: la perdita della moglie. Ella però riuscì a dare alla luce una bambina dai capelli rossi, Aleksandra.
Nel frattempo nel Regno degli elfi chiari, ad Alfheimr, si festeggia la nascita di una nuova principessa: Ainwen, figlia di Kàri e Calien, futura moglie di suo fratello Elros.
Un viaggio tra Regni sconosciuti e magici, pieno di battaglie, conflitti e amori.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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◌ ODINO ◌

Odino, Padre degli dèi, estrasse la spada dal cadavere di un gigante di ghiaccio.
Ovunque guardava c'erano morte e distruzione, la guerra contro gli Jotun si era rivelato peggiore di qualsiasi prospettiva.
Poco lontano vide il suo amico e compagno di guerra Sutur, re dei figli di Muspell, decapitare un gigante.
«Ti stai divertendo, Sutur?» Chiese con un sorriso accennato sulle labbra.
«Per tutti i draghi!» Tuonò il gigantesco Re di Muspellheimr, che teneva in mano la sua spada da guerra, Twilight. «Finalmente un po' di azione, ero stanco di rimanere su quel maledetto trono!»
Odino rise, ma sentì un rumore che attirò la sua attenzione, sembrava il pianto di un bambino.
«Lo senti?» Cercò di capire da dove provenisse quel lamento.
Sutur si fermò per un momento ad ascoltare. Effettivamente sentiva piangere qualcuno, sembrava la voce di un infante. «Sarà uno di quei mostri Odino, lascia perdere.» Cercò di convincere il Padre degli dèi, prendendolo per un braccio.«Lascia stare.»
Ma Odino non lo ascoltò, dirigendosi verso quel pianto e facendosi largo tra le macerie ed i cadaveri arrivando al tempio. Trovò un bambino, troppo minuto per essere figlio di un gigante, lasciato lì, sofferente, solo a morire. Il Padre degli dèi lo prese tra le braccia e la pelle del neonato da blu diventò rosea.
Guardandosi intorno riconobbe alcuni cadaveri, non erano soldati ma semplici servi reali.
«Odino.» Fece serio il Re di Muspellheimr, avvicinandosi all'amico. «Non c'è posto per uno come lui. Porterà solo sventura, credimi.»
«E’ il figlio di Laufey, quel mostro deve aver ordinato di abbandonarlo nel campo di battaglia per trovare morte certa.» Strinse di più a sé il bambino « Lo porterò ad Asgard, lo crescerò come mio figlio.»
«Non farlo!» Questa volta Sutur lo strattonò con la mano sinistra, in quella destra stringeva forte Twilight. «Potrebbe essere una trappola, pensaci! Hai già perso un occhio, vuoi perdere anche la testa?»
«Non lascerò che questo bambino muoia qui! Non saprà delle sue origini farò credere a tutti che è figlio mio e di Frigga.»
Dalla gola di Sutur si poteva sentire benissimo un ruggito di rabbia, i suoi occhi avvamparono. «Sei il mio migliore amico, e ti ho sempre dato consigli saggi. Io dico: lascialo morire qui, ora. Prima che sia lui a uccidere te e tutti noi!»
«Non seguirò il tuo consiglio!» Alzò la voce e questo fece piangere il bambino. «Lo chiamerò Loki.» Disse mentre tranquillizzava il neonato.
La mano che impugnava Twilight fremette, ma il possente Re non si sbilanciò dalla sua posizione. Guardò il bambino piangente tra le braccia di Odino, ma non fiatò. Sapeva che col Padre degli dèi non avrebbe potuto avere alcuna possibilità su certe cose.

