La
rinascita
Quella mattina Bulma si svegliò con
la sensazione di essere più stanca di quando si era addormentata. La sera prima
aveva preso una pastiglia di sonnifero e, nonostante questo, aveva avuto un
sonno agitato e popolato di sogni angosciosi.
Si alzò dal letto e barcollò verso il bagno. Controllò il suo aspetto nello
specchio e ci trovò tutto quello che aveva supposto di trovarci: il viso di una
donna che stava lentamente invecchiando. Si lavò la faccia e uscì dalla sua
stanza.
Rimase senza fiato quando vide sua madre affaccendarsi intorno ad un tavolo da buffet, già preparato con panini, tartine, pasticcini e torte. C'era anche del caffé, ed un
robot-cameriere pronto a servire bibite e vino.
"Mamma, ma che..."
"Sorpresa! Ti ho organizzato una festa grandiosa!" esclamò la madre di
Bulma, correndole incontro.
"Per quale motivo dovrei festeggiare uno dei giorni più bui della mia
esistenza?"
Era il giorno del suo trentesimo compleanno.
"Scusa tesoro, ma qual'è il problema?"
"Il problema è che ho la sensazione di stare letteralmente sprecando la mia vita" confessò
abbassando gli occhi.
Bulma era fiera di ciò che possedeva. Aveva successo nel lavoro, e viveva in una
bellissima casa, la più grande della città. Godeva di tanto lusso e di tali agi!
Ma c'erano altre cose che avrebbero avuto un significato maggiore per lei.
Conforto, risate, calore umano... Da un po' di tempo aveva la sensazione di non
essere più nemmeno capace di ridere. Da quando si era lasciata con Yamcha era
diventata una donna annoiata, triste, sola e
senza più sogni. E come se non bastasse, si era perdutamente innamorata di un
uomo che non aveva alcun interesse nei suoi confronti.
"So che detesti festeggiare il tuo compleanno, ma ormai ho già invitato tutti i
tuoi amici! Arriveranno nel pomeriggio" cinguettò sua madre, e in quello stesso
istante Vegeta varcò la porta della sala.
"TU! Che ci fai qui? Tornatene subito a letto, stai ancora male!" lo ammonì
Bulma, non appena lo vide.
"Smettila di strillare! Avevo sete" ringhiò lui, avvicinandosi al frigorifero.
Era da giorni ormai che il saiyan si trovava costretto a trascorrere le ore a
letto. Durante un allenamento nella Gravity Room si era ferito gravemente, e non era ancora guarito
del tutto, nonostante le cure amorevoli di Bulma e dei suoi genitori.
"Vegeta caro, non fai gli auguri alla nostra Bulma? Oggi è il suo compleanno!"
esclamò la signora Brief.
Il saiyan sembrava
smarrito, come se non capisse.
"Significa che è passato un altro anno dal giorno in cui sono nata" spiegò
Bulma, sbuffando per nascondere il suo imbarazzo. E così ora anche Vegeta sapeva
che lei stava diventando sempre più vecchia!
"Per voi terrestri ogni occasione è buona per fare stupide feste! Siete
ridicoli" brontolò il saiyan posando la bottiglia d'acqua con un
tonfo secco.
"Guarda che io non avevo nessuna voglia di festeggiare. Piuttosto... quand'è il tuo
compleanno, Vegeta?"
Lui la fissò, e sembrava tutt'altro che contento nel risponderle. "Non lo
so. Il
calendario saiyan è diverso dal vostro".
"Quindi non sai nemmeno quanti anni hai?"
"No, e non mi interessa" tagliò corto lui.
Bulma trascorse le ultime ore a cospargersi il corpo di creme antirughe, e
a scegliere il vestito più giovanile che aveva nel suo armadio. Alla fine optò per un vestitino
a fiori molto corto.
Intorno alle quattro cominciarono ad arrivare i primi invitati.
"Goku, Chichi! Quanto tempo! Ma dov'è Gohan?"
"Ho preferito che rimanesse a casa a studiare. Per colpa di Piccolo e Goku, che
lo fanno allenare ogni giorno, è molto indietro col programma" si lamentò Chichi, e Bulma non riuscì a trattenere una lieve smorfia di disappunto.
