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Autore: meiousetsuna    10/10/2012    6 recensioni
Questa raccolta di 10 flashfic è scritta per il contest “Gocce di quotidianità” di Clalla97, consistente nello scrivere su 10 prompt ricevuti a scatola chiusa!
Protagonisti assoluti i Salvabros, due fratelli, nemici/amici, che condividono una vasta gamma di emozioni; vivranno insieme divertenti avventure, momenti di tenerezza, e altri di sconforto.
Il rating è giallo, come media, ma ci sono storie a rating verde, altre giallo, altre arancione.
Sarà presente l'Avvertimento Bromance, nel rispetto di questi ratings.
Un piccolo esempio? Dal testo: La signora dal caschetto platinato dimostrava quanto il posto di coordinatrice del negozio fosse ben meritato: il sorriso a trentadue denti non subiva la benché minima alterazione mentre i clienti dall’altra parte del bancone, toccavano, esaminavano, soppesavano biancheria da donna, uno con un’aria imbarazzata, l’altro da maniaco sessuale.
La domanda che ronzava nella sua testa - come un’ape impazzita catturata in un barattolo - era la stessa che leggeva nello sguardo delle commesse.
Ma questi due dovevano fare un regalo alla stessa ragazza, o pizzi, fiocchetti e trine erano destinati ad adornarli in qualche festino stravagante?
Il pensiero comune era uno solo: ‘speriamo che questi due gran pezzi di manzo siano etero’.
Have fun! Setsuna
Genere: Angst, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Stefan Salvatore
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è scritta per il contest “Gocce di quotidianità”; consiste nello scrivere su 10 prompt ricevuti a scatola chiusa!
Titolo: Ten Things I Know about You
(raccolta di flash-fic di 500 parole esatte, col contatore di word)

Grazie con tutto il cuore, margheritanicolaevna! Dedicato a te e tutte le mie amiche che ancora reggono i miei sproloqui... vi voglio bene!

PREMIO ZUCCHERINO assegnato alla raccolta Ten Things I Know About You di meiousestuna, per essere la raccolta non con una dolcezza normale, ma una dolcezza fraterna, un rapporto spesso lasciato andare.

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Paring: Damon/Stefan
Prompt: 3) Cronache della vita di coppia, più avvincente dei romanzi di Martin

Introduzione: Damon e Stefan; fratelli, amici/nemici, due persone che condividono una gamma di sentimenti vasta… come la trama dei romanzi di Martin!
Note: L’eventuale Bromance sarà trattata nel rating giallo, o sarà comica, o sottintesa, o strettamente funzionale alla possibilità di usare tutti e dieci gli elementi del pacchetto “a scatola chiusa”.

Titolo: The Whoopee Party
Rating: Verde
Elemento del prompt utilizzato: Persona che non c'entra un tubo, Topolino
Genere: Commedia
Note:
Una festa scatenata (The Whoopee Party) è il titolo di un cortometraggio di Topolino del 1932. Tutti i nomi dei personaggi sono volutamente in italiano per evitare inutili asterischi!

Elena era veramente euforica; il suo severissimo Istituto Scolastico aveva eccezionalmente concesso di allestire una festa e Caroline, l’organizzatrice, scelse il tema senza tentennamenti: ‘I personaggi Disney’!
La bionda aveva ricevuto un sospetto dono anonimo, il costume da ballo di Cenerentola; lei aveva optato per il classico abito rosso a pois bianchi di Minnie, col relativo fioccone. Il problema era convincere Stefan a travestirsi da Topolino.

Il ragazzo, davanti alla maglietta turchese e i calzoncini rossi coi bottoni bianchi aveva accusato un’ondata di disgusto, ma vedendo le enormi orecchie tonde da topo  era scoppiato a piangere e barricato nella sua stanza, minacciava di togliersi l’anello e lasciarsi sciogliere dal sole  piuttosto che diventare lo zimbello della scuola.
“Stefan, amore… accontentami… Non ci divertiamo mai, passiamo la vita a nasconderci dai persecutori!”

“Problemi in paradiso?” Un sogghignante Damon spuntò fuori dal nulla, sprizzando malizia da tutti i pori, mentre Elena saltava per lo spavento.
“Non c’è bisogno che mi spieghi, involontariamente ho sentito tutto: lascia che ti aiuti”.
Senza aspettare risposta, forzò la maniglia, chiudendosi in stanza col fratello.
Quando la porta si aprì, uscirono insieme.
“Forza fratellino, come si dice?”.
“Va bene, farò quello che vuoi, se lo desideri così tanto”. Elena gli saltò al collo, poi abbracciò anche Damon.
“Grazie! Come hai fatto?”
“Questo resterà un segreto!”

Quella era senza dubbio la peggior esperienza sociale della vita di Stefan: dal suo ingresso i suoi compagni - dignitosamente abbigliati da Principe, Capitan Uncino, Ercules - avevano cominciato a ridergli in faccia, alcuni offrendogli del formaggio, altri chiedendogli se per una pantegana di un metro e ottanta non fosse necessaria la disinfestazione.
Temendo la sua forza fisica si risparmiavano le battute su Elena, che era una bella roditrice. Ma improvvisamente, ‘Topolino’ smise di essere al centro dell’attenzione perché sopraggiunse qualcuno in condizioni molto peggiori. Un costume giallo con le lunghe orecchie penzolanti di Pluto, incorniciava il volto da funerale di Tyler.
“Ero in debito con Damon per quel morso, mi ha chiesto di fare questo... ora siamo pari, per sempre”.
In quel mentre, una mano guantata di scuro si posò sulle spalle del vampiro, che non ebbe bisogno di voltarsi, per sapere di fosse.
“Damon. Sei davvero qui”.

