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Autore: vero_91    10/10/2012    8 recensioni
"Prima che la mia parte razionale possa fermarmi, ho intrappolato il viso di Catnip tra le mie mani, mentre la mia bocca si posa sulla sua. Assaporo le sue labbra, screpolate e con un leggero retrogusto di menta, e mi preparo al momento in cui lei cercherà di liberarsi dalla mia stretta. Ma non lo fa."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Domenica. Il giorno che fino a qualche mese fa aspettavo con ansia e desiderio, mentre adesso quello che mi rimane è un terribile nodo che attorciglia lo stomaco.
Guardo la sveglia, e mi rendo conto che l'alba è passata ormai.
Mi giro su un fianco, sperando di riaddormentarmi, così da poter usare questa scusa quando dovrò giustificare a mia madre l’assenza di stamattina. Chiudo gli occhi, ma la mia voce interiore continua a ripetermi che non posso farlo, che devo prepararmi, che forse mi sta aspettando.
Mi alzo, ma non perchè speri di incontrarla, solo perchè forse così riuscirò a tenere occupata la mia mente. So bene che lei non ci sarà. Perchè dovrebbe presentarsi dopotutto? Ormai ha cibo e denaro a sufficienza, non ha più bisogno di cacciare per far sopravvivere la sua famiglia. "Davvero pensavi che venisse per stare con te? Davvero eri così stupido?"
Saluto mia madre con un frettoloso bacio sulla guancia, mentre prendo una fetta di formaggio da mangiare lungo il tragitto.
Forse dovrei aspettare per mangiarla sulla roccia, insieme... scuoto la testa, come per cacciare questa stupida idea dal cervello. "Per quanto tempo Gale riuscirai ancora a illuderti?" Ogni domenica ripeto le stesse azioni, gli stessi pensieri, e ogni volta rimango puntualmente deluso.
E' dal suo ritorno dall'arena che tutte le domeniche raggiungo il nostro punto di incontro con il cuore in gola, sperando di incontrarla, noi due da soli come ai vecchi tempi, non con una folla di giornalisti intorno. Sperando di sentire la sua voce che sussurra il mio nome, non attraverso un microfono. Sperando di toccarla, le nostre mani che si sfiorano mentre prepariamo una trappola o percorriamo a fianco a fianco la strada verso casa. Quelle stesse mani che ho dovuto vedere intrecciate a quelle del figlio del fornaio.
Mi fermi in mezzo al bosco, mentre cerco di far ordine nei miei pensieri. "Non andare. E' inutile. Sarai costretto a sederti di nuovo su quella roccia vuota senza di lei."
Faccio dietro front e convinco me stesso che mi va bene così, che tanto non ci sarà nessuno ad aspettarmi. Che lei ora non ha più bisogno di me.
Comincio a camminare nella direzione opposta, mentre cerco di ricordare quand'è l'ultima volta che ho visto il suo viso. Alla festa dei vincitori forse. Seduta a un tavolo al centro del palco, con a fianco quell'ubriacone del suo mentore e Peeta, l'innamorato sventurato.
Se fosse solo una recita, potrei anche accettarlo. Ma so che non è così, quel ragazzo è così dannatamente sincero e innamorato che glielo si legge in faccia ogni volta che la guarda. E ogni volta devo stringere i pugni, resistere alla gelosia che s’impossessa di me, che vorrebbe urlare al mondo che lei non la sua innamorata, che lei è mia e nessuno può toccarla o guardarla in quel modo. "Che cosa vuoi fare tu? Sei solo suo cugino.".
E' questo che sono destinato a essere per il resto della mia vita? Suo cugino che l'aiutava ad andare a caccia di tanto in tanto? No mi rifiuto. Che lo pensino pure quegli idioti di Capitol City, ma non posso permettere che lo pensi anche lei; che si convinca che questa sia la cosa giusta per noi.
Mi giro di scatto e per poco non perdo l'equilibrio, mentre corro nel bosco cercando di capire con la posizione del sole che ora sia. E' tardi. Troppo tardi?
Quando arrivo in prossimità della nostra roccia mi fermo per prendere fiato. "Non essere stupido. Sai che non verrà." Lo so. Lo so benissimo. Ma non m'importa. Ogni volta compio questo inutile e straziante rituale, ripetendo a me stesso che questa sarà l'ultima volta. L'ultima volta che m’illudo.
Faccio un respiro profondo e ripetendomi queste parole come un mantra scosto alcuni rami che nascondono il nostro vecchio luogo di ritrovo.

