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Autore: Soe Mame    13/10/2012    5 recensioni
[Incompiuta. Per conoscerne la prosecuzione e il finale, passa sul mio account.]
Mary Sue è una fanciulla bellissima, bravissima e amatissima, perdutamente innamorata del bel protagonista maschile; come dolce principessa nell'Antico Egitto e come fighissima "nuova studentessa" nella Domino alle porte del Battle City, Mary affronta coraggiosissimamente tutte le crudeli difficoltà che si pongono sul suo cammino, per poi riuscire a vivere per sempre felice e contenta con il grande amore della sua vita.
O forse no.
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

MARY 03



Il candido astro della notte non brillava nel cielo, non illuminava la calda terra d'Egitto, le stelle non tempestavano la volta celeste; le case, gli edifici, il palazzo non erano tinti di colori scuri, le acque del Nilo non scorrevano nel silenzio della sera inoltrata, la gente non riposava beatamente nei propri letti.
Questo perché era mattina.
La fulgida principessa Mary aprì la finestra della lussuosa stanza che le era stata assegnata, facendo un profondo respiro per catturare l'aria mattutina.
"Oggi sembrerebbe essere una bella giornata." sorrise, luminosa come il sole da poco sorto sulla linea dell'orizzonte.
Posò le delicate dita diafane sulla base della finestra, lo sguardo variopinto perso in direzione di una stanza esattamente dall'altro lato dell'immenso palazzo: "Chissà cosa starà facendo Atemuccio uccio puccio cucciolo..." si disse, con un sospiro sognante, arrossendo graziosamente al solo ricordo del bel sovrano: "Sicuramente, sarà già gravato di pesanti compiti fin da quest'ora così giovane..." si rammaricò, non potendo far altro che osservare da lontano il luogo in cui sapeva riposare il Faraone.

- Non possiamo fare altrimenti, mio Faraone. - disse Seth, serio, in piedi accanto al letto del giovane sovrano.
Quest'ultimo annuì lentamente, pensieroso: - Vorrei che ci fosse un'alternativa... -.
- Sarebbe splendido, mio Faraone. - concordò Mahad, al suo fianco: - Ma, attualmente, non abbiamo altra scelta. -.
Atem alzò lo sguardo d'ametista fino a quel momento fisso sul pregiato pavimento della sua camera, guardando prima i Sacerdoti che aveva accanto e poi i due che aveva di fronte, Shada e Karim.
- Allora va bene. - decise, alzandosi dal letto e salendovi sopra.
- State attento, mio Faraone! - si raccomandò Shada, indossando un giubbotto catarifrangente e cominciando a sventolare delle luci di segnalazione per l'atterraggio aerei.
Karim, vicino a lui, si limitò ad imitarlo, senza proferire parola.
- Al mio tre, Faraone! - esclamò Seth, posizionandosi davanti al giovane sovrano, insieme a Mahad, sostenendo con lui una strana cintura d'oro puro.
Incapace di parlare per la preoccupazione, Atem annuì meccanicamente, gli occhi fissi sulla cinta.
- Uno... -
- Abbiate fiducia, mio Faraone! - lo incoraggiò Mahad, deciso: - Ieri ci siamo riusciti, andrà bene anche questa mattina! -.
- Due... -
- Sgombrare il campo! Sgombrare il campo! - urlò Shada, agitando le luci di segnalazione.
- Tre! -.
A quella parola, Atem saltò dal letto, per poi ricadere esattamente all'interno della cintura tenuta ferma da Seth e Mahad.
Silenzio.
- ... ce l'abbiamo fatta? - domandò Mahad, titubante.
Lo sguardo dei quattro Sacerdoti andò al giovane sovrano: la cintura d'oro aderiva alla sua vita, perfettamente indossata.
- Sì! - rispose Atem, gli occhi sgranati per l'incredulità.
- CE L'ABBIAMO FATTA!!! - esultarono Shada e Karim, estraendo dal nulla delle bottiglie di champagne; i tappi saltarono, le bevande inzupparono il Faraone e i due Sacerdoti ancora attaccati alla sua cintura, i festeggiamenti per la riuscita vestizione ebbero inizio.
Quando, una decina di minuti dopo, il visir Shimon andò a chiamare il Faraone, trovò i quattro Sacerdoti intenti a fare il trenino, soffiando dentro delle lingue di Menelik, dei cappellini di carta triangolari sopra teste, parrucche, copricapi e coni stradali, mentre Atem, tornato in piedi sul letto, lanciava dei coriandoli, accanto ad uno stereo da cui usciva una voce che cantava: - Pepepè! Pepepepè! Pepè! Pepepepè! Pepè! -.

Giorno 1
Sole al massimo dello splendore, Luna appena visibile in un angolo, Mercurio in transito, Venere all'orizzonte, Marte invisibile, Giove assente per malattia, Saturno deve portare il certificato medico