Stefan si girò, restando mortificato. Tunica, mantello e cappuccio color della notte, rendevano Damon un Macchia Nera perfetto.
Ma tu stai bene!”
“Ho promesso che sia io che Tyler ti avremmo dato man forte coi personaggi di Topolino, non di diventare brutto! É impossibile!”
Le iridi celesti si addolcirono, poi il bruno assunse un’espressione incredula.
“Alle tue spalle! Cip e Ciop!” 
Stefan non credeva ai suoi occhi. Scoiattoli. Due ragazzi impersonavano i più grassi, succulenti, enormi scoiattoli che avesse mai veduto. Sottili venuzze spuntarono suo malgrado e i canini si allungarono leggermente mentre correva a inseguirli nel cortile.

“Damon, cosa vi siete detti, esattamente?” Elena lo fissava tra l’offesa e il divertimento.
“Che ci saremmo messi in maschera anche noi e che se non fosse bastato avrei provveduto ad una via di fuga. Ti va di ballare?”

 

Titolo: You Give Music a Bad Name*
Rating: Verde
Elemento del prompt utilizzato: Personaggio realmente esistente: Justin Bieber
Genere: Commedia  
Avvertimento: Fluff
Note:
Chiedo formalmente scusa alle fan del suddetto cantante, la mia è solo un’opinione personale e non intende, in alcun modo offendere loro.
*You give love a bad name, Bon Jovi
** In Italiano nel testo. Secondo le prime voci accreditate il vero nome dell’artista è in effetti Giovanni Bongiovi, visto che è italo-americano di prima generazione, anche se dopo gli anni ‘80 ritrattò l’ affermazione.

Damon fu attratto dall’insolita attività che occupava il suo fratellino da mezz’ora. Uno scatolone di vecchi LP di Bon Jovi era posato fuori dello studio, mentre Stefan spolverava la vetrinetta vicina all’imponente impianto stereo per metterli in bell’ordine, badando di lasciare per primo, con la copertina in vista, quello con l’autografo: “Ad un amico italoamericano che non dimenticherò mai, Giovanni”**
“Gli impiegati della ditta di pulizie che ho soggiogato il mese scorso sono tutti in sciopero?”
Stefan sospirò, gli occhi colmi di tristezza che esibiva come arma finale quando il maggiore stava per burlarsi di lui con estrema crudeltà.

“Ha chiamato Lexi, sarà qui domani: è la mia migliore amica, si è presa cura di me quando ero nella  fase dello ‘squartatore’”.  
Damon sollevò contemporaneamente un sopracciglio e l’angolo delle labbra.
“Va bene, la prima fase… crede che sia rimasto un fan accanito di Bon Jovi, dopo quella famosa notte che abbiamo passato tutti e tre insieme e non chiedermi i dettagli, sai che è qualcosa che vorrei solo cancellare. Anzi…”
“Scordatene fratellino, non ti rimuovo quel ricordo finché non lo condividi con me; coraggio, chi sono io per giudicare?”.
“Mai niente per niente, eh, Damon?”.
Mai. Comunque farò finta di nulla, questa volta. Basta non avervi tra i piedi in casa tutto il tempo, patto accettato?”.
“Ti do la mia parola”. Stefan era visibilmente sollevato, se la stava cavando con poco! Però Damon non si spostava dalla porta della stanza.
“Ma al posto di Bon Jovi, cosa avevi nel tuo scomparto dei dischi?”

“Niente di che, musica classica… - il colorito del ragazzo, se possibile, era più cadaverico del solito, mentre si appoggiava al mobile, chiudendolo con le spalle – non preoccuparti, metto tutto in cantina finché lei non riparte”.
Niente era per Damon più interessante di qualcosa che volevano tenergli nascosto. Improvvisamente fu addosso a Stefan e dopo una lotta a base di sgambetti e placcaggi riuscì a metterlo schiena a terra, guardando nel ripiano che doveva restare chiuso. Un brivido gelido gli attraversò la pancia, come se avesse bevuto verbena concentrata.

Il viso acqua e sapone di un tenero adolescente biondo gli sorrideva da album intitolati “My World”, ”Under the Mistletoe”, “Believe” e da singoli versione remix come “Baby” e “Santa Klaus is coming to town”. Erano rarissimi vinili, edizioni da veri collezionisti.

Suo fratello ascoltava Justin Bieber.


