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Autore: Lisa_Pan    08/10/2012    2 recensioni
Gemiti strazianti camuffati in respiri incostanti e a volte anche troppo lenti, lacrime amare sorpassano le palpebre e scendono sulle guance a bagnare labbra dischiuse e ad avvelenare il palato.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jeremy

  Jeremy

Una merda, una vera merda.

Cammina a testa bassa come ogni mattina, il vicolo puzza di piscio e vomito, di vita e morte. Due piedi spuntano da una siepe bassa, un paio di scarpe consumate dai troppi passi, il corpo invaso dai piccioni e dai vermi.

Lo zaino dimenticato a casa insieme al panino avanzato di ieri sera, chiuso nella plastica trasparente lasciato ad ammuffire sul tavolo della cucina. I suoi genitori sono usciti di casa senza nemmeno salutarlo, il tonfo della porta è arrivato fino alle sue orecchie, nascoste sotto un cuscino al terzo piano. Una casa troppo grande per lui, una casa  che nasconde, una casa che tiene lontani dal mondo e da se stessi. Una camera senza specchi, solo una fotografia sul soffitto. Il sorriso di un bambino, un lui di qualche anno fa stretto nella morsa di un abbraccio. Effimera felicità, finzione e ingenuità andata persa.

E’ cresciuto con la paura addosso, paura di non essere adatto, paura di non appartenere nemmeno al proprio corpo, un corpo troppo fragile, troppo dolorante e schernito in continuazione. Ma le ferite del corpo non sono nulla paragonate a quelle di una mente tormentata e sofferente. Gemiti strazianti camuffati in respiri incostanti e a volte anche troppo lenti, lacrime amare sorpassano le palpebre e scendono sulle guance a bagnare labbra dischiuse e ad avvelenare il palato. Insoddisfazione, incomprensione, inadeguatezza. Urla soffocate arrivano a timpani straziati, voci familiari ma distanti gridano colpe al vento, è un ragazzo e non fa che stare chiuso dentro casa, dentro le pareti di una stanza buia e anonima, ha l’anima nera, ha la pelle diafana, il sole ha smesso di entrare nella sua stanza ancora prima che raggi di speranza si spegnessero nelle cavità ferrose del petto.

Cammina a testa bassa guardandosi la punta dei piedi.

E’ stanco, stanco dei loro volti, stanco delle loro risa, stanco del viso di lei che si tende in un sorriso sempre troppo largo, sempre troppo finto, sempre troppo costruito e spaventato dal suo sguardo lontano e triste. Ma lui non è triste, non lo è mai stato, è dannatamente insicuro, insicuro dei propri passi e della propria voce che grida aiuto. E’ colpa loro se lo è diventato, è colpa loro se adesso ha paura anche solo a tendere una mano verso il suo viso lontano, troppo lontano, mai abbastanza vicino da poter essere sfiorato. Sa che potrebbe essere la sua ancora, la sente più vicina degli altri, qualcosa da poter chiamare amica, anche se indossa una maschera e vede solo ciò che i suoi occhi le permettono di vedere fermandosi ad un palmo dalla verità. Troppe voci che condizionano la sua esistenza, troppe grida e occhi prepotenti. Solo giudizi rinchiusi in cartelle cliniche nascoste negli armadietti di adolescenti di nemmeno diciassette anni, convinti di sapere, convinti di rivendicare un diritto che nemmeno Dio sa di possedere.

Ma adesso basta.

Alza gli occhi, la finestra del terzo piano è aperta, la voce della donna gli arriva chiara, nitida, come il rintocco delle lancette dell’orologio proprio sopra la lavagna. Entra in classe, non saluta nemmeno. Non lo fa mai, ma stavolta c’è qualcosa di diverso.

C’è determinazione nei suoi occhi, c’è sicurezza e forza. Alcuni lo chiamano coraggio o intraprendenza, ma non è altro che disperazione. E’ il dolore la più grande delle reazioni, il più grande degli stimoli e il compagno di una vita. La canna della pistola sporge dalla cinta dei pantaloni ma nessuno la nota, gli occhi di tutti sono puntati nello sguardo di quel ragazzo dai capelli neri, sempre così schifosamente depresso. E’ uno scarto, una di quelle cose che getti per strada senza nemmeno curarti di centrare il cestino, lo calpesti più volte e impedisci a tuo figlio di raccoglierlo da terra. Sempre troppo spettinato, sempre con addosso quell’odore acre di solitudine e malattia, con il respiro strozzato e le sue risatine isteriche.

Le nocche sanguinano e gli occhi sono umidi. Ma non una lacrima sgorga dalle palpebre spalancate. Non sarà lui a piangere, adesso tocca a loro. Sentirsi in colpa, scoppiare in pianti disperati, destinati a ricordarsi per sempre del compagno che hanno ucciso con la loro diffidenza.

Non si accorgono né della canna puntata alla tempia, né del foro che va da parte a parte, né della materia grigia che schizza sulla parete bianca della classe, né dell’ultimo respiro di un paio di polmoni che tornano finalmente ad assaggiare ossigeno anche se solamente per un’ultima volta.
Gli occhi incollati sul sorriso di un ragazzo tormentato che ha trovato il suo sollievo nel terrore e nello sgomento dei loro sguardi. Soddisfatto guarda il proprio corpo cadere a terra e i loro respiri farsi sospiri. Soddisfatto saluta due estranei accorrere nella stanza chiamati dalla presidenza, è la prima volta che li vede correre da lui, è la prima volta che vede la consapevolezza nei loro occhi, due genitori assenti e colpevoli.

Jeremy ha parlato, Jeremy se n’è andato.

Note rabbiose suonano su una chitarra di legno.

Jeremy ha parlato, Jeremy se n’é andato.

L’ombra di ciò che è stato impressa per sempre sulle pareti bianche di una classe condannata al suo ricordo. Per sempre.

***

Saaaaaaaaalve. In questo periodo partorisco parole come fossero patatine. Il paragone è insensato ma passateci sopra. I riferimenti sono palesi per chiunque conosca un minimo le mie ossessioni, soprattutto ultimamente. Stiamo parlando di Jeremy dei Pearl Jam, non so fino a che punto la musica si possa considerare passione e non ossessioni, ho perso il limite e credo di averlo sorpassato da un pò..
Tra film al cinema, letture sfrenate e live che avevo in arretrato ho i timpani che fanno male e ho decisamente perso qualche decimo agli occhi, sono una talpa!!
Comunque, c'è anche da dire che i miei parti sono un pò angoscianti e macabri ma spero che cambierà in futuro, cioè prima o poi questa vena si trasformerà nel fluff più assoluto o in qualcosa che non sia morti e polmoni perforati.
Beeeeeeeeeene, grazie alla mia beta che sta dietro a tutte le mie follie..se volete fate un salto da lei vi suggerisco direttamente una sua storia che credo di amare alla follia, e non lo dico perchè sono assolutamente di parte ma perchè si sposa perfettamente con il periodo da musicomane che sto passando..perciò..eccola tipi tanto focosi che se la fanno con le loro groupie!
Bene, me vi saluta adesso.
Lis
   
 
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