But give me winter
A
Kurt non era mai piaciuto tanto l’inverno. Inverno significava freddo, vento
gelido e miriadi di vestiti da mettersi addosso – che lo faceva assomigliare a
un’enorme cipolla con miriadi di strati; le sue labbra si seccavano, la sua carnagione
pallida diventava rossa tutto d’un colpo ed era costretto a riempirsi di crema
più di quanto facesse; il Natale si avvicinava e, per lui che non credeva in
Dio e non aveva nessuno con cui trascorrerlo se non suo padre, era solo triste.
Vedeva gli altri ragazzi, euforici e frettolosi alla ricerca del regalo
perfetto, le coppiette che passeggiavano sotto le illuminazioni, e Kurt avrebbe
solo voluto avere qualcuno con cui condividere tutto quello, festeggiare il
Natale con la persona che amava, festeggiare per l’amore che gli era stato regalato e basta.
Nei
suoi primi diciassette anni di vita non fu fortunato. E poi arrivò Blaine.
Blaine, meraviglioso, dolce, perfettamente
imperfetto Blaine. Il suo migliore amico, il suo
primo amore, l’amore della sua vita. Il loro primo Natale insieme non lo
scorderà mai, le promesse che gli fece Blaine nel
corridoio affollato del McKinley donandogli quel piccolo anello costruito con
la carta di caramelle che Kurt ancora conservava, dopo tutti questi anni.
Kurt
non si è mai dimenticato di quelle promesse, nemmeno in tutti quei mesi che lui
e Blaine stettero separati. Ci mise parecchio a
perdonarlo, a fidarsi ancora di lui, e Blaine lottò
per riottenere la sua fiducia; e più passavano i mesi, più Kurt si rendeva conto
di non poter vivere senza Blaine. Lui era davvero
l’amore della sua vita. Nei primi mesi dopo averlo perdonato, Kurt si era
chiesto spesso se avesse fatto la scelta giusta, ma da allora non se n’era mai
pentito.
Grazie
a Blaine, lui aveva imparato ad amare l’inverno. Blaine aveva le mani calde, che stringevano sempre le sue
quando camminavano fuori al freddo; portava sempre con sé un burrocacao in più, e Kurt faceva finta di esserselo
dimenticato solo per poter usare quello di Blaine.
Quando si erano trasferiti a New York, poi, Blaine
gliel’aveva fatto amare ancora di più, mostrandogli quanto la città si
illuminasse a causa delle decorazioni natalizie, quanto fosse bello l’Albero di
Natale al Rockefeller, quanto la neve bianca conferisse a Central
Park un’aria ancora più mistica e quasi da favola.
Kurt
si era ritrovato a essere d’accordo con tutto questo, perso negli occhi
brillanti ed entusiasti di Blaine, le sue mani calde
strette nelle proprie, cercando di avvicinarsi quanto più possibile al calore
che sembrava emettere il corpo di Blaine – e, dopo
un’occhiata a metà tra il divertito e il consapevole del suo ragazzo,
ritrovarsi stretto a lui in un abbraccio che sapeva di casa.
Ma
la favola più bella, era la loro.
Kurt
aveva imparato ad amare l’inverno,
amarlo veramente, aspettare impaziente il suo arrivo, solo per dei momenti come
quello.
Era
steso nel suo letto, il respiro un po’ pesante di suo marito, ancora
addormentato, e altri, più corti e leggeri, che riempivano l’aria. Kurt si puntellò su un gomito, girandosi su
un fianco nello spazio ristretto del suo letto, mentre lasciava che i suoi
occhi scivolassero sulle tre figure addormentate vicino a lui.
Blaine, dall’altro lato rispetto a lui,
aveva una massa indisciplinata di ricci tutti davanti al viso, le labbra
semiaperte e un’espressione un po’ corrucciata. Il suo braccio era stretto
attorno alla vita esile di Iris, la loro bellissima bimba di cinque anni; i
suoi boccoli castani erano sparsi sul cuscino, le palpebre chiuse che celavano i
suoi occhi identici a quelli di Blaine. La mano della
bimba era posata sul cuscino, vicino al viso del suo fratellino, di un anno più
grande di lei. Graham aveva la guancia premuta sul cuscino, la bocca aperta e
due occhioni azzurri spalancati e fissi su di lui.
Kurt sorrise al figlio e gli passò una mano tra i capelli neri.
