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Autore: Fuffy91    13/10/2012    0 recensioni
“ Cosa c’è? Cosa senti?”
Lo interrogai. Capii che stava ascoltando qualcosa, probabilmente seguendo il flusso dei pensieri di qualcuno.
Edward non mi rispose. Era fin troppo concentrato. Tutto il suo essere era distante da me, in quei pochi attimi.
Improvvisamente, i suoi occhi si animarono, divenendo nuovamente vitali. Mi strinse a sé, non per abbracciarmi, ma per pormi alle sue spalle.
Cominciai ad avvertire un ronzio, un rumore soffocato, che prima, troppo concentrata sulle reazioni di Edward, non avevo percepito. Il tonfo si fece più forte, gli alberi lontani iniziarono a smuoversi, le cime di quelli davanti dondolavano pericolosamente. Qualcosa più del vento li scuoteva.
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Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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Capitolo 1.1

Un’ altra storia, nuovi personaggi. La tranquillità di Edward, Bella e gli altri Cullen sarà turbata da nuovi, imprevedbili ostacoli. Spero vi piaccia! Lasciatemi qualche commentino, se volete! Spero arriverete alla fine! Baci! ;) <3

 

Bella

 

La mia idea di felicità non era mai stata più che raggiunta, come in quel periodo. Ero da poco diventata vampira. Erano passati circa sei mesi da quando i Volturi erano giunti a Forks, con l’intenzione di sterminare la nostra famiglia e mia figlia, la mia adorabile bambina, Renesmee.

Fortunatamente, la minaccia era stata sventata e Renesmee non solo era viva, ma in quel breve lasso di tempo, era cresciuta in maniera vertiginosa, tanto d’assomigliare ad una quindicenne.

In quel momento, era lontana dalla nostra casa, al sicuro, accanto a Jacob, circondata dai licantropi del branco Quilieute. Non nutrivo alcuna pena, se non quella di subire le labbra di Edward sul mio collo, delicate, leggere, riluttanti – per dispetto, lo sapevo fin troppo bene – a raggiungere la mia bocca.

Eravamo entrambi seduti sulla panca a dondolo, nel portico, a goderci gli ultimi residui di una giornata di fine estate. I nuvoloni minacciosi del cielo di Forks, provenienti da sud, minacciavano un temporale in arrivo. Ringraziai mentalmente Jacob di aver avuto la premura di portare con sé una giacca, per coprire Renesmee, in caso di diluvio.

Intanto, Edward faceva finta di leggere un libro e, nello stesso tempo, si divertiva a torturarmi – una carezza fra i capelli, un bacio sulla tempia, sulla fronte, sulla cima del capo… piccoli fuochi di passione disseminati con noncuranza su di me -- sorridendo di tanto in tanto, ad un’occhiata fugace alla mia espressione frustrata. Sapeva fin troppo bene come avrei voluto impiegare quel tempo. La casa libera e tre ore tutte per noi, in completa solitudine, erano una tentazione troppo forte, per trascorrerla con così tanta inerzia.

“ Mi meraviglio di te.”

Dissi, distendendomi sui morbidi cuscini verdi, appoggiando la testa sul suo grembo. Edward si sistemò meglio sotto di me, ridendo piano, fra le labbra serrate. Un leone che faceva le fusa alla sua leonessa. Sorrisi anch’io, incapace di resistere al suo sorriso trascinante.

Era così sereno, tranquillo e pacifico, da quando mi ero trasformata. Mi deliziai del suo bellissimo viso, colto da un timido raggio di sole, che gli accarezzò il profilo dolcemente, coprendolo di brillanti. Sollevai una mano, per toccargli la mandibola e la guancia, saggiandone la morbidezza sorprendente e, così facendo, anche le mie dita luccicarono alla luce.

“ Come mai?”

Mi chiese, come se niente fosse. Seguii il movimento delle sue labbra, desiderandole ardentemente sulle mie… e anche su altre parti di me, possibilmente.

“ Bella… se mi guardi così, sarò costretto a smettere di leggere.”

Mi disse, quasi rimproverandomi. Ma il tono adulante con cui pronunciò quelle parole il bagliore che balenò nelle sue iridi ambrate, mi suggerì tutt’altro.

“ Allora fallo.”

Mormorai, suadente.

Edward non sorrise più e gettando il libro in una parte remota, si chinò su di me, baciandomi delicato sulle labbra, già socchiuse e pronte per lui.

Il bacio fu lungo e ardente. Le mie mani erano nei suoi capelli, le ciocche ramate che scorrevano fluidamente fra le mie dita, che le accarezzavano, lisciavano, tiravano, piano, per non fargli male. Ero ancora leggermente più forte di lui. Anche in quel momento, mentre lo stringevo fra le mie braccia, dovevo stare attenta a dosare la mia forza.

