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Autore: Mambow_    10/10/2012    8 recensioni
Alyson Brown la vita fa brutti scherzi a volte, giorno dopo giorno, sogno dopo sogno, non riuscirai più a distinguere la realtà. 
Sogni d'Horan.
Avverto, ho preso spunto da un libro che ho letto un po' di tempo fa. Non so se sia necessario dire di che libro si tratti, comunque ho preso solo spunto, da un certo punto in poi andrò per la mia strada. (?)
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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prima di leggere, caro popolo vi consiglio di riguardare il prologo, sono state cambiate alcune cose alla fine.. e se non leggete non capirete niente. grazie per la vostra pazienza. spero che questo obrobrio vi piaccia.

The only evidence that you’ve been here before.

.


Mi svegliai di colpo completamente sudata, la coperta che mi ero avvolta attorno mi stava soffocando quindi decisi di scaraventarla per terra, mi sedetti sul bordo del divano e respirai affondo, nemmeno avessi fatto un incubo. Deglutii con poco successo, avevo bisogno di bere e .. anche di una doccia.
Mentre l’acqua mi scrosciava a dosso insistente non riuscivo a far altro che pensare a quel sogno, i ricordi erano così nitidi ..
Lavai via lo shampoo al cocco e uscii dalla doccia immergendomi in una folta nube di vapore, a tentoni trovai un asciugamano e lo indossai soffocando la pelle bisognosa d’aria fresca quanto i miei polmoni, ma ero troppo distratta per uscire quindi mi sedetti sulla tavoletta del cesso a riflettere comodamente per un po’, era ormai un abitudine per me, ma forse è meglio non scendere nei dettagli..
Era un sogno..
Facevo fatica ad accettarlo. Ri immaginando la scena la sentivo sulla pelle.
Sentivo la sua mano sfiorare la mia.
Era reale, non poteva essere stato un semplice sogno.
Ci doveva essere un errore.
L’errore di aver confuso due mondi e di essermi guastata l’attimo più bello ma più strano della mia vita.
Era solo un sogno.
Il tempo passa e uccide i ricordi, rendendo tutto più confuso, lontano e irreale.
Lui che era così reale.

Mi chiedevo come si potesse provare quella strana sensazione di pace e benessere guardando negli occhi qualcuno che non si conosce nemmeno, qualcuno che forse nemmeno esiste.
Quasi soffocata usciidal bagno seguita da una folta nube di vapore, mi gettai sul letto pronta ad indossare il mio elegantissimo pigiama per poi darmi alla pazza gioia, avevo ordinato stranamente della pizza e mi sarei fatta compagnia con un buon libro.
Dliiiin Dloooon!
“Un attimo e sono subito da lei!” urlai al citofono ancora nuda. Indossai alla cieca il pigiama che consisteva in pantaloncini da ginnastica e una sobria maglietta per poi fiondarmi giù per le scale stingendo una banconota da dare al fattorino.
“Eccomi.” esclamai affannata aprendo finalmente il portone di casa.
Hey..mmmh che fattorino
“Una margherita giusto?” mi interrogò il fattorino sexy.
“S..s..s..sì” balbettai mentre il ragazzo mi faceva un’analisi completa da capo ai piedi, certo non ero sicuramente al top per presentarmi davanti a quel bel fustacchione sui vent’anni moro con una mascella prorompente, occhi verdi smeraldo e dei bicipiti niente male.
Non sarebbe più civile avvisare prima gli acquirenti? Vuole un fattorino vecchio sdentato o uno che potrebbe farle venire un infarto appena apre la porta? Almeno mi sarei preparata meglio..
“Emmh senti ragazza della pizza, la vuoi oppure no?” mi chiese divertito.
“Oh.. la pizza..”
“Si sono quello della pizza, aspettavi qualcun altro?”
“Nono tu sei perfetto..”
“…”
“Dammi la pizza. Ah comunque ho un nome ed è.. A..A.. o dio devo chiamare mamma, non mi ricordo come mi chiamo.. scusami un secondo.” Gli diedi le spalle e presi sonoramente aria.
Dai ti chiamano tutti con quello stupido nome che inizia con la A.. A.. Al.. Alan.
“Alan!”
“Scusa?”
“Sono Alan.”
“Ah non sembravi un.. Alan.”
“Oh merda ho sbagliato aspetta.”
Al..Al…Allah? Naah Al.. quasi quasi mando un messaggio a mamma sul serio. Al.. ALYSON!
Alyson!”
“Chi è?”
“Sono io.”
“Okay, Alyson. Vuoi la pizza si o no?” soffocò una risata.
“Si.”
Ma dai?
“Okay sono 8 euro.”
“Tieni anche il resto.” Gli detti una banconota da 50, presi la pizza quasi facendola cadere.
“Stai bene?” chiese un po’ preoccupato.
“Si.. no.. non lo so.. forse..”
“Aspetta riesci almeno a salire le scale?”
“Si.. no.. non lo so.. forse..”
“Vuoi che ti accompagni?”
“Si.. certo.. dove vuoi.”


