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Autore: Noth    10/10/2012    3 recensioni
Blaine non aveva mai voluto che suo fratello gli trovasse un fidanzato, anzi, a dire la verità non aveva neanche mai voluto che si impicciasse delle sue questioni sentimentali. Eppure quest’ultimo sembrava trovare un malsano interesse nel farsi gli affari suoi. Aveva addirittura creato l’associazione B.O.W.T.I.E. (Blaine Otterrà un Wonderful Tizio perché Io sono Eccezionale) della quale, ovviamente, era fondatore ed unico membro.
SCRITTI PER LA KLAINE WEEK!
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The boy on the roof.
Klaine week (Klaine!Heroes)










Non era facile essere Batman, soprattutto non in quel periodo. Non quando tutta Gotham voleva appenderti per il collo e perdeva più tempo ad insultarti per ciò che non potevi fare che a ringraziarti per quello che riuscivi a concludere.

Non importava quanti colpi riuscisse a sventare, quanti bambini conseguisse a riportare alle loro famiglie, quante volte salvasse quella città infettata dal male dal cadere nel baratro sulla quale era costruirla e riuscisse a riportarla sul bordo.

Batman restava un uomo disturbato, che si nascondeva dietro ad una maschera e che si rifiutava di rivelare la sua identità anche quando ne andava della salvezza di Gotham, almeno questo era quello che si diceva.

Ma la verità, su Batman, era che aveva perso i genitori a causa della malavita della città, che si sentiva incredibilmente solo, che il suo nome era Blaine Anderson, e che nella vita aveva fatto solo una cosa buona: indossare quella maschera.

*******

La notte sapeva di fumo e di cemento a Gotham, ormai da anni, e Batman vegliava sulla città dall’alto, seduto malamente sulla sporgenza di una casa ad aspettare che qualcuno cedesse alla sua natura e si rivelasse per ciò che realmente era. La città era davvero infetta, ed il carcere prima o poi non avrebbe potuto contenere tutti i malviventi. Ma Blaine doveva farlo, doveva provare a liberare quel posto da quanta più malvagità potesse, era quello che si era ripromesso quando, da piccolo, aveva visto i suoi genitori morire davanti ai suoi occhi, uccisi da un assassino a sangue freddo. Si ricordava ancora il dolore, la sofferenza, la voglia di soffocare, la rabbia che gli risaliva in gola e prendeva quel sapore metallico che aveva caratterizzato la sua vita a lungo.

Viveva di notte sui tetti di Gotham, nascondendosi nell’enorme villa Anderson che aveva ereditato alla morte dei suoi durante il giorno, uscendo di tanto in tanto per andare a qualche festa, mettendo in mostra la sua presunta vita sregolata finendo nella fontana del ristorante di turno con un paio di ragazze in vestiti succinti. Come se avessero mai potuto interessargli.

Quella sera avrebbe dovuto andare ad una di quelle inutili feste, fingere di divertirsi e di essere il miliardario viziato che tutti si aspettavano fosse, ma non ce l'aveva fatta a convincersi ad andare. Aveva provato a vedere se c’era qualcosa che richiedesse la sua presenza in città, che creasse una scusa per tenersi occupato, ma sembrava che quel giorno il diavolo che possedeva quella città avesse deciso di prendersi una pausa e, di malavoglia, Blaine si ritrovò a dirigersi verso il palazzo dove si teneva la celebrazione, sapendo che, essendo della Anderson Enterprises, sul tetto ci sarebbe stata una porta per le scale antincendio dalla quale sarebbe facilmente riuscito ad entrare, per poi trovarsi nella soffitta in disuso dove avrebbe abbandonato il costume, nascondendo in uno degli armadi del quale, ancora, solo lui possedeva le chiavi. Benedetto quel vecchio Mike Lucius Chang, l’uomo che si occupava del progetto militare che copriva la creazione delle armi e delle varie tecnologie che Batman utilizzava, aveva sempre programmato tutto e creato ogni singolo oggetto della Anderson Enterprises, perfino quei vecchi armadi apribili solo con le chiavi che Blaine era obbligato a portarsi sempre dietro.

Atterrò sul tetto piatto, scese dal cornicione e, approfittando dell’oscurità, scivolò fino alla porta d’entrata ma, ad attenderlo, c’era una sorpresa: un ragazzo con una sigaretta tra le dita, che aspirava

il tabacco a piani polmoni, seduto sul cornicione, con le gambe a penzoloni su quelli che saranno stati una cinquantina di piani, e l’aria di chi preferirebbe essere ovunque tranne lì.

Blaine non sapeva che fare. Se fosse entrato il ragazzo avrebbe sicuramente sentito la porta aprirsi e chiudersi e sarebbe andato a curiosare. Ma la cosa che più lo sorprendeva era che nessuno avrebbe dovuto sapere come arrivare a quel tetto, bisognava prendere delle scale che si trovavano dalla parte opposta alla sala dove si tenevano le feste, ed era comunque in una zona dove la gente, solitamente, tendeva a non andare poiché si trovava nella parte dell’edificio dedicata ai laboratori scientifici e agli uffici di contabilità.

