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Autore: Kumiko_Walker    10/10/2012    3 recensioni
Ti cercherò sempre.
Ti aspetterò sempre.
Chissà quando queste due promesse si sarebbero avverate, per il momento quei due cuori non potevano fare altro che attendere la loro realizzazione.
[SPOILER CAPITOLO 215]
[past!Tykixpast!Allen]
[One-Shot pubblicata per la Poker Pair Week 2012]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Tyki Mikk | Coppie: Tyki/Allen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Promessa Infinita

- Se guardi le stelle, che cosa vedi, Tyki? - chiese Allen, mentre osservava il cielo notturno appoggiato comodamente sull’erba umida con un sorriso che gli incurvava le labbra. Negli occhi argentati risplendevano quelle sfere luminose ed i capelli castani tendenti al rossiccio erano mossi dal vento.

- Delle stelle… ? - rispose l’altro, non capendo la domanda e ricevendo di rimando uno scappellotto da parte del più giovane, che si abbatté sopra i capelli neri mossi. L’uomo, che aveva il nome di Tyki, ringhiò contro Allen e questo, per dispetto, gli fece una linguaccia.

- Non hai proprio nulla di romantico, Sir Tyki Mikk - il castano sillabò ogni lettera del nome dell’altro, con voce sensuale che provò un’ondata di piacere attraverso la schiena del moro. Dopotutto era questo che era: Piacere.

Loro due erano come il giorno e la notte, ma erano uniti, sempre, nonostante fossero due uomini, nonostante fossero (in teoria) nemici.

Tyki amava Allen, lui era l’unica persona che lo chiamava ancora con il suo nome, tutti gli altri facevano riferimento a lui come Joyd o Terzo Apostolo, ma il moro era molto affezionato alla sua parte umana, il castano l’aveva capito, per questo lo pronunciava sempre ogni volta che poteva.

Anche Allen stravedeva per Tyki, aveva passato la vita ad essere chiamato mostro a causa del suo braccio sinistro rossastro, infettato dall’Innocence, ed ad essere isolato dal resto del mondo. Picchiato, insultato e molestato, ma non una cicatrice segnava il corpo del giovane diciassettenne. Però anche se veniva segnato ed il sangue cadeva a terra, tingendo di rosso le strade deserte, prima o poi guarivano senza lasciare traccia, purtroppo non erano quelle che bruciavano di più. Il suo cuore era in bilico, ed era distrutto dal straziante dolore della guerra, non poteva fuggire, non poteva uccidersi, era solo. La solitudine era una brutta cosa, ti lacerava, ti trafiggeva, ti uccideva, e faceva male, molto male, tanto che se ti buttassi da un ponte non sentiresti nulla se non ci fosse nessuno dalla tua parte a cercare di fermarti o piangere per te. Gli esseri umani odiavano stare da soli, non ci riuscivano, cercavano costantemente il contatto di qualcun altro, non possono non avere nessuno di caro, altrimenti cominciavano a provare odio verso le persone che venivano costantemente circondate dagli altri. Meditavano vendetta, impazzivano ed uccidevano. Anche Allen stava per finire nel baratro della follia, ma aveva incontrato Neah, Mana e… Tyki. I Noah odiavano l’Innocence, eppure Joyd, questo era il nome con cui si era presentato la prima volta che lo aveva incontrato, non aveva dato importanza a quel braccio deformato, anzi, lo aveva toccato, lo aveva baciato e lo aveva amato con tutto sé stesso.

- Perché? Tu cosa vedi, piccolo? - eccolo, quel soprannome che Tyki gli aveva affibbiato sin dal primo incontro. Allen non era alto, ma nemmeno basso, eppure nei confronti del moro era come una pulce. Era un po’ punto nell’autostima. Ormai il castano aveva perso completamente il conto di quanti “Smettila di chiamarmi così” e di “Se non la pianti ti taglio in due” gli aveva detto. Ma era tutto inutile, Tyki non avrebbe mai smesso di dargli fastidio con quel soprannome fastidioso. Eppure, nelle profonde acque della coscienza del ragazzo, lui non voleva che la piantasse, voleva che il Noah continuasse a prenderlo in giro, a ridere e scherzare con lui. Ma nulla era infinito, come una candela che dopo un po’ di tempo si spegneva, cullata dalla cera bollente che scendeva e che bruciava al contatto con la pelle, ed entrambi lo sapevano bene, ma volevano godersi ogni attimo insieme, perché ogni momento era prezioso. Qualsiasi essere umano lo sapeva, sia i Noah che gli Esorcisti, che la guerra toglieva tutto, in qualsiasi momento, senza esclusioni. Tutti avevano perso o avrebbero perso qualcosa per questa maledetta battaglia millenaria. Anche Allen, ma grazie all’aiuto di Neah e Mana era riuscito a riprendersi ed ad andare avanti, nonostante fosse diventato un “Erede della Volontà”, ma a lui andava bene così, finché fosse riuscito a vedere Tyki.

