Intrusione dell'autrice: siccome è la mia prima fanfic, vorrei che quando la leggete, anche se in parte, la commentiate, anche solo per dirmi che fa schifo. Farò tesoro dei consigli!
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Piove. L'acqua cade scrosciante dal cielo, sulla pelle e sulla
pietra. Nuda pietra. E fredda tomba. La mente è annebbiata, ed è difficile
ragionare. Sovviene la realtà, ed ancora una volta lo sguardo ripercorre i
solchi sulla lapide, e si accorge che disegnano lettere, che formano nomi. Mai
fu la verità tanto dolorosa. Un grido nasce nel petto e soffoca in gola, stretto
fra labbra che rifiutano le parole. Niente lacrime a rigare il suo viso, o forse
son solo confuse alla pioggia. La tomba di madre e padre, che è pur giusto un
figlio seppellisca, ma troppo crudele seppellire ora. Tanto monito è quasi
ridicolo. Si guarda intorno. Quanto sfarzo, quanta eleganza, per chi null'altro
ha fatto che morire ed abbandonare. Ritorna il ricordo impresso con in fuoco
dell'odio: un palo ed un corpo impalato. C'è sangue sul mio viso. __________ Clef si svegliò di soprassalto, completamente sudato.
Si guardò attorno e si rese conto di trovarsi nella sua stanza, all'interno del
palazzo di Sephiro. Una pausa, durante la quale il respiro rimase sospeso, e poi
un lungo sbuffo di sollievo. Si passò una mano tra i capelli argentei madidi di
sudore e li scompigliò. Si abbandonò di nuovo sul letto, aspettando che il cuore
rallentasse, e guardò fuori dalla finestra, lasciando spaziare lo sguardo fino
al più remoto orizzonte, sopra le nuvole più basse. A giudicare dalla luce
doveva essere abbastanza tardi, mattina inoltrata. Rimase disteso per qualche
secondo, poi, con uno sbuffo, si mise in piedi e raccolse gli abiti troppo
eleganti per i suoi gusti. __________ Pochi minuti dopo faceva scattare la
serratura della stanza con un solo cenno delle dita, per poi avviarsi al salone
centrale, dove contava di trovare il Consiglio tutto assorto nel criticare il
suo ritardo. "come al solito", "è immaturo","è inadatto"... Assorto nei suoi pensieri, Clef
scorse il suo riflesso in un largo specchio a muro che due uomini enormi stavano
trasportando lungo il corridoio, tutti sudati e sporchi di polvere. Si girò un
attimo a darsi una piccola aggiustata, per non essere troppo incompatibile con
la sua carica di Monaco Guida. Innanzitutto si passò una mano fra i capelli per
ridargli il verso, impresa pressoché disperata visto che lo stesso concetto di
verso era estraneo ai suoi capelli. L'unica ciocca che obbediva era quella che
ricadeva sull'occhio sinistro.
Un'ultima messa a punto della camicia bianca con rifiniture dorate, per non far
vedere troppo che era indecentemente spiegazzata. Due pacche sui pantaloni, una
ritoccatina per infilarli bene negli stivali e poi lo specchio gli fu sottratto,
così si rimise in cammino. Arrivato alla porta del salone
centrale fece un grande sbadiglio e poi entrò. Lì, come volevasi dimostrare,
c'erano quattro vecchietti curvi sotto il peso del tempo e della cattiveria,
che, come lo videro entrare, si precipitarono su di lui. "Avete di nuovo tardato!" Clef fece un gesto con la mano non
esattamente rispettoso. "Lo avevo arguito" Parlò con voce limpida, bella, regale
più di quanto non fossero i suoi modi. L'anziano davanti a lui divenne
rubicondo. "E non fate dello spirito con me!" Sarus, l'anziano che lo stava
sgridando, era il più importante dei quattro del Consiglio, e quello che si
divertiva più di tutti a riprenderlo. Gli altri tre erano Olus, un tipo in
carne, Ferus, decisamente soprappeso, ed Irus, così magro da reggersi appena in
piedi. C'era chi diceva l'avessero fatto apposta ad eleggere come quattro membri
del Consiglio candidati con la stessa desinenza nel nome. Sarus continuò ad urlargli contro
quanto non svolgesse a dovere il suo incarico governativo, ma lui non ascoltava:
era troppo intento a cercare qualcuno nella folla del salone. Ad un certo punto
Sarus gli prese la testa fra le mani e lo costrinse a guardarlo. "Possibile, mi domando io, che un
ragazzo come voi, figlio di cotanto padre, con gli occhi azzurri, i capelli
splendenti, il fisico scolpito, la pelle chiara e la bella voce, dai suoi
centosettantatré centimetri di altezza non riesca a comportarsi in maniera più