A guerra finita, Odino e Sutur non si videro per anni, fino al giorno in cui la moglie di lui morì dando alla luce il secondo genito.
Appena saputo dell'accaduto il Padre degli dèi, seguito dalla sua famiglia, si era recato a Muspellheimr  per essere vicino al vecchio amico.
Non si aspettava di certo un’accoglienza calorosa, in un giorno di lutto come quello. L’intera città era spopolata, nessuno camminava per le strade polverose, le botteghe erano chiuse, sbarrate. Nessuno era andato incontro alla famiglia reale di Asgard, nemmeno una guardia del re.
Frigga storse il naso, ma non disse nulla al marito, si limitò a seguirlo verso il castello di Sutur, anch’esso desolato e silenzioso. Solo le piccole fiamme delle torce che illuminavano i corridoi lunghi e stretti crepitavano flebilmente.
Entrarono nella sala del trono, vuota. Il re in lutto stava davanti alla bara, in ginocchio e con le mani callose intrecciate tra loro per una preghiera. I draghi mastodontici di pietra proteggevano il trono di marmo, fissando il vuoto e rimanendo fermi nella loro posizione.
«Sutur.» Disse con calma Odino mentre appoggiava  una mano sulla spalla del re piangente, sapeva quanto amava la moglie. «Ci dispiace davvero tanto.» Aggiunse Frigga che teneva per mano i suoi due figli Thor e Loki.
Sutur non riuscì a rispondere, troppo addolorato dalla perdita della moglie. Continuava a fissare la bara dove ella riposava, circondata da rose rosse. Rosse come il colore dei suoi capelli.
«Non tornerà mai più.» Disse tristemente il re, ignorando il pianto di un neonato.
«Papà» fece Thor, il primogenito di Odino «chi è che piange?»
Odino non gli rispose, rivolgendosi poi all’amico. «E’ un maschio o una femmina?» Chiese mentre accarezzava la testa del figlio per farlo stare buono.
«Che ti importa?» Scattò brusco Sutur, non guardando in faccia l’amico né nessun altro, solo la bara della moglie. Il resto non contava per lui.
«Loki dove vai?»
Odino si girò di scatto sentendo la moglie alzare la voce e vide il bambino correre via.
Cominciò a rincorrerlo non capendo cosa volesse fare fino a quando non lo vide entrare nella stanza da cui proveniva il pianto del neonato.
 Il Padre degli dèi entrò e vide il figlio minore che teneva la mano di una neonata dai capelli rossi.
«Ora non piange più.» Affermò  felice Loki  mentre guardava estasiato la piccola.
Odino sorrise, ma poi notò in un angolo una bambina, avrà avuto circa l'età di Thor; stava  rannicchiata e piangeva. «Johanne  perché non stai con tua sorella?» Chiese alla figlia primogenita di Sutur.
 La piccola lo guardò con occhi pieni di lacrime e tristezza. «Non mi va.» Disse con voce tremante e rauca per il pianto. «Non voglio.»
«Ma non vedi com'è bella la tua sorellina? Su vieni qui vicino a Loki .» Odino si avvicinò a lei e la prese in braccio.
«No, solo io con bimba!» Ribatté  il principino mettendo il broncio.
Johanne guardò malissimo il corvino, come se avesse subito un affronto. Si dimenò tra le braccia di Odino per scendere. «No, lei ha ucciso la mamma...»
«Johanne guarda tua sorella, è cosi piccola e innocente non ha ucciso lei la tua mamma, non darle questa colpa» usò lo stesso tono che usava con i suoi figli, severo ma non troppo. La principessina fissò la sorella, scendendo  dalle braccia del Padre degli dei. Allungò una manina per prendere quella della piccola. «Aleksandra.»
Loki guardò male la principessa e Odino lo prese e lo trascinò via. << Lasciamole sole ora, va bene Loki?»
«Sì.» Rispose il corvino, guardandosi indietro.
Thor venne loro incontro, aggrappandosi a una gamba del padre. «Padre mio, posso vedere il bambino?»
«E’ una bambina, Thor, e ora sta con sua sorella, la vedrai dopo.» Odino si riavvicinò all’amico. «E’ una bellissima bambina Sutur, bella come sua madre.»
Il Re alzò gli occhi verso il vecchio amico, guardandolo con tristezza, per poi spostare di nuovo lo sguardo verso la bara della moglie. «Non so cosa mi sia preso...» Disse con voce triste, accarezzando il marmo bianco che racchiudeva il corpo della sua defunta moglie.
«Il dolore annebbia la mente,ma sappi che io e la mia famiglia ti saremo vicini.»
Sutur non ce la fece più e pianse. Lui era un guerriero non aveva mai pianto, ma ora il dolore era troppo grande da sopportare.

