Ispirata a questa art.

Quella sigaretta che ti fa stare bene.

Blaine non era mai stato un fumatore; almeno, non uno di quelli ossessionati dalle sigarette e dal vizio del fumo. Non era dipendente da quelle schifezze che si compravano in tabaccheria; in realtà, non gli cambiava nulla avere quel bastoncino fumante tra le dita.

Però, c'erano delle occasioni in cui una sigaretta era l'unica cosa di cui aveva bisogno.

C'erano delle volte che al lavoro lo facevano impazzire e allora, invece di rispondere male al suo capo, imbottigliava la rabbia e si ritirava sul terrazzo, scroccando una sigaretta a Thomas e guardando New York dall'alto al basso mentre il fumo gli rilassava i nervi.

Altre volte, quando era al pub con gli amici dopo un paio di birre, si ritrovava a fumare senza neanche accorgersene, ridendo e scherzando tra un tiro e l'altro.

Ogni tanto la usava per combattere la solitudine del suo appartamento sempre vuoto, mentre aspettava che Sebastian lo chiamasse su Skype. Si metteva sul terrazzino con la sigaretta fumante tra le dita e guardava impaziente lo schermo del computer, in attesa di sentire il familiare trillo di skype riempire la stanza.

Ma una sola era la sigaretta alla quale non avrebbe rinunciato mai e che, in un certo senso, era anche un grandissimo cliché e con il tempo aveva anche acquistato un significato bellissimo ai suoi occhi.

La sigaretta che fumava dopo aver fatto l'amore con Sebastian.

Non era facile quello che avevano: una storia a distanza Parigi-New York non era proprio semplice da mantenere ma, chissà come, entrambi riuscivano ad andare avanti, ad amarsi nonostante le miglia che li dividevano e a incontrarsi ogni volta che uno dei due poteva permettersi di prendere l'aereo e attraversare mezzo globo.

Era una situazione provvisoria, lo dicevano da anni ormai, eppure non riuscivano mai a trovare un lavoro che potesse farli stare vicini. D'altro canto, non riuscivano neanche a lasciarsi, quindi dovevano andare avanti in quel modo. Ci avevano provato innumerevoli volte nel corso degli anni a mettere la parola fine a ciò che avevano, ma finivano sempre per sentirsi, per correre a Parigi o a New York con un mazzo di fiori e la promessa che le cose sarebbero cambiate, che sarebbero riusciti a sopravvivere a quella follia.

Erano lontani, ma tiravano avanti comunque, perchè non c'era nulla di più bello che ritrovarsi a baciarsi in aeroporto quando un aereo atterrava e sentire il cuore battere così forte da scoppiare nel petto.

Era raro che Sebastian prendesse l'aereo; di solito era Blaine quello si muoveva di più e che faceva i bagagli più spesso, ma per lui non era un peso. Di solito, in volo dormiva e, inoltre, preferiva di gran lunga Parigi a New York e con essa anche il piccolo appartamento che Sebastian aveva a Montmartre lasciatogli dai suoi nonni.

Blaine adorava quel posto, adorava passare lì le giornate con il suo fidanzato, adorava riuscire a vedere Parigi semplicemente affacciandosi al balcone.

Era sempre lì che fumava la sua sigaretta speciale.

Blaine si tirò su dalle lenzuola umide, lasciando Sebastian con gli occhi chiusi ancora disteso sul letto, e afferrò una sigaretta dal pacchetto sul comodino e un piccolo accendino, che usò per accendersi il bastoncino che aveva tra le labbra.

Si diresse ancora nudo sul terrazzo, appoggiandosi alla ringhiera e non curandosi di essere svestito, visto che da quella posizione nessun poteva vederlo.

Fece un tiro e guardò Parigi, bellissima come sempre.

Sorrise quando sentì una mano posarsi sul suo fianco e la guancia morbida di Sebastian strofinarsi contro la sua spalla. Blaine alzò il braccio all'indietro per fargli fare un tiro, ridacchiando piano.

“Andiamo a mangiare in quel ristorante che mi piace tanto?” domandò dopo un paio di attimi, facendosi cullare dal calore del corpo di Sebastian dietro il suo e puntando il gomito sulla ringhiera di metallo, la sigaretta a mezz'aria quasi consumata.

“Volevo andarci domani, ho fatto la spesa oggi,” mormorò Sebastian, accarezzandogli il fianco nudo.

“Domani parto.”

“Oh... è vero.”

Rimasero semplicemente in silenzio per un po', lasciando che la sigaretta si consumasse e che la notte calasse su Parigi.

“Ho fatto domanda, comunque,” disse Sebastian all'improvviso, stringendo Blaine a sé e lasciandogli un piccolo bacio sulla spalla. “Per New York, dico.”

“Oh, davvero?”

“Sì, entro fine settimana dovrebbero darmi una risposta.”

“Tanto ti diranno di no, come la volta scorsa e quella prima ancora,” sbuffò Blaine deluso, voltandosi per fissare gli occhi chiari di Sebastian.

“Non è detto... non portare sfiga.”

“Sono realista, Seb,” sospirò Blaine stanco. “Stai a vedere.”

Sebastian scrollò la testa e lo abbracciò piano, baciandogli il collo e facendo scivolare le dita sulla sua schiena.

Riusciva a sentire il suo dispiacere Blaine ma, in fondo, non era preoccupato del fatto che a Sebastian avrebbero negato ancora una volta il trasferimento in America.

La cosa non lo turbava perchè tanto, se uno dei due scappava, l'altro riusciva a riprenderlo come avevano fatto tante volte prima.

Perchè quello che avevano ormai non poteva essere distrutto dalla distanza.

E finchè c'era quella sigaretta fumata sul terrazzo dell'appartamento di Sebastian a Montmartre, allora andava tutto bene.

Doveva essere un drabble ma poi mi è presa la mano e sono diventate ottocento parole. Vabbè, poco male, l'ho scritta in dieci minuti appena ho visto quella magnifica art, non ho davvero saputo resistere :3

Non è nulla di che, avevo questa immagine in testa e l'ho messa per iscritto perchè sì. C'è sempre bisogno di seblaine :D

Un abbraccio a chi ha fatto una sosta qui da me :3 e grazie alla mia metà per il banner (asdfghjkl) e il betaggio, love u dear <3

Marti