Le parti si erano invertite ed ora era lui quello fuori controllo e io quella responsabile. Lo trovavo surreale e buffo, ma non in quel momento. No, ora volevo solo godermi le sue labbra sulle mie, la sua lingua che mi esplorava il palato, lentamente, dolcemente, assaggiandomi tutta, danzando con la mia, assaporando i nostri sapori, e le sue mani – oh, le sue mani! – su di me, sotto i vestiti, sulla mia pelle, le sue dita a solcarmi lo sterno, le spalle, il ventre, a giocare con le bretelle del reggiseno…

Improvvisamente, Edward si fermò. Lo sentii irrigidirsi sopra di me, le mani inerti, la bocca staccata, le labbra a poche millimetri dalle mie.

Aprii con difficoltà gli occhi, specchiandomi nei suoi, sgranati, attenti.

“ Che c’è?”

Sorrisi, mordendogli il mento, capricciosa. Notando che non reagiva, inizia a preoccuparmi sul serio e l’eccitazione di poco prima si tramutò in ansia.

“ Edward, cosa succede?”

Gli domandai, trepidante.

Edward si sollevò, lo sguardo fisso davanti a sé, lontano anni luce da me e dal mondo che lo circondava. Lo imitai, affiancandolo. Gli strinsi la mano di riflesso e lui ricambiò la stretta, sempre senza guardarmi.

“ Cosa c’è? Cosa senti?”

Lo interrogai. Capii che stava ascoltando qualcosa, probabilmente seguendo il flusso dei pensieri di qualcuno.

Edward non mi rispose. Era fin troppo concentrato. Tutto il suo essere era distante da me, in quei pochi attimi.

Improvvisamente, i suoi occhi si animarono, divenendo nuovamente vitali. Mi strinse a sé, non per abbracciarmi, ma per pormi alle sue spalle.

Cominciai ad avvertire un ronzio, un rumore soffocato, che prima, troppo concentrata sulle reazioni di Edward, non avevo percepito. Il tonfo si fece più forte, gli alberi lontani iniziarono a smuoversi, le cime di quelli davanti dondolavano pericolosamente. Qualcosa più del vento li scuoteva.

L’ansia iniziò ad aumentare dentro di me, un ringhio sommesso mi ottenebrò il petto muto. Strinsi ancora di più la mano di Edward, avvertendo i suoi muscoli tendersi, in difesa.

Dal folto della vegetazione, sbucò una persona… una ragazza, no, una vampira, a giudicare dall’odore.

Edward ringhiò alla sua vista, lei si bloccò, ansimante, i neri capelli corvini le scivolarono davanti agli occhi, in due lisce bande scomposte, gli occhi, rossi, sgranati.

Quell’attimo di esitazione o di sorpresa le fu fatale. Jacob, sotto forma di lupo, con un balzo, le fu sopra. Lei levò un grido acuto, rotolando insieme a lui sul terreno asciutto e polveroso, finché non si fermarono a pochi passi da noi. Jacob la sovrastava e lei, sottomessa, cercava di raggomitolarsi su se stessa, riparandosi il viso con le braccia sollevate.

Edward si rilassò all’istante e io corsi da Renesmee, che mi venne incontro, urlando:

“ Mamma! Papà! State bene?”

Si gettò fra le mie braccia ed io la strinsi forte al mio petto, accarezzandole i capelli. Chiusi gli occhi, finalmente rilassata. Fortunatamente era salva e il suo cuore batteva frenetico al contatto con la mia pelle. L’ansia svanì così com’era venuta.

“ E’ tutto a posto, tesoro. Tu stai bene?”

La scostai da me, per accettarmene. Le scrutai il viso arrossato. No, nessun graffio né livido. Sospirai, stringendola di nuovo a me. Questa volta, fu lei a scostarsi gentilmente, ansiosa di vedere come stava Jacob.

Mi voltai, trovandomi di fronte ad una scena particolare. Jacob aveva ripreso le sue sembianze umane, il petto scoperto e ansimante, lo sguardo crucciato e la bocca serrata in una linea dura, mentre osservava la vampira straniera rannicchiata sul terreno, intimorita.

Edward era fermo di fianco a lei, l’aria ostile era sparita. Sembrava solo curioso e un po’ preoccupato.

Mi avvicinai al trio, tenendo saldamente Renesmee per mano, che mi seguì di buon grado. Appena fummo vicino a loro, Nessie lasciò la presa, prendendo il suo posto sotto il braccio di Jacob, che la strinse a sé, portandole un braccio intorno alla vita.