 

◌ IAIN ◌

Era una giornata soleggiata ad Alfheimr, bella, calda ma anche piuttosto movimentata. Sì, perché in quel giorno si celebrava il compleanno della piccola principessina Ainwen, la secondogenita del re Kàri e della regina Calien.
Ma Iain andava di fretta, non riusciva a trovarla da nessuna parte. Cercò nella sua camera, un piano più su della sua, nel Grande Albero Bianco. Ma niente. Anche Elros, suo fratello maggiore, era sparito.
Ah, aveva sempre un sacco da fare con quei due!
Cercò in lungo e in largo, facendosi spazio tra i servitori, ma dei due piccoli elfi niente da fare. Calien non ne sarebbe stata contenta, la regina degli elfi era intransigente su certe cose, ma mai quanto il marito Kàri.
Provò a cercarli nel bosco, ad Ainwen piaceva passare il tempo nel fiume vicino a dove stavano.
Vide una testa bionda in lontananza e, sporgendosi un po' di più tra i cespugli vide Elros. Lo chiamò varie volte, ma il principe non lo ascoltava, sembrava agitato...
«Elros?» Il midgardiano gli si avvicinò.
Il piccolo elfo stringeva la sorellina tra le braccia ma ella non si muoveva, i suoi occhi spauriti continuavano a fissare il giovane uomo venuto in loro soccorso, la bocca gli tremava come se volesse trattenere il pianto.
«E’ stato un incidente, stavamo giocando, non volevo lo giuro…»
Iain allontanò il giovane principe da Ainwen, prendendola tra le braccia. Il viso di lei era violaceo e non respirava. Le tastò il polso, ma... niente da fare.  Morta.
Guardò Elros come se fosse stato lui la causa della morte della principessina. Senza dire nulla portò il corpo senza vita di Ainwen  fino al Grande Albero Bianco. I sudditi intenti a festeggiare si ammutolirono davanti al passaggio del midgardiano, qualcuno mormorava, altri gridavano spaventati.
«Che succede??» Kàri si fece largo tra la folla, seguito dalla moglie.
«Sono andato al fiume per cercare il principe e la principessa e ho trovato Elros che stringeva il corpo della sorella senza vita» rispose tetro, voleva molto bene alla principessa, c'era stato alla sua nascita poiché le donne elfiche per partorire avevano bisogno di un umano che mettesse una mano sul loro pancione, e la regina anni fa scelse proprio lui.
«Elros?!» Il re degli elfi cercò con lo sguardo il primogenito. «Dov'è ora?!»
Il midgardiano si voltò, e negli occhi del principe scorse paura e terrore.
Fecero appoggiare il corpo di Ainwen a terra, vicino all'Albero sacro, l’Albero dove seppellivano ogni membro reale. Calien piangeva in silenzio, doveva dimostrare a tutto il popolo che era una vera regina.
«Padre?» Il bambino si asciugò le lacrime con la manica e tremante fece un passo avanti verso di lui.
Si sentì un sonoro schiaffo, ed Elros si ritrovò a terra, davanti allo sguardo un po' spaurito del midgardiano. Così giovane, aveva davvero assassinato lui la sorella? Questo si chiese Iain, poco prima che Kàri prendesse il figlio e tirandolo su per i capelli.
«L'hai uccisa tu!»