Mary camminava tra gli spazi di luce e gli spazi d'ombra che si alternavano nei corridoi, a seconda di come i raggi del sole fossero ostacolati dalle colonne, il passo deciso verso l'altro lato del palazzo.
"Se rimarrò distante, il morbo della peste bionda non mi colpirà!" si disse la splendida fanciulla, mentre il suono dei suoi passi rimbombava nelle sue delicate orecchie e in quelle mura d'oro: "Quindi, posso vedere Atemuccio uccio puccio cucciolo da lontano e vegliare su di lui con tutto il mio amore!".
Si fermò, come se si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa.
Con dolcezza, si portò una mano all'abbondante petto, l'altra elegantemente alzata sopra la sua testa: - Forse sarebbe il caso che cantassi un'appassionata canzone d'amore, così da essere accompagnata nel mio difficile tragitto dalla mia soave voce e da uno stormo di adorabili uccellini accorsi per udire il mio splendido canto! -.
Si schiarì la voce e iniziò a cantare con voce vellutata: - Evri dei! Evri nait! Evri second ommai laif! Vu vu vu mi piaci tu! Tu tu tu tu tu tu! Ai lov iu! Iu lov mi! E mi manchi sempre più! Non so che fai, se ci credi... Chissà che fai, chissà... ci penserai? Tu com- -
- Eccovi, principessa! -
Mary si bloccò con un sussulto, quasi strozzandosi con la saliva per lo spavento.
Istintivamente, si voltò, ritrovandosi d'innanzi un colossale esempio di scultura monumentale: un uomo decisamente muscoloso, abbigliato con una tunica color marmo, in mano una bilancia piuttosto pacchiana.
Il Sacerdote con la parrucca nera.
Di fronte a quell'uomo, nella mente della principessa si formò un unico, logicissimo pensiero: "... che uccellini orrendi che hanno, in Egitto... niente a che vedere con i loro polli...".
- ... sì? - riuscì a dire, ancora sbigottita dal dubbio uccellino che il suo soave canto aveva richiamato.
- La Sacerdotessa Aisis vi ha informato del fatto che, da oggi, sarete scortata da noi Sacerdoti? - domandò l'imponente uomo, impassibile sia nel volto che nella voce.
- ... sì... - rispose Mary, intuendo grazie alla sua grande intelligenza che, per il momento, non sarebbe riuscita a vedere il bel Faraone dagli occhi viola.
- Io sono Karim. - si presentò l'uomo imparruccato: - Starò con voi per le prossime otto ore. - spiegò, senza particolare inflessione nel tono.
- ... sì... - fece la principessa, con un entusiasmo pari all'espressività di Karim.
Dopo il suo monosillabo, nel corridoio piombò il silenzio.
- ... -
Mary continuava a fissare Karim, piegando quasi del tutto la testa all'indietro per riuscire a guardarlo negli occhi scuri, in attesa che lui dicesse o facesse qualsiasi cosa.
...
Niente.
- ... -
Il Sacerdote Karim doveva essere davvero molto silenzioso.
- ... -
Troppo.
- Vi decidete a dire qualcosa? - sarebbe sbottata Mary ma, essendo troppo graziosa per simili uscite, si limitò a fare un delicato colpo di tosse e a chiedere, con un sorriso falsissimo: - Quindi cosa avete intenzione di fare per le prossime otto ore? -.
In quel momento, una terribile idea si fece strada nella mente della principessa: "Io... da sola... con un simile omone... per... otto... ore...".
- ... in realtà non ho programmato niente. - rispose Karim, atono: - ... mi è stato riferito soltanto stamane che il primo ad accompagnarvi sarei stato io. ... quindi non ho pensato a niente. -.
Silenzio.
- Allora... - sorrise Mary, rivelando la sua scintillante dentatura perfetta, come se nella sua bocca vi fossero trentadue magnifiche e candide perle splendenti: - ... che ne dite di andare a trovare il Faraone? - chiese, con assoluta innocenza.
Il massiccio Sacerdote la osservò per un lungo - lunghissimo - istante, prima di dire, con estrema enfasi: - ... no. -.
Fine.
Una strana sensazione si era annidata nello stomaco della principessa: una sensazione nera, cupa, pesante, che le artigliava gli organi fino a farli sanguinare.
Sconforto.
- ... e quindi? - fece, angelica, un tic nervoso all'occhio che tradiva la sua seraficità.
Silenzio.
"Oh, God..." gemette la ragazza: "... piuttosto me ne torno da quella creatura ributtante che ha tentato di mangiarmi. Almeno lì ero impegnata a mettermi al sicuro...".
Silenzio.
"... il deserto è molto lontano dal palazzo...?".
- ... ho un'idea. - disse Karim, d'un tratto, con l'espressività di una sfinge.
- Sì? - si mise in ascolto Mary, gli occhi colorati che le brillavano di pura felicità per la fine di quel tedio mortale.
Il Sacerdote guardò per un lungo - lunghissimo - istante all'orizzonte, lo sguardo perso nel vuoto, la principessa pronta a fuggire nel deserto e autodarsi in pasto alle belve feroci che si nascondevano tra quelle sabbie, per poi proferire finalmente parola: - Potreste aiutarmi a fare una cosa. -.
Mary sbattè più volte le meravigliose palpebre, colta alla sprovvista: - ... ossia? - osò domandare, un po' incuriosita.
- ... seguitemi. - si limitò a dire l'imponente Sacerdote, voltandosi e dirigendosi nella direzione opposta a quella in cui stava andando Mary.
Dopo un attimo di esitazione, la principessa decise di non approfittare di quel momento di distrazione dell'omone per scappare verso il bel sovrano da cui il fato crudele la stava allontanando: "Atemuccio uccio puccio cucciolo sta cercando di non rendere troppo evidente il nostro grande amore!" si disse la ragazza, praticamente correndo per stare al passo del gigantesco uomo: "Se adesso corressi da lui abbandonando questo Sacerdote, tutto ciò che lui sta facendo sarebbe vano!".
Abbassò lo sguardo colorato, conscia di non poter fare altrimenti: "Per te, mio amato..." sospirò, rassegnata, per poi accorgersi di aver rallentato il passo; il Sacerdote Karim era ormai giunto praticamente alla fine del corridoio, a metri e metri da lei.
- Aspettatemi! - urlò la principessa, correndo elegantemente dal gigantesco omone che con estrema maleducatezza non aveva aspettato la fine dei suoi profondi pensieri d'amore.