Damon non disse nulla, ma porse una mano a Stefan per risollevarlo dal pavimento, mantenendo lo sguardo nel vuoto. Dopo un attimo di incertezza, si lasciò andare ad un gesto che non compiva da centoquarantotto anni; lo abbracciò forte, un solo attimo, poi uscì senza una parola lasciandolo con gli occhi bassi e umidi.
Entrò nella Camaro, partendo con una sgommata per mettere la maggior distanza possibile tra lui e quel momento. Accese l’autoradio, per farsi un po’ di compagnia.
“Hey Stephen why are people always leavin’
I think you and I should stay the same…”
Per fortuna, per nascondere i CD di Taylor Swift, bastava il sedile di un’auto…


Titolo: La vita è come una sacca per le trasfusioni; non sai mai che gruppo sanguigno ti capiterà
Rating: Verde
Elemento del prompt utilizzato: Film: Forrest Gump
Genere: Commedia, sentimentale
Note:
Non sto prendendo in giro chi ha qualche difficoltà, come il protagonista del film, né trovo minimamente ridicolo uccidere gli animali; è solo l’esecuzione del prompt, ci tengo a ricordarlo!
*Delta Kappa Epsilon la prima ‘fratellanza’, fondata a Yale nel 1844


La brezza soffiava gentilmente, quasi impercettibile alle persone accarezzate dalle sue dita trasparenti; ragazze in costume per la Festa dei Fondatori, insegnanti in vacanza per la celebrazione della Fondazione dei Fondatori, il Sindaco Lockwood che mangiava la Fonduta della Fondazione dei Fondatori.
Una piuma, nera come quella delle ali di un corvo, visto che lo era, volteggiava leggera, elegante, sospinta da una folata ogni volta che rischiava di cadere, finché si posò sulla spalla del ragazzo seduto da solo alla fermata dell’autobus.

Il suo atteggiamento era triste e assente; il viso nascosto tra le mani, il capo chinato, rendevano palese che fosse assorto nelle più profonde riflessioni.  Nell’istante in cui  sentì quel peso quasi inavvertibile su di sé il suo proprietario comparve, riprendendo la sua forma umana, che era decisamente spettacolare.
“Che succede, Santo Stefan? Un momento di abbattimento? Lo scoiattolo che hai mangiato per colazione nel supremo addio ti ha rivelato di lasciare moglie e venti figli?”
Un singhiozzo soffocato fu l’unica risposta. OMG! Aveva indovinato…
“Damon… - il vampiro si rivolse al fratello senza avere il coraggio di incrociare il suo sguardo - ricordi cosa abbiamo imparato, osservando Katherine e Lexi? ‘Vampiro cattivo è, chi il vampiro cattivo fa!’ Io lo sono. Sai cosa facevo negli anni venti, vero? Poi, a scuola, quando mi sono iscritto al liceo di Charlottesville? E quando siamo tornati a casa e c’era zio Zack?”

Damon si schiarì la voce, onde rispondere con noncuranza.
“Siamo predatori Stefan, non puoi sempre incolparti della tua natura. D’accordo, hai ucciso molte persone nel periodo passato con Klaus, ma lui ha approfittato della tua debolezza. E nessun liceo si fa un buon nome, se non ci scappa qualche morto nelle cerimonie di iniziazione della ∆KE *. In quanto allo zio, non per vantarmi, ma ci stava per smascherare e l’ho eliminato io!”
Stefan sbarrò gli occhi, guardando in faccia il maggiore.
“Non fingere di non aver capito perché mi compatisci. Sai a cosa mi riferisco. C’era il proibizionismo Damon e io bevevo superalcolici illegali ogni giorno. Al liceo non ho mai fatto i compiti a casa, nemmeno una volta, prendendo voti alti. Soggiogavo i professori, tutta la collezione di diplomi l’ho accumulata così. Zach non era nostro zio. Era il nostro bisnipote, sono stato io a falsificare i documenti appena arrivato a Mystic Falls. Merito l’Inferno”.

Il bruno stava per reagire istintivamente, ma si trattenne, passando un braccio sulle spalle dell’altro.
“Sai Stefan… a volte non siamo noi a decidere, è destino che le cose vadano in un certo modo. Ricordi quando bevevi sangue umano di nascosto dalla mia scorta, senza aver tempo di scegliere? Forse capitava 0 negativo, oppure AB e potevi soltanto prenderla con filosofia. Capisci cosa cerco di dirti?”
“Credo di sì”.
“Molto bene. Adesso penso di andare ad ubriacarmi. A più tardi, Stef”.
Stefan non rispose, ma raccolse la piuma, usandola come segnalibro per il diario dove stava scrivendo. Dov’era rimasto? Ah, sì. ‘Per fortuna, ho sempre Damon. Mi permette di sbagliare’.

 

Titolo: Elena’s Secret
Rating : Giallo
Elemento del prompt utilizzato: Luogo: negozio di biancheria intima
Genere: Commedia   Avvertimento: Bromance
Note
: ovviamente il titolo si rifà al più noto marchio USA di ‘biancheria sexy’, e ai due episodi in cui Damon ha aperto il primo cassetto del comò di Elena, in camera sua.
*Nota strada elegante di Atlanta, credo unica città dove da Mystic Falls vadano ad effettuare acquisti di lusso.


La graziosa signora dal caschetto  platinato  dimostrava quanto il  posto di coordinatrice del  negozio in Edgewood Avenue* fosse ben meritato: il  sorriso candido a trentadue denti non  subiva la benché minima alterazione mentre i clienti dall’altra parte del bancone, toccavano, esaminavano, soppesavano biancheria da donna da almeno un’ora, uno con un’aria imbarazzata, l’altro da maniaco sessuale.