«NO,E’ STATO UN INCIDENTE, NON L'HO UCCISA!» Cominciò a dimenarsi cercando di sfuggire alla presa del padre. Gli elfi erano un popolo poco prolifero e uccidere un bambino era considerato un atto gravissimo, l'atto peggiore che si potesse fare.
«Sì, e che prove hai?» Serrò di più la presa e a quel punto Calien intervenne, ma il marito la allontanò cautamente, date le condizioni in cui versava.
«Mio signore» fece Iain, facendosi avanti. Gli elfi lo guardarono incuriositi. «Dobbiamo...» Guardò il corpo senza vita della piccola. «Non può certo uccidere il suo primogenito, sua moglie è al settimo mese di gravidanza. Potreste avere un'altra figlia…»
Kàri fece un bel respiro per calmarsi. « Non posso uccidere l'erede al trono>> continuò a guardare il figlio con disprezzo « ma toglietemelo dalla vista e conducetelo nelle prigioni, la legge è uguale per tutti!»
«Maestà?»
Elros una volta sbattuto a terra dal padre andò a nascondersi dietro Iain, ma quest'ultimo sembrava ignorarlo. Non sapeva come erano andati i fatti e di certo non si azzardava ad alzare le mani sul figlio del re. Ma non poteva di certo dissentire un ordine del sovrano che gli aveva dato una nuova vita lì in quel Regno.
Trascinò il principino fino nelle profondità del Grande Albero, dove due guardie lo rinchiusero. Fissò per un po' quel bambino di otto anni che sembrava così fragile in quel momento.
«Iain sono innocente te lo giuro!» Urlò disperato aggrappandosi alle sbarre.
«Ho le mani legate.» Si giustificò il giovane uomo. «Tu eri suo fratello maggiore, dovevi tenerla d'occhio.»
«Mi sono distratto non volevo ..!»
«Lei non sapeva nuotare! Ha quattro anni Elros, io non ero nei dintorni, non potevo starvi dietro!>>
Ainwen ora non c'era più. Sentì un grande vuoto nel suo cuore, portandosi una mano sul petto. Era così piccola, così graziosa, così…
Il principe si allontanò dalle sbarre e si mise in un angolino della cella, raggomitolandosi su sé stesso e scoppiando in lacrime.
Non sapeva se provare pietà o no per lui. Era il futuro re di Alfheimr, ma se fosse stato ritenuto necessario Kàri avrebbe regnato per altri mille anni assieme a Calien, provando a dare alla luce un altro erede maschio.
Quando risalì in superficie avevano già sepolto Ainwen. Non era riuscito a darle un ultimo addio...
«Mia Signora» notò la regina davanti all'Albero sacro, dove era stata seppellita la piccola.
«La vita che cresce dentro di me è femmina, la chiamerò come la sua defunta sorella…» Guardava la tomba della figlia e nel mentre si accarezzava il pancione.
«La proteggerò io, lo giuro, Vostra grazia. Crescerà sana e forte.»
«Elros non rimarrà per molto nelle prigioni, quindi Iain ti affido il compito di proteggere questa Ainwen. «Proteggila da Elros e da chiunque altro anche al costo della vita, o ne pagherai le conseguenze.» Calien usò il suo tipico tono freddo  che non ammetteva  reclami, era la degna moglie di Kàri, oltre a essere sua sorella di sangue.
Il midgardiano fece un breve inchino, guardando per terra. «Lo farò, mia regina. La proteggerò anche a costo della mia stessa vita.»