“Bella stanza.. quindi tu non mangi a tavola come tutti gli esseri umani?” disse il fattorino senza nome entrando in camera per posare il cartone della pizza sul mio comodo giaciglio.
“Emmh no, mi piace starmene sul letto il più possibile.” risposi mentre strappavo qualche poster imbarazzante cercando di passare inosservata, ma lui sembrava voler studiare da cima a fondo proprio quella stanza.
“No.. ti piacciono loro?” mi chiese indicando un poster in particolare che aveva attirato più di tutti la sua attenzione, mi avvicinai a lui per osservarlo a mia volta sconvolta.
“Ah.. emh.. si..” balbettai per poi strappare pure quel poster mentre lui mi dedicava una sonora risata.
“Scusa cos'hai da ridere?” gli chiesi strappando altri poster per poi buttare una marea di vestiti sotto al letto mentre mi dava le spalle. Proprio quel giorno la mia camera doveva essere così disordinata?
One Direction.. Ma la loro non è musica.” disse ancora tra una risata e l'altra.
Mi avvicinai al poster per strapparlo via e nasconderlo come avevo fatto con un'altra decina di oggetti e lo fissai per un istante.
Mi coprii gli occhi con le mani e mi venne da ridere. Che sogno da ragazzina.
Non era affatto uno sconosciuto quello del sogno.
Harry Styles il cantante.
Harry Styles la superstar.
“Emmh.. si be.. non.. non.. mi hai ancora detto come.. come ti chiami.” balbettai cercando di eliminare quel ricordo e tornare al presente.
“Ah giusto, io sono David!” si presentò porgendomi la mano che strinsi titubante, tutta quella bellezza mi stava devastando e non potevo dire di averci fatto una bella figura.
“O-o-okay, D-D-David.” continuai a stringergli la mano, ma come avevano fatto a farlo così bello? E poi si chiamava David, dio David, che bel nome che era David, che belle labbra che aveva David, che occhi che aveva David, che bel.. no questo è meglio che non ve lo dica, ma era bello pure quello.
“Ti senti bene?” mi chiese preoccupato avvicinandosi un po' di più per paura che svenissi da un momento all'altro, mi prese una mano e mentre mi faceva sedere dissi:
“Ora meglio grazie..”
Alyson sei un' idiota, idiota, idiota, idiota.
Continuai ad insultarmi mentalmente mentre con una mano mi picchiavo violentemente la fronte facendo ovviamente ridere David.
“Scusa, sono un'idiota.” esclamai voltandomi nella sua direzione mentre continuava a ridere.
“Ma sei anche simpatica.” mi sorrise sedendosi sul letto vicino a me.
“Be allora questa pizza non la mangi?” mi domandò sorridente indicando ciò che lo aveva portato nei meandri della mia dolce ed accogliente casa.
“Oh.. si. Ma tu non dovresti lavorare?” chiesi notando quanto si fosse trattenuto mentre aprivo la scatola della pizza.
“Era la mia ultima consegna..” decretò non dando alcun segno di volersene andare, allora gli proposi:
“Emmh.. ne vuoi un po’?”



