'Cause I know that you feel me somehow.
Day 1: Cooper + Klaine
Secret Pleasure.
«Avanti Blaine, perché devi farti pregare ogni volta?».
Il minore degli Anderson sbuffò sonoramente, ma più per scena che perché fosse davvero scocciato. Non vedeva suo fratello da un po’ di tempo ormai e il fatto che fosse in città – anche se per lavoro – era un’occasione che davvero non poteva farsi scappare, soprattutto da quando avevano riallacciato i rapporti.
«Sono secoli che non ci vediamo…», si lamentò, appunto, Cooper.
«Appunto, sono secoli e sarebbe bello andare in un semplice localino per mangiare qualcosa… non in una discoteca gay che neanche conosco!».
«Sei noioso, Blaine! Se lo dicessi a Kurt sarebbe immediatamente d’accordo!».
«Non farai nulla del genere! L’ultima volta che siamo andati in un locale gay è finita in modo pessimo e davvero non ho bisogno di repliche…».
«È finita male solo perché sei un coglione e ti sei ubriacato. Stavolta sarà diverso: ci sono io e farò in modo che siate entrambi responsabili».
Perché la cosa non suonava così credibile detta da lui?
«Ma tu ti sentiresti a disagio, no? Insomma, i locali gay non sono il tuo genere di posti», tentò di dissuaderlo sempre con minore convinzione Blaine.
«Mi sto aprendo a nuove esperienze, fratellino, quindi tranquillo: sarà interessante per tutti!».
Il riccio colse immediatamente il doppio senso della frase ed arrossì fino alla punta dei capelli, ringraziando il cielo che la conversazione fosse per telefono.
«Niente più scuse: passo alle dieci, poi andiamo a prendere Kurt. Siate puntuali».
La chiamata terminò prima che il più piccolo potesse avere ancora voce in capitolo. Blaine restò a fissare il display per qualche istante: aveva un brutto, pessimo presentimento per quella serata, ma ormai la cosa era fatta e non ci sarebbe stato modo di evitarlo. Per questo si diede una scossa e chiamò Kurt, avvisandolo dei nuovi programmi.
«É un'ottima idea!» esclamò felice il suo ragazzo, appena ebbe esposto la cosa «Non vedi Cooper da un po', sarà una bella serata».
Blaine mugugnò, senza essersene ancora convinto del tutto.
«Qual è il problema, Blaine?»
«Non so... non mi convince la cosa: Coop ha insistito particolarmente e quando ci tiene così tanto non è mai un buon segno, credimi».
«Oh, avanti! Dagli una possibilità per una volta» rise Kurt «Vedrai che andrà benissimo».
«Se consideri i nostri precedenti nei locali gay...»
«Ecco, era qua che volevo arrivare: possibile che ancora pensi a quella storia? È davvero acqua passata, quindi, per favore, andiamo e divertiamoci... almeno così potrai bilanciare la bella esperienza di stasera con l'altra e limitare il tuo pregiudizio. D'accordo?»
«O potrebbe essere la volta buona che ti convinci anche tu del contrario...», sussurrò Blaine.
«Ti ho sentito!» rise di nuovo l'altro «Dai, a che ora passate?».
«Per le dieci e mezza saremo da te».
«A dopo, allora! Ti amo».
«Ti amo anche io».
Blaine chiuse anche la seconda chiamata del pomeriggio e no, il presentimento che fosse un pessima idea non si era minimamente fatto intimorire dall'ottimismo del suo ragazzo. Si disse che era semplicemente paranoico e che davvero avrebbe potuto dare, per una volta, una possibilità a suo fratello e si avviò verso il bagno per farsi una doccia.
***
«Kurt! È bello rivederti!».
Il maggiore degli Anderson strinse a sé il ragazzo con affetto e poi lo guardò bene, dall'alto al basso, con occhio critico «Però, mica male il ragazzo!».
