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Autore: Arya__    13/10/2012    8 recensioni
Matilde è una studentessa liceale che viene considerata la secchiona e la sfigata di turno e, nonostante non sia vero, non ritiene importante smentire quelle voci. I suoi veri amici sono quelli del mare, quelli che la conoscono sotto tutti i punti di visti e che lei ogni anno incontra in vacanza. Loro sanno quanto lei ami studiare, ma sanno anche del suo amore per il ballo e per le scarpe alte. Loro la conoscono per davvero ma non riescono a capire perchè lei mantenga la maschera della secchiona sfigata a scuola. E se intervenisse qualcun altro? Se qualcuno riunisse le due Matilde e riuscisse a mostrare la bellezza della ragazza anche a scuola? Come la prenderebbero i suoi compagni di classe? E lei?
Dal Capitolo 3: Brutta. Con gli occhiali. Non ride mai. Sempre vestita informe e non so nemmeno se le abbia le forme a dire il vero. Non vuole mai fare sport con la classe. Non credo abbia amici, è così asociale. Mostro.
Questa non sei tu Matty. Non sei così. Come sei veramente? Cosa nascondi ancora?

Dal capitolo 6: Piacevo a Cristian. Lo avevo baciato. Mi aveva baciata. Quindi gli piacevo ancora
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Epilogo

 

 

- Pronto?

“Chiara ho bisogno di te! Mi si sono rotte le acque!” urlai alla mia amica al telefono.

- CHE COSA?? DOVE DIAVOLO E’ TUO MARITO, CAZZAROLA??

“È al lavoro, sarà in sala operatoria! Chiara devi aiutarmi! Ho chiamato l’ambulanza ma ho bisogno di te!” le urlai di nuovo.

 - Ok ok arrivo subito! Due minuti e sono lì - mi disse lei preoccupata - non partorire in salotto e non ti muovere - la sentii dire mentre in sottofondo la sentivo chiudere la porta di casa.

Non ti muovere?? “Sai stavo giusto pensando di andare dal parrucchiere mentre ti aspetto e AHHHHHHHH..”mi interruppi urlando.

- Matty cos’hai?

“Fa malissimo!” sbraitai.

- Arrivo aspettami!

Dopo qualche minuto sentii il campanello suonare e faticosamente mi alzai per andare ad aprire.

“Tutto bene?” mi chiese Chiara entrando come un fulmine.

“Mi sembra di aver appena fatto pipì sul parquet della sala, secondo te come sto?”

“Puliremo dopo” mi rassicurò lei “prendo la borsa e la roba e provo a richiamare quel demente che sparisce e andiamo giù”.

La lasciai fare e rimasi in piedi a massaggiarmi la pancia.

“OK andiamo, ho tutto io. Chiama l’ascensore che scendiamo”.

Ubbidii alla mia amica e mi diressi verso l’ascensore mentre lei chiudeva la mia porta di casa e mi seguiva.

“Matty devi stare calma, non ti agitare se no peggiori la situazione” cercò di rassicurarmi.

“Ma io sono calma! Calmissima!” risposi con voce stridula.

Chiara mi guardò storta e io abbassai il capo copevole “Ok, hai ragione te! Ma vorrei vedere te nella mia situazione!” le dissi.

“Tesoro ti ricordo che ho partorito l’anno scorso e che ho fatto 15 ore di travaglio, io so cosa si prova fidati”. Colpita e affondata.

Aspettammo nel portone l’ambulanza e intanto lei cercò di calmarmi “Raccontami qualcosa così pensi ad altro, su!”

“Mi riesce difficile pensare ad altro quando mia figlia cerca di uscire!” ironizzai.

Lei continuò imperterrita “Ti ricordi la prima volta che ti ha detto di amarti?”

 

Era Agosto ed era un anno che ci conoscevamo. Eravamo andati al mare dove io andavo ogni anno e dove ogni anno incontravo i miei amici del mare. Ma quell’estate si erano aggiunti al gruppo Simone, Chiara e Matteo. Sarebbe stata una vacanza indimenticabile, la prima di tante altre. O almeno così speravo. Con Cristian non c’era stato il minimo problema. Tra l’altro aveva anche una ragazza e mi stava anche simpatica. Mi trovavo bene con lei, non come con Ilaria o Chiara, ma abbastanza bene da riuscire a passare due settimane piacevoli anche in sua compagnia.