Goku aveva un sorriso che illuminava la stanza, due graziose fossette sulle
guance e i soliti ribelli ciuffi di capelli scuri. A Bulma sembrava ancora un
ragazzino e, del resto, nel suo cuore lo sarebbe sempre stato.
Chichi invece, forse a causa dell'austero abbigliamento, appariva più vecchia
dei suoi anni. Aveva raccolto i capelli in una lucente crocchia e indossava un paio di
orecchini di perle. Aveva un aspetto tranquillo, controllato, pieno di dignità.
"Senti, ma... dov'è Vegeta?" domandò Goku.
"Vegeta? Vegeta è totalmente
estraneo e indifferente a quello che succede intorno a lui! Figuriamoci se il
principe dei saiyan ci degna della sua presenza ad uno stupido festino terrestre!"
lo canzonò Bulma, nervosa e infelice. Poi intravide Crilin e Muten, e andò loro
incontro.
Chichi notò che Goku, contrariamente al suo solito, aveva smesso di rimpinzarsi
di cibo e aveva un'aria tetra.
"Cosa succede, tesoro? Mi sembri preoccupato".
"E' così" disse lui, e cominciò a giocherellare nervosamente con un tovagliolo.
"Senti, Chichi... non dovrei parlarne con nessuno ma... Il ragazzo venuto dal
futuro mi aveva confidato che Bulma e Vegeta si sarebbero messi insieme e
avrebbero avuto un figlio."
"Cosa? Ma ne sei sicuro?"
domandò Chichi, rivolgendo lo sguardo a Bulma che stava scartando un regalo.
"Lei e Vegeta..." rimuginò la donna ad alta voce. "A me sembra invece che, in questa dimensione, tra loro due si sia
creato un abisso".
Più tardi, Bulma si allontanò in cucina per prendere la torta di compleanno dal
frigorifero. Fu lì che Chichi la raggiunse, desiderando parlare con lei in
privato.
"Bulma, hai un minuto?"
La ragazza le sorrise, passando un dito sulla panna della torta e assaggiandola.
"Certo. Dimmi tutto!"
"Io non ti sono molto simpatica, vero?"
La domanda spiazzò letteralmente Bulma, che si costrinse ad assumere un
atteggiamento serio. Ragionò sul suo rapporto con Chichi. Lei era, ai suoi occhi, una donna dura, di quelle
che intimidiscono un po', ma sicuramente era anche un modello di dignità, integrità e
forza. Non avevano nulla in comune. Erano virtualmente due estranee benché ci fosse tra loro un legame di cui
Bulma non era a conoscenza: entrambe erano destinate a diventare le mogli degli
ultimi due saiyan esistenti.
"Non preoccuparti. So che abbiamo due personalità molto diverse, e forse è per
questo che non ci piacciamo" disse Chichi, e c'era qualcosa di schietto, aperto e
gentile nella sua espressione.
E allora Bulma le rivolse un caldo sorriso. "Forse è così, Chichi. Ma era questo
che volevi dirmi?"
"In realtà volevo dirti due cose. La prima è che... non ti ho mai ringraziato per aver vegliato su Gohan ed esserti presa cura di
lui mentre eravate sul pianeta Nameck. Bèh, grazie!"
Bulma pensò che in realtà era stato Gohan a prendersi cura di lei, ma tacque.
"E poi volevo chiederti... Com'è Vegeta?"
"E' arrogante, presuntuoso, senza riguardi, gelido e privo di rispetto!" ribadì
Bulma snocciolando quelli che, secondo lei, erano i difetti principali
dell'uomo.
"Ti tratta male?" continuò a chiedere Chichi.
"No, semplicemente non si occupa minimamente di me. Ha ben altro per la testa, e
non esita di certo a farmelo capire. Ma perlomeno non ha mai alzato un dito contro di me".
Chichi rimase in silenzio, fissando il vuoto e Bulma si sentì in dovere di
continuare a parlare.
"Vegeta vive in un mondo che non mi include, salvo rare occasioni: quando devo
preparargli da mangiare o riparare le sue attrezzature! Viviamo sotto lo stesso
tetto, ma in realtà è come se lui si trovasse su un altro pianeta. Sembra che non abbia la necessità di comunicare, e se lo fa è con poche parole
asciutte. A volte sembra che neanche si accorga della mia presenza, assorto
com'è nella sua lotta contro il mondo..."