Una volta raggiunto il Sacerdote, Mary si accorse che si era fermato d'innanzi ad un'altissima porta.
"Ma questa..." si rese conto la fanciulla, sgranando gli occhi: "... non è forse l'ala del palazzo dedicata alle stanze dei Sacerdoti?".
Ricordava bene: si stava recando dal Faraone, seguendo l'indicazione datale da Mana tempo addietro, ma Karim l'aveva trascinata nel corridoio opposto.
L'ala dei Sacerdoti.
"Perché mi ha portato nella zona riservata ai Sacerdoti?" si chiese Mary, preoccupata, osservando con un certo timore il gigante di bronzo che apriva la monumentale porta: "Queste non sono forse le loro stanze private? I Sacerdoti d'Egitto non hanno una qualche stanza rituale o simili?".
Un pensiero improvviso tornò ad attraversarle la mente, facendola sussultare.
Fece istintivamente un passo indietro: "Quest'uomo... quest'uomo non vorrà mica...".
Inorridì: "E' sicuramente una trappola!" gemette, con un tremito, guardandosi intorno nella speranza di individuare qualcuno, qualsiasi qualcuno.
- Prego, entrate pure. - la invitò Karim, indicandole la porta aperta con un gesto della mano.
Mary trasalì.
"E ora cosa faccio?" si chiese, mordendosi un labbro, i grandi occhi dai mille colori colmi di inquietudine: "Se entro, potrei trovarmi in pericolo ma, se non entro, potrei destare sospetti, o essere trascinata dentro a forza o-"
Si guardò intorno, perplessa: "Un attimo, come ho fatto ad entrare?".
La principessa, persa nei suoi pensieri, non si era neppure accorta di aver varcato la soglia della stanza, entrandovi con assoluta calma - nonostante il suo viso fosse il ritratto del terrore.
Karim, dal canto suo, non aveva minimamente fatto caso all'espressione sconvolta della ragazza - o, se ci aveva fatto caso, non aveva dato segni di alcun tipo - e si era limitato ad entrare a sua volta, richiudendosi la porta alle spalle.
Mary osservò la porta chiudersi, indietreggiando sempre di più nella grande stanza in cui era stata portata: "Oh, God, come sono ingenua!" gemette, tra sé e sé: "E ora cosa posso fare? Se quest'uomo si rivelasse un bruto, io sarei completamente alla sua mercè e non avrei alcun modo di sfuggirgli!".
Scosse la testa, disperata: "Oh, avevo capito all'istante che la mia dannata bellezza aveva crudelmente ammaliato tutti i Sacerdoti e che avrei fatto meglio ad evitare di rimanere sola con loro ma, nonostante tutta la mia prudenza e astuzia, non sono riuscita ad evitare che ciò avvenisse!".
Prudenza e astuzia...?
- Principessa. -
Nel sentirsi chiamare, la ragazza ritornò con i piedi per terra, accorgendosi solo in quel momento di aver cominciato ad arrampicarsi su una delle grandi tende scure aperte ai lati delle finestre della stanza.
- Sì? - chiese, rimanendo ancorata alla pesante stoffa della tenda.
- Prima vi avevo accennato ad una cosa in cui potreste essermi utile. - le ricordò Karim, se possibile, ancor più inespressivo di prima.
- ... sì. - rimembrò la ragazza, seguendo con lo splendido sguardo il Sacerdote che le tendeva una mano, invitandola a seguirlo.
Con fare esitante, dopo un attimo di indecisione, Mary posò la sua delicatissima mano diafana su quella massiccia dell'uomo, lasciandosi condurre senza opporre resistenza.
Dopo qualche istante, Karim la fece sedere su una superficie morbida, rialzata rispetto al pavimento, per poi dileguarsi chissà dove.
"E adesso?" si chiese Mary, tastando delicatamente il posto su cui era seduta: un rettangolo morbido, con delle colonne agli angoli.
"E'... un... letto?".
Il cuore della principessa accelerò il suo battito, rimbombando dolorosamente nelle orecchie.
"Non è possibile..." si disse, tremando: "... non è... non è..."
- ... possiamo cominciare. -.
La voce atona di Karim, riapparso vicino a lei, quasi la fece urlare dallo spavento, tanto era nervosa.
- Rimanete seduta. - le disse, come se nulla fosse: - Ora dovete solo mettere le mani avanti. Al resto penserò io. -.
Un groppo alla gola che quasi la soffocava, paralizzata dalla paura, Mary, pallidissima, non poté far altro che obbedire.
Chiuse gli occhi, strizzandoli quasi fino a far male, e, tenendo gli avambracci aderenti al busto, portò avanti le braccia, le mani strette a pugno.
"Che orrore!" pensò, con una sgradevole sensazione di disgusto nello stomaco: "Non posso fare niente! Niente! Ma quest'uomo la pagherà! Pagherà per ciò che mi sta facendo! Io... io... se soltanto potessi... ma... ma...".
Deglutì, trattenendo un gemito di pianto: "Perché la mia bellezza è così-"
Qualcosa di pesante le avvolse i polsi e parte delle braccia, interrompendo i suoi pensieri e facendola sobbalzare.
"Cos'è?" si chiese, spaventata: "Cos'è questa cosa?".
Era terribile.
Ma doveva sapere.
Doveva sapere cosa quell'uomo crudele le stava facendo passare.
Doveva sapere.
Doveva.
Aprì gli occhi, di scatto.
Le sue braccia erano avvolte da una pesante e fitta matassa di lana rossa.
- ... eh? -.
Da quella matassa partiva un filo, che giungeva fino a Karim, seduto su una sedia a dondolo apparsa da chissà dove e chissà quando, la bilancia pacchiana poggiata a terra, tra un numero imprecisato di matasse e gomitoli di ogni colore possibile, immaginabile e che ancora doveva essere concepito; con un paio di ferri, l'uomo filava quella che aveva l'aria di essere una coperta.
- ... di grazia... - balbettò Mary, decisamente confusa: - ... cosa... state... -
- Qui in Egitto, la notte, fa molto freddo. - spiegò subito il Sacerdote, senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro a maglia: - La temperatura arriva anche sotto lo zero. -.
Alzò gli occhi, per la prima volta con un accenno di luce di vita: - E' per questo che abbiamo bisogno delle copertine di lana! -.
- ... -
- Avevo proprio bisogno di qualcuno che mi reggesse le matasse! Da adesso, passeremo otto ore a filare copertine di lana per tutti gli abitanti del palazzo! Non siete contenta? -.
La bocca semiaperta e lo sguardo fisso e vacuo della principessa furono una risposta sufficiente.

