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Autore: crazybulma    20/04/2007    17 recensioni
Bulma era fiera di ciò che possedeva. Aveva successo nel lavoro, e viveva in una bellissima casa, la più grande della città. Godeva di tanto lusso e di tali agi! Ma c'erano altre cose che avrebbero avuto un significato maggiore per lei. Conforto, risate, calore umano... E come se non bastasse, si era perdutamente innamorata di un uomo che non aveva alcun interesse nei suoi confronti.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La rinascita

La rinascita

Quella mattina Bulma si svegliò con la sensazione di essere più stanca di quando si era addormentata. La sera prima aveva preso una pastiglia di sonnifero e, nonostante questo, aveva avuto un sonno agitato e popolato di sogni angosciosi.
Si alzò dal letto e barcollò verso il bagno. Controllò il suo aspetto nello specchio e ci trovò tutto quello che aveva supposto di trovarci: il viso di una donna che stava lentamente invecchiando. Si lavò la faccia e uscì dalla sua stanza.
Rimase senza fiato quando vide sua madre affaccendarsi intorno ad un tavolo da buffet, già preparato con panini, tartine, pasticcini e torte. C'era anche del caffé, ed un robot-cameriere pronto a servire bibite e vino.
"Mamma, ma che..."
"Sorpresa! Ti ho organizzato una festa grandiosa!" esclamò la madre di Bulma, correndole incontro.
"Per quale motivo dovrei festeggiare uno dei giorni più bui della mia esistenza?"
Era il giorno del suo trentesimo compleanno.
"Scusa tesoro, ma qual'è il problema?"
"Il problema è che ho la sensazione di stare letteralmente sprecando la mia vita" confessò abbassando gli occhi.
Bulma era fiera di ciò che possedeva. Aveva successo nel lavoro, e viveva in una bellissima casa, la più grande della città. Godeva di tanto lusso e di tali agi!
Ma c'erano altre cose che avrebbero avuto un significato maggiore per lei. Conforto, risate, calore umano... Da un po' di tempo aveva la sensazione di non essere più nemmeno capace di ridere. Da quando si era lasciata con Yamcha era diventata una donna annoiata, triste, sola e senza più sogni. E come se non bastasse, si era perdutamente innamorata di un uomo che non aveva alcun interesse nei suoi confronti.

"So che detesti festeggiare il tuo compleanno, ma ormai ho già invitato tutti i tuoi amici! Arriveranno nel pomeriggio" cinguettò sua madre, e in quello stesso istante Vegeta varcò la porta della sala.
"TU! Che ci fai qui? Tornatene subito a letto, stai ancora male!" lo ammonì Bulma, non appena lo vide.
"Smettila di strillare! Avevo sete" ringhiò lui, avvicinandosi al frigorifero. Era da giorni ormai che il saiyan si trovava costretto a trascorrere le ore a letto. Durante un allenamento nella Gravity Room si era ferito gravemente, e non era ancora guarito del tutto, nonostante le cure amorevoli di Bulma e dei suoi genitori.
"Vegeta caro, non fai gli auguri alla nostra Bulma? Oggi è il suo compleanno!" esclamò la signora Brief.
Il saiyan sembrava smarrito, come se non capisse.
"Significa che è passato un altro anno dal giorno in cui sono nata" spiegò Bulma, sbuffando per nascondere il suo imbarazzo. E così ora anche Vegeta sapeva che lei stava diventando sempre più vecchia!
"Per voi terrestri ogni occasione è buona per fare stupide feste! Siete ridicoli" brontolò il saiyan posando la bottiglia d'acqua con un tonfo secco.
"Guarda che io non avevo nessuna voglia di festeggiare. Piuttosto... quand'è il tuo compleanno, Vegeta?"
Lui la fissò, e sembrava tutt'altro che contento nel risponderle. "Non lo so. Il calendario saiyan è diverso dal vostro".
"Quindi non sai nemmeno quanti anni hai?"
"No, e non mi interessa" tagliò corto lui.