"Ne sei innamorata. Follemente" sentenziò all'improvviso Chichi.
Bulma sbarrò gli occhi, e prese a fissare il pavimento. Era dunque così
evidente? Poi si voltò di nuovo verso di
lei. "Come si può amare qualcuno che non sente la minima necessità di avere un'altra
persona al suo fianco? Goku e Vegeta sono due guerrieri saiyan, il loro
primo amore è il combattimento. Come puoi sopportare di essere messa al secondo
posto?"
"E' una cosa di cui ci si fa l'abitudine" disse con semplicità Chichi,
scrollando le spalle.
Bulma sorrise. In un certo senso era felice di aver condiviso il suo segreto con
qualcuno.
"Sei fortunata ad avere Goku. Lui è stupendo".
"Ehi! Non avrai mica una cotta per mio marito?" insinuò Chichi, in tono
scherzoso.
"Non nutro idee romantiche a suo riguardo; anzi, al contrario, per me lui è
qualcosa di sacro. Goku è parte della mia infanzia, della mia storia, ed è il
ricordo di un tempo felice... E' mio fratello. In un certo senso è come se tu
fossi mia cognata".
Chichi rise a quell'osservazione. E mentre l'aiutava a portare l'enorme torta di
compleanno in salotto, si sentì improvvisamente arricchita di una nuova amicizia.
Intanto, disteso su un morbido
letto, giaceva un guerriero ferito più nell'anima che nel corpo.
Vegeta poteva distinguere chiaramente l'aura di Goku, in un punto ben definito
della casa. Avvertiva tutta la sua incredibile forza... Lui, padrone di un
potere che al principe dei saiyan era invece stato negato. Nonostante tutti i
suoi sforzi Vegeta non era ancora riuscito a raggiungere lo stadio di Super
saiyan e questo gli faceva ribollire il sangue di un odio malsano, un odio senza
rimedio. Quel debole guerriero di infimo livello si stava divertendo e
rilassando con i propri amici, mentre lui invece era costretto all'immobilità su
di un letto.
Era una cosa inaccettabile per il suo orgoglio! Fu così che, sebbene ogni
muscolo del suo corpo gli dolesse, ed ogni movimento che faceva era come una
pugnalata allo stomaco, si diresse verso la sua camera di tortura.
Ormai era metà pomeriggio e la folla degli ospiti stava cominciando a diradarsi.
Bulma era felice di aver trascorso una bella serata con i propri amici, eppure
avvertiva un vuoto a cui nessuno di loro poteva porre rimedio. Era in pensiero
per Vegeta. Non lo aveva visto per tutta la serata e gli mancava enormemente.
Decise di portargli da mangiare, e così poggiò su un vassoio una fetta di torta alle fragole e qualche dolcetto. Ma
quando raggiunse la sua camera da letto, con sgomento scoprì che era vuota.
"Quel testone... è andato ad allenarsi!"
Mollò il vassoio sulla scrivania e corse a cercarlo.
Fuori diluviava. Bulma camminava a larghi passi affondando i tacchi nel terreno
fangoso che la separava dalla navicella in cui Vegeta si stava allenando. Quando
giunse di fronte alla porta blindata, cominciò a battere furiosa i pugni contro
il freddo metallo. "VEGETA! APRI IMMEDIATAMENTE!"
Dall'interno della camera gravitazionale, Vegeta barcollò in direzione della
porta, sbuffando:
Bulma non era una donna alla quale si potesse facilmente dire di no.
"Che vuoi?" le disse quando se la ritrovò davanti. Bulma notò immediatamente,
con orrore, che alcune ferite di Vegeta si erano riaperte e sanguinavano
copiosamente.
"Devi tornare a casa, non stai bene! Ma ti sei visto? Non ti reggi in piedi!" lo
ammonì.
Con l'energia e la persuasione necessaria, forse avrebbe potuto farcela.
"Lasciami in pace!" le ordinò lui, che continuava ad avere un'aria
imbronciata, rabbiosa, glaciale. Lei si accorse di sentire sempre lo stesso
gelido vento di disapprovazione ogni qualvolta lo aveva davanti.
"Perchè fai così? Vuoi forse morire?" Il tono della sua voce era venato di
disperazione.