Era un venerdì e avevamo deciso di fare un falò sulla spiaggia. Musica, pizza e divertimento. Una serata praticamente perfetta.

Tra una canzone e l’altra, Simone mi disse “Ti va se facciamo quattro passi?”

Annuii e mi alzai appoggiandomi alla sua mano, poi dissi gli altri “Noi facciamo due passi”.

Nessuno ebbe niente da dire, probabilmente erano troppo impegnati a ridere o a coccolarsi.

Ci incamminammo per mano, allontanandoci dal falò e dirigendoci verso un moletto di legno che stava poco distante.

Non parlammo per tutto il tragitto, beandoci di quel silenzio che ci faceva compagnia, senza pesare.

Ci sedemmo sul moletto coi piedi a penzoloni e mi appoggiai alla sua spalla, mentre lui mi circondava le spalle con il suo braccio.

“Ti piace qui?” mi sussurrò sui capelli.

“Sì, si sta bene. C’è pace” gli risposi accoccolandomi su di lui.

Iniziò a farmi delle carezze sul braccio che mi fecero rabbrividire.

“Hai freddo?” mi chiese preoccupato.

“No. Sei tu che mi fai questo effetto, o meglio, sono le tue carezze a farmelo” gli risposi non muovendomi da quella posizione.

“Io..” iniziò.

“Tu..?” lo invitai a continuare.

“Io sono innamorato di te” mi disse.

EH?

Rimasi in silenzio. Non sapevo cosa dirgli. Erano passati nove mesi da quando stavamo insieme e pensavo che, non avendolo provato da subito, non si sarebbe mai innamorato di me.

“Matty?” mi chiamò “hai capito cosa ho detto? Ti amo” mi ripeté.

Mi allontanai dal suo abbraccio e lo guardai. Con gli occhi umidi, con un sorriso a 32 denti e con un’emozione in corpo impossibile da spiegare.

“Anche io” gli dissi “Anche io ti amo” gli ripetei.

Lo vidi rilassarsi leggermente. Poi si avvicinò alle mie labbra e mi baciò delicatamente.

“Pensavo non me lo avresti mai detto” gli confessai.

Mi guardò dispiaciuto poi mi spiegò “Volevo esserne sicuro. Non l’avevo mai detto e non volevo dirlo così per dire”.

“E ora ne sei sicuro?” gli chiesi titubante.

“Ora sì. Era qualche giorno che volevo dirtelo” mi confessò guardandomi “ok forse era qualche settimana ma non trovavo mai il momento adatto”.

Lo guardai con gli occhi ancora più lucidi “Non esiste un momento adatto” gli dissi.

“Non doveva esserci fretta” rispose sollevando un po’ le spalle.

 

“Te lo ricordi, Matty?” mi chiese la mia amica riportandomi alla realtà.

“Come dimenticarlo” le dissi “è stato uno dei momenti più belli della mia vita”.

“Mi ricordo quando poi siete tornati al falò e tu hai chiamato me e Ilaria da una parte con la scusa che dovevi chiederci se avevamo una cosa da donna” ridacchiò Chiara.

“C’erano Luca e Ale che ci guardavano a metà tra lo shockato e lo schifato” ricordai loro.

“È vero! È stato magnifico” continuò a dire Chiara, abbracciandomi “E ti ricordi quella volta che sei venuta da me per chiamare Ilaria per dirci che lo avevate fatto?” mi stuzzicò ancora.

 

Erano passati un paio di mesi da quell’episodio del moletto. Ed era una domenica pomeriggio piovosa. Ero corsa da Chiara, tutta fradicia ed emozionata.

“Matty perché sei fradicia?” mi chiese lei andando a prendermi un suo cambio asciutto.

“Non potevo aspettare” le dissi mentre tiravo fuori il cellulare dalla tasca e componevo il numero di Ilaria.

- Pronto? - Rispose subito la mia amica dall’altra parte.

“Ilaria sei in vivavoce con me e Chiara. Dovevo dirmi una cosa” accennai.