La domanda che ronzava nella sua testa - come un’ape impazzita catturata in un barattolo -  era la stessa che leggeva nello sguardo delle commesse quando, in momenti di minor afflusso di acquirenti, si lanciavano uno scambio di occhiate.
Ma questi due dovevano fare un regalo alla stessa ragazza, o pizzi, fiocchetti e trine erano destinati ad adornarli in qualche festino stravagante?

All’apparenza, erano tutte mossettine vezzose e sbattere di ciglia, ma il pensiero comune era uno solo: ‘speriamo che questi due gran pezzi di manzo siano etero’.
Soddisfacevano diversi gusti: uno il classico bello e dannato, bruno, vestito di nero dalla testa ai piedi, un atteggiamento nella piega delle labbra da far spezzare da solo l’elastico di qualsiasi slip, e loro erano esperte…
L’altro un eroe romantico, dolce, timido, molto alto, leggermente palestrato che suggeriva un fare protettivo. Cercando di non farsi sorprendere, se li stavano spartendo con la morra cinese, giocata dietro le innumerevoli scatole tirate giù dagli scaffali.

Stefan finalmente decise optando per un completino sobrio di raso blu notte con la parte superiore del reggiseno intarsiata di merletto, ma suo fratello non mollava; se c’era una cosa che Damon non  mandava giù era essere contraddetto, inoltre far vergognare il suo baby brother lo mandava decisamente in sollucchero.
“Damon… Elena è la mia fidanzata, permettimi di dire che so bene cosa gradisce”.
Il tono di voce era calmo e bassissimo, tanto potevano udirsi perfettamente.
“D’accordo, non lo metto in dubbio”. Il timbro del bruno suggeriva tutto il contrario.
“Ma ti assicuro che, quanto meno, stai sbagliando misura. Ci vuole la quarta coppa A”.

Stefan voleva strangolarlo con un bellissimo reggicalze in tinta, ma Damon fu più veloce, terminando il discorsetto.
“Andiamo, che hai capito? Ho solo frugato nel cassetto, quando dovevamo partire per Denver… penso che prediliga questo genere!”
Con aria trionfale, sventolò sotto il naso del minore un terrificante bustier di nylon rosso lacca,  quello che la cugina spiritosa ti regala a Natale, col biglietto “Usalo spesso”.

“Sono certo che le piacerà! Sarà sorpresa della tua capacità di leggerle nel pensiero!”.
“Damon, questa si chiama ‘ripicca infantile’ ne sei consapevole, vero?”.
Il maggiore fece spallucce.
“Bene, allora ognuno comprerà quello che preferisce. Magari un giorno indosserà il mio regalo. Senza rancore, Stef?”
“D’accordo –era già molto non essere addivenuti ad una lite nel negozio  –ma per favore paga. Con i soldi”.

“Sei di una noia mortale… oh, già! Sei morto!” Stefan scelse di non replicare, felice di uscire di lì. Quando si vide porgere in malo modo una bustina da Damon non capì subito. Al suo interno, dei boxer blu.
“Almeno non farai brutta figura, sapevo che avresti insistito col tuo gusto banale. Devono starti anche bene”.

 

Titolo: Share them with me (those happy days)
Rating: Giallo
Elemento del prompt utilizzato: Avvertimento: AU
Genere: Commedia, sentimentale
Note
: L’avvertimento “AU” non sarà utilizzato esattamente durante tutta la storia, ma terminerà qualche riga prima, alla fine del flashback. (Le parole ‘ fine flashback’ sono extra le 500 esatte)
*The Platters: The Great pretender, 1955
**L’allenatore di football della prima stagione

Stefan era fermamente deciso a tenere il muso lungo, quella sera; essere battuto dal fratello nella tanto agognata gara di Rock’ n ’Roll  acrobatico era un boccone assai amaro da ingoiare, come verbena nel milkshake alla vaniglia. E dire che si reputava un ballerino fortissimo!
Aveva sottovalutato un dettaglio: Damon Salvatore, in qualsiasi tipo di corpo a corpo con un essere femminile, era sempre il numero uno.

Gli bastava arrivare con la moto, entrare nella sala sistemandosi il giubbotto di pelle nera portato quasi slacciato, a filo coi jeans così stretti che gli scoppiavano addosso e schioccare le dita.
Le donne accorrevano, spesso si erano azzuffate come gatte in calore per il privilegio di abbarbicarsi al suo corpo tentatore.
Hey… non litigate, ce n’è abbastanza per tutte!”
Senza scomporsi, faceva cenno alla più vicina inclinando la testa; la fortunata estraeva un pettine che portava appositamente e gli sistemava il ciuffo di bellissimi capelli neri.
Un’altra gli serviva un bourbon & cola sperando di essere ricompensata con un bacio o magari qualcosa di più. Tutte le volte la stessa storia.

Anche lui non era male ma al confronto  scompariva all’istante.
Mentre si perdeva in queste astiose considerazioni, Damon, che detestava fare le cose in modo regolare, stava azionando il juke-box alla sua maniera: un pugno sul coperchio!