Nessie gli toccò il viso con una mano. immaginai che gli avesse trasmesso i suoi pensieri, visto che lui abbandonò subito dopo l’espressione accigliata, illuminandosi con quel sorriso luminoso che conoscevo molto bene.

“ Sto bene. Neanche un graffio.”

Le scompigliò i capelli, facendola ridere.

“ Chi è?”

Chiesi, indicando con un cenno del capo la vampira, che mi seguì con lo sguardo, mentre mi ponevo vicino ad Edward, atterrita.

“ Non lo so. Stavamo passeggiando e l’ho vista che correva come un fulmine verso casa vostra. L’ho inseguita, credendo che volesse farvi del male.”

Spiegò Jacob, con voce secca.

“ Non è così?”

Mi rivolsi ad Edward, che scosse il capo.

“ Non vuole ucciderci. Ha visto il branco di lupi pattugliare la foresta a nord, e si è spaventata, correndo verso est. E’ stata una coincidenza.”

Disse, calmo, ma ancora leggermente ansioso. Sapevo che mi nascondeva qualcosa, ma non volevo costringerlo a rivelarmelo. Avevo come la sensazione che, questa volta, non mi sarebbe piaciuta conoscere la verità.

“ E’ una nomade?”

Domandò Renesmee ad Edward, che fece spallucce.

“ Una specie.”

“ Come sarebbe? O lo è o non lo è.”

Disse Jacob e visto che Edward non sembrava aggiungere altro, si avvicinò alla vampira, che arretrò di poco.

“ Allora, sei una nomade?”

Lei tacque, gli occhi sgranati dal terrore. Mi sforzai di osservarla meglio. Aveva un aspetto piuttosto dimesso, la pelle leggermente scura, come cotta dal sole del deserto, i piedi nudi e sporchi, coperta unicamente da una sorta di tunica blu acceso.

“ Chi sei? Parla.”

Le intimò minaccioso Jacob, ma nonostante la sua palese paura, lei scosse il capo, arretrando di altri due passi. Tuttavia, non tentò di scappare. Guardava Edward, con espressione disperata, come se desiderasse il suo appoggio.

“ E’ inutile. Non ti risponderà. Non ti capisce.”

“ Cosa? Ma se non sono mai stato così chiaro.”

“ Non capisci. Lei non parla la nostra lingua.”

Questa rivelazione mi sorprese. Guardai la ragazza raggomitolata davanti a noi, che ci osservava con uno sguardo che ora compresi. Non era spaventata, ma confusa e smarrita. Non capiva perché Jacob l’avesse aggredita, né perché Edward le avesse ringhiato contro e adesso non capiva cosa le stessimo chiedendo. Provai pena per lei.

“ Che significa? Com’è possibile?”

S’interrogò Jacob, guardandola torvo.

“ E’ così. E’ francese o almeno credo. Non ne sono sicuro, ha un accento strano, come quello di un dialetto africano.”

“ Non puoi provare a parlarci, papà?”

“ Si, così potresti scoprire perché si trova qui.”

Lo incoraggiai anch’io, in preda ad un’insana curiosità Edward mi guardò accigliato, come se volesse dirmi qualcosa, avvertirmi. Stavo per chiedergli cosa avesse, ma lui scosse e il capo e si chinò piano sulla vampira, abbassandosi per porsi alla sua stessa altezza.

Le sorrise, incoraggiante.

 « Qui es-tu ? Tu es de ce pays ? » * Chi sei ? Sei di questo paese ? *

La vampira scosse la testa, lentamente, a destra e a sinistra.

“ Ti capisce. Sta capendo.”

Disse Renesmee, quasi felice. La vampira la guardò per un attimo, senza parlare. Poi tornò ad osservare Edward, che proseguì, con tono pacato.

« Où habites-tu? Où est ta maison? » * Dove abiti ? Dov’è la tua casa ?*

La ragazza abbassò il capo, portando la fronte sulle sue ginocchia unite.

«  Tu as une famille? Un copain? » * Tu hai una famiglia ? Un compagno?*

Edward continuò a riempirla di domande, ma lei non proferì parola né sembrò che Edward potesse trarre qualcosa dalla sua mente.

“ I suoi pensieri sono confusi, quasi assenti. Ha pensato solamente alla sua fuga, che l’ha condotta qui. Non ha rivelato niente di se stessa.”

 Sospirò, amareggiato.

“ Cosa c’è? Ti vedo turbato.”

Gli mormorai, cercando di scacciare quella ruga di preoccupazione dalla sua fronte, con una carezza.