Eppure quel ragazzo era lì, e guardava giù come se si trovasse in cima ad una collina ad osservare un panorama alquanto desolato. Era abbastanza triste come immagine, abbastanza da trovare empatia nel cuore altrettanto triste di Blaine. Certo, non chi lui fosse l’unica anima melanconica di tutta Gotham, la città non se la passava per nulla bene, ma di certo era poca la gente che si sentiva sola, e Blaine poteva percepire il senso di solitudine che aleggiava attorno a quel tipo. D’altra parte era ad una festa, se proprio avesse dovuto salire sul tetto avrebbe potuto farlo con qualcuno per imbucarsi da qualche parte a spassarsela lontano da occhi indiscreti, eppure era lì, da solo, a fumarsi una sigaretta con il modo di fare di chi la considera la sua migliore amica. Indugiò abbastanza da attirare l’attenzione del ragazzo.

Hai intenzione di assalirmi o starai lì nell’ombra ancora molto?” chiese, prendendo un’altra boccata di fumo con indicibile calma.

Blaine fu combattuto sul se rispondere. Avrebbe potuto tramortirlo, appoggiarlo a terra ed entrare, così sarebbe andato a quella maledetta festa ed avrebbe fatto la sua bella figura da miliardario in ritardo alle feste per farsi attendere, come una signorina, e fine.

Ma chissà perché l’idea non lo allettava poi molto.

Perché dovrei assalirti?” chiese, la voce rauca che usava quando aveva la pesantissima armatura addosso. Il ragazzo scrollò le spalle.

Perché sono da solo, su un tetto, e tu sei arrivato dal cielo con l’aria di essere un poco di buono. Ma più di tutto perché te lo ho chiesto, signor…” fece per voltarsi e scorse la maschera ed il costume nel buio. Alzò un sopracciglio con aria sorpresa. “… Batman.” E scoppiò a ridere.

Blaine si avvicinò, quasi abbandonando il suo ruolo di paladino oscuro, camminando con aria impacciata verso il ragazzo.

Cos’ha di così divertente il mio nome?” domandò, forse utilizzando un tono un po’ troppo da ragazzina offesa per risultare grosso e temibile.

Il ragazzo scosse la testa.

Niente, ma sai, non si esce tutte le sere con l’idea di incontrare Batman sul cornicione del tetto di un edificio della Anderson Enterprises.” Spiegò, e Blaine non potè fare a meno di accettare la spiegazione come buona.

Forse dovresti scendere da lì.” Puntualizzò, quando il suo senso da supereroe tornò in funzione. Non si trovava esattamente in una bella posizione, sarebbe bastata una folata di vento più forte del normale a farlo volare giù per un incontro ravvicinato e violento col suolo di Gotham.

Forse non dovresti dirmi cosa devo fare.” Rispose lui, dondolando le gambe e facendo cenno al supereroe di avvicinarsi.

Per qualche strana ragione Blaine lo fece, e si trovò a guardare giù, oltre il bordo, assieme al giovane, e vide ciò che scrutava ogni notte: una città scura, illuminata da un’elettricità che consumava litri di petrolio per non schiarire un bel niente, poiché la malvivenza riusciva sempre e comunque a trovare delle zone scure in cui compiere un omicidio o un furto. Quella città era così malata, e Batman non poteva cercare di combattere tutti i batteri da solo per sempre.

Bello, no?” commentò il giovane, sospirando e lasciando cadere il mozzicone di sigaretta. Blaine notò che indossava dei jeans, una camicia bianca ed un gilè verde scarabeo con gli interni di una strana tonalità di viola. Si era voltato verso di lui ed aveva potuto distinguere senza fatica, nell’oscurità, i suoi occhi chiari. Non poté però dirne con sicurezza il colore, per qualche ragione era troppo difficile trovarci un nome.

No, non direi.” Rispose, arrendendosi e sedendosi sul cornicione accanto al ragazzo, che alzò nuovamente un sopracciglio.

Okay, già era strano scambiare due parole con te, cosa dirò al mio gatto quando tornerò a casa e mi chiederà cosa ho fatto? Oh, sai, solita serata, un po’ di vino, tanta gente, ho chiacchierato con Batman che si è seduto accanto a me…”

Blaine scoppiò a ridere, e faceva male ridere con quella maschera, non se n'era mia accorto. Quanto tempo era che non sorrideva senza fingere? Anni? Una vita?

Mio Dio, ridi pure, devo aver bevuto veramente tanto champagne.” Continuò, appoggiando le mani sul cornicione ed appoggiandosi sulle braccia. “Allora, perché non ti piace?”

Uh?”