*My need is such I pretend too much

I'm lonely but no one can tell

Per un momento un’ombra di tristezza velò i suoi occhi azzurri e Stefan sentì molto del suo risentimento sparire. Era tutto soltanto una distrazione.
Sospirò silenziosamente, appoggiandosi al bancone del  Milwaukee Grill, talmente sovrappensiero da rovesciare, malgrado i  sensi da vampiro, un enorme frullato di cioccolata addosso ad un ragazzo alle sue spalle.
“Guarda che hai combinato, idiota!”
“Mi dispiace, non l’ho fatto apposta, te ne offro un altro”.
“Dai Billy, fagli vedere chi sei!”
Dalle magliette tutte uguali, si capiva che gli amici del tipo dal volto antipatico e i capelli cortissimi, erano la squadra di football locale.
“Non sono in cerca di problemi, ok?”
Stefan era tesissimo, se avesse reagito eccessivamente tutti avrebbero notato la sua  forza sovrumana.

In fondo alla sala, Damon stava ballando con le due più belle ragazze del locale, tenendole una per mano, facendole girare in modo da sollevare gonne a ruota e sottogonne di tulle fino a scoprire le mutandine, quando decise che quella situazione stava andando troppo oltre.
Hey! Quello che stai infastidendo è il mio fratellino. Perché non vieni nel mio ufficio, e spieghi a me cosa non va?”
**William Tarner ebbe un attimo di esitazione: il bruno dall’aria minacciosa gli stava indicando il bagno degli uomini: un attimo di panico lo attraversò.
“Non importa… andiamo via, ragazzi! Ma ci rivedremo, non finisce qui!”
Damon sorrise all’indirizzo di Stefan, sollevando tutti e due i pollici.

Fine Flashback

Stefan spense il televisore, sogghignando, mentre Damon, gli tirava dietro il telecomando.
“Sai che odio questo telefilm!”
“Credevo amassi che qualcuno si ricordasse di te, in qualsiasi epoca…”
“Certo, ma mi spieghi perché mi hanno dovuto chiamare Fonzie?”



Titolo: In (vino) Veritas
Rating: Giallo
Elemento del prompt utilizzato: Oggetto, stemma di famiglia
Genere: Triste
Avvertimento: Fluff
Note
: La storia è ambientata nel 1853 (quindi Damon ha tredici anni, Stefan sei e mezzo)
Importante: credo di ricordare che esista già una OS chiamata così, ma lo stemma non c’entrava nulla, solo il vino! Se l’autrice dovesse trovare degli elementi in comune tra le storie, può chiedermi di modificarla.
Il rating giallo è dovuto al fatto di ‘servire’ alcolici ad un bambino.

Damon era rannicchiato sul pavimento con  una bottiglia di marsala dai ricchi riflessi e un bicchierino di cristallo. Una candela completava quel fantastico bottino, ma molto del coraggio di attingere dalla riserva di Giuseppe Salvatore, facendo le ore piccole in salotto, dipendeva dall’essere sotto il tavolo, ricoperto dal lunghissimo drappo.
Avevano nuovamente discusso e queste liti si risolvevano soltanto con qualche punizione per lui. Quella sera era stato particolarmente fortunato, se l’era cavata con l’ordine di andarsene in camera a digiuno; infine, non aveva il divieto di bere.
Era già capitato di indulgere con qualche alcolico, approfittando della distrazione dei servitori, ma non si era mai ubriacato; era l’occasione giusta, una piccola gustosa vendetta.

La sua tranquillità fu interrotta dal cigolare della porta e  piccoli passi titubanti che raggiunsero il tavolo; poi un visetto spuntò sotto la tovaglia.
“Stefan che fai alzato a quest’ora?”
“Non potevo dormire… ero dispiaciuto, non ho voluto mangiare neanche io! Però adesso ho fame… e non sei venuto a darmi la buonanotte”.
Damon liberò il sorriso sincero riservato ai momenti in cui era col fratellino, vergognandosi di starsene nascosto in sua presenza: riemerse con la solita baldanza, come spostando un sipario, adagiandosi comodamente sul divano di fronte allo stemma di famiglia.

Stefan lo seguì come un’ombra, fissando anche lui il guidone col fondo blu, foglie d’acero e lunette in argento, la scritta “In Veritas” che troneggiava nel centro.
“Io sono stato sincero, sai Stefan? Non sono rientrato tardi per cena di proposito, mi sembrava davvero che il cavallo zoppicasse leggermente e ho preferito scendere e riportarlo senza il mio peso”.
Io lo so! Ma nostro padre pensa che tu sia ribelle. Che significa, esattamente?”
“Che lo sfido, invece di ubbidire a tutti i suoi ordini. Hai capito? Per inciso, in questo momento lo stai facendo anche tu. Vieni, ti accompagno in camera tua”.
“Resto con te… così se ci scopre, si arrabbierà un po’ con tutti e due”.

Damon strinse Stefan con tale impeto di affetto da fargli quasi male e non potendosi permettere che gli venisse da piangere versò una buona dose del liquido profumato, mandandolo giù tutto di un fiato.
“Cos’è?” Il fratello lo osservava curioso.
“Non è una bevanda per bambini! – si fermò rapidamente a riflettere – ma in effetti, stasera sei proprio un ometto. Bevi”.
Stefan prese l’oggetto con gli occhi che gli brillavano, prima per l’emozione, poi per effetto dell’alcol che si diffondeva rapidamente.
“É buono!” Esclamò.
“Bene, sei un vero Salvatore! Brindiamo!”
Riempì di nuovo il bicchiere, inghiottendone la maggior parte, lasciandogli due dita sul fondo.
“Damon” Disse Stefan, con lo sguardo un po’ perso nel vuoto “Forse qualche volta… nostro padre sbaglia, tu fai sempre la cosa giusta. Magari lui non capisce la verità”.