Per un attimo la luce del sole mi acceca, e solo dopo alcuni secondi riesco a distinguere una sagoma scura seduta sulla nostra roccia. Batto più volte le palpebre, pensando che sia solo un miraggio, che da un momento all'altra svanirà, ma la figura continua a rimanere lì, immobile, a fissare il vuoto davanti a se. "Catnip."
Non so per quanto tempo resto a fissarla, mentre cerco disperatamente di capire come dovrei comportarmi. Scuoto la testa. Non devo preoccuparmi di queste cose, non con Catnip. E' anche per questo che mi sono innamorato di lei. Perchè posso mostrarle il vero me stesso.
Un suo movimento improvviso mi distoglie dai miei pensieri. Si porta le ginocchia in grembo e appoggia la fronte su di esse, mentre la sua schiena è percossa da piccoli tremiti. Senza rendermene conto ho già percorso a grandi falcate metà della distanza che ci separa, quando Catnip si accorge della mia presenza. Alza di scatto la testa, e i suoi occhi grigi bagnati di lacrime incontrano i miei dopo tanto tempo.
Apro le braccia d'istinto, e in attimo tutto il resto del mondo non ha più importanza.
Affonda il viso nella mia giacca, ed io la stringo tanto da impedirle di muoversi. Non voglio che veda le emozioni che ora ho dipinto in faccia; non voglio che veda il dolore, la rabbia e la gelosia che ho provato in questi mesi.
A un certo punto temo di averla stretta troppo forte e sono costretto a lasciarla andare, perchè degli strani suoni cominciano a uscire dalla sua bocca. Le ci vuole qualche minuto e mezza bottiglia d'acqua prima che i singhiozzi si calmino. Poi, finalmente, sento di nuovo la sua voce: "Ehi Gale."
"Ehi Catnip." le rispondo accennando un sorriso.
"Sei in ritardo." dice, ricambiandolo.
"Lo so, scusami. Ho delle ore di sonno da recuperare da quando ho iniziato a lavorare in miniera." Mento.
"Com'è?" chiede, studiando la mia espressione con i suoi occhi grigi.
Alzo le spalle. "Orribile. Proprio come mi aspettavo. Allora cosa vuoi fare oggi?" chiedo, cercando di cambiare argomento. Le mie giornate in miniera sono l'ultimo dei miei pensieri adesso.
"Non saprei. Potremmo mettere qualche trappola e poi andare a pescare. Oggi è una bella giornata." dice indicando il cielo.
Annuisco. "Ci sto. Possiamo raccogliere anche qualche fragola da mangiare come spuntino se vuoi.”
Un'ombra di sorriso le illumina il volto. "Andiamo allora. Che cosa stiamo aspettando?" dice alzandosi e tendendomi la sua mano. Sorrido e l'afferro senza esitare, assaporando questo contatto.
Il resto della giornata passa così velocemente che maledico me stesso per aver sprecato stamattina delle ore così preziose. Parliamo di tutto e di niente, la gente del distretto, Sae la Zozza, qualche aneddoto divertente successo in sua assenza. Nessuno dei due accenna agli Hunger Games. Catnip evita accuratamente l'argomento, come se tutto fosse stato solo un brutto incubo. E a me va bene così. Vorrei poter cancellare quella parte della sua vita e riprendere da dove l'avevamo lasciata, noi due seduti su una roccia a mangiare pane e formaggio. Fare come se niente fosse mai accaduto.
Ma ogni volta che sobbalza quando c'è un rumore improvviso alle sue spalle, le sue scure occhiaie intorno agli occhi e il modo in cui ogni tanto scuote la testa come per scacciare un orribile pensiero mi ricordano che tutto questo non è possibile. Mi ricordano che è successo e che non posso fare niente per aiutarla.
"Gale, volevo chiederti una cosa."
La voce di Catnip mi riporta alla realtà. "Cosa?"
"Durante la settimana pensavo di andare a caccia, per te va bene se poi porto la carne alla tua famiglia?"
Non so perchè ma la sua proposta mi da fastidio. Non voglio la sua pietà. Scuoto la testa. "No non preoccuparti. Riesco a cavarmela benissimo anche da solo.”
La guardo di sottecchi e mi rendo conto di averla ferita. "Stupido. Stupido. Stupido."
"Lo so che ci riesci. Volevo solo sdebitarmi per quello che hai fatto per la mia famiglia durante la mia assenza." dice accelerando il passo.
Ora sono io quello a sentirsi ferito. Afferro il suo braccio e la obbligo a incontrare il mio sguardo. "Non devi dirlo. Sai che non avrei mai permesso che gli succedesse qualcosa... E poi tu avresti fatto lo stesso." aggiungo cercando di nascondere la passione che si cela dietro alle mie parole.
Catnip regge il mio sguardo, e alla fine annuisce. "E' vero. E anche te faresti lo stesso adesso se fossi al mio posto. Quindi per favore Gale, permettimi di farlo."
Nella sua espressione c'è un misto di tristezza e supplica che non posso ignorare. E poi credo abbia ragione, io al suo posto farei lo stesso. Così metto da parte l'orgoglio e dico: "D'accordo. Se per te non è un problema... "
Scuote la testa. "No, anzi. Anche se ora non è più necessario, andare a caccia mi distrae, ma non voglio che la carne venga sprecata. Ho deciso di darne un po' anche a Haymitch, ma lui preferisce riempire il suo stomaco con l'alcool piuttosto che con il cibo. E anche la famiglia di Peeta non ne ha bisogno."
"Immagino." dico con un tono più brusco del previsto mentre riprendo a camminare.
E' la prima volta che lo nomina oggi. Mi chiedo se non ne parli perchè non gli interessi o perchè sta cercando di evitare l'argomento di proposito. Forse teme che io possa fargli delle domande. Domande cui non sa rispondere ma di cui io voglio sapere la risposta. Voglio sapere quanto di quello che ho visto era finzione o realtà. Quanto il ragazzo innamorato sia riuscito a entrare nel suo cuore. Perché so che ci è riuscito. Non avrebbe mai inscenato tutto questo se non le importava di lui.
Eri davvero pronta a suicidarti piuttosto che vivere senza di lui? “Ed io? Io come avrei fatto a vivere senza di te?”
Quei baci, quali erano veri? Quali erano falsi? “C’è la possibilità che un giorno anch’io possa baciare quelle labbra?”