La città, dico, hai detto che non la trovi bella.” Ripetè, con tono ovvio, lasciando che una nuvoletta di condensa gli uscisse dalla bocca. Forse faceva freddo, forse no, non riusciva a sentirlo con quella tuta protettiva addosso.

Ho un altro concetto di bello.” Spiegò, sperando di non apparire sentimentale. Già aveva riso, la sua immagine non poteva perdere tutta la sua reputazione da duro in dieci minuti.

Il giovane sorrise.

Tu cosa vedi quando la guardi?” Chiese, voltandosi verso di lui e sciogliendosi in un sorriso curioso. Quel ragazzo avrebbe dovuto mettersi una museruola o, per lo meno, una maschera che nascondesse tutta quella malinconica bellezza. Un po’ come Blaine.

Cosa vedo?” borbottò. “Facciamo prima a dire cosa non vedo. Non vedo famiglie felici, non vedo sicurezza, non vedo luce, vedo tanto odio e tanta ipocrisia. Delle lampadine non bastano ad illuminare una città così scura, soprattutto se tutti i suoi cittadini sono ciechi.”

Il ragazzo ci pensò un po’ su.

E’ una visione bella tosta.”

Blaine sorrise, e si graffiò sugli angoli acuminati della sua maschera scura.

Perché? Tu vedi qualcos’altro?” chiese quindi, stringendo gli occhi e sforzandosi di guardare oltre ciò che voleva a tutti i costi vedere, o a ciò che appariva e basta.

Il giovane scrollò di nuovo le spalle, lo faceva spesso.

Io vedo…” disse, allungando le mani verso l’orizzonte come se stesse stendendo una tela. “Un formicaio pieno di vita, con cuori che pulsano, vite che lottano e cercano di tirare avanti nonostante le difficoltà, vedo una città protetta da un supereroe oscuro, vedo una via verso una futura, ma lontana, salvezza. E divertimento.”

Blaine rimase senza fiato. Non aveva mai visto un panorama del genere su Gotham, e si chiese perché.

Certo che tu vedi un sacco di cose.” Mormorò, la voce ancora rauca.

Il giovane rise.

Mi annoio parecchio.”

Oh, non sei l’unico.” Rispose.

Pare che la noia non risparmi nessuno a Gotham, nemmeno l’oscuro supereroe pipistrello Batman.” Continuò a cantilenare, ridendo, e Blaine si sentì di colpo di buon umore.

All’improvviso tra le nuvole esplose un faro che proiettava un immagine. Il simbolo della richiesta d’aiuto, dei bisogno impellente che la città aveva di quello strano supereroe. Blaine pensava che sarebbe stato felice di andarsene, di tornare al lavoro, ma in realtà ci fu una punta di amarezza in quella apparizione.

Sembra che Gotham abbia ancora bisogno di te.” Disse il ragazzo, e gli fece cenno con la testa di andare.

E’ il mio lavoro.” Rispose Blaine, alzandosi sul cornicione e respirando l’aria pulita che si poteva godere solo dai piani alti.

Ah, il mio nome è Kurt.” Disse il giovane, incassando la testa tra le spalle mentre guardava il cielo e le stelle ancora visibili, tra gli squarci nelle nuvole, sopra di lui.

Allora addio, Kurt.” Disse Blaine, e fece per saltare nel vuoto.

Ho l’impressione che ci rivedremo presto, invece, signor…” tentò, ma Blaine non poteva rivelargli la sua identità. Non poteva rivelarla a nessuno.

Signor Batman.” Lo corresse, sorridendo ancora, e facendosi male un’altra volta. Quante volte doveva restare ferito prima di capire che sorridere non gli faceva bene?

Sei sempre così plateale?” domandò Kurt, ridendo.

Oh, sì.” Rispose Blaine, e Kurt gli prese una mano, lasciandoci dentro qualcosa. Poi lo lasciò andare e il supereroe si lanciò nel vuoto, utilizzando il mantello come deltaplano, altra meraviglia di Mike Lucius. Mentre volava rivedeva quel sorriso magnifico e quegli occhi solitari che lo avevano convinto a fermarsi, e si guardò la mano. Kurt ci aveva lasciato una carta da gioco. La carta del Joker.

Blaine non capì cosa volesse dire, ma lo avrebbe capito presto.

Avrebbe capito presto quanto fosse sbagliato essere attratti irrimediabilmente dal proprio peggior nemico.

Una risata risuonò alle sue spalle, assieme ad un'esplosione.








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NDA:
Ecco a voi il terzo prompt! Purtroppo non sono riuscita a finire il secondo, causa lavoro, quindi pubblicherò quello 'sta sera se riesco.
Cavolo, Batma è il supereroe che preferisco e sono innamorata di Joker. Potevo lasciarmi scappare un'occasione del genere? No!

Spero vi sia piaciuta, fatemelo sapere.
E noooooo, non avevo pensato di farci una long... (LIE!)

Noth

   
 
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