“Parole sante Stefan. Che dici, vogliamo rendere questa rivelazione indimenticabile?”
Quando il piccolo fece cenno di sì, lanciò con violenza il bicchiere al centro della scritta, con tutta la sua forza.

Gocce color rubino scesero sgocciolando lente dalla ‘V’, come se la lettera fosse coperta di sangue.

 

Titolo: Two is Company, Three is a Party!
Rating: Arancione
Elemento del prompt utilizzato: Situazione a caso: spunta l'ex di uno dei due
Genere: Lime, Commedia
Avvertimento: Threesome (nel pieno rispetto del rating arancione)
Note:
Per chi vuole vedercelo, c’è un accenno di Bromance…
Tutte le frasi in grassetto + corsivo, sono autentiche del personaggio parlante!

Stefan uscì dalla sua stanza estremamente seccato, condizione facilmente decifrabile dalle sopracciglia eccezionalmente aggrottate. La musica a tutto volume nelle ore notturne, per un vampiro serio che andava a scuola, era davvero una mancanza di rispetto! Inoltre la predilezione del fratello per “Never let me go” dei ‘Florence and the Machine’, ascoltata a ripetizione, gli causava un’ansia immotivata ma intensa.
Riflesse alcuni istanti, prima di riconoscere la donna dai capelli rossi e lo sguardo libidinoso che con la scusa di danzare, si stava letteralmente arrotolando intorno a Damon, senza incontrare molti ostacoli. Indossava slip e reggiseno dello stesso magenta dei capelli; lui gli immancabili boxer neri.
Sage. Spuntata dal nulla, a turbare l’instabile quiete domestica. Poi, ne era certo, stava per salutarlo con una delle sue frasi tipiche, del tipo…

“Ben rivisto Stefan! Unisciti a noi… due è una compagnia, tre è un party!” OMG! In quel momento il ragazzo avrebbe pagato per non avere l’udito sviluppatissimo dei vampiri!
“Hem… bentrovata Sage! Pensi di restare a lungo?”
“Quella borghesuccia di Rebekah mi allontana da casa sua, per non farmi incontrare Finn, che è resuscitato dopo novecento anni, mi considera troppo cheap!  Mi fermerò un po’ qui, mentre Damon mi aiuterà con un Piano Diabolico... nel frattempo, viviamo la vita nella sua pienezza!

Il bruno era silenzioso, ma parlava coi gesti; più che  ballare si stava esibendo in una serie completa di preliminari. I polpastrelli scorrevano sulla pelle della compagna, ancora umida dopo la doccia fatta insieme, lisciando ogni millimetro non coperto dalla stoffa, mandandola su di giri nell’attesa; le labbra passavano dal collo all’attaccatura del seno e la sua vistosissima erezione si strofinava sulle cosce della vampira, seguendo il tempo della musica.

Improvvisamente, lei si girò, appoggiandosi a Damon col fondoschiena e prese per mano Stefan facendolo avvicinare, fino a passargli le braccia intorno al collo. Il castano era decisamente a disagio.
“Io non ballo più, da parecchio”.
“Nessuno pretende che tu sia bravo, basta che partecipi. Non vergognarti… sai che la mia passionalità sovrasta la mia morale quotidianamente!"
“Dai, fratellino, mostra alla nostra ospite le tue mosse segrete!” Damon si divertiva un mondo, era palese; ambedue erano a conoscenza dell’enorme potere di Sage, che negli anni dieci era stata una boxer quotatissima nel giro delle scommesse clandestine. Farla arrabbiare poteva avere serie conseguenze.

‘Solo, ti supplico, non dire’…
”Forza, Stefan, le donne non servono solo come cibo, ma per il Piacere!
Non sapendo come altro zittirla, le diede un bacio profondo, ma appena lo interruppe, fu ringraziato con un “Hai imparato a divertirti, come vampiro!” Voleva scappare a nascondersi in cantina, quando sentì una mano di Damon fargli una carezza sui capelli, trattenendolo delicatamente con la fronte poggiata su quella della donna.
Quel tocco lo tranquillizzò all’istante, facendogli vedere il lato buono della situazione. Stavano solo filtrando un po’, poteva fermarsi quando voleva.
Fu quello che continuò a ripetersi, finché la mattina dopo si svegliò ubriaco sul divano, con Sage che dormiva, nuda e rilassata, tra lui e Damon che si tenevano per mano.

Titolo: *I, your glass, will discover to yourself, that which you yet know not of
Rating: Arancione
Elemento del prompt utilizzato: Citazione: “Il mio migliore amico è lo specchio perché quando piango non ride mai.” (Jim Morrison)
Genere: Angst,   Avvertimento: H/C
Note:
* Giulio Cesare, W. Shakespeare.
Ho volontariamente ‘riunito’ la conclusione di due episodi, 1x9, e 1x14, per creare un’ momento unico’ per Damon.