Otto lunghiiiiiiiiiiiiiiiiiissime ore dopo...

Un suono.
Un suono diverso dallo sferruzzare di Karim.
Toc toc toc
Era come se ci fosse qualcuno alla porta...
La porta...
Era così distante...
- Avanti. - invitò Karim, il tono totalmente privo di espressione.
La porta si aprì e il Sacerdote calvo fece la sua apparizione nella stanza.
- Sono venuto a darti il cambio per la sorveglianza della principessa Mary. - spiegò l'uomo, impassibile, salvo poi mutare espressione nel vedere il volto assente della leggiadra fanciulla ricoperta di matasse.
- P-principessa... - balbettò, preoccupato, avvicinandosi: - Siete... siete ancora cosciente? -.
- ... -
- La felicità del fare copertine di lana l'ha ammutolita. - spiegò Karim, mettendo via i ferretti e mostrando all'altro Sacerdote, Shada, le cinquantacinque copertine di lana create in quelle otto ore, impilate ordinatamente sul letto.
- Capisco... - annuì Shada, con fare sapiente: - E' ammirevole che la principessa si sia resa utile alla comunità con così tanto entusiasmo, mettendosi al lavoro pur di non risultare un peso per noi che la ospitiamo. -.
- Ammirevole, molto. - concordò il Sacerdote corpulento.
Sullo sfondo della loro appassionante conversazione, la matasse di lana si animarono improvvisamente; i fili colorati si riunirono, si attorcigliarono e crearono un gigantesco e variopinto serpente di lana.
La mostruosa e morbida creatura si avvolse attorno al perfetto corpo della principessa, strisciandole sulla vita, sulle spalle e, soprattutto, sul collo; proprio sul collo, le spire di lana di quel mostro si contrassero, stringendolo in una morsa soffocante.
Tornata brutalmente alla realtà, Mary, presa dal panico, cercò di divincolarsi, il respiro che le si mozzava in gola, incapace di chiamare aiuto, ma più cercava di opporre resistenza, più il serpente di lana la stritolava; così, mossa da un superiore istinto di sopravvivenza, accantonando la paura, sfoderò dal nulla una sega circolare, tagliando di netto il corpo del serpente composto di quelle malefiche matasse che le avevano risucchiato ogni energia vitale in quelle eterne otto ore.
Tuttavia, la principessa fece appena in tempo a togliersi la biscia lanosa dal collo che il corpo monco della creatura si animò nuovamente; in un istante, dal moncherino di lana erano uscite tre nuove teste fatte di colorati fili intrecciati.
- E' l'Idra di Lana! - capì Mary, sconvolta, la sega circolare a stento sorretta dalla sua mano tremante.
- ... principessa... - osò dire Shada, ricordandole dell'esistenza di altre persone nella camera, gli occhi completamente sgranati: - ... cosa state facendo...? -.
Mary ricambiò il suo sguardo esterrefatto: - E' l'Idra di Lana! E' l'Idra di Lana! - quasi urlò, mentre il mostro la aggrediva di nuovo, avvolgendole il collo, soffocandola in una tripla morsa.
Shada e Karim si scambiarono un'occhiata perplessa - perlomeno, quella del Sacerdote calvo lo era.
Dopo qualche istante, capirono.
- L'emozione è stata così grande da sconvolgerla... - dissero, quasi inteneriti.
- Adesso, però, è ora di andare. - ricordò Shada, avvicinandosi alla principessa e guardandola negli occhi sbarrati: sulle sue iridi stava prevalendo il blu, in perfetta continuità con il sinistro colorito assunto dal suo viso, il collo ancora stretto in una tripla morsa mortale.
Karim, finalmente, si alzò dalla sedia a dondolo, afferrando con una mano il punto dell'Idra di Lana in cui il suo corpo si divideva in tre; non appena lo fece, il mostro si afflosciò.
Con una sola presa, Karim aveva soffocato il mostro.
Mary boccheggiò, cercando di riprendere aria, mentre Shada la aiutava a scendere dal letto.
- Comprendo che fare copertine di lana sia stata un'esperienza meravigliosa, principessa, ma non è il caso che vi ci arrotoliate con tutto questo entusiasmo! - le disse il Sacerdote calvo, con fare sapiente.
La principessa era completamente fuori di sé: - Le... le copertine... l'I... l'Idra... - farfugliò, senza senso.
- Noi andiamo, allora. - annunciò Shada a Karim, per poi portare la principessa lontano dal Sacerdote imparruccato e, soprattutto, lontano da quelle malefiche matasse di lana colorata e da quelle infernali copertine variopinte.
In tutto questo, la sega circolare è tornata da dove era venuta.
So che vi premeva saperlo.