“Quindi è rimasto a casa tua e avete mangiato insieme?” mi chiese per la centesima volta Rebecca mentre entravamo a scuola.
“Sì, quante volte te lo devo ripetere?” chiesi esausta non ne potevo più del suo interrogatorio che mi stava proponendo da un infinità di tempo.
“E che cosa avete fatto tutti soli?” sghignazzò la mia amica tirandomi una serie di gomitate sulle costole, non posso dire che fosse delicata.
“Aia Becca! Te l'ho detto abbiamo parlato.” mi lamentai massaggiandomi la parte dolorante.
“Certo che sei deficiente Aly..” constatò qualche istante dopo.
“Grazie, ti voglio tanto bene anche io..” le sorrisi non appena entrammo nel bar della scuola per gustarci la nostra solita colazione.
“E.. allora raccontami com'è?” mi chiese euforica saltellando di qua e di la per il bar.
“Ancora? Ti ho praticamente fatto l'identikit.” le dissi afferrando il mio cappuccino.
“Non mi hai detto cosa fa nella vita. Non credo venda pizze tutto il giorno.” esclamò perplessa.
“Ha un anno in più di noi e fa il fattorino per pagarsi l'università. Ti basta?”
“E che università fa?”
“Non lo so.”
“Come non lo sai?”
“Scusa se ero troppo presa a guardarlo, mica capto ogni particolare.” esclamai facendo ridere di gusto la mia amica.
“E tu.. cosa hai fatto ieri eh?” cercai di sovrastare le sue risate tirandole una gomitata non all’altezza, purtroppo, di Mrs Braccio di Ferro.
“Ma nieeente.” gesticolò poco convincente, istintivamente sorrisi, quella ragazza era come un libro aperto.
“Lo sai che non me la bevo Rebecca Morr..” cerai di minacciarla ma fui interrotta dal disgustoso suono della campanella.
“Salvata dalla campanella.. per la seconda volta. Questo è culo Morrison, ma prima o poi non ti potrà salvare più nessuno dal mio terzo grado è una minaccia.” le gridai mentre con la scusa della campanella se la dava a gambe raggiungendo l'aula di biologia.
Poggiai la tazza vuota sul bancone e salutai la barista per poi dirigermi verso l'aula di non so che cosa sperando che il destino fosse dalla mia parte.
Aprii la porta dell'aula 13 e mi ritrovai il mio caro signor Andrew bello spaparanzato sulla cattedra che si cimentava in un'accurata lettura del registro.
“Buongiorno Alyson.” mi salutò con un cenno della mano guardandomi chiudere la porta.
“Buongiorno Gordon.”
“Hai dormito bene oggi?” mi chiese mentre la classe si riempiva di gente di cui non mi importava un fico secco.. volevo dire studenti, si riempiva di studenti.
“No troppo stress e tu Gordon?” domandai appoggiando la borsa sul mio, e solo mio, banco. Gordon cercò di imitare un'espressione accigliata, erano cinque anni che lo conoscevo e cinque anni che lo chiamavo per nome, era così vulnerabile che trattarlo come un coetaneo mi veniva naturale. Gli sorrisi come facevo ogni volta e mi sedetti pronta a farmi una bella dormita.. volevo dire studiata di fisica.
“Alyson sono un professore, mi devi dare del 'lei'.” mi fece notare per la millesima volta.
“Solo a patto che tu mi dai dell'essi.” lo sfidai mentre sbuffava e si grattava la testa contemporaneamente, mi si prospettava un'ora interessante.
Così interessante che dopo l'appello mi addormentai, ma Gordon oramai c'aveva fatto l'abitudine e non mi disse niente o almeno io non lo sentii.

