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Autore: WestboundSign_    11/10/2012    5 recensioni
Il titolo di questa storia rimanda ai Blink-182, perché l'ispirazione per questa storia mi è arrivata proprio ascoltando quella canzone.
Beh, che dire. E' un misto tra finzione e realtà, il tutto basato su un'esperienza personale.
Parla della storia di tre ragazzi, la loro silenziosa esistenza, circondata da figure passeggere, le loro anime che vorrebbero urlare, ma non possono, rinchiuse in una drammatica gabbia.
Avvertenze: sarò cattiva con loro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Il dottor Andrew Furnam  sedeva alla scrivania nel vecchio, grigio ufficio in cui lavorava da oltre trent’anni; da quando, mezzo secolo prima, suo padre era morto, le sue giornate erano sempre trascorse lì, nell’ufficio di Kennedy Road.

Si guardò intorno, passandosi una mano fra i capelli. Lo stanzino aveva bisogno di una rimodernata, come pure la sala d’aspetto, che riusciva ad intravedere oltre il corridoio, per non parlare della stanza dell’ufficio della segretaria!

Gli attestati appesi alle sue spalle erano ingialliti, come il suo viso. Ma non voleva pensare a se stesso, a quello che aveva passato, a quello che lo aspettava. Aprì quindi l’agenda. Mary, la segretaria gli aveva piazzato due appuntamenti quella settimana, uno per l’ospedale e uno per una ragazza… “La gente non ha più bisogno di psicologi al giorno d’oggi?”, si chiese pigramente.

Col tempo, Andrew aveva imparato i vari tipi di appuntamento, i vari tipi di persone che gli sarebbero comparse davanti.
L’appuntamento in ospedale… beh, di solito i ricoverati chiedevano uno psicologo per parlare della morte, cercare conforto, liberarsi. Il suo compito sarebbe stato semplice: ascoltare, annuire, chiedere discretamente elucubrazioni sul caso. Il secondo nome sull’agenda, il nome di quella ragazza, lo lasciò perplesso. Owens… aveva già sentito quel cognome, ma dove?
Si appoggiò allo schienale della sedia sforzandosi di ricordare .
Dopo qualche minuto lasciò perdere e allungò una mano verso la scatola di cioccolatini che teneva sulla scrivania per i clienti.
Ne scartò uno al cioccolato bianco e lo lasciò sciogliere in bocca, in attesa del primo cliente del lunedì, un certo Simons, che aveva iniziato a frequentare lo studio alla morte della madre.
-Dottore, è arrivato mister Simons.
Farnum fece un salto sulla sedia, Mary lo aveva fatto spaventare.
Si schiarì la voce: -Lo faccia entrare, grazie.
-Subito, dottore. È sicuro di sentirsi bene oggi?
-Mai stato meglio, grazie. Ora faccia entrare il paziente.
-Subito.
La giovane donna uscì dalla stanza, non prima di rivolgere a Furnam un’occhiata preoccupata e Andrew ebbe giusto il tempo di sistemarsi la cravatta, che Simons bussò piano alla porta.
-Avanti!
L’omaccione si affacciò timoroso alla porta, con il cappello tormentato fra le mani. A Furnam ricordava molto un bambino delle elementari.
-Robert, entra pure!- era solito dare del tu ai pazienti. –Com’è andata questa settimana?
“Bene dottore, ho cucinato le ricette di mamma e sono anche andato al cimitero.”
Lo psicologo formulò la risposta dell’uomo nella mente un attimo primo che egli parlasse. Era sempre la stessa routine da più di dieci anni. Doveva assolutamente fare qualcosa.
-Hai mai pensato di fare qualcosa per cambiare la tua vita?
-In che senso, dottore?
-Perché non compri un cane?
-Ma… dottore…
Seguirono alcuni attimi di silenzio, durante i quali Andrew non smise di fissare negli occhi il paziente.
-Io…
Furnam aprì un cassetto della scrivania e consegnò a Simons una chiave arrugginita. Scarabocchiò su un foglietto un indirizzo e lo mise nelle mani dell’uomo.
-Ascoltami, voglio che tu accetti il mio regalo-, disse, sbuffando stanco.
-Ma…
-Non è una proposta.
Andrew si alzò dalla sedia, cosa che fece di riflesso anche Robert, che lo guardava incredulo. Lo accompagnò alla porta.
-Ci vediamo lunedì, Robert.
Simons rimase rigido, gli occhi sbarrati.
-Bene, ora vai. Buona fortuna.
Chiuse la porta e tirò un sospiro di sollievo. Era fatta.
Si risedette alla scrivania e tirò fuori da un cassetto un foglio color crema e la sua stilografica.
 

“Io, Andrew Bartholomew Furnam, nel pieno possesso delle mie facoltà mentali, dichiaro che la spartizione dei miei beni, alla mia morte, sarà così strutturata:…”

 

Ragazzi, eccomi qui, di nuovo! Dopo così taaanti mesi!
Ho avuto dei problemi personali abbastanza gravi, per questo non sono riuscita a pubblicare. Credo che a questo punto non mi seguirà più nessuno, ma così è la vita, no?
In ogni caso, voglio ringraziare Platypus_, che ha avuto la gentilezza di leggere il capitolo prima della sua pubblicazione e che mi ha dissuasa dal riscriverlo una terza volta.
Ringrazio anche tutti voi pochi che leggete ancora.
AnyWay, ciao. :3

ròòòòòRagazzRaòçRòòòòòòòòòòòòòòòòòò
 òò

   
 
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