Bulma trascorse le ultime ore a cospargersi il corpo di creme antirughe, e a scegliere il vestito più giovanile che aveva nel suo armadio. Alla fine optò per un vestitino a fiori molto corto.
Intorno alle quattro cominciarono ad arrivare i primi invitati.
"Goku, Chichi! Quanto tempo! Ma dov'è Gohan?"
"Ho preferito che rimanesse a casa a studiare. Per colpa di Piccolo e Goku, che lo fanno allenare ogni giorno, è molto indietro col programma" si lamentò Chichi, e Bulma non riuscì a trattenere una lieve smorfia di disappunto.
Goku aveva un sorriso che illuminava la stanza, due graziose fossette sulle guance e i soliti ribelli ciuffi di capelli scuri. A Bulma sembrava ancora un ragazzino e, del resto, nel suo cuore lo sarebbe sempre stato.
Chichi invece, forse a causa dell'austero abbigliamento, appariva più vecchia dei suoi anni. Aveva raccolto i capelli in una lucente crocchia e indossava un paio di orecchini di perle. Aveva un aspetto tranquillo, controllato, pieno di dignità.
"Senti, ma... dov'è Vegeta?" domandò Goku.
"Vegeta? Vegeta è totalmente estraneo e indifferente a quello che succede intorno a lui! Figuriamoci se il principe dei saiyan ci degna della sua presenza ad uno stupido festino terrestre!" lo canzonò Bulma, nervosa e infelice. Poi intravide Crilin e Muten, e andò loro incontro.
Chichi notò che Goku, contrariamente al suo solito, aveva smesso di rimpinzarsi di cibo e aveva un'aria tetra.
"Cosa succede, tesoro? Mi sembri preoccupato".
"E' così" disse lui, e cominciò a giocherellare nervosamente con un tovagliolo. "Senti, Chichi... non dovrei parlarne con nessuno ma... Il ragazzo venuto dal futuro mi aveva confidato che Bulma e Vegeta si sarebbero messi insieme e avrebbero avuto un figlio."
"Cosa? Ma ne sei sicuro?" domandò Chichi, rivolgendo lo sguardo a Bulma che stava scartando un regalo. "Lei e Vegeta..." rimuginò la donna ad alta voce. "A me sembra invece che, in questa dimensione, tra loro due si sia creato un abisso".


Più tardi, Bulma si allontanò in cucina per prendere la torta di compleanno dal frigorifero. Fu lì che Chichi la raggiunse, desiderando parlare con lei in privato.
"Bulma, hai un minuto?"
La ragazza le sorrise, passando un dito sulla panna della torta e assaggiandola. "Certo. Dimmi tutto!"
"Io non ti sono molto simpatica, vero?"
La domanda spiazzò letteralmente Bulma, che si costrinse ad assumere un atteggiamento serio. Ragionò sul suo rapporto con Chichi. Lei era, ai suoi occhi, una donna dura, di quelle che intimidiscono un po', ma sicuramente era anche un modello di dignità, integrità e forza. Non avevano nulla in comune. Erano virtualmente due estranee benché ci fosse tra loro un legame di cui Bulma non era a conoscenza: entrambe erano destinate a diventare le mogli degli ultimi due saiyan esistenti.
"Non preoccuparti. So che abbiamo due personalità molto diverse, e forse è per questo che non ci piacciamo" disse Chichi, e c'era qualcosa di schietto, aperto e gentile nella sua espressione.
E allora Bulma le rivolse un caldo sorriso. "Forse è così, Chichi. Ma era questo che volevi dirmi?"
"In realtà volevo dirti due cose. La prima è che... non ti ho mai ringraziato per aver vegliato su Gohan ed esserti presa cura di lui mentre eravate sul pianeta Nameck. Bèh, grazie!"
Bulma pensò che in realtà era stato Gohan a prendersi cura di lei, ma tacque.
"E poi volevo chiederti... Com'è Vegeta?"
"E' arrogante, presuntuoso, senza riguardi, gelido e privo di rispetto!" ribadì Bulma snocciolando quelli che, secondo lei, erano i difetti principali dell'uomo.
"Ti tratta male?" continuò a chiedere Chichi.
"No, semplicemente non si occupa minimamente di me. Ha ben altro per la testa, e non esita di certo a farmelo capire. Ma perlomeno non ha mai alzato un dito contro di me".
Chichi rimase in silenzio, fissando il vuoto e Bulma si sentì in dovere di continuare a parlare.
"Vegeta vive in un mondo che non mi include, salvo rare occasioni: quando devo preparargli da mangiare o riparare le sue attrezzature! Viviamo sotto lo stesso tetto, ma in realtà è come se lui si trovasse su un altro pianeta. Sembra che non abbia la necessità di comunicare, e se lo fa è con poche parole asciutte. A volte sembra che neanche si accorga della mia presenza, assorto com'è nella sua lotta contro il mondo..."
"Ne sei innamorata. Follemente" sentenziò all'improvviso Chichi.
Bulma sbarrò gli occhi, e prese a fissare il pavimento. Era dunque così evidente? Poi si voltò di nuovo verso di lei. "Come si può amare qualcuno che non sente la minima necessità di avere un'altra persona al suo fianco? Goku e Vegeta sono due guerrieri saiyan, il loro primo amore è il combattimento. Come puoi sopportare di essere messa al secondo posto?"
"E' una cosa di cui ci si fa l'abitudine" disse con semplicità Chichi, scrollando le spalle.
Bulma sorrise. In un certo senso era felice di aver condiviso il suo segreto con qualcuno.
"Sei fortunata ad avere Goku. Lui è stupendo".
"Ehi! Non avrai mica una cotta per mio marito?" insinuò Chichi, in tono scherzoso.
"Non nutro idee romantiche a suo riguardo; anzi, al contrario, per me lui è qualcosa di sacro. Goku è parte della mia infanzia, della mia storia, ed è il ricordo di un tempo felice... E' mio fratello. In un certo senso è come se tu fossi mia cognata".
Chichi rise a quell'osservazione. E mentre l'aiutava a portare l'enorme torta di compleanno in salotto, si sentì improvvisamente arricchita di una nuova amicizia.