Le copertine variopinte.
Le copertine variopinte sarebbero dovute essere portate nella stanza adibita alla loro accoglienza, un'enorme camera dal tempo di percorrenza totale pari a circa tre minuti a passo d'uomo. Ogni parete era interamente ricoperta di scaffali, dal pavimento fino al soffitto, metri e metri più in alto; ad intervalli regolari di pochi passi, anche il pavimento era occupato da alti scaffali colmi di copertine di lana.
Era come una gigantesca biblioteca, soltanto che, invece dei libri, si trovavano copertine di lana.
In effetti, quella era la ex-biblioteca: i rotoli di papiro erano diventati veramente troppi per essere contenuti al suo interno, ed era stato quindi necessario costruire un'altra biblioteca, più vasta.
La stanza, ormai non più usata, era stata adibita a stanzino delle copertine di lana.
Per gentile concessione del Sacerdote Seth.
Fu lì che Karim, con assoluta nonchalance e tenendo la sua bilancia di dubbio gusto in mano, portò le cinquantacinque copertine; certo, non sarebbe stata una brutta idea usare le energie così entusiastiche della principessa Mary anche per il trasporto delle copertine di lana, ma il tempo con lei era ormai scaduto e la fanciulla era stata affidata a Shada.
Così, Karim dovette fare da solo, come sempre.
Giunto nella stanza, però, l'uomo si accorse della presenza di un'altra persona: in piedi davanti ad uno scaffale, fra le mani una copertina di lana blu notte, lo sguardo azzurro perso nel vuoto, la Sacerdotessa Aisis sembrava stare osservando, con evidente ed immenso stupore, cose che a nessun altro mortale erano concesse di essere viste.
Doveva trattarsi di una visione scaturita dalla sua Collana del Millennio, l'Oggetto magico che l'aveva resa capace di vedere qualsiasi avvenimento futuro.
Succedeva sempre così: da un momento all'altro, la donna rimaneva imbambolata a fissare il vuoto, a volte anche per ore.
Era per questo che le era stata tolta la supervisione di qualsiasi cosa.
Non era stato fatto con cattiveria, ma un supervisore che rimane assente per ore non era proprio l'ideale. Soprattutto se si trattava di cucina.
Aisis parve tornare in sé e, voltandosi, si accorse della presenza del massiccio Sacerdote: - Karim! - si stupì, chiedendosi da quanto tempo fosse lì.
- Aisis. - salutò l'altro, impassibile, cominciando a mettere a posto le varie copertine di lana: - Hai ricevuto uno spoiler? -.
- Sì... - rispose la donna, gli occhi ancora spalancati per l'incredulità.
Soltanto in quel momento Karim si accorse di come la Sacerdotessa fosse visibilmente scossa: doveva aver ricevuto uno spoiler incredibile.
- Tutto bene? - domandò, con una certa preoccupazione: non era raro che la donna avesse spoiler di cose poco carine.
Ricordava perfettamente il giorno in cui la donna aveva confessato a Mahad di aver visto spezzarsi un laccio di un sandalo del Faraone, mandando in paranoia il povero Sacerdote, che aveva provveduto a controllare personalmente ogni singolo sandalo faraonico.
Purtroppo, a rompersi era stato un laccio di un sandalo che il giovane sovrano stava indossando e ciò aveva fatto sì che Mahad fosse ricoverato d'urgenza per improvviso calo di pressione.
- Io... - mormorò la Sacerdotessa, facendo dei profondi respiri per calmarsi: - ... quel che ho visto... -.
Incuriosito e leggermente inquietato, Karim smise di sistemare le copertine di lana, portando tutta la sua attenzione sulla donna - questo non significa che si degnò di palesare sul suo viso una qualsiasi emozione.
- Ho visto Seth diventare il padrone del mondo. - svelò, gli occhi sgranati come se stesse rivedendo quelle immagini: - Era stato passato in varechina, così come il suo mantello, a sua volta poi sottoposto ad un incredibile trattamento intensivo di amido. -.
- Seth padrone del mondo? - ripeté il Sacerdote, incredulo, ma sempre impassibile.
- E poi... - proseguì la donna, incapace di fermarsi: - ... Mahad e la piccola Mana, anch'essi passati sotto varechina, volavano indossando completini succinti o aderenti, con dei cappelli talmente terribili da far sembrare normale quello di Seth! -
- Incredibile... -
- E poi... Aknadin veniva esposto in una bara di vetro, completamente rinsecchito. - scosse la testa, sconvolta: - Io gliel'avevo detto di usare la Nivea Crema Antirughe, ma ormai so già che non mi darà retta e quello sarà il risultato! -
- Pover'uomo... -
- E poi... ho visto Shada andare in giro con un turbante, teletrasportarsi da un luogo all'altro e dire sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato... -
- Mi chiedo perché si ridurrà così... -
- E poi... ho visto Shimon, anche lui passato in varechina, a capo di un negozio in cui erano vendute strane merci con parti piccole, da tenere fuori dalla portata dei bambini al di sotto dei tre anni, contengono piccole parti ingeribili o inalabili, in caso di contatto con gli occhi sciaquare immediatamente... -
- Oh... -
- E poi... - lo sguardo della donna mutò, a metà tra la sorpresa e la felicità: - ... io vivrò in un luogo piuttosto vecchio e buio, ma accanto a me ci sarà un bambino adorabilissimo, l'assoluto ritratto dell'innocenza e della bontà! -.
- Sono felice per te... - commentò Karim, rilassandosi nel sentire che non erano in vista catastrofi di alcun tipo.
A parte Seth come padrone del mondo.
- Purtroppo, non ho visto il nostro Faraone. - sospirò Aisis, dispiaciuta: - Avrei tanto voluto conoscere anche l'evolversi delle sue vicende... -
- Aisis. -
La donna alzò lo sguardo, incontrando gli occhi dell'imponente Karim.
- ... ed io? -
Aisis raggelò.
- Ehm... - fece, vaga, guardandosi intorno: - ... ecco... tu... oh, mia Seshat! - urlò, spalancando nuovamente gli occhi, indicando, agitata, una cosa alle spalle dell'uomo: - Ma quello è proprio un tiramisù volante trasportato da una processione di ibiscus alati? -.
Istintivamente, Karim si voltò.
Quel che vide non fu altro che il corridoio e il colonnato del palazzo.
Nessun ibiscus alato e, soprattutto, nessun tiramisù volante.
- Io non vedo nient- - disse Karim, tornando a guardare Aisis, salvo accorgersi che la Sacerdotessa era misteriosamente sparita.
- ... non mi aveva detto di essere di fretta. - disse il corpulento Sacerdote, per poi soffermarsi con lo sguardo su un misterioso ed evidentissimo rigonfiamento a grandezza umana sotto uno dei tappeti che ricoprivano il pavimento.
- ... ma quel tappeto... - notò l'uomo, perplesso: - ... è leggermente sfilacciato in un angolo. -.
Senza preoccuparsene troppo, Karim tornò a risistemare le copertine mentre, alle sue spalle, il tappeto, con tanto di rigonfiamento, scivolava fuori dalla stanza, in un tripudio di tiramisù volanti trasportati da una processione di ibiscus alati.

