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Autore: vanilla dream    14/10/2012    0 recensioni
"E' una storia d'amore molto dura. Ci mostra una società chiusa, pettegola, pronta alla critica piena di pregiudizi. Il tempo sembra fermarsi in maniera quasi snervante, a volte i salti temporali stupiscono. La cosa più palese è la visione che l'autrice da ai personaggi: sono egoisti, meschini e melodrammatici, si interessano del proprio tornaconto e non della felicità loro e altrui. La storia d'amore sembrerebbe quasi inesistente ma in certi punti è violenta e cruda così straziante da creare un vero e proprio dolore fisico e sfocia nella morte e nell'esasperazione definitiva. In questo modo si perde ogni ragione di vita. La pace eterna sembra quasi agognata con disperazione e alla fine è proprio la morte la vera sovrana, padrone e vincitrice." Questa storia si costruisce su una biblioteca quasi incantata e sui libri che si trovano all'interno di esso. In questo passo la protagonista con queste parole descrive uno dei libri che narra la storia d'amore per eccellenza, perchè anche il latino stesso dice che passione significa subire. L'imperativo dell'amore è la sofferenza, la storia del libro e quella della protagonista con un ragazzo "maledetto" si intrecceranno.. cosa succederà?
Genere: Fluff, Mistero, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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2 Otherside. How long how long will I slide separate my side I don't... "Aggie mettiti qualcosa di decente addosso per favore, ci sarà tutto il vicinato questa sera. Non ti azzardare a fare la bambina capricciosa perché te ne pentirai signorinella! Io e tuo padre ti aspettiamo giù, mi raccomando fai con calma!" Si divertiva proprio tanto a mettere il dito nella piaga. Non era brava a cucinare ma sicuramente a infierire sulle disgrazie altrui non la batteva nessuno! Non c'era forse qualche povero sfigato da qualche parte sulla Terra che aveva detto "A Natale siamo tutti più buoni" ??? Allora mi spiegate per quale motivo mia madre era così crudele? ...I don't believe it's bad... Diamine!!! In quel momento con la canzone dei Red Hot messa a manetta speravo solo di avere qualche santo in Paradiso dalla mia parte e che sulla casa di quella vecchia megera si abbattesse una catastrofe naturale! Brutta strega! ...slittin my throat it's all I never... Ok, dovevo cercare un vestito da dama nell'Ottocento, però a questo punto sorgeva spontanea una domanda...per quale losca ragione nel mio armadio si doveva trovare il vestito della principessa Sissi? ... I heard your voice through a photograph... Ok mia mamma mi avrebbe ucciso, ma a questo punto meglio essere uccisa da lei che subire lo sguardo della signoria Florio. ...I tear it down I tear it down... ...And then it's born again. Fine. Lo stereo aveva appena cessato di recitare quello splendido idillio. E a farmi ritornare alla realtà, con lo stesso effetto che avrebbe avuto un secchio di acqua ghiacciata gettata in faccia mentre dormi, è stata mia mamma con la sua voce stridula. "Aggie siamo in ritardo scendi immediatamente!" Ma se mancavano ancora venti minuti? Comunque sia eccomi scendere dalle scale con dei jeans non molto lugubri, un paio di converse nere consunte e una felpa bordeaux dell'hard rock comprata a Madrid l'estate scorsa. Di solito a Natale vedo molte decorazioni in rosso. Certo quello era un bordeaux molto scuro ma era l'unica cosa che più si addiceva a una cena di Natale. "Aggie, non devi andare in un concerto, é la vigilia di Natale ricordi?" "Mamma, ringrazia il cielo che la felpa sia bordeaux e adesso sali in macchina e non lamentarti." Detto ciò, uscii con un passo fiero e deciso dalla porta e mi infilai nella merchedes con una velocità tale che non ebbe tempo di proferire parola. A quella scena mio padre accennò un lieve abbozzo di quello che sarebbe dovuto essere un sorriso. Non si sarebbe mai permesso di ridere di fronte alla collera di mia mamma. Oops! La casa della sventura è proprio di fronte la nostra quindi non c'è bisogno di una macchina. Ahah! Lo dovevo ammettere: ero nata per fare certe uscite di scena assurde e imbarazzanti. Ma ora mi aspettava la parte peggiore. Nei momenti difficili mi facevo forza fingendo di essere in un videogame. E' facile se la pensi così. Per quanto riguarda i vestiti ho superato già il primo livello. Adesso che mi avviavo verso la città perduta dovevo essere pronta a sconfiggere i demoni. 