Vegeta ghignò di rimando. "Può darsi che io preferisca morire piuttosto che
restare qui a farmi umiliare da Kakaroth!"
"Goku è tornato a casa sua! Non devi dimostrare niente a nessuno adesso, hai capito? Se
torni nel tuo letto a riposare e guarire, nessuno ti giudicherà un debole, puoi
stare tranquillo!" Adesso lo guardava implorante, ma
senza successo.
Capì che ogni frase era inutile. Alla fine Vegeta faceva sempre quello che
voleva.
"Resterò qua fuori, finché non uscirai da questa stanza" gli disse piano.
Vegeta richiuse la porta con rabbia, e Bulma scivolò a terra, sconfitta.
Vegeta si dedicò ai suoi allenamenti, sempre più
infuriato. Ed era proprio quel sentimento di ira a dargli la forza di combattere
contro la gravità, anche in un momento come quello, in cui sembrava che il suo
corpo ferito reclamasse un po' di tregua. Le parole di Bulma continuarono per
ore a rimbombargli in testa testardamente e, più lui cercava di ignorarle, più
quelle tornavano ad infastidirlo. Poi si accorse con disgusto di essere
grondante di sangue.
"Vuoi forse morire?"
No. Vegeta non voleva morire, aveva uno scopo da raggiungere, una vendetta da
compiere e due cyborg misteriosi da distruggere. Erano troppe le cose per cui
doveva vivere!
Decise finalmente di spegnere la gravità.
A stento riuscì a raggiungere l'uscita, e quando sentì calde gocce di pioggia
bagnargli il viso e lavare via il suo sangue, tirò un leggero sospiro di
sollievo.
Intravide qualcosa nel buio... Vi si avvicinò, e quando infine riuscì a mettere
bene a fuoco la figura, rimase letteralmente esterrefatto: Bulma era seduta con la schiena poggiata
contro il muro della Gravity Room, tremante e inzuppata d'acqua, sotto la pioggia
scrosciante. Vegeta sentì subito un nodo di angoscia che gli chiudeva lo stomaco.
Rimase a fissarla con occhi sbarrati.
"STUPIDA!" gridò poi, lanciandosi verso di lei.
La fece alzare piano,
ma Bulma sembrava non reggersi sulle proprie gambe e si abbandonò
completamente contro il corpo dell'uomo che amava.
"Ventitre Luglio" sussurrò
contro il suo petto.
"Cosa?"
"Ventitre Luglio. E' il giorno in cui festeggeremo il tuo compleanno"
disse Bulma alzando lo sguardo per vedere la sua reazione.
"Che assurdità! Devi smetterla di darmi cose di cui non ho il minimo bisogno!"
sbraitò, con gli occhi scintillanti di rabbia. Vegeta notò che la donna aveva le
guance arrossate per il freddo e che le labbra avevano assunto un colorito
violaceo. La prese in braccio, sebbene si sentisse senza energie e con le ossa a
pezzi, e si affrettò quindi a raggiungere l'interno della casa. Tutti gli
invitati se ne erano andati già da un pezzo, e là dove prima regnavano caos,
chiacchiere e risate, ora vi era il silenzio più assoluto. Vegeta fece sdraiare
Bulma sul divano del soggiorno, e poi si lasciò cadere in ginocchio accanto a
lei, esausto. Trascorsero diversi minuti in silenzio. Bulma pensò che si fosse
addormentato, e cercò nel buio la mano del saiyan. La trovò, e la strinse forte.
Non sentì più freddo e chiuse anch'essa gli occhi, lasciando che una strana pace
pervadesse intorno a lei.
"Perchè proprio il... ventitre luglio?" mormorò all'improvviso il saiyan, in un
sussurro appena udibile.
"E' il giorno in cui sei stato riportato in vita
con le sfere del Drago".
Vegeta sorrise. Ricordava bene il giorno in cui era cominciata la sua nuova vita, libero
per sempre dalla tirannia di Freezer. Ed era anche il giorno in cui Bulma lo
aveva invitato a stare a casa sua, donandogli tutto ciò di cui aveva bisogno.
Non era il giorno della sua nascita, ma quello della sua rinascita. E suonava
bene, dopotutto.
Fu così che Bulma, mentre scivolava dolcemente nel sonno, avvertì la stretta
alla mano di Vegeta farsi più forte.
The End