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Autore: RoseGONEwild    09/10/2012    5 recensioni
Ad entrambi piaceva fare l’amore.
E lo facevano così a lungo da vedere l’alba, a volte. Senza pretese, lasciavano che le cose seguissero il loro percorso, in balia del vento che li faceva stringere l’uno all’altro per non sentire freddo.
(...) Erano passati dieci lunghi giorni dalla loro ultima conversazione telefonica e Peter cominciava ad avere un cattivo presentimento, che però non riusciva ad identificare.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che nutro grande stima e rispetto nei confronti di Dave Lepard e che con questa mia creazione non voglio in alcun modo disonorare la sua vita né la sua morte. 
R.I.P. Dave,
die young, live forever.


A Peter piacevano gli uomini.
A Dave non piacevano gli uomini; a Dave piaceva Peter.
A Peter piaceva l’inverno, perché quando la fredda notte scandinava calava su di loro, l’affrontavano insieme, trascorrendo le lunghe serate nell’appartamento di Dave a Uppsala.
Ad entrambi piaceva fare l’amore.
E lo facevano così a lungo da vedere l’alba, a volte. Senza pretese, lasciavano che le cose seguissero il loro percorso, in balia del vento che li faceva stringere l’uno all’altro per non sentire freddo.
Dave aveva sempre visto la vita da quella prospettiva. Permetteva agli eventi di susseguirsi senza cercare di comandarli, con il rischio che avessero la meglio sul suo vivere quotidiano.
A Peter questo non piaceva. Avrebbe voluto aiutare Dave a riprendere in mano le redini della propria vita, dandole una direzione che non andasse necessariamente verso il catastrofico. Ma sapeva che lui avrebbe fatto di testa sua in ogni caso e che, in un modo o nell’altro, se la sarebbe cavata.
Per questo non obiettava quando Dave chiedeva di passare qualche giorno da solo.

Tuttavia, di solito Dave rispondeva al telefono. Non sempre, magari per un paio di giorni lo teneva spento, ma poi si faceva sentire. Erano passati dieci lunghi giorni dalla loro ultima conversazione telefonica e Peter cominciava ad avere un cattivo presentimento, che però non riusciva ad identificare.
Ogni volta che componeva il numero di cellulare del frontman, veniva accolto dalla poco calorosa segreteria telefonica. L’abbonato non è al momento raggiungibile.
Con il passare del tempo i tentativi di rintracciare Dave nell’arco della giornata si erano fatti più rari. Peter immaginava che si sarebbe fatto vivo non appena si fosse trovato in pace con se stesso. Non gli era passato nemmeno per l’anticamera del cervello di irrompere senza invito in casa sua ad Uppsala.
Conoscendo il carattere di Dave, l’avrebbe potuta prendere come un’invasione della sua privacy. E a Dave era molto cara la sua privacy.

Era la notte fra il 19 e il 20 gennaio 2006, quando la suoneria del telefono di Peter rimbombò in tutta la casa, svegliandolo. Si alzò velocemente, lanciando a terra il piumone, e raggiunse il soggiorno dove aveva attaccato il cellulare al caricabatterie prima di andare a letto.
Non guardò nemmeno il numero sul display, tant’era convinto di sentire la voce di Dave dall’altra parte.
- Dave, finalmente! Stavo cominciando a pensare che… - si interruppe. Attraverso il ricevitore udiva quello che con ogni probabilità doveva essere un pianto. Un uomo che piangeva.
D’improvviso, il cattivo presentimento di Peter si trasformò in terribile consapevolezza.
Allontanò il telefono dal proprio viso del necessario per leggere il nome sul display: Martin.
Sentì le gambe cedere ed un peso gravare all’altezza del cuore, costringendolo a sedersi sul pavimento. Continuò a tenere fra le dita il cellulare, fissando con sguardo vacuo lo schermo; i singhiozzi di Martin arrivavano fievoli alle sue orecchie.
Il chitarrista pronunciò un’unica parola, un unico nome. Dave.
Il mondo crollò addosso a Peter nell’esatto istante in cui quelle quattro lettere vennero assimilate.
Le lacrime iniziarono a scendere lungo le sue guance in silenzio, mentre ascoltava Martin che cercava invano di trovare le parole per descrivere ciò che doveva essere accaduto.
Peter sperava di svegliarsi e di poter archiviare quegli istanti come attimi fin troppo realistici di un incubo, ma più i secondi scorrevano strazianti sul display, più si rendeva conto che stava davvero vivendo l’istante peggiore della sua vita. E faceva male. Il dolore più acuto che Peter avesse mai sperimentato, che lacerava lentamente la sua anima, facendogli dolere ogni parte del corpo e trasformandosi in sofferenza fisica.
Il cellulare registrò nove interminabili minuti di pianto, poi Peter decise di riattaccare. Non diede spiegazioni, sapeva che Martin avrebbe capito.
Rimase immobile,  seduto contro il muro, e pianse. Pianse così tanto da sentire l’aria mancargli.
Pianse così a lungo da vedere l’oscurità abbandonare il cielo.
E quando sorse il sole, i raggi deboli del mattino rifletterono la luce sul suo viso bagnato e Peter ripensò a quando l’alba la vedeva stringendo la mano di Dave nella sua. Cercò di contenere con le mani l’ennesima fitta di dolore che gli attraversava la testa e chiuse gli occhi.

A Peter l’inverno non sarebbe mai più piaciuto.

  
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