Damon sedeva davanti al camino con le spalle curve per proteggersi, tardivamente, dai colpi sferrati dalla sorte. Ma ormai non poteva succedere di peggio. Centocinquanta anni prima aveva fatto dono dell’anima ad una donna malvagia, considerandola la più perfetta delle creature.
Suo padre lo aveva ucciso con le sue mani, suo fratello l’aveva costretto ad accettare una non-vita. Aveva sopportato tutto in qualche modo, era forte, ma scoprire che fosse stato invano lo faceva impazzire. Katherine non c’era, nella dannata cripta. L’aveva pianta come perduta, aspettata ingannando l’attesa come poteva; spegnendo il pulsante dei sentimenti, uccidendo e curandosi che il fratellino preferito non potesse dimenticare un solo istante la sua parte di responsabilità.

Era sembrata un’attesa infinita, pur nell’immortalità, perché la cometa passasse nuovamente su quella città maledetta, l’ultimo posto dove sarebbe voluto tornare, per vedere il suo piano andare miseramente in fumo.
Bonnie aveva distrutto il ciondolo, eliminando la chiave d’accesso, ma non era tipo da arrendersi; in seguito proprio lei aveva collaborato ad aprire la cripta con la magia, purché lui recuperasse la vampira, partendo per sempre.
Una volta entrato, lo aspettava una terribile sorpresa: Katherine non c’era, non era mai stata rinchiusa con gli altri e senza il minimo rimorso era fuggita lasciandolo in un lutto che aveva avvelenato ogni secondo della sua esistenza.
Cosa gli restava alla fine di questa storia? Il tradimento vigliacco dell’amata, la bugia di Elena che aveva abusato della loro amicizia e un mare di bourbon che lo aspettava per accoglierlo nel suo vortice dorato e ottenebrante.

Bevuto l’ennesimo bicchiere tutto d’un fiato, si ritrovò a osservarsi nel riflesso del cristallo purissimo, che complice il riverbero delle fiamme, gli faceva da specchio. Quello che vide lo colmò di amara consapevolezza. Era l’unico in grado di capire se stesso, l’unico essere di cui poteva fidarsi al mondo.
Il suo era il dolore di un uomo disperato, non di un mostro che voleva trionfare anche a discapito del bene degli altri, che in quel momento lo odiavano per aver liberato, involontariamente, delle creature che la Natura aveva seppellito nel suo grembo.

Non avrebbe più permesso a nessuno di fargli il cuore a brandelli, sarebbe vissuto rendendo conto unicamente a quel replicato di sé che lo osservava con la medesima espressione annichilita. Se avesse riso del male compiuto solo per passatempo, avrebbe imitato la sua espressione divertita; se avesse pianto di nascosto, alle lacrime silenziose si sarebbero unite le loro gemelle, senza temere che qualcuno gli rivolgesse contro quella debolezza.
La consapevolezza di non essere solo, già da qualche momento, disturbò la sua meditazione. Stefan era seduto su una poltrona, il medesimo bicchiere pieno del medesimo alcol, anzi vuoto, perché l’aveva bevuto contemporaneamente a lui.

Lo fissò pochi istanti e le iridi verdi gli rimandarono qualcosa di differente; un Damon che voleva solo che qualcun altro si occupasse di lui e non lo lasciasse divorare vivo dal male aveva dentro. Forse gli occhi di suo fratello erano più sinceri di un pezzo di vetro.

 

Titolo: The Price of Evil
Rating: Arancione
Elemento del prompt utilizzato:  Canzone: Nightmare, Avenge sevenfold
Genere: Angst, Drammatico  
Avvertimento: accenno di Bromance
Note
: Il titolo e le frasi in grassetto + corsivo sono tratte dal testo della canzone

Stefan aveva sempre presentito l’arrivo del momento in cui la serenità assaporata con Elena sarebbe terminata e probabilmente nelle profondità più oscure della sua anima contorta lo desiderava. Era così giusto espiare le sue colpe tutta la vita, almeno fino a pareggiare il conto con quella lista di morti che gridavano, nella sua testa, notte dopo notte.

Ora l’incubo diveniva realtà.

Smettendo di tenerlo sotto controllo, si accorgeva di quanto avesse sopravvalutato l’equilibrio, divenuto più precario,  raggiunto facendo violenza su se stesso con assoluta determinazione; si era rivelato effimero ed ingannevole come un arcobaleno, era bastato un attimo perché fosse trascinato da un demone, per essere per sempre suo gradito ospite e complice.

Klaus non aveva accettato altra ricompensa per salvare Damon dal morso di licantropo, che la sua libertà, la sua coscienza e la sua compagnia finché lui stesso non avesse deciso di rilasciarlo; era tutto così prevedibile… il suo vecchio amico Stefan aveva un’anima così semplice da sottrarre, da piegare fino ad asservirla; di fronte alla salvezza del fratello, non esisteva nessun prezzo che non avrebbe pagato per quell’ampolla contente il suo impuro sangue di ibrido.

Lo guardava inebetito, un rivolo rosso scendeva dalla bocca fino a inzuppare la camicia, un sorriso animalesco che si stendeva sul volto; Klaus l’aveva soltanto liberato, poteva essere fiero di sé e dirgli senza esitazione che era così che si sarebbe sentito bene, che era tornato integro.