Il sogno che avevo abbandonato il giorno prima riprese esattamente dal punto in cui si era interrotto. La figura di Harry di fronte a me, mentre studia quel muro ricoperto di muschio è così precisa da sembrare reale.
I suoi lineamenti, i ricci perfetti e le spalle rilassate, dettagli che avevo sempre conosciuto ma che la scorsa sera avevo stupidamente dimenticato.
Non vorrei svegliarmi mai più.
Mi lascio scappare un sospiro pensando che ovviamente prima o poi mi dovrò svegliare.
Lui si gira con gli occhi spalancati.
Mi ha sentito, mi può sentire. Mi vede. Ma io non esisto per lui. Che sia un sogno o che sia reale lui adesso non mi vede, non mi può vedere.
Fa un passo in avanti, continuando a guardare nella mia direzione, con la fronte corrugata e gli occhi che emanano perplessità. E’ il contatto visivo più lungo che abbia mai avuto.
Svegliati Alyson.
Un secondo solo, mi sveglierò, mi risveglierò sempre del resto, anche se più resto più farà male.
Forse è meglio che me ne vada via adesso, mi volto, con lo sguardo verso il basso pronta ad andarmene via, chi sa dove, ma lontano da tutto questo.

“Aspetta.”
Voce.
Quella voce.
Mi fermo, forse quasi inciampando. Parla, parla ancora ti prego.
“Non andare.. via.”
Mi giro verso di lui e lo raggiungo. Non sto più nella pelle ma so che mi odierò. Per sempre.
“Cielo mi odierò per questo..” ammetto più a me stessa che a lui.. o a ciò che la mia mente mi raffigura come Harry.
“Perché?” mi chiede perplesso.
“Per tutto questo, perché mi sveglierò e tu non ci sarai più..”
Non sembra capire, ma non pretendo che lo faccia.
“Hai una bella voce.” mi dice sorridente.
E’ il più bello e orribile sogno che abbia mai fatto. Tutto questo mangia la mia realtà, mi logora dentro e mi droga. Si è come una droga.
Mi concentro a fissare i suoi occhi.
Forse troppo perché risveglio il mio cervello che riprende lentamente a lavorare.
Sento tutto più distante. Dannazione.
Il suo viso si sfuma ed ogni istante stacca via un pezzetto della sua immagine.
“Non andartene ti prego.”
Ma sento già le gambe indolenzite, lo scomodo legno della mia sedia in classe, il piumino ancora a dosso.
“Non andare.” Mi supplicò ancora, come se avesse quasi paura di rimanere da solo in un luogo sconosciuto.
E per la seconda volta dico addio al sogno, più bello, strano e dolce di tutti.
Ciao Harry.

Eccomi qua parappappaaaa
Vi preeeeeeeeego non mi uccidete.. quanto è che non aggiorno questa storia? Due mesi? Va be tanto non interessava a nessuno, comunque io mi ostino lo stesso a pensare che qualcuno la legga lol
Allora signorine e signorini (?) cosa ne pensate?
Spero che abbiate riletto almeno la fine del prologo perché se no non ci capite una minchia. Lol
Ho modificato un po’ di cose, principalmente doveva essere su Niall James Horan, ma dato che vi sto scartavetrando le ovaie con il biondino che tanto amo lol ho deciso di cambiare. Ed ecco a voi Styleeees in tutta la sua magnifica bellezza. *applausi inesistenti*
Se ancora non vi ho risposto alle recensioni, letto le vostre storie e chi più ne ha più ne metta. Ragazze KEEP CALM. Sono malata, non ho niente da fare e passerò/risponderò, o almeno ci proverò lo cciuro.
Mi fanno molto piacere tutte le vostre recensioni, siete davvero asdfjdhgfdj vi amo u.u
Riguardo l’altra storia farò del mio meglio, ve lo prometto.
Se siete arrivate a leggere fino a qui, potreste lasciare una recensione che superi i dieci caratteri? Beh perché mi rendereste la persona più felice del mondo!
E se proprio mi volete bene, mettereste la storia tra le seguite/preferite?
Mi ritiro nei miei meandri e vi ringrazio tutti, anche tu che stai leggendo e non lascerai una recensione e non metterai tra le seguite/preferite. Stanotte ti verrò a trovare abbi paura muahahahah (?)
Sciao sciao n.n
Sofia (su twitter sono @PeetasCarrots)
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