Kurt arrossì lievemente e guardò prima Blaine e poi Cooper
senza sapere se dovesse sentirsi o meno a disagio. Il suo ragazzo spezzò
quell’imbarazzo tirandolo a sé e lasciandogli un dolce bacio sulle labbra – a
nessuno sfuggì il brillio negli occhi del più grande che li guardava attento.
«Su, piccioncini,
pronti per una serata folle?», li incitò risalendo in macchina e lasciando che
entrambi prendessero i posti dietro.
«Ecco, è di questo che voglio ancora parlare», prese la
palla al balzo Blaine «Non sarà nulla di eccessivo, vero?».
«Dio, Kurt, ma come fai a sopportarlo?», si lamentò Cooper
«O forse fa la mamma chioccia solo con me?».
«Avrò le mie ragioni, ti pare?», sbuffò il minore, mettendo
un broncio che solo il bacio divertito di Kurt riuscì a far sparire.
«Gli stiamo dando una possibilità, ricordi?», gli sussurrò
all’orecchio – consapevole ovviamente delle occhiate che il guidatore stava
lanciando loro attraverso lo specchietto retrovisore.
«Promettimi che quando questa cosa finirà male mi lascerai
dire “te l’avevo detto”».
Stavolta fu Kurt a sbuffare «Pessimista!».
«Realista», lo contraddisse Blaine, proprio mentre Cooper
parcheggiava.
Scesero senza che nessuno dicesse nulla ed immediatamente si trovarono a fissare la grande insegna luminosa davanti a loro. Con un bianco quasi accecante, un “Secret Pleasure” indicava il nome della loro meta. Kurt sorrise: pareva di classe, in qualche modo raffinato, di certo lontano dal target dello “Scandals”; Blaine, dal canto suo, non aveva mai sentito parlare del posto, nonostante non distasse così tanto da Lima e doveva ammettere – con un certo orgoglioso rammarico – che non c’era nulla di sospetto.
«Entriamo?», chiese cortese il loro cicerone improvvisato,
facendogli strada verso l’interno che, se possibile, fece loro ancora una
migliore impressione dell’esterno.
L’ambiente era ovviamente poco illuminato, ma le luci
soffuse di vari colori riuscivano a riscaldarlo e conferirgli un’aria di
eleganza che impreziosiva quella semi oscurità. I due ragazzi si guardavano
intorno stupiti, come due bambini al luna-park: no, non c’era davvero nulla lì
che ricordava loro l’ultimo locale gay dove erano stati. La musica era forte,
ma non stordiva più di tanto e i tre si sedettero su un divanetto di pelle
davvero comodo.
Fermarono il primo cameriere che passò loro accanto e Cooper
li prevenne prima che potessero ordinare.
«Solo analcolici per loro, Alex, sono ancora piccoli», fece,
con una certa scioltezza e l’altro annuì come se lo conoscesse.
«Li hai portati per…», azzardò quello.
«Per far conoscere loro l’ambiente», lo prevenne con uno
strano sguardo il più grande «Michael è già qua?».
«Lo trovi sul retro», si limitò stavolta a dire il
cameriere, dopodiché se ne andò, digitando qualche tasto sul taccuino
elettronico, nonostante effettivamente nessuno aveva ordinato qualcosa.
«Lo conosci?», dedusse – riservandosi un tono interrogativo
– Blaine.
«Sì… ascoltate, devo parlare con un amico di affari. Voi
intanto mettetevi comodi e attendete le ordinazioni», rispose vago Cooper prima
di alzarsi e fare per allontanarsi «Ah, buono spettacolo», ammiccò e poi si
mosse verso il retro del palco attorno al quale erano sistemati i tavolini con
i vari divanetti.
«Pensi che facciano karaoke?», chiese curioso Kurt e l’altro pregò che non fosse così, perché, altrimenti, aveva la sensazione di sapere cos’era andato a chiedere Cooper a quell’Alex e davvero non aveva voglia di un nuovo duetto davanti a tutti – non uno con suo fratello, quantomeno.
Se solo avesse capito che cosa li aspettava, il duetto
sarebbe davvero stata l’ultima delle sue preoccupazione.