Dopo quella promessa passarono altri mesi, arrivando al giorno della nascita della nuova principessa.
Essendo una razza poco prolifera, la nascita di un nuovo elfo era qualcosa di prezioso e unico per loro, soprattutto se la nascitura era di sangue reale.
Era notte fonda, la luna piena illuminava il Lago della vita, dove era stata messa la regina, appoggiata a una roccia.
Il re fissava la scena con la sua solita serietà, come se non gliene importasse nulla. Invece per il popolo era molto importante.
Iain era a fianco alla regina e posò la mano sul pancione. « Andrà tutto bene vostra maestà, so che Ainwen è forte non dovete temere nulla.»
La regina annuì, non riuscendo però a trattenere il dolore che provava in quel momento, urlando e stringendo i denti. Ma come il midgardiano posò la mano sulla sua pancia... ecco che la piccola uscì. Strillava, dibatteva le manine spaventata, mentre un'ancella la prese prima che potesse annegare in acqua.
Il midgardiano si avvicinò all'elfa e prese lui la piccola, pulendola per bene e mostrandola al popolo e al re.
Tutti si inginocchiarono sulla riva del Lago della vita, guardando in basso in segno di sottomissione davanti alla nuova principessa, futura regina di Alfheimr. Elros si avvicinò a Iain guardando curioso la sorellina che piangeva ancora. Anche se piccina aveva un timbro di voce limpido e forte.
Kàri andò dalla moglie, senza guardare la bambina e in quel momento vicino alla luna sfrecciò una stella cadente.
«Kàri, mio amato» fece la regina guardando in alto nel cielo, verso l'enorme palla luminosa «è fortunata. Baciata dalla luce bianca della luna.»
«Come state moglie mia?» Le tolse i capelli dalla fronte sudata, l'unico gesto d'affetto che si permetteva in pubblico.
«Sto bene» disse stancamente lei. «Ma questo è l'ultimo figlio che riuscirò a darti…»
«Allora Elros sarà re un giorno e Ainwen sua sposa.» Nella sua voce si poteva sentire la delusione.
«Vostra maestà volete vedere la bambina? Un giorno sarà un abile guerriera, me lo sento.» Iain cullava la tra braccia la principessina, era bellissima la più bella bambina che avesse mai fatto nascere.
Calien accolse tra le sue braccia la piccola. Aveva smesso di piangere, aprendo ben bene gli occhietti azzurri come il cielo. Erano gli occhi più belli e limpidi di tutto il Regno, e la stava guardando come se la conoscesse da tanto tempo.
«Ainwen... guardala, Kàri. Non è bellissima?»
Kàri si limitò ad annuire con la testa, il suo volto rimase serio, neanche l'ombra di un sorriso.
«E’ bellissima, mamma» disse Elros fissando la sorellina.
 «Non ti avvicinare troppo.» La regina strinse la piccola per proteggerla, ma in questo modo la fece piangere, agitando le manine.
«Elros perché non vai a vedere se la stanza di tua sorella è sistemata?» Disse il midgardiano cercando di calmare la situazione, ma il principe serrò i pugni in segno di protesta.
«Voglio tenerla in braccio!!» Urlò Elros allungando una mano per accarezzare Ainwen, Kàri però lo allontanò bruscamente dandogli uno schiaffo.
«Fai come ti ha detto Iain. Subito!»
Il principe si allontanò, ovviamente offeso. Iain aiutò la regina a rialzarsi, coprendola con un velo di seta fine tempestata di perle, mentre la piccola Ainwen si divertiva a tirare i lunghi capelli biondi del padre.
Fortunata. E baciata dalla luna. Aveva giurato di proteggerla e lo avrebbe fatto ad ogni costo.

Salve a tutti! Siamo Dragon e Wolf, le autrici!^^
Non è la prima volta che scriviamo fan fiction insieme, quindi abbiamo deciso di crearci un account per tutte e due e di lavorare di nuovo assieme.
Questa storia è frutto di un gdr fatto e concluso questa estate, e volevamo proporla come storia da pubblicare. Speriamo possa piacere!^^
Il titolo Auta i lóme. Utúlie'n auresignifica: the night is passing, The day has come.
©Disegni by Wolf

   
 
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