Affrontare l'Idra di Lana era stata un'impresa degna di essere narrata in un racconto epico.
Ma affrontare l'Idra di Lana era stata anche un'esperienza traumatizzante per la tanto scioccata quanto bellissima principessa Mary; nonostante questo, la splendida fanciulla si era completamente ripresa, grazie al suo carattere forte e temprato dalle avversità della vita (?).
- Sarò io ad accompagnarvi per le prossime otto ore. - le disse Shada, serio, impassibile ma decisamente più espressivo di Karim: - Dopo, potrete tranquillamente tornare ai vostri alloggi e riposare. -.
- Perdonate la domanda... - fece Mary, osservando con una certa confusione il panino al pane che aveva tra le mani: - ... ma voi non pranzate in una qualche lussuosa stanza d'oro con piatti di ogni genere? -.
Shada parve trasalire ma, quando parlò, la sua voce era ferma: - Sì, principessa. Ma, vedete, lì si trova anche il nostro divino Faraone che, come sapete, è affetto da una terribile malattia che potrebbe esservi fatale. E' per questo che non vi permetteremo di accedere ai luoghi in cui il nostro divino sovrano si trova o è passato: potrebbe essere rimasto qualche batterio che potrebbe mettervi in pericolo. -.
La principessa annuì, comprendendo la tragedia in atto, ripromettendosi di essere forte: il fato stava mettendo alla prova il suo amore.
E lei avrebbe continuato ad amare il meraviglioso, splendido, sublime, gnocco sovrano per sempre.
- Visto il vostro desiderio di essere utile alla comunità, ho deciso che trascorreremo il tempo lucidando. - spiegò Shada, finendo il suo panino al pane.
- ... sì. - fu la entusiasta risposta della principessa, mentre metteva in bocca l'ultimo pezzo di panino.
- Beh, allora, mettiamoci al lavoro. - sospirò, rassegnata, alzandosi dallo strano posto in cui il Sacerdote l'aveva fatta sedere: uno dei piatti di una gigantesca bilancia d'oro.
Non appena fu in piedi, l'altro piatto, su cui era seduto Shada, rovinò a terra, portandosi dietro Sacerdote e intera bilancia gigante, che franò impietosamente al suolo; Mary non fu colpita perché era finita esattamente nello spazio tra le funi che sostenevano il piatto.
Quando la principessa si accorse di ciò che era appena successo, sbatté più volte le palpebre e disse: - Dovreste prestare più attenzione alla vostra linea, signor Sacerdote, vedete cosa succede a strafogarsi di schifezze ingrassando di dieci chili in un colpo? -.
Shada, riuscendo faticosamente a riemergere dalla bilancia, cominciò a comprendere i sentimenti che il Sacerdote Seth provava nei confronti della fanciulla. - Terrò a mente il vostro prezioso consiglio. - disse, ripetendosi nella mente, come un mantra, quanto fosse importante l'ospitalità, di come alcune culture la anteponessero alla guerra, di come fosse capace di soffocare qualsiasi impulso negativo.
L'ospitalità era molto importante.
La bellissima ospite, dal canto suo, si era già avviata lungo il corridoio, ravviandosi, di tanto in tanto, i lunghi capelli d'oro, a volte gettando indietro la testa. "Uffa..." si disse la meravigliosa principessa, scostandosi i capelli dalle spalle con entrambe le mani: "Deve esserci un serio problema nell'architettura di questi corridoi. Dovrò farlo presente.".
- State prendendo la direzione sbagliata. - la voce del Sacerdote calvo la raggiunse, costringendola a voltarsi verso di lui, rimasto qualche passo indietro.
- Prego? - chiese Mary, sgranando appena i brillanti occhi d'arcobaleno.
- Di là c'è il Tempio di Wedjut. - le spiegò Shada, per poi mostrarle la giusta direzione con un gesto del braccio: - Seguitemi, principessa. -.
Confusa, Mary annuì, seguendo quindi il Sacerdote nella giusta direzione.
- Scusate, ma... - esordì, incuriosita: - ... cos'è il Tempio di Eggiut? -.
Sentì il Sacerdote d'innanzi a lei sospirare, per poi risponderle: - E' il luogo di cui è custode il sommo Aknadin ed è molto importante, per noi Sacerdoti. -. "Mi ricorderò di non andarci mai."
- A proposito di luoghi... - le tornò in mente, ravviandosi i capelli ancora una volta: - Credo che il vostro Palazzo abbia un problema architettonico. -.
Shada si fermò di colpo, rischiando quasi di far sbattere la principessa contro la sua immensa schiena. Si voltò, gli occhi spalancati: - Come? - chiese, sinceramente stupito: - Che problema c'è? -.
Mary, evitato lo scontro grazie ai suoi riflessi ipersviluppati, rivelò, con assoluto candore: - Nei corridoi non c'è vento. -.
- ... prego? - lo sguardo del Sacerdote calvo si era fatto sinceramente perplesso.
- Insomma, non c'è nessuna folata d'aria che mi sollevi naturalmente i capelli e che muova continuamente le mie vesti! - protestò Mary, irritandosi nel ricordare il momento in cui l'aveva scoperto: - Come si possono costruire corridoi senza far sì che il vento entri costantemente? -.
- ... - lo sguardo del Sacerdote calvo si era fatto sinceramente qualcos'altro, ma la principessa non riuscì a capire esattamente cosa.
- ... ho compreso. - si limitò a dire Shada, per poi riprendere la sua camminata.
"Che maleducato!" sbuffò Mary, tra sé e sé, mentre cercava di tenere il suo passo fattosi stranamente più rapido: "Non mi ha neppure ringraziata per avergli fatto notare un così grave problema nel Palazzo! Liquidata così! Che incivile!".