Intanto, disteso su un morbido letto, giaceva un guerriero ferito più nell'anima che nel corpo.
Vegeta poteva distinguere chiaramente l'aura di Goku, in un punto ben definito della casa. Avvertiva tutta la sua incredibile forza... Lui, padrone di un potere che al principe dei saiyan era invece stato negato. Nonostante tutti i suoi sforzi Vegeta non era ancora riuscito a raggiungere lo stadio di Super saiyan e questo gli faceva ribollire il sangue di un odio malsano, un odio senza rimedio. Quel debole guerriero di infimo livello si stava divertendo e rilassando con i propri amici, mentre lui invece era costretto all'immobilità su di un letto. Era una cosa inaccettabile per il suo orgoglio! Fu così che, sebbene ogni muscolo del suo corpo gli dolesse, ed ogni movimento che faceva era come una pugnalata allo stomaco, si diresse verso la sua camera di tortura.


Ormai era metà pomeriggio e la folla degli ospiti stava cominciando a diradarsi.
Bulma era felice di aver trascorso una bella serata con i propri amici, eppure avvertiva un vuoto a cui nessuno di loro poteva porre rimedio. Era in pensiero per Vegeta. Non lo aveva visto per tutta la serata e gli mancava enormemente. Decise di portargli da mangiare, e così poggiò su un vassoio una fetta di torta alle fragole e qualche dolcetto. Ma quando raggiunse la sua camera da letto, con sgomento scoprì che era vuota.
"Quel testone... è andato ad allenarsi!"
Mollò il vassoio sulla scrivania e corse a cercarlo.
Fuori diluviava. Bulma camminava a larghi passi affondando i tacchi nel terreno fangoso che la separava dalla navicella in cui Vegeta si stava allenando. Quando giunse di fronte alla porta blindata, cominciò a battere furiosa i pugni contro il freddo metallo. "VEGETA! APRI IMMEDIATAMENTE!"
Dall'interno della camera gravitazionale, Vegeta barcollò in direzione della porta, sbuffando: Bulma non era una donna alla quale si potesse facilmente dire di no.
"Che vuoi?" le disse quando se la ritrovò davanti. Bulma notò immediatamente, con orrore, che alcune ferite di Vegeta si erano riaperte e sanguinavano copiosamente.
"Devi tornare a casa, non stai bene! Ma ti sei visto? Non ti reggi in piedi!" lo ammonì. Con l'energia e la persuasione necessaria, forse avrebbe potuto farcela.
"Lasciami in pace!" le ordinò lui, che continuava ad avere un'aria imbronciata, rabbiosa, glaciale. Lei si accorse di sentire sempre lo stesso gelido vento di disapprovazione ogni qualvolta lo aveva davanti.
"Perchè fai così? Vuoi forse morire?" Il tono della sua voce era venato di disperazione.
Vegeta ghignò di rimando. "Può darsi che io preferisca morire piuttosto che restare qui a farmi umiliare da Kakaroth!"
"Goku è tornato a casa sua! Non devi dimostrare niente a nessuno adesso, hai capito? Se torni nel tuo letto a riposare e guarire, nessuno ti giudicherà un debole, puoi stare tranquillo!" Adesso lo guardava implorante, ma senza successo.
Capì che ogni frase era inutile. Alla fine Vegeta faceva sempre quello che voleva.
"Resterò qua fuori, finché non uscirai da questa stanza" gli disse piano. Vegeta richiuse la porta con rabbia, e Bulma scivolò a terra, sconfitta.