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Damon avrebbe preferito decisamente far scegliere l’orgoglio, che reclamava di lasciarsi uccidere dalla carezza del Sole; ma era capace di fronteggiare il dolore più atroce tra le braccia di una commossa Elena, che l’aveva perdonato sinceramente, posando un delicato bacio sulle sue labbra ormai pallide. L’ultima cosa che si aspettava era l’arrivo di Katherine con la cura, considerata inesistente, e il terribile annuncio seguente.
“Non guardatemi così, sono qui con le migliori intenzioni, è così strano che voglia solo aiutarti a non morire? Questa è l’unica possibilità, bevi adesso”.

Elena si era precipitata a strappare la boccetta dalle mani della doppelgänger, versando un sorso del liquido osceno nella bocca del vampiro, che avvertì immediatamente la differenza; le fitte strazianti si attenuarono, respirava molto più liberamente.
“Non ti chiedi come l’abbia avuta? – Katherine voleva godersi la loro espressione -Tuo fratello ha dato via tutto ciò che aveva, la sua libertà, perfino la ragazza che ama, per te. Evidentemente, sei quello a cui tiene di più”.

Damon lo sapeva; ogni cosa positiva era rovinata da una sofferenza molto maggiore. Avrebbe potuto sentirsi felice, in quel momento: il suo rivale fuori gioco, Elena che per disperazione si sarebbe aggrappata a lui. Invece, conosceva bene l’inganno del Destino, era chiaro ai suoi occhi. Non poteva rifiutarsi di capire che per lui era lo stesso.
Si sarebbe alzato da quel letto di agonia, quel letto dove restava l’impronta del corpo di Elena vicino al suo, per salvare suo fratello, la sua vera Umanità, la persona che gli aveva appena regalato il più reale gesto d’amore della sua vita.

 

Titolo: Stand By Me
Rating: Arancione
Genere; Angst, Drammatico,
Elemento del prompt utilizzato: Immagine    
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Note: * Parole di Stefan: Damon ha pianto due volte, alla morte della madre e quella di Katherine
**Sono i capelli di Elizabetha, la sposa del Dracula di Coppola

Damon dormiva abbastanza bene dopo aver trascorso metà della nottata al Grill, senza risparmiarsi sulla capacità di ingurgitare alcool fino a non avere più posto, né per il medesimo, né per i suoi pensieri. Ma era il sonno di un animale da preda e si interruppe subito al tocco che gli stava sfiorando soavemente le tempie.
Una paura che non credeva di provare, quella dell’illusione, lo attanagliò alla bocca dello stomaco facendolo raggelare mentre a occhi chiusi, inspirava il profumo di lavanda che restava a lungo su quelle mani dopo aver indossato i guanti da ballo.
“Mamma”.

La voce del ragazzo, soffocata dal viso nascosto nel cuscino era  irriconoscibile, il tremito incontrollabile come nelle uniche volte in cui aveva pianto liberamente nella sua vita.*
“Sono io Damon, sono felice che tu mi riconosca ancora. Non vuoi abbracciarmi, come quando eri il mio bambino?”
“Sei solo un sogno, vero? Sei morta non puoi essere qui”.

“Probabilmente è un sogno, non sono in grado di dirtelo con certezza è tutto così confuso dove mi trovo; quello che so è che avevo una terribile voglia di ritrovarti. Perché non vuoi guardarmi?”
“E Stefan? Non sei andata prima da lui?”
La dolcezza della donna improvvisamente suonò stonata, falsa.
“Ci andremo insieme, sarà così felice di vederci! Ma ora vieni da me”.
Damon alzò gli occhi incrociando quelli della madre, che erano dell’identico color ghiaccio dei suoi; anche i capelli scuri e lisci come un fiume** li aveva ereditati da lei, che lo stava fissando con pupille vuote ed opache, spente.

“Sei sorpreso Damon? Sono sepolta da tanto tempo non potevo restare com’ero”.
Dicendo queste parole si poggiò le dita sul viso provocando il distacco di piccolissimi brandelli di epidermide, poi con un movimento simile all’avanzare di un ragno posò i polpastrelli intorno alla bocca, strappando un lembo di pelle, compresa quella rosea delle labbra, mostrando il suo vero aspetto di cadavere.

“Non sei mia madre, scompari, qualunque cosa tu sia”.
“Dici queste cose perché non sono più bella?”
“Non puoi esistere e non ti importa di vedere Stefan; vattene”.
Il vampiro non gridava, tutte le energie erano concentrate nel mantenersi calmo.
“Damon? – adesso la voce sembrava diversa – Damon?”

Si svegliò di colpo inquadrando la situazione in un secondo. Era nel suo letto e seduto accanto a lui c’era Stefan che con una mano lo sorreggeva sotto il collo, con l’altra gli faceva bere a piccoli sorsi un bicchiere di sangue.
“Sono molte ore che fai incubi, Rebekah ti ha dissanguato fino al limite, senza verbena ti ha dato delle allucinazioni; ogni tanto hai fatto dei nomi… mi dispiace, io ti ho staccato dalle tagliole e sono stato qui. Hai chiamato nostra madre…”

“Quella sgualdrina bionda me la pagherà molto cara”.
“Eravamo tutti preoccupati per te, fratello”.
“Già. Ma ci sei tu”. Sapevano ambedue di omettere volutamente il nome di Elena.

“So di darti fastidio – Stefan non era bravo a fingere – ma stanotte resto qui, potresti stare ancora male”.
Damon gli rispose con un sorriso stanco.

 


 

  
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