Mentre avevano appena cominciato a sorseggiare i cocktail
analcolici che un altro cameriere aveva portato e stavano prendendo confidenza
col posto, rilassandosi e chiacchierando tra loro, d’improvviso le luci si
abbassarono, facendo piombare ogni cosa nella più totale oscurità.
Istintivamente, Kurt e Blaine si avvicinarono, fino a che non avvertirono la presenza
l’uno dell’altro e cercarono di
distinguere qualcosa di ciò che fino a pochi istanti prima li circondava.
«Pessimista, eh?», si lamentò Blaine.
«Non sarà certo colpa di Cooper! Ci dovrà essere stato un
guasto a-», ma l’altro non riuscì a finire di parlare perché in quel preciso
istante un fascio di luce aveva illuminato la parte centrale del palco che
stava loro di fronte e su di esso erano appena apparsi cinque uomini in
impermeabile scuro. Per qualche istante tutto restò fermo, congelato: i cinque
protagonisti della scena sembravano manichini, resi tutti uguali
dall’abbigliamento e dai cappelli che, calati sul viso, impedivano di
riconoscere i diversi tratti somatici.
Poi la luce si mosse e ad essa si unì il suono, una musica disco che a scatti accompagnava anche i movimenti dei ragazzi sul palco. Si muovevano fluidi, sinuosi come rettili e fu impossibile tanto per Kurt quanto per Blaine non far cadere l’attenzione sui bacini invitanti che si avvicinavano sempre più.
«Un locale… di spogliarellisti!», sussurrò Blaine, che non sapeva se essere più scandalizzato e furioso col fratello o più irrimediabilmente attratto da ciò che si stava ora muovendo sulla base di “I’m sexy and I know it”.
«Voleva… farci una… sorpresa», cercò ancora una volta di
difenderlo Kurt, anche lui distratto dallo show.
Il pubblico intorno a loro applaudiva e gridava per
l’approvazione, ma non era nulla in confronto a ciò che si scatenò quando
volarono via gli impermeabili ed i cappelli. Il caos fu così totale da non
permettere ai due di capire più nulla. Funzionava solo la vista ed era
abbastanza occupata al momento.
Almeno fino a che Blaine – e dopo qualche istante anche Kurt
– non capì quale fosse la vera sorpresa che Coop aveva in serbo per loro. Era
lì, sul palco, tra gli altri spogliarellisti, che si destreggiava con movimenti
pelvici, perfettamente a suo agio in quello che era diventato un tripudio di
fischi, risate e mani che si allungavano – soprattutto mani piene di banconote.
I vari “attori”, continuando a muoversi in modo flessuoso,
tirarono via anche i gilettini lucidi, scoprendo i loro petti scolpiti –
compreso Cooper, ovviamente. Blaine, in quel momento, sarebbe voluto
scomparire. Suo fratello si stava esibendo davanti a tutti – a Kurt! – in uno
strip tease che probabilmente lo avrebbe lasciato –
nel migliore dei casi – in mutande.
Non poteva crederci!
Coop si avvicinò sempre più, fino a che non incontrò
sfacciatamente – e con un sorrisetto ironico – prima lo sguardo di Kurt,
ammiccandogli, e poi quello di Blaine. Il minore gli lanciò lo guardo più
allucinato e sconvolto che avesse mai fatto, ma ovviamente questo non fece
altro che far inorgoglire ancora di più il maggiore, che ora, a pochi passi da
loro, si abbassò fino a stendersi per terra muovendo il bacino su e giù, come
un serpente, con fare provocatorio.
Kurt deglutì, senza sapere quanto e se vergognarsi e spostò
lo sguardo su Blaine, che aveva assunto una tonalità rosso fuoco distinguibile
anche nella poca luce del locale, alla ricerca di una direttiva. Quando Cooper
fu tornato in piedi e si fu allontanato abbastanza da loro, anche il riccio
cercò lo sguardo del suo ragazzo.
«Kurt io-».