- Io vedo… tutte le persone che mi sono state care… ogni volta che una persona muore si trasforma in stella… o almeno questa era una vecchia leggenda del mio paese natale - disse Allen un po’ malinconico, a causa degli Akuma tutto quello che conosceva era stato raso al suolo, solo lui, il più piccolo di sette fratelli, era riuscito a salvarsi, gli altri erano morti sotto i suoi occhi innocenti, erano diventati polvere e di loro neanche un corpo era rimasto, neanche una tomba su cui piangere, urlare e gridare il proprio dolore. Aveva solo tre anni, vedere quegli orrori alla sua tenera età gli aveva fatto proprio male, un po’ perché si ricordava tutto e questo rendeva le cose più dolorose.

Una sola lacrima gli solcò il viso pallido, senza che nessuno se ne fosse accorto quel piccolo cristallo fatto d’acqua era caduto dal suo occhio sinistro argentato, andando ad infrangersi al suolo.

- Non fare così, piccolo - sussurrò Tyki abbracciandolo di lato, circondandogli il collo con le sue braccia ed aveva incominciato a posare piccoli bacia sulla guancia dell’altro, mentre questo restava lì pietrificato, come sotto ipnosi.

- La guerra è proprio dolorosa… se però non fosse esistita, io non ti avrei mai incontrato, Tyki, e questo mi avrebbe fatto soffrire ancora di più… se questa battaglia finisse, ma tu non fossi al mio fianco a scherzare con me, io non potrei sopravvivere… - Allen disse quella parole con un groppo alla gola, perché sapeva che un giorno sarebbe successo, di sicuro.

- Se io dovessi morire - alle parole del Noah, il castano si spaventò non poco - ti cercherò, dopotutto la mia memory resterà sempre la stessa, mi sono innamorato di te adesso e così farò sempre - non permise ad Allen di rispondere a quella sottospecie di promessa, visto che chiuse la bocca con la sua, in un bacio a fior di labbra. Ma il Piacere voleva di più, un piccolo bacio non gli bastava di certo.

- Tyki- Ah- Aspetta… - gemette Allen, mentre Joyd lo baciava più appassionatamente, facendo ballare le loro lingue insieme.

- Ti amerò sempre - sussurrò Tiky, spingendo il corpo del giovane a terra per poi cominciare a svestirlo.

- Ty- Ah! - Allen cominciò a sentirsi bruciare dalla passione, quando sentì le mani dell’uomo accarezzargli i fianchi, poi lo stomaco ed i capezzoli, prendendolo in giro. Ma ormai non poteva chiedere al piacere in persona di fermarsi, perché anche lui voleva quell’unione così sbagliata ed allo stesso tempo giusta, lo desiderava con tutto sé stesso.


La stanza era piena di rosso, Neah aveva appena impiantato la sua memory in Allen, e lui lo sapeva che doveva scappare, ma stava cercando il corpo del suo amato tra i tanti lì presenti. E mentre faceva questo piangeva, ormai cosciente di averlo perso.

Lo trovò in una pozza di sangue scarlatto, con un braccio tagliato e con un buco al posto dello stomaco. Allen prese Tyki tra le braccia, piangendo sul suo petto largo.

- Pic… co… lo… - sussurrò il Noah, sapendo che la sua ora era vicina.

- Tyki, non mi lasciare… - pigolò il castano, guardando nei spenti occhi dorati dell’amante.

- Te l’ho… promesso… ricordi… ? - Joyd sputò un po’ sangue, ed usò le sue ultime forze per avvicinare il suo viso a quello del suo ragazzino, che piangeva come un moccioso. Ma andava bene così, se le persone erano triste dovevano piangere, se erano arrabbiate dovevano urlare, che male c’era nell’esprimere i loro sentimenti?

- Io ti amerò… sempre… ti… cercherò… - disse dandogli un casto bacio per poi spegnersi e porse fine alla sua lunga agonia.

Allen spalancò gli occhi, ma cercò di formare un sorriso tremante e con un sussurro pronunciò delle semplici parole, ma piene di sentimento.

- Allora io… ti aspetterò… sempre… - e con questo si alzò e fuggì, sperando che la promessa sarebbe stata mantenuta.


- Ti regalo queste carte, non è molto, fattelo bastare - disse un barbone con dei fondi di bottiglia ad un Esorcista dai capelli bianchi, che allungò la mano per afferrarlo. In quel istante le loro dita si sfiorarono ed una sensazione di nostalgia li invase.

- Ci siamo già incontrati da qualche parte, piccolo? - chiese allora l’uomo più grande, anche lui confuso da quell’emozione.

L’altro gli stava per rispondere, ma il fischio del treno glielo impedì, così gli fece solo un piccolo sorriso triste e mentre il mezzo cominciava a muoversi il piccolo ragazzino urlò un forte “Grazie” a quel barbone. Poi tornò triste, mentre osservava quel uomo allontanarsi ogni secondo di più da lui fino a sparire.

- Io ti aspetterò sempre… - sussurrò, sperando che quelle parole raggiungessero il Noah sotto mentite spoglie, mentre una lacrima gli solcava la guancia segnata.

Ti cercherò sempre.

Ti aspetterò sempre.

Chissà quando queste due promesse si sarebbero avverate, per il momento quei due cuori non potevano fare altro che attendere la loro realizzazione.




Note dellìautrice: pubblicata per la Poker Paira Week!! E' da un po' che mi frulla per la testa questa idea, quindi ho pensato di mettermi sotto per  scriverla.
Un piccolo segreto: prima Tyki doveva essere una donna, e si doveva chiamare Tia Mikk XD

   
 
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