Guardo le sue labbra muoversi mentre mi sta dicendo che salterà il forno per oggi, ma che si occuperà lei di controllare le trappole prima di andare a casa. E in un attimo, tutti i miei sentimenti, tutta la mia passione, tutto il mio desiderio che ho dovuto tener repressi per tutto questo tempo esplodono dentro di me. Prima che la mia parte razionale possa fermarmi, ho intrappolato il viso di Catnip tra le mie mani, mentre la mia bocca si posa sulla sua. Assaporo le sue labbra, screpolate e con un leggero retrogusto di menta, e mi preparo al momento in cui lei cercherà di liberarsi dalla mia stretta. Ma non lo fa. Sento le sue mani appoggiarsi sul mio petto, e uno strano suono le esce dalla gola mentre la mia bocca si apre per farsi spazio nella sua.
Devo fare un grande sforzo per riprendere il controllo delle mie azioni. Quando ci riesco, Catnip mi guarda stordita, gli occhi grigi spalancati, le labbra un po’ arrossate. Devo distogliere lo sguardo per non ricaderci di nuovo. “Dovevo farlo. Almeno una volta.” Dico prima di girare i tacchi e andarmene.
E la lascio così, sola ai margini del bosco, con la prima frase che mi è venuta in mente ma che non rispecchia neanche un decimo dei sentimenti che sto provando adesso. “Hai sprecato un’altra occasione. Dovevi dirle la verità. Dirle che sei innamorato di lei da mesi ormai. Dirle che vuoi essere l’unico e il solo a baciarla in quel modo.”
Scuoto la testa. So cosa mi risponderebbe. I giochi sono una ferita ancora troppo fresca adesso. Mi direbbe che deve continuare questa falsa degli Innamorati Sventurati, almeno fino a quando le acque non si sono calmate. Mi direbbe che, ora più che mai, non vuole avere una famiglia nè dei figli, perchè passerebbero quello che ha passato lei.
No è troppo presto. L’unica cosa che volevo era rompere quella barriera invisibile che c’era tra noi, quella che mi obbligava a ricoprire solo il ruolo di amico. Ora che è stata infranta, posso entrare in gioco. Ora che lei è tornata, ora che lei è una vincitrice, nemmeno gli Hunger Games possono portarmela via.


 
 
 
----angolo autrice----
Bene ora vi dirò alcune cose su quest’ one-shot ma non vi assicuro che siano interessanti! :D
-come avrete capito (spero) questo momento è ambientato durante Catching Fire, quando Gale e Katniss si rincontrano dopo i primi giochi. Ho deciso di usare il punto di vista di Gale perché mi sono chiesta che cosa provasse lui in quel momento, e che cosa volesse esprimere davvero con la frase “Dovevo Farlo. Almeno una volta.” (che ammetto mi piace molto).
-dunque mi sembra giusto dirvi che no, non sono una fan di questa coppia. Io ho sempre tifato per la coppia Peeta/Katniss. ( e fu così che le poche lettrici rimaste se ne vanno sdegnate.) La coppia Gale/Katniss mi piace molto come AMICI ma non sono mai riuscita a vederli in un altro modo. E allora perché scrivere questa storia? Perché comunque ci sono delle parti di Katniss e Gale che mi piacciono molto, e questa è una di quelle.
- per quanto riguarda il personaggio di Gale, ammetto di non essere mai stata una sua grande sostenitrice, soprattutto nel terzo libro, ma dopo aver letto il finale ci sono rimasta così male per lui, che ho deciso di riconsiderare il suo personaggio. Lui che credeva così tanto nella rivolta, si trova alla fine solo con cenere e con le mani sporche di sangue di innocenti, proprio quelli per cui lui ha combattuto. E non gli rimane più nulla.
-il finale della storia vuole essere un riferimento a quello che succederà in Catching Fire, infatti Gale non sa, ovviamente, che Katniss sarà costretta a ritornare nell’arena, e che quindi dovrà separarsi da lei di nuovo.
-ok credo di avervi annoiato abbastanza con i miei punti. :D
Se volete dirmi cosa ne pensate, domande, insulti no problem io accetto di tutto!
 
 
 
  
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