«Tuo fratello è uno stripper! Siamo in un locale di
spogliarellisti in cui tuo fratello è uno stripper! Chiariamoci, probabilmente sarebbe
stata una di quelle esperienze da togliere insieme dalla nostra lista di cose
da fare… ma ti giuro che non avrei mai immaginato di farlo in questo modo!».
Blaine davvero non sapeva che cosa dire ed entrambi attesero
ancora qualche istante che il numero finisse, dopodiché scattarono verso i
camerini, dietro il palco.
«Cooper Anderson!», gridò il più piccolo, senza saper bene
dove andare «Cooper Anderson ti voglio immediatamente qui!».
Kurt non sapeva se ridere o meno, anche se dopo l’imbarazzo
iniziale, non poteva negare che la situazione era di un’ilarità pazzesca.
«Schizzo! Allora come ti sono sembrato?».
La testa scura di Coop aveva fatto capolino dalla stanza in
fondo al corridoio. Blaine dovette prendere un respiro profondo per non
sbottare in grida senza senso che sarebbero state solo controproducenti.
«Uno: non chiamarmi Schizzo, sai benissimo che non sopporto
quando lo fai. Due: cosa diavolo stai facendo?! Perché lavori qui, perché hai
fatto… quello?! Tre: uno strip club?! Ci hai portati in uno strip club? Era
questa la tua idea di serata da trascorrere con tuo fratello e il suo ragazzo?
Niente di eccessivo, per carità!».
«Blaine, Blaine, Blaine!».
Il maggiore lo prese per le spalle, cercando di farlo
calmare, perché nel gridare così, si era praticamente dimenticato di respirare.
«Fa’ un bel respiro. Così, con calma. Ora, cercando di ricordare tutto quello che mi hai chiesto… adoro chiamarti Schizzo, è un nomignolo perfetto; è un lavoro provvisorio, sai che vado in giro a fare nuove esperienze e questa mi è sembrata davvero interessante: non si sa mai che ruolo potrebbero offrirti, devi essere pronto a tutto! E sì, pensavo che sarebbe stata una serata perfetta: ho unito utile al dilettevole, vi ho portati in uno strip club gay – non ditemi che non avete apprezzato tutto quello che abbiamo mostrato» e qui non poté mancare lo sguardo ammiccante «E in più posso avere dei giudizi obiettivi sulla mia performance! Avanti, come sono andato? Sono stato abbastanza provocante, ho scosso i vostri ormoni? Si è mosso qualcosa lì sotto?!».
«COOPER ANDERSON!», Blaine non aveva mai gridato così, ma
ovviamente la cosa non sconvolse minimamente il maggiore degli Anderson, anzi, se possibile, il suo sorriso
si allargò ancora di più.
«Uh! Immagino sia un bel sì, questo! Bene, ottimo lavoro Coop! Ora se non vi spiace, avrei un numero da preparare. A dopo!» e con un occhiolino se ne andò, lasciando i due ragazzi di stucco, senza sapere davvero che fare.
Blaine ebbe la forza di lanciare un eloquente sguardo al suo
ragazzo che alzò gli occhi al cielo.
«Sfogati», gli concesse.
«Te l’avevo detto, Kurt. Io te l’avevo detto!».
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Eh sì! Stavolta anche noi abbiamo deciso di prendere parte a
questa magnifica iniziativa, organizzata dalla grande Flan, per una nuova
Klaine Week! E quale momento, se non questo, per indirne una? Anche solo per
ricordare che, nonostante tutto, i Klaine sono endgame
e si troveranno sempre e comunque!
Come vedete abbiamo cominciato con qualcosa, nel nostro caso
particolare, di divertente, perché Cooper è un personaggio meraviglioso e
merita il suo spazio xD Io e la Bel ci siamo divisi i
sette prompt, stavolta è toccato a me – Alch – le prossime starete a vedere.
Spero sia stato un buon inizio :) Ringraziamo tutti coloro
che presteranno attenzione ♥
A domani, per il resto delle shot
e a stasera per l’aggiornamento di “Klaine Songs 2”.
Alch
♥