2.1 La riscoperta Sapete perchè Dante colloca i fraudolenti in fondo all'inferno? Perchè loro hanno compiuto un peccato ben più grave degli altri dannati: mentre quelli di questi ultimi erano caratterizzati dall'incontinenza, che di certo non dipende dalla propria volontà, quelli dei fraudolenti avvenivano intenzionalmente, ed è per questo che sono condannati a perire nella parte più orrenda di quel luogo. Perchè non c'è peccato più grave di quello di usare l'intelligenza donataci da Dio per questi loschi scopi. I peccatori di frode non avevano pietà anche nei confronti di chi li ha onorati della loro fiducia, ingannandoli con la semplice apparenza di un caro e fedele amico. E io mai come quella sera potei realizzare quanto le apparenze ingannino. Mentre con la mia mente ero andata a scavare fino alla Divina Commedia di Dante Alighieri mi accorsi, dal suono del campanello, che eravamo giunti davanti l'uscio della porta. "Oh, ecco la famiglia Gibbs! Sono lieta di avervi qui con noi questa sera. Prego accomodatevi senza alcun indugio e fate come se foste a casa vostra" "Buonasera signora Florio e la ringraziamo ancora infinitamente dell'invito". Se c'è qualcosa in mio padre di cui posso andare fiera è il suo straordinario carisma. E' stupefacente come diventa affascinante ed eloquente di fronte alla gente, e questo mi riempie di orgoglio. Non c'è che dire, ho preso molto dal suo carattere. Innanzitutto la determinazione, e lui, uno dei maggiori uomini politici della città la deve possedere per forza. Poi è paziente e sa ascoltare e comprendere, dote innata nella famiglia Gibbs, che nonostante tutto mia mamma non ha ancora acquisito dopo anni di matrimonio. La sala principale era già piena di ospiti. Credevo che mia mamma fosse un tantino esagerata presentandosi a casa della signora Florio in netto anticipo rischiando di farmi venire un infarto mentre mi vestivo, ma a quanto pare era tutto il vicinato ad avere qualche problema con l'orario. La signora Florio accoglieva gli invitati in una maniera così cordiale ed elegante che quasi mi pentii di tutte quelle maledizioni e sentenze di morte che avevo scagliato senza alcuna pietà contro di lei. Inoltre era impossibile non accorgersi dello splendido gusto nell'arredare la casa. Tutti i mobili erano dei pezzi di antiquariato meravigliosi, ogni piccolo minuzioso oggetto costituiva un pezzo incomparabile di arte e un'inconfondibile segno di pregiato artigianato o orificeria. Le tende e i tappeti mi riportavano in un antico palazzo orientale che, in confronto al castello di Aladdin , avrebbe fatto un baffo. Era una consolazione vedere che anche gli altri invitati non avevano indossato qualcosa di troppo sfarzoso, e quindi mi sentivo perfettamente a mio agio con ciò che avevo addosso. Quando mi apprestai a salutare tutti notai tre ragazzi che non avevo mai visto prima d'ora e intuii subito che si trattava dei "nipotini", come aveva detto mia mamma, della signora Florio. Tutte e tre dovevano avere la stessa età e non si somigliavano per niente così dedussi che non fossero fratelli ma dei cugini. C'erano dei tratti che però li accumunavano: prima di tutto avevano tutte e tre un fascino innato. Il modo di porsi era molto aggrazziato ma sicuramente non risultavano affatto effemminati, anzi avevano un qualcosa in loro che li rendeva molto virili. Però il terzo, aveva qualcosa di diverso dagli altri due: il viso era di una bellezza sconvolgente. Ma lo sguardo era la cosa che più mi attraeva: i suoi occhi infondevano una sicurezza tale che credevo avrei potuto affrontare tutte le insidie della vita semplicemente guardandoli. Erano diversi da quelli degli altri nipoti Florio: erano di una fierezza quasi disumana , caratteristica che sicuramente avrà ereditato dalla nonna. Inoltre aveva un'aria scostante e caparbia che lo rendeva ancora più affascinante se è possibile. Li salutai un pò imbarazzata per la loro imponenza e loro ricambiarono nella maniera più sontuosa e fine che abbia mai avuto la possibilità di notare. Alla faccia dei nipotini! Certo mia mamma non è un granchè nell'usare i diminutivi perchè quelli erano tutt'altro che dei nipotini. A noi ragazzi era stato riservato un tavolo a parte, soluzione grandiosa per non subirmi tutte le noiose conversazioni degli adulti. Una volta arrivati al dolce, che consisteva in una splendida fetta di torta alle mandorle glassata di miele e decorata con delle noci e una spolverata di cacao, mi alzai , perchè il mio stomaco non avrebbe più potuto reggere nessun'altra portata. Così, decisa a esplorare quello splendido angolo del Paradiso, lasciai la sala principale e mi avviai in un lungo corridoio tapezzato da foto di famiglia. Proseguii finchè una stanza catturò la mia attenzione: era diversa, la porta non aveva la maniglia in ottone come nelle altre, ma questa era di un delicatissimo e sublime oro rosso, e il legno che la costituiva non era il bianco caratteristico negli infissi di tutta casa, ma di un colore quasi nero leggermente rovinato dal passare del tempo. Indugiai un pò lì davanti toccando con le mani il legno ruvido, cercando di cogliere altre sensazioni, oltre a quelle visive, percepili tramite il tatto. Dopodichè entrai scrutando