Vegeta si dedicò ai suoi allenamenti, sempre più infuriato. Ed era proprio quel sentimento di ira a dargli la forza di combattere contro la gravità, anche in un momento come quello, in cui sembrava che il suo corpo ferito reclamasse un po' di tregua. Le parole di Bulma continuarono per ore a rimbombargli in testa testardamente e, più lui cercava di ignorarle, più quelle tornavano ad infastidirlo. Poi si accorse con disgusto di essere grondante di sangue.
"Vuoi forse morire?"
No. Vegeta non voleva morire, aveva uno scopo da raggiungere, una vendetta da compiere e due cyborg misteriosi da distruggere. Erano troppe le cose per cui doveva vivere!
Decise finalmente di spegnere la gravità.

A stento riuscì a raggiungere l'uscita, e quando sentì calde gocce di pioggia bagnargli il viso e lavare via il suo sangue, tirò un leggero sospiro di sollievo.
Intravide qualcosa nel buio... Vi si avvicinò, e quando infine riuscì a mettere bene a fuoco la figura, rimase letteralmente esterrefatto: Bulma era seduta con la schiena poggiata contro il muro della Gravity Room, tremante e inzuppata d'acqua, sotto la pioggia scrosciante. Vegeta sentì subito un nodo di angoscia che gli chiudeva lo stomaco. Rimase a fissarla con occhi sbarrati. "STUPIDA!" gridò poi, lanciandosi verso di lei.
La fece alzare piano, ma Bulma sembrava non reggersi sulle proprie gambe e si abbandonò completamente contro il corpo dell'uomo che amava.
"Ventitre Luglio" sussurrò contro il suo petto.
"Cosa?"
"Ventitre Luglio. E' il giorno in cui festeggeremo il tuo compleanno" disse Bulma alzando lo sguardo per vedere la sua reazione.
"Che assurdità! Devi smetterla di darmi cose di cui non ho il minimo bisogno!" sbraitò, con gli occhi scintillanti di rabbia. Vegeta notò che la donna aveva le guance arrossate per il freddo e che le labbra avevano assunto un colorito violaceo. La prese in braccio, sebbene si sentisse senza energie e con le ossa a pezzi, e si affrettò quindi a raggiungere l'interno della casa. Tutti gli invitati se ne erano andati già da un pezzo, e là dove prima regnavano caos, chiacchiere e risate, ora vi era il silenzio più assoluto. Vegeta fece sdraiare Bulma sul divano del soggiorno, e poi si lasciò cadere in ginocchio accanto a lei, esausto. Trascorsero diversi minuti in silenzio. Bulma pensò che si fosse addormentato, e cercò nel buio la mano del saiyan. La trovò, e la strinse forte.
Non sentì più freddo e chiuse anch'essa gli occhi, lasciando che una strana pace pervadesse intorno a lei.
"Perchè proprio il... ventitre luglio?" mormorò all'improvviso il saiyan, in un sussurro appena udibile.
"E' il giorno in cui sei stato riportato in vita con le sfere del Drago".
Vegeta sorrise. Ricordava bene il giorno in cui era cominciata la sua nuova vita, libero per sempre dalla tirannia di Freezer. Ed era anche il giorno in cui Bulma lo aveva invitato a stare a casa sua, donandogli tutto ciò di cui aveva bisogno.
Non era il giorno della sua nascita, ma quello della sua rinascita. E suonava bene, dopotutto.
Fu così che Bulma, mentre scivolava dolcemente nel sonno, avvertì la stretta alla mano di Vegeta farsi più forte.


The End

  
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