Lui mi catturò la mano, baciandone tutte le dita.

“ Non è niente. E’ solo che sono frustrato, perché non riesco a capire questa ragazza e perché… volevo restare un po’ da solo con te e invece…”

“ Un nuovo problema.”

Completai per lui, facendolo finalmente sorridere. Mi baciò il dorso della mano.

“ Già.”

“ Che facciamo con lei? La porto in custodia a casa mia o a quella di Sam?”

“ Vuoi far sapere di lei a Sam?”

Gli chiese Renesmee, quasi contrariata.

Jacob la guardò sorpresa.

“ Non posso nascondere la sua presenza a lungo, lo sai. E poi, mi sembra che l’alternativa di ucciderla sia esclusa.”

“ Ucciderla così, a sangue freddo, non avrebbe senso. In fondo, non ci ha neppure attaccati. E’ scappata solo perché era inseguita da te.”

Dissi, puntualizzando. Non mi andava di uccidere un’innocente per puro diversivo.

Jacob sbuffò.

“ Scusa tanto, se mi sono preoccupato per te e per tuo marito.”

“ Nessuno te l’ha chiesto.”

Gli dissi, piccata.

Jacob sembrò controbattere, ma Renesmee lo zittì, posandogli una mano sul suo braccio.

“ Sono stata io ad agitarmi. L’ho vista fuggire nella vostra direzione e quando l’ha notata anche lui, l’ho pregato di fermarla. In fondo, è colpa mia.”

Annuii, sperando che Jacob non volesse litigare proprio adesso. Sbuffò di nuovo, ma parve calmarsi.

“ Vuoi farla vedere a Carlisle? Magari lui riesce a tirarle fuori qualcosa.”

Proposi ad Edward, che ebbe solo il tempo di annuire e confermare:

“ Si, forse è meglio. Magari anche Alice potrebbe…”

“ Carlisle!”

Esclamò la ragazza, animandosi di colpo. Si alzò così repentinamente, che questa volta fummo noi ad arretrare di un passo.

“ Carlisle! Carlisle Cullen!”

Esclamò di nuovo, con una voce che immaginavo più debole, quasi pigolante. In realtà, aveva un tono forte e deciso, anche se particolare. Sembrava come cantare in un’antica lingua, in maniera roca.

“ Tu connais Carlisle?”  * Tu conosci Carlisle?*

Le chiese Edward, cercando di mantenere un tono tranquillo. La ragazza annuì, sorridendo quasi felice.

“ Come fa a conoscerlo? Ti ha mai parlato di lei?”

Edward scosse il capo, attento ed incredulo.

« Oui, je dois parler avec Monsieur Cullen ! Il est un médecin, il a une famille très nombreuse. Tu es son fils ? Elle est sa fille ? Dites-moi, s’il te plait, Monsier ! Où est Mounsier Cullen? »

“ Ma che accidenti ha detto ?”

Disse Jacob, dopo circa un minuto di silenzio, al seguito di quello scoppio improvviso di parole, per me, incomprensibili.  Non conoscevo molto bene il francese. Avevo capto soltanto che quella ragazza aveva chiamato Edward ‘signore’ e che aveva menzionata Carlisle senza un’apparente motivo.

“ Ha detto che conosce Carlisle. Sa che è un medico e che ha una famiglia numerosa. Mi ha chiesto se io o Bella siamo i suoi figli e mi ha domandato di dirle dove si trova.”

“ Portiamola dal nonno, papà! Sembra così importante per lei.”

Disse Renesmee, guardandola apprensiva. La vampira sembrava in trepidazione.

“ Pourquoi tu veux voir Carlisle?” * Perché vuoi vedere Carlisle ?*

La vampira sospirò, e a capo chino e a mai giunte, rispose, con voce meno tonante:

« Parce que seulement Carlisle Cullen peut aider mon amie. » * Perché solamente Carlisle Cullen può aiutare il mio amico.*

Edward la guardò intensamente. Perfino a me, lo sguardo della ragazza mi sembrò sincero.

Dopo un po’, Edward si voltò verso di me, dicendomi:

“ Andiamo da Carlisle.”

Gli strinsi la mano e insieme ci inoltrammo nella foresta.

“ Viens!” * Vieni!*

Le disse, facendole segno di seguirla.

Lei sorrise e corse al suo fianco, camminando grata accanto a lui.

Jacob l’affiancò, mormorando:

“ Grandioso! Un’altra gita fra vampiri.”

Renesmee rise e la sua risata provocò il volo improvviso di uno stormo di passeri lontani.

 

 

 

  
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