all'interno. Non avevo mai visto nulla di simile. Quella stanza era piena di libri: scaffali e scaffali colmi di pregiati gioielli cartacei. Esaminai con attenzione la prima fila di libri e notai che erano organizzati in generi. In uno scaffale vi erano tutti i classici del Rinascimento, un'altro conteneva opere greche e latine e in un'altro ancora si trovavano i gialli che tanto ama mia madre. La cosa che mi meravigliò ulteriormente è che alla fine di ogni corridoio, le cui pareti consistevano in delle enormi librerie, si trovavano una sedia, un tavolo, una lampada in stile Re Luigi XIV e una scala per permettere a chi voleva usufruire di tale tesoro letterario di poter arrivare negli scaffali più alti. Raggiunsi quell'angolo e presi il libro che si trovava sul tavolo, era un romanzo che conoscevo molto bene, "La terra delle fate". Uno dei miei preferiti. Ormai totalmente sopraffata dall'entusiasmo, mi sedetti e presi la pagina tenuta dal segnalibro, quando una voce interrupe la mia estasiante scoperta: era la signora Florio. La raggiunsi per scusarmi della mia insolente curiosità, ma, chissà perchè, quando è il momento giusto per parlare mi mancano sempre le parole. La signora Florio mi sorrise affettuosamente e poggiò la sua mano sulla mia esile spalla dicendomi che potevo venire a farle visita quando avrei voluto e farle compagnia in quella enorme biblioteca che mi aveva tanto ammaliato. Io ricambiai il sorriso e la pregai di non dire niente ai miei genitori. Annuendo mi promise di tacere quella mia intrusione e ci unimmo agli altri. Quella sera, appena tornata a casa, diedi un'occhiata all'orologio in soggiorno vedendo che erano l'una e mezza. Nonostante l'orario quella notte non presi sonno. Forse certe volte la reltà si mostrava così sbalorditiva e inaspettatamente strabiliante davanti ai tuoi occhi che non vuoi addormentati per rifugiarti nel sonno, perchè di accorgi che la gioia che provi in quel momento è cento mila volte migliore di qualunque sogno. Il giorno dopo, mi sembrò un giorno come tutti gli altri. Mi alzai, mi infilai le mie sudicie pantofole pronta a scendere giù per la colazione, quando sulla scrivania vidi un enorme mazzo di rose di un colore rosa pallido con a fianco un biglietto. Annusai le rose e presi il biglietto pronta a leggerlo. La scrittura era meravigliosa, tonda e lineare, e l'inchiostro era di un nero che si stagliava contro il bianco candido della carta. Valli di nebbia, fiumi tenebrosi e boschi che somigliano alle nuvole: poi che tutto è coperto dalle lacrime nessuno può distinguerne le forme. Enormi lune sorgono e tramontano ancora, ancora, ancora.. in ogni istante della notte inquiete, in un mutare incessante di luogo. E così spengono la luce delle stelle con il sospiro del loro volto pallido. Poi viene mezzanotte sul quadrante lunare e una più sottile delle altre scende giù, sempre giù, ancora giù, fin quando il suo centro si posa sulla cima di una montagna, come una corona, mentre l'immensa superficie, simile ad un arazzo, s'adagia sui castelli e sui borghi, dovunque essi si trovino, e si estende su strane foreste, sulle ali dei fantasmi, sopra il mare, sulle cose che dormono e un immenso labirinto di luce li ricopre. Allora si fa profonda, profonda! La passione del sogno in ogni cosa. Al mattino, nell'ora del risveglio, il velo della luna si distende lungo i cieli in tempesta e, come in tutte le cose, rassomiglia ad un giallo albatro. Ma quella luna non è più la stessa: più non sembra una tenda stravagante. A poco a poco i suoi esili atomi si disciolgono in pioggia: le farfalle che dalla terra salgono a cercare ansiose il cielo e subito discendono (creature insoddisfatte!) ce ne portano solo un goccia sulle ali tremanti. Lo riconoscerei tra mille: quello è un passo tratto dal libro che avevo preso la sera precedente nella biblioteca Florio. Ricordando che la signora Florio mi aveva visto prendere in mano quel libro, pensai che fosse lei la mittente di quel biglietto e di quel magnifico omaggio floreale, ma con mia sorpresa il biglietto proseguiva sempre con la stessa incantevole calligrafia: Ti consiglio di chiamare mia nonna Berenice, così si sentirà meno vecchia. Spero che i fiori ti siano piaciuti. Ray. Come faceva lui a sapere della sera precedente? Sua nonna gli avrà raccontato della mia intrusione? Mi stava spiando? Non sapevo cosa pensare. Una cosa era certa: quel libro lo conoscevo bene, e il passo che mi aveva scritto è quello di un invito a entrare in un mondo incantato. Certo è un modo del tutto originale per invitare una ragazza nella propria casa, ma io lo apprezzai così tanto che non vedevo l'ora di attraversare la strada e ritornare in quella idilliaca dimora, accettando il suo inusuale e meraviglioso invito. E' vero, le apparenze ingannano.
  
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