La fanciulla non riuscì a capire quanto tempo fosse passato dal momento in cui si era graziosamente alzata dalla bilancia gigante al momento in cui Shada si era fermato davanti a quella grande porta scura che ora le si stagliava davanti.
Sapeva solo di aver fatto molta strada e, a giudicare dalla poca luce che arrivava in quello stretto corridoio, si erano diretti nelle zone più nascoste del Palazzo.
In compenso, durante il tragitto, rimuginando su quanto avvenuto, era giunta alla conclusione che il Sacerdote calvo fosse un tipo di poche parole - di davvero poche parole.
"Non mi ha più rivolto la parola." si disse Mary, mentre Shada apriva le trenta serrature della porta scura: "Forse prima non è stata maleducazione? Chissà, forse lui è uno che parla molto poco, che dice solo e soltanto l'essenziale... forse..." quasi aprì la bocca per lo stupore, quando l'idea - così strana, eppure così possibile - le sfiorò la mente: "... era intimidito da me?". Scosse la testa, portandosi i delicati pugni al petto: "Ma certo, che sciocca! Ho percepito chiaramente l'attrazione che ho suscitato in tutti e cinque i Sacerdoti uomini, quando sono entrata nella sala del trono, come ho potuto dimenticarmene? E' evidente che il Sacerdote Shada, timido com'è, non ha idea di come rapportarsi a me!".
- Ecco, principessa. - il succitato Sacerdote la distolse dalla sua scoperta, facendole cenno di entrare nella stanza appena aperta.
Non appena varcò la soglia, Mary capì perché c'erano trenta serrature: montagnole d'oro, colline di pietre preziose, pianure di tappeti esotici, nebbia di brillanti, paludi di cristalli, torri di blocchi di marmo bianco purissimo, statue monumentali, statue tascabili.
La sala del tesoro.
"Questo Palazzo..." capì Mary, gli occhi e la bocca spalancati di fronte a cotanta magnificenza e ricchezza, talmente tanta che, per abbracciare con lo sguardo l'intera stanza, doveva girare la testa più volte: "... ha molti meno tesori del mio.".
- Perdonate il mio comportamento, principessa. - esordì improvvisamente Shada, facendola trasalire: - Ci ho riflettuto e sono giunto alla conclusione che, per voi, deve essere difficile vivere in un luogo culturalmente così distante da quello in cui siete sempre vissuta. -.
La principessa piegò appena la testa di lato, rivolgendogli uno sguardo carico di confusione.
- Spero possiate ambientarvi presto nella nuova realtà in cui vi trovate. - le augurò il Sacerdote, il volto curiosamente più rilassato rispetto a qualche decina di minuti prima.
"... che abbia passato il tempo a raccogliere il coraggio per parlarmi?" cercò di capire Mary, ovviamente indovinando.
- Sì. - fu l'unica, articolata e coinvolta risposta che la fanciulla diede, pur non avendo ben capito a cosa esattamente si riferisse il Sacerdote.
E rimasero immobili.
In assoluto silenzio, gli sguardi fissi l'uno negli occhi dell'altra, come in attesa che l'altro dicesse o facesse qualcosa.
Infine, fu Shada a spezzare quell'immobilità, con un sospiro carico di comprensione: - Possiamo iniziare a lucidare, principessa. Temo che sarà un'attività piuttosto lunga. -.
- D'accordo. - annuì Mary, continuando a guardarsi intorno e a ragionare su tutte le possibilità: "Shada non mi sembra un uomo malvagio. Nonostante sia evidentemente innamorato di me, mi è parso una persona troppo timida per tentare approcci violenti nei miei confronti. Per quanto la lucidatura sia una delle cose più noiose di questo mondo, durante la mia travagliata vita ho imparato che c'è di peggio. Tipo filare copertine di lana. Per questo sono relativamente sicura che Shada non cercherà di usarmi in modo brutale per distrarsi da una cosa così diversamente divertente.".
Due strani oggetti improvvisamente apparsi d'innanzi ai suoi meravigliosi occhi lucenti la distolsero dall'inforigurgito in corso: guardando meglio, si accorse che erano un panno e una boccetta contenente uno strano prodotto trasparente, sorrette dalle grandi mani del Sacerdote calvo.
- Eccovi gli strumenti per la lucidatura, principessa. - le disse, mentre la fanciulla prendeva i due oggetti per lei così sconosciuti: - Potete cominciare dalle monete. -.
Mary si portò la boccetta al delicato naso ben proporzionato al suo splendido viso, annusandone il contenuto; istintivamente, arricciò il naso e scostò il contenitore, per poi lanciargli un'occhiataccia carica di disgusto.
- Ma che cos'è? - gemette, accomodandosi vicino ad una grossa montagnola di monete d'oro.
- Un concentrato di tensioattivi, sequestranti, enzimi, solventi, bava di cammello e latte di cocco shakerati alla luce della luna piena e ripetutamente colpiti con una borsetta piena di cartacce. -.
La risposta tranquilla del Sacerdote lasciò in Mary svariate sensazioni non poi così contrastanti tra di loro, su tutte la certezza di non voler approfondire.
- ... capisco. - fu la risposta della splendida principessa, perfettamente ricompostasi dopo lo shock.
Con un sospiro rassegnato, Mary versò un po' dell'intruglio sul panno, prendendo la saggia decisione di non chiedere di cosa fosse composto, onde evitare di sentirsi rispondere qualcosa come l'esser stato filato dal pelame delle gobbe del cammello.
Nonostante non avesse mai pulito niente in vita sua, essendo sempre stata attorniata da servitori per qualunque evenienza, Mary sapeva perfettamente come si effettuava una lucidatura impeccabile: si versava il prodotto sul panno e si passava tale panno sull'oggetto da lucidare.
Era un concetto difficile, ma Mary possedeva un innato talento per più o meno qualsiasi cosa.
- ... principessa? -
Nel sentirsi chiamare, tra l'altro con un tono così colmo di perplessità, Mary rivolse il suo sguardo colorato verso il Sacerdote sedutosi a qualche metro di distanza, una moneta in una mano, il panno nell'altra.
- Sì? - chiese, innocente: "Sarà rimasto colpito dalla mia bravura, sebbene sia una principiante?".
- ... come... state lucidando...? - domandò di rimando Shada, cautamente.
Mary sbatté più volte le palpebre, gettando una rapida occhiata al suo operato: stava passando il panno sulla montagnola. Stava lucidando perfettamente, senza alcun problema.
- ... normalmente. - rispose la principessa, non capendo proprio la domanda del Sacerdote.
Dopo un istante di silenzio, quest'ultimo scosse la testa: - Temo stiate commettendo un errore, principessa. -.
La bocca di rubino della fanciulla si spalancò, l'indignazione che si rifletteva nel suo sguardo tendente al giallo oro: "Errore? Ma cosa sta dicend-"
- Dovete lucidare un singolo oggetto per volta, non tutti insieme. - le spiegò Shada, con una tranquillità quasi innaturale.
La bocca di rubino della fanciulla rimase immobile, nei suoi occhi tendenti all'oro apparve un'ombra di disorientamento.
- Così farete una lucidatura superficiale. - proseguì il Sacerdote, tornando alla moneta: - Vedete? Dovete prendere una moneta per volta, lucidarla accuratamente e poi metterla a terra, in modo che non si mescoli alle monete non ancora lucidate. -.
La bocca di rubino della fanciulla si aprì ancora di più, il volto sempre più inorridito ogni frazione di secondo che passava: - Ma... ma... -. Mary si guardò intorno con uno scatto, improvvisamente consapevole: - ... così ci vorranno secoli, per pulire tutto ciò che è in questa stanza! - gemette, il panno che le cadde dalle mani.
Shada annuì, minimamente toccato.
Tornò a rivolgerle il suo sguardo fermo, ma sostanzialmente tranquillo: - Comunque, principessa, io non ho mai detto che avremmo dovuto pulire tutto ciò che è in questa stanza. -.
A quelle parole, Mary si sentì come svuotata di ogni preoccupazione, improvvisamente più leggera.
- Ho detto soltanto che avremmo lucidato. Ed è nostro dovere lucidare tutto ciò che luccica. -
- Mi sembra abbastanza sensato. - concordò la principessa, traendo un lungo sospiro di sollievo: - Ad esempio, le statue non luccic- -
- Ci vorrà davvero molto tempo, visto che ogni centimetro di questo palazzo luccica. -.
E improvvisamente Mary sentì l'irrefrenabile desiderio di andare a filare copertine di lana.

Otto luccicantissime ore dopo...

