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Autore: DarkBlue    09/10/2012    2 recensioni
Questa storia parla di una povera vampira, il quale desiderio più grande è di ritornare quella che era un tempo e non essere un mostro, un assassino, un diavolo, ma la disperazione la porterà a fare atti estremi...
Genere: Horror, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diario Di un povero Diavolo
 
 
Giorno Infernale n°2.
Il mio cuore brucia più di ieri, preso dal petto a mani nude e bruciato davanti ai miei occhi, ormai neri dalla sete che mi arde la gola.
Non riesco a respirare, presa dall’angoscia che mi blocca, niente è più come prima, una frase che ho sentito tante volte dalle persone che mi circondano, mai avrei pensato di ripeterla io stessa, eppure mi ritrovo distesa su un letto di cemento e dolore, presa da un’irrazionale idea di soffrire più di quanto già stia provando, a gridare il mio passato, che preme soffocante sul mio presente e che rischia di offuscare il cielo limpido del mio futuro.
Ma ormai del futuro e del presente, rimane solo un frammento di un ricordo. I giorni Infernali, si sovrapporanno, fino a diventare anni che formeranno man mano, quella grande paura sconosciuta che dagli umani viene chiamata eternità.
Quanto ancora, un anima in pena, come la mia deve soffrire.
La morte, già non è stata una punizione abbastanza letale, perché continuare a vivere, pur non potendo sentire il vento sulla pelle, il calore di un corpo umano, la soddisfazione di un bicchiere d’acqua fresca o il sapore di una mela. Seduta su un giaciglio di ricordi, mi vengono in mente i momenti più belli che un corpo senz’anima, come il mio ricorderà..
I miei signori stanno vendendo, la mia richiesta non verrà presa in considerazione, ma ormai vale la pena di provare qualsiasi via di fuga.
Entrarono. Il mio padrone, che già avevo visto tante volte si avvicinò a me, mentre gli altri si posizionarono all’entrata.
“da te non ci aspettavamo questa richiesta…” il signore dagli occhi rossi, che mi aveva sempre tenuto in quel buco nero e non mi aveva mai degnato di una parola, mi parlava quasi con benevolenza
“non ti ricordi il mio nome?”  risposi con cattiveria, volevo che dai miei occhi uscisse l’odio che provavo per lui e per il suo branco di bestie. Un secondo dopo aver finito questa frase, corse nella mia direzione e mi prese per il collo, mi stava quasi per rompere l’osso del collo, ma si fermò e mi scagliò a terra. Sentivo il dolore pulsare dietro la testa. Restò fermo un passo avanti a me, sorridendo
“come faccio a scordarmi di un viso così bello come il tuo” si chinò e mi accarezzò il viso. Gli bloccai la mano sulla mia guancia
“non toccarmi, Bestia”
“non mi parlare così, tu hai cercato di uccidere me e i miei figli, eppure ti ho perdonato”
“sono diventata un’assassina per colpa tua” sapeva a cosa mi riferivo e per un secondo vidi la tristezza nei suoi occhi.
“sei diventata un vampiro per scelta tua, non di certo perché l’ho voluto io” gridava, sembrava un demonio impazzito, i suoi occhi si erano dipinti di una rabbia feroce. Mi alzai lentamente, per far sobbolire la rabbia
“io non volevo diventare un assassino e per questo sto morendo dalla sete. Non voglio uccidere una persona innocente solo per nutrirmi. Io odio gli esseri come te, come noi e non sarò mai quello che sei tu”
Sorrise e fece un cenno col capo. L’odore di corpo putrefatto che invase la stanza mi soprafasse in un istante, ma l’odore del sangue risvegliò il mostro che per troppo tempo era rimasto sotto di me. avevo sete, e volevo bere sangue. Sangue. L’unica parola che avevo nella mente. L’unico odore che sentivo. L’unica cosa che volevo.
“a differenza tua, io ti voglio tanto bene e ti ho portato un regalo” indicò un sacco, lì dentro c’era un corpo di un povero uomo, le lacrime che non potevano uscire mi bruciavano dentro.
“bevi, ormai è morto” la sua voce era solo un eco lontano, sentivo solo l’odore di sangue. Scattai verso il sacco col corpo e presi il collo del cadavere, era un ragazzo, poteva avere la mia età, ma a differenza mia lui è morto e io continuo a vivere, avrei fatto volentieri cambio con lui.
Basta. È finita, il richiamo della mia natura si faceva sentire e io non potevo fare altro. Lo morsi, il sangue caldo mi riscaldò il cuore gelido e non sentivo altro che il Suo sapore.
“lasciati andare, figlia mia…” aggiunse queste ultime parole mentre io, bevevo il sangue di un ragazzo a cui hanno rubato sogni, speranze e amore, ma questa era la mia natura e io non potevo fare altro che inchinarmi.
  
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