Passò qualche attimo di silenzio poi Ilaria lo interruppe dicendo - Vuoi dircelo o devo venire lì e strappartelo con le pinzette dal cervello? -

Chiara annuì come per dar man forte alla nostra amica e io dissi tutto d’un fiato “IoeSimoneloabbiamofatto”.

“Eh?” disse Chiara al mio fianco.

- Cosa? - chiese Ilaria in vivavoce.

“Io-e-Simone-lo-abbiamo-fatto” ripetei cercando di scandire meglio le parole.

“CHE COSA?” urlò Chiara.

- DAVVERO? - urlò Ilaria nello stesso momento.

“S-sì” dissi imbarazzata.

“E come è stato?” chiese Chiara curiosa.

“Favoloso” risposi con occhi sognanti.

- Bene bene! - disse Ilaria - adesso smetti di fare la pudica e spara i particolari piccanti! - mi provocò Ilaria.

 

“Mi ricordo anche quello” dissi a Chiara.

Vedemmo l’ambulanza fermarsi davanti al portone e salimmo su mentre un paramedico mi misurava il polso.

Chiara intanto continua a cercare di distrarmi “E ti ricordi il giorno del matrimonio?” mi domandò.

 

Doveva essere il giorno più bello di tutta la mia vita ma fino a quel momento ero solamente riuscita ad agitarmi più del dovuto, tanto che chiamai con voce da gallina strozzata la mia amica Ilaria che accorse subito.

“Tesoro tutto bene?” mi chiese premurosa.

“Non ne sono sicura” le risposi mentre gli occhi iniziavano ad inumidirmisi.

Lei mi vide così fragile e chiese “Cosa c’è che non va?”

“Secondo te ho affrettato i tempi?” le domandai timida.

 “Tu credi di averli affrettati?”

“No, io sono felice così”.

“Allora va bene così. Devi rendere conto solo a te stessa per la tua felicità”.

Andai davanti allo specchio e mi guardai, incerta su cosa pensare di me stessa, di quello che avevo fatto, di quello che avevo deciso, di come ero cambiata.

“Sei pronta, tesoro?”

“Ilaria, no aspetta. Puoi chiamare anche Chiara? Ho bisogno di entrambe”.

La mia amica annuì e scese al piano di sotto a cercare l’altra mia amica. C’erano entrambe per festeggiare quel giorno. Il giorno.

Sentii arrivare Chiara ridacchiando, ma quando mi vide si ammutolì.

“Matty, tutto bene?” mi chiese anche lei.

“Io…” iniziai “io non lo so” dissi sommessamente.

Vedendomi in quello stato entrambe mi corsero incontro e mi abbracciarono strette.

“Tesoro, ma cosa succede?” mi chiese Chiara sempre più preoccupata “non sei sicura?”

Non riuscii a risponderle e continuai a stringerle.

“Matty non fare così, dovrebbe essere un giorno meraviglioso, non dovresti piangere. Cioè potresti piangere di felicità, ma non per qualcosa che non sai bene cosa sia” mi disse Ilaria accarezzandomi la schiena.

“Esatto, ha ragione la Ila” mi fece notare Chiara “pensa alle cose belle, pensa a voi, a quanto vi amate, a quanto vi divertite insieme, a come sentite la mancanza l’uno dell’altra quando non siete insieme”.

“Pensa a come ti fa stare bene e intendo stare bene orgasmicamente!” ridacchiò la Ila.

“Ila!” la ammonii ridacchiando anche io.

È vero!” si difese lei “Sei tu che dici sempre che --“

“Ok ok” la interruppi “qui intorno ci sono i miei e non vorrei che mio padre sentisse cosa mi fa il mio futuro marito”.

“Aspetta che ti risistemo il vestito” mi disse Chiara posizionando bene la gonna.

“Sei pronta?” mi domandarono.

“Sì, andiamo”.

 

“È stato magnifico” ricordò Chiara mentre l’ambulanza si fermava.

“Signore siamo arrivate” disse gentilmente il paramedico.

“Grazie” rispondemmo mentre ci avviavamo verso la sala d’aspetto del reparto maternità.

Una giovane infermiera ci fece aspettare qualche minuto e poi mi portarono nella sala travaglio, lasciando fuori Chiara perché non era una mia parente.