- Oh, ciao, Mary! - trillò Mana, apparendo da chissà dove.
Alla bellissima principessa di Babilonia non importava granché da dove fosse apparsa l'apprendista maga: semplicemente, continuò a camminare verso la sua stanza, i piedi che strusciavano sul pavimento del corridoio, lo sguardo tendente all'indaco perso nel vuoto.
- Ti vedo un po' provata. - notò sagacemente la giovane maga, senza lasciarsi scoraggiare dalla mancata risposta.
- Sh-Shada... - farfugliò Mary, gli occhi improvvisamente spalancati: - ... lucidare... la lucidatura... le monete... tante monete... -
- Oh, le lucidature con Shada. - capì Mana, annuendo con fare comprensivo: - Una volta l'ho fatto anch'io. Il Maestro l'aveva scelta come punizione dopo che una mia magia è finita male e le pareti dell'ingresso del Palazzo si sono ricoperte di resina. Il problema è che, non so come, chiunque passasse di lì veniva calamitato dalle pareti e vi rimaneva appiccicato. Così, quando il Maestro ha scoperto che tre popolani, due guardie e il cappello di Seth erano spalmati sulle pareti dell'ingresso del Palazzo, mi ha messa in punizione con Shada. E' stato terribile, è vero. Però è durata soltanto un paio d'ore. Finché non ho fatto cadere la statua gigante di Sobek, ecco. Però, dato che, nella caduta, ha fracassato un po' tutto quello che c'era, Shada ha deciso che non mi avrebbe più fatta entrare nella stanza del tesoro. Per fortuna che poi il Maestro ha sistemato tutto! Mary? Mary? Tutto a posto? Ti vedo un po' pallida... Sei stanca? Hai fame? Vuoi che chieda ad Aisis di prepararti un pasto completo? -
- No, Mana. Ti ringrazio per la premura. - stranamente Mary, nell'udire l'ultima domanda, aveva trovato la forza per rispondere o, comunque, dare segno di aver udito il fiume di parole della ragazza.
Se poi avesse effettivamente seguito tutto il discorso, la risposta era ovviamente no.
- Credo che andrò a dormire. - sospirò la principessa, finalmente giunta alla sua stanza: - Spero che gli altri Sacerdoti non abbiano manie compulsive di filatura o lucidatura. - aggiunse, in un sibilo.
- Hai detto qualcosa? - chiese Mana, non avendo sentito bene.
Mary le rivolse un sorriso tirato e scosse la testa: - Affatto. Buonanotte, Mana. - la congedò, ritirandosi nelle sue stanze.
Il letto la calamitò come neanche la magia resinosa di Mana.
Era esausta.
Ormai la sua mente era invasa da fili di lana, Idra di Lana, cose luccicanti, prodotti dubbi e cammelli.
Se non altro, il dover rimanere con il Sacerdote Shada soltanto otto ore le aveva evitato il dover lucidare l'intero Palazzo.
"Mi chiedo quanto durerà..." sospirò, lasciandosi andare ad un sano sonno ristoratore, magari popolato da splendidi polli egizi: "Ah, Atemuccio uccio puccio cucciolo, non temere..." si ripromise, prima di addormentarsi: "... il fato non potrà separarci a lungo. Già domani farò in modo di avvicinarmi il più possibile a te!".
E da qualche parte, dall'altro lato dell'edificio, una faraonica schiena fu improvvisamente scossa da un brivido di terrore.


.

Note:
* Prima questo capitolo si chiamava "Mary 03.1", a segnalare il suo essere una prima parte. Ho tolto il ".1" perché sì. (!)
* La pseudocanzone che Mary canta nel (vano) tentativo di attirare uccellini sarebbe "www.mipiacitu" dei Gazosa (in versione decente: Every day! Every night! Every second of my life! www.mipiacitu! Tu tu tu tu tu tu! I love you! You love me! *eccetera*).
* L'Idra di Lana è una pietosa ripresa dell'Idra di Lerna.
* Seshat è la dea egizia della scrittura e della sapienza, ma è accreditata anche come dea del destino.
* Tensioattivi, sequestranti, enzimi e solventi sono i componenti di un detersivo standard, stando a quanto dice Wikipedia.


Ehm, salve!
*tossisce, completamente rossa in viso*
... sì, sono in ritardo. Sono in ritardo su tutto.
Lo so perfettamente, ma è stata una mia scelta. Ho attraversato un lungo periodo non esattamente piacevolissimo, in cui non ero proprio dell'umore di scrivere. Ci ho provato ma, ogni volta che scrivevo qualcosa, quel qualcosa mi sembrava spaventosamente vuoto, orrendo e aggettivi negativi vari.
Questo capitolo, ad esempio, l'ho iniziato poco dopo la pubblicazione del secondo capitolo, ma l'ho cancellato e riscritto non so quante volte. Sono riuscita a scrivere altre cose dopo, sì, ma il "blocco" tornava sempre, puntualmente, felice&contento, rendendo me ben meno felice&contenta. *Difatti ha aggiornato a distanza di eoni*
Per questo non ho pubblicato niente per parecchio tempo: la scelta era postare cose che non mi piacevano o prendermi una pausa. Ho scelto la seconda opzione, sia perché la prima infastidisce me in prima persona sia perché mi sembrava una presa in giro per quelle persone che aprivano il capitolo.

E, a tal proposito, GRAZIE davvero a coloro che hanno deciso di seguire comunque questa storia, nonostante fosse segnato che non la aggiornavo da parecchio (più di un anno!). Vi ringrazio davvero per la fiducia. **

Per quanto in ritardo di un anno, GRAZIE a Justeyes, XShade_Shinra, ShionBlueEyes, Fiore_91, Fantasy_Rancia, Libra_Ebria, Hikari93, Valerydell95, AliceWonderland e Black Magician Girl, che all'epoca che fu (!?) o più recentemente, recensirono il secondo capitolo / i primi due.
Vi ringrazio davvero. **

Questo capitolo?
... è solo la prima parte, sì. *grafomane del cavolo*
Per questo sembra "un inizio" e basta... U///U
*dà un altro colpo di tosse* E, ehm, no, le altre parti sono ancora da scrivere. *COFF*

*In tutto ciò, Soe, questo capitolo fa veramente pena.*
OAO

Spero che a voi questo inizio di capitolo sia stato gradito. ^^ Se avete critiche o consigli, ditemi pure. ^^
  
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