principesca?!" "Sì, signor Sarus, è incredibile che
io non mi faccia comandare dal Consiglio, istituzione politicamente inferiore
alla mia carica e che quindi dovrei gestire io" La risposta del vecchio fu soffocata
dalla voce di una giovane, molto simile a quella di Clef. Il ragazzo alzò
lo sguardo e vide una ragazza bionda farsi largo a spintoni tra la folla, anche
lei in maniera tutt'altro che consona all'ambiente" "Frat...fratellino! Ahio! E stia
attento a dove va, lei!" "Ciao Plesea" la salutò lui, senza
alzare la voce. La ragazza lo raggiunse in pochi
secondi, gli fece cenno di attendere con la mano, si rifece la coda di cavallo e
poi lo guardò negli occhi azzurri come il ghiaccio, identici ai suoi. "Buongiorno!" "Anche a te" "Che entusiasmo... Emeraude ti ha
mandato a chiamare per organizzare il ballo di stasera, per ricontrollare la
lista degli inviati la tredicesima volta e per chiederti se secondo te sta
meglio con un vestito bianco con pizzo o uno azzurro semplice" "Fantastico. Ora sì che posso
manifestare appieno il mio entusiasmo" La sorella gli sorrise, lo baciò
sulla punta del naso e si allontanò trotterellando. Clef la guardò sparire di
nuovo tra la folla, mentre Sarus continuava a parlare più a sé stesso che al
ragazzo. __________ Investito della carica di Monaco
Guida a solo dodici anni, Clef aveva lasciato gli studi per occuparsi
dell'amministrazione di Sephiro, compito in cui lo erudiva il Gran Sacerdote
Zagart, che ricopriva la seconda carica più potente dopo Clef stesso. Alla morte
di suo padre, il precedente Monaco Guida, come per legge lui, che era il
primogenito, doveva succedergli, qualunque fosse la sua età. Così Clef passò
alla storia come il più giovane Monaco Guida di Sephiro, e si ritrovò a dover
gestire la carica più importante subito dopo la colonna. Questo, ovviamente,
aveva fatto nascere in lui l'odio per questo compito. Per fortuna, nella
principessa aveva trovato un'amica importante, e nel passare del tempo tra loro,
Zagart, Emeraude e Ferio, il fratello minore della principessa, nacque una
complicità, se non addirittura un'amicizia importante. Ora, a tre anni di
distanza dal giorno dell'investitura, si comportavano come vecchi compagni. "Clef! Ti ho mandato a chiamare
un'ora fa!" "I preparativi per il ricevimento di
stasera sono stati tutti effettuati ed il rinfresco è stato già preparato, mi
domando perché, voi state meglio vestita di bianco e trovo che il pizzo vi doni
e la lista degli invitati non la ricontrollerò nemmeno sotto tortura. Posso
andare?" Emeraude rimase a fissarlo alcuni
secondi, poi scoppiò a ridere. "Va bene, non la ricontrolliamo
quella! Però devo decidere quale dei vestiti bianchi con il pizzo indossare" "Oddio... ma per questo non ci sono
le ancelle? Perché devo farlo io?" "Perché tu sei abbastanza spigliato
da non annuire con foga per qualunque schifezza io metta" "Va bene..." Clef si sedette sul letto a
baldacchino della principessa con un tonfo. La ragazza, poco più che una
bambina, entrò nella stanza affianco per cambiarsi d'abito. Poco dopo si
ripresentò stretta in un vestito bianco come la neve con il corpetto di pizzo
dorato. "Questo è uno, altrimenti l'altro ha
la gonna più aderente" "Sì, così sembrate un salame" "Dovresti parlare con più rispetto
alla tua principessa. Allora metto questo?" "Io credo che vi stia bene" "Credi?! Ci ho messo due ore a
scegliere e tu credi che mi stia bene?!" La porta d'ingresso alle stanza della
principessa si aprì di nuovo. "Che accade, qui?" Zagart aveva appena varcato la
soglia, richiudendosi le porte alle spalle, splendido e principesco nel suo
lungo abito bianco. "Succede" disse Emeraude "Che il tuo
discepolo è un cretino!" "Succede" si difese Clef "Che la
nostra principessa mi obbliga a farle da estetista!" Zagart guardò Emeraude. "Qual'è il problema, esattamente,
principessa?" "Non so che mettermi" "Ma state d'incanto così!
Adombrereste il più fulgido degli angeli con il vostro splendore" Emeraude arrossì violentemente. "A...allora metto questo, sì..." Ritornò nella stanza per cambiarsi di
nuovo, richiudendosi la porta alle spalle con una foga che tradiva l'imbarazzo. "Adombrereste il più fulgido degli
angeli... ma come ti vengono?" chiese Clef, dopo qualche istante di silenzio. "Esperienza, ragazzo, esperienza..."