“Ma secondo lei io lascio entrare la mia amica da sola in sala parto?” chiese rabbiosa la mia amica.

“Signora lei non è arente!” le rispose educatamente l’infermiera.

“E lei vorrebbe farmi credere che lascerebbe da sola in sala travaglio una donna che sta per partorire il suo primo figlio? Ma cos’è lei? Un mostro?” la provocò ancora la mia amica.

“Chiara non importa..” tentai di fermarla.

“Oh sì che importa” mi disse lei “Questa gentile signorina ti vuole lasciare da sola finché quel bradipo di tuo marito non si fa vedere! Ma non esiste!”

“Signora la prego di calmarsi” tentò di riprenderla l’infermiera “Non sono un mostro, ma le regole sono regole --“

“Che succede qui?” chiese una voce familiare alle mie spalle.

“Oh dottore salve! Stavo cercando di spiegare alle due signore qui presenti che in sala travaglio possono entrare solo i parenti” gli spiegò l’infermiera mentre io mi persi a guardarlo.

“Sì dà il caso” intervenne Chiara “che il dottore qui presente sia il marito della mia amica” sputò fuori “pertanto ora io vado con lei in sala travaglio e se ha qualche problema ne parli con lui. A proposito, ciao Simone”.

“Ciao” le rispose lui e poi si rivolse a me “Tranquilla Splendore, prima di qualche ora non partorirai, prenditela con calma che io arrivo subito”.

L’infermiera rimase un attimo interdetta mentre mio marito si chinava a baciarmi e ad accarezzare il mio pancione.

Sorrisi dolcemente a Simone mentre Chiara mi prendeva sottobraccio e mi accompagnava nell’altra stanza.

Mi cambiai e mi sistemai sul letto mentre Chiara parlava di Matteo e del loro bambino casinista, Dario.

Quando le contrazioni iniziarono ad essere regolari, venni spostata in sala parto e dopo solo un’oretta diedi alla luce mia figlia.

 

“Tesoro c’è qualcuno che ti vuole conoscere” mi disse Simone avvicinandosi con un fagotto in braccio “Splendore, questa è la nostra Margherita” disse porgendomela e baciandomi la fronte. Era un’emozione unica, avevo in mano la mia bambina che dormiva e non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso mentre sentivo quelli di mio marito su di noi.

“Non è bellissima?” gli chiesi retoricamente.

“Certo, l’abbiamo fatta noi” mi rispose lui sorridendo.

“Si può?” sentii Chiara chiedere dalla porta.

“Entra entra” le disse Simone “Io devo un attimo andare a parlare con il pediatra, torno subito”.

Mentre mio marito si allontanava, si avvicinò al letto la mia amica “Io sono la zia Chiara, piccolina” disse rivolta alla mia bambina “Adesso videochiamo l’altra zia così ti vede”.

Compose il numero e dopo uno squillo rispose Ilaria - Ha partorito? - chiese premurosa.

“Certo che ho partorito” le dissi “E adesso ti presento la tua nipotina”.

Chiara diresse la videocamera del cellulare verso la bimba per farla vedere a Ilaria che singhiozzò - Sono zia.. E’ bellissima Matty - mi disse.

“Tra un mese sarai qui e potrai vederla tutti i giorni che vorrai” le dissi commuovendomi.

“Vedrai” mi disse Chiara “Sarà magnifico riuscire a stare di più insieme”.

“Grazie ragazze” dissi loro “Senza di voi, non sarei mai riuscita in tutto questo. Vi voglio bene”.

 

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Questo capitolo è stato letteralmente un parto. Sapevo di dover scrivere qualcosa sul loro futuro e mi è venuto in mente questo. Sono da poco stata in ospedale a trovare una mia grandissima amica e ho cercato di riportare quei momenti in questo epilogo. Spero di non avervi deluso.

Questa storia si conclude qui, ahimè. Mi ha accompagnato attraverso un bel periodo della mia vita. Sono contenta che sia finita ma sono anche triste. È il momento che io dedichi più attenzione alla Lily/James.

Ah, sweety questa è per te. Rincontrarsi così dopo 4 anni mi ha commosso, lo sai.

A presto girls!

Spero di vedervi nell’altra storia!

See u

Dafne

  
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