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Autore: kirlia    13/10/2012    2 recensioni
Una piccola raccolta scritta anni fa che ho ritrovato nel mio archivio: piccoli missing moment su Gwen e Courtney, ancora ambientate nella prima serie di TD. Spero che vi piaccia!
Dal primo capitolo:
"«G-Gwe-en!» urlò Trent con chiara preoccupazione nella voce. Il segnale era disturbato, ma l’intensità con cui mi chiamava era inconfondibile.
“Trent aiutami! Aiutami ad uscire da questo posto!!” volevo gridare, ma la voce mi si bloccava in gola.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: A tutto reality - L'isola
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Regole – POV Courtney

 
Regole. Perfezione.
La mia vita era sempre stata basata, controllata, intrisa di questi due principi.
Mai agire contro le regole, mai rischiare di farsi espellere, squalificare, cacciare o quant’altro.
Avevo sempre vissuto convinta di non sbagliare, convinta che stessi andando nella direzione giusta…
“Per questo vincerò io questo reality” continuavo a ripetermi.
Avevo esperienza, ero stata la capogruppo di un campo estivo. Anche tra le Carpe Assassine sentivo di essere il capo… il capo di un gruppo di squilibrati.
 
«Stai rubando una tazza?» avevo sussurrato con disprezzo a Duncan quella mattina.
Se c’era uno squilibrato di certo era lui, praticamente un ex-carcerato che nella vita aveva fatto di tutto tranne che seguire le regole.
«Perché rubare una tazza??» avevo continuato, visto che mi fissava senza risposta… e con quel suo sguardo furbetto di chi la sa lunga.
«Perché è carina e io non ne ho nemmeno una! Anzi, non ne avevo nemmeno una» aveva continuato a sorridere quasi a sfidare la mia autorità, mentre si sedeva al tavolo.
Se c’era una persona in questo orribile posto che mi dava sui nervi, era di certo Duncan. Era presuntuoso, superbo, egocentrico e totalmente, TOTALMENTE fuori dalle regole.
E poi cercava sempre di inchiodarmi con quel suo sguardo penetrante e con quei soprannomi che era convinto di potermi affibbiare: Principessa, Raggio di Sole, Honey…
Anche se a volte si era rivelato dolce e gentile, come quando aveva ritrovato Bunny, il coniglietto di DJ. In quell’occasione mi era davvero sembrato diverso, ma lui ovviamente l’aveva negato. Certo.
E da quel momento in poi aveva ricominciato con le infrazioni alle regole, quasi a riconfermare il suo ruolo.
Ah, era anche convinto di piacermi. Come potrebbe mai?? Non potrebbe, ecco.
 
Geoff mi lanciò delle occhiate divertite quando mi vide sgattaiolare via per consegnare quel piatto di cibo a Duncan. Io gli lanciai un’occhiataccia invece.
Non si poteva semplicemente portare la cena (se così poteva denominarsi) ad un mio compagno di squadra…? No. Loro dovevano per forza insinuare che io provassi qualcosa per lui!
Li ignorai, mentre mi chiudevo la porta alle spalle.
Regole.
Stavo già infrangendo una regola.
Chef aveva rinchiuso Duncan in quella casetta in seguito al suo orribile comportamento. Questo perché “Metallo Pesante” aveva addirittura osato dargli un bacio sul naso! A Chef!
E sicuramente non avrebbe accettato che io gli portassi da mangiare.
Che cosa stavo facendo??
Mi fermai, immobile lungo il sentiero che mi avrebbe portato a Duncan.
Stavo sbagliando.
Non avrei dovuto.
Era contro le regole!
Scossi la testa, mentre l’aria gelida mi schiaffeggiava le guance.
Sorrisi, forse il freddo della sera avrebbe reso la mia mente più lucida… e mi sarei convinta a tornare alla mensa.
Invece la mia mente era in subbuglio. Io volevo assolutamente andare da lui, a confortarlo.
«Confortarlo! Figuriamoci… come se ne avesse bisogno!» sussurrai tra me, quasi ad autoconvincermi di ciò che dicevo.
Purtroppo però non ci riuscivo, qualcosa dentro di me mi spingeva a quel gesto… perché?
Avevo visto gli sguardi di Geoff… e le allusioni si erano fatte più chiare. Credevano che io avessi una cotta per Duncan. Per Duncan!!!
Ah, come si sbagliavano.
“Io e lui, una coppia?? Neanche fra un milione di anni!” ripetevo nella mia mente, quasi come una poesia… o una preghiera.
Si, era più giusto definirla una preghiera, perché desideravo realmente di aver frainteso i miei sentimenti.
Desideravo di aver frainteso il modo in cui l’avevo abbracciato, desideravo di non aver mai visto il suo lato gentile… ciò che in realtà lui era davvero.
Perché, nel profondo del mio cuore avevo già sentito i miei sentimenti cambiare.
Per lui. Per Duncan. Per lui che rispecchiava tutto ciò che era contro le regole. Per lui che sconvolgeva il mio mondo fatto di certezze.
 
Senza che la mia mente pensasse razionalmente, sentii i miei piedi muoversi in direzione della casetta…
Forse quelle allusioni avevano un fondo di verità.
Adesso non era più la mente a governare il mio mondo… era il mio cuore.
 
   
 
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