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Autore: deuce    13/10/2012    4 recensioni
[Heavy Rain]
Mi ameresti ancora, se ora scegliessi di vivere, al posto di stare con te?
One shot. Perchè anche una persona indipendente come Norman sente il bisogno di essere amata, ogni tanto.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faceva freddo, in quella casa. Troppo. Al punto tale che mi stupivo quasi del fatto che quando respiravo non mi uscivano nuvolette di vapore dalla bocca. Sì, come durante quelle fredde giornate invernali, quando l‘unica cosa che vorresti è stare a casa, bere una tazza di cioccolata calda, leggere un buon libro, sdraiarti sotto le coperte, accanto alla persona che ami. Ecco, casa mia era fredda come una giornata di quel tipo, nonostante fosse effettivamente appena ottobre. Durante il giorno era sopportabile, ma la notte… Non credo che mi sarei mai abituato a una temperatura del genere. Ma perché ero andato a vivere in quell’appartamento, in quella zona, poi? Cazzo. Sono un’agente dell’FBI. Dovrei essere intelligente. Dovrei.
Fissai con vaga tristezza il mio letto, improvvisamente consapevole del fatto che nessun altro avrebbe mai dormito lì, accanto a me. Non ci sarebbe mai stato nessuno a riscaldarmi il letto, o a farmi compagnia, lì, in quel gelido appartamento. Perché sono uno stupido, sì, e perché, con un lavoro come il mio, trovare qualcuno che ti ami è difficile tanto quanto smettere di fumare in una giornata e non sentire più il bisogno di fumare per il resto della propria vita. Non che avessi mai avuto il tempo di innamorarmi, intendiamoci.
Il grosso libro che stavo leggendo mi sfuggì lentamente dalle mani, cadde sulla scrivania, rimbalzò anche un paio di volte. Probabilmente fece un baccano terribile, ma io neppure lo sentii, immerso com’ero nei miei (stupidi) pensieri. E se…? Presi in mano l’ARI, i miei preziosi occhiali, così utili per le investigazioni, le mani che mi tremavano leggermente. Per l’emozione, o per la paura, magari tutte e due.
E’ un’idea stupida, stupida!
Sì, lo era. Ma mi importava davvero?
Sarà solo un’illusione. Una stupida, inutile illusione.
A volta le illusioni sono l’unica cosa che ci può far stare bene. Che mi può far stare bene.
Sei uno stupido.
Lo so.
Per una volta, non diedi ascolto ai miei pensieri. Me ne pentii più tardi? Oh, probabilmente sì.

Solo un’illusione.
Aveva dei bellissimi, scintillanti capelli castani, un viso perfetto, tondi, grandi occhi verdi. E mi sorrideva, e quando rideva si portava timidamente una mano d’avanti alla bocca, e non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Se non per guardare nostra figlia. Assomigliava più a lei, che a me. Anzi, ad essere sincero, aveva preso tutto da lei. E ne ero felice, perché se avesse preso qualcosa da me, non sarebbe mai stata altrettanto perfetta.
Un’illusione.
Avevo freddo, un freddo tremendo. Eppure, il sole splendeva nel cielo, un cielo accecante, senza nuvole. E mia figlia giocava nel mare, spruzzando acqua alla madre, ridendo. Ma io avevo freddo. Stavo tremando. «Norman? Va tutto bene?» No. Sto uno schifo. «Papà?»
Illusione.
Cercai di farmi forza, nonostante il dolore che lentamente si stava diffondendo per  tutto il mio corpo. Volevo consolarla, dirle che stavo bene, ma era solo una patetica bugia che avrei detto innanzitutto a me stesso. No, no stavo bene. «Norman…» C’era consapevolezza, nella sua voce melodiosa. Non volevo lasciarla. Lei mi aveva dimostrato che anche io potevo essere amato, che…
Mi ameresti ancora, se io ora ti abbandonassi?
Stava piangendo. Cercava di nasconderlo, ma, anche se non riuscivo a vederla chiaramente a causa della vista offuscata, sapevo che stava piangendo. Non piangere. Lo pensai, ma non ebbi la forza di dirlo. Le poche forze che avevo mi stavano abbandonando. Non avevo più tempo.
Mi ameresti ancora, se ora scegliessi di vivere, al posto di stare con te?
Afferrai gli occhiali che indossavo e, usando tutta la forza di volontà che riuscii a trovare, li tolsi con un gesto secco. Scomparve tutto. Il sole, il cielo, la sabbia, l’odore del mare. Quella bambina che avevo chiamato mia figlia, quella ragazza graziosa che mi aveva fatto sentire così bene, lì, su quella spiaggia. Non rimase altro che uno studio disordinato, un computer, pile di fogli, fogli che avrei dovuto compilare, al posto di fare lo stupido a quel modo.
Mi passai una mano sul volto, e sentii lacrime calde scendermi giù per il viso. Stavo male, ma non solo fisicamente, per una volta. Era come se qualcuno mi avesse strappato il cuore dal petto e me lo avesse rimesso senza usare anestetici. Un dolore straziante.
Forse, dopotutto, non avevo poi così tanta voglia di amare qualcuno.
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Note dell'autrice: non sono sicura di cosa volessi esattamente ottenere scrivendo questa fan fiction. Ne ho scritte molte, ma questa è effettivamente la prima che pubblico, e non ne vado poi così fiera. Eppure, ha un qualcosa che mi ha convinta a pubblicarla, a smettere di vergognarmi di quello che scrivo, perchè il peggio che può accadere è ricevere qualche critica che dimenticherò presto. Sì, insomma, questa fan fiction è inspirata ad un video che ho visto un pò di tempo fa, e che mi ha letteralmente fatto piangere. L'idea di base più o meno è la stessa, nonostante abbia aggiunto frasi, idee e gesti che assomigliano un pò alla mia situazione personale attuale. Non credo di aver trasmesso il messaggio altrettanto bene quanto il video, comunque. Il mio povero Norman. Mi chiedo perchè gli  sto facendo una cosa simile. Lui è da sempre il mio personggio preferito di Heavy Rain, eppure, ho scritto questa cosa qui. Vabbè. Meglio se smetto che va a finire che le note diventano più lunghe della fan fict. Fatemi sapere che ne pensate, che ci tengo! Potrei decidere di scrivere una storia con più capitoli su Heavy Rain, ci ho pensato ma non ne sono sicura. Sarebbe un lungo viaggio. Anyway, grazie in anticipo a chiunque recensirà. C:
   
 
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