“Buongiorno
cucciolo,” sussurrò piano per non svegliare gli altri due.
“Ciao
papi…” Graham sbadigliò, rabbrividendo appena e
facendosi più vicino per accoccolarsi contro Kurt e scatenando una risatina da
parte del padre. “C’è un bel calduccio qui.”
Kurt
non disse niente, si limitò ad abbracciare il figlio e tenere lo sguardo fisso
sulle tre persone che amava di più al mondo. Dopo qualche minuto, anche Iris
aprì gli occhi, riservando a Kurt un dolce sorriso prima di girarsi e iniziare
a disturbare Blaine.
“Papà… Papà, svegliati!”
“Umpf…” mugugnò Blaine, aprendo
dopo un po’ un occhio assonnato. “Buongiorno principessa.”
“Papà,
il papi sta abbracciando Graham. Tocca a te ora!”
Blaine e Kurt si scambiarono un sorriso,
entrambi consapevoli che cosa stesse chiedendo Iris con tanta insistenza. Kurt
fece spostare il figlio un po’ più verso il centro del letto, mentre Blaine faceva lo stesso con la figlia. Dopodiché si
trovarono tutti e quattro vicinissimi; Iris stringeva forte la maglia del
pigiama di Blaine, la fronte appoggiata contro il
collo del papà. Graham aveva una mano stretta a quella della sorellina, il
corpo vicinissimo a quello di Kurt che, girato su un fianco, aveva steso un
braccio fino a raggiungere la spalla di Blaine,
chiudendo tutti in un caldo abbraccio.
Stettero
tutti e quattro lì, respirando profondamente e lasciandosi cullare dal calore
che quell’abbraccio dava loro. Ben presto i bambini si riaddormentarono,
stretti tra le braccia dei loro papà; nel frattempo Blaine
non aveva smesso un attimo di guardare Kurt, che invece aveva lo sguardo fisso
sulla finestra, oltre la spalla di Blaine.
Stava
nevicando, il cielo era grigio e sarebbe stata una giornata davvero fredda.
Kurt fece una smorfia, pensando al freddo che li avrebbe assaliti quando
sarebbero scesi per andare a pranzo da Rachel e Finn,
ma poi la sua espressione corrucciata fu sostituita da un sorriso. Incrociò lo
sguardo di Blaine, rivolgendogli un sorriso pieno
d’amore. In quel momento, sotto le coperte del suo letto, avvolto dal calore
dei suoi bambini e dagli occhi di Blaine, Kurt era
certo di amare l’inverno.
NdA:
Buonasera!
Non so da voi, ma qui si gela; avrei davvero bisogno di un po’ di calduccio
anche io e questa cosina qui su… si è scritta da
sola. Volevo inserire una daddy Klaine,
perché ora più che mai ne abbiamo bisogno, ma davvero non avevo idea di come
gestirla! Spero non sia venuta una completa schifezza!
Il titolo
di questa ultima OS per la Klaine Week (Winter in NY) viene da una canzone di Bruce Springsteen, Winter
Song, mentre i nomi dei bambini sono presi
rispettivamente dai personaggi del film L’amore
non va in vacanza, interpretati da Jude Law (Graham) e Kate Winslet (Iris). Il nome Iris l’avevo
già usato per l’altra Daddy Klaine
che avevo scritto, e diciamo che richiama anche la canzone che ha fatto da
titolo a questa raccolta - Iris dei Goo Goo Dolls.
Nella mia mente, Iris è il nome della bimba di Kurt e Blaine
*__* Un po’ più difficile è stato scegliere il nome per il fratello, ma alla
fine mi è uscito Graham proprio perché nel film (che, se non avete visto, dovete
farlo perché è l’amore!) i due sono fratelli!
E
con questa si conclude la Klaine Week! Sinceramente questa
settimana mi ha aiutata parecchio a superare un po’ la tristezza causata dalla
4x04. Finora tutte le storie che ho letto (e con le quali sono rimasta
tremendamente indietro, ma giuro che recupererò tutto) mi sono piaciute davvero
tanto. Credo che ciascuno abbia dato il meglio di sé, pertanto ci tenevo a
ringraziare tutti coloro che hanno scritto e partecipato all’iniziativa. Grazie
a tutti.
Un grazie
speciale va a Flan,
che ha organizzato tutto.
Un altro
grazie speciale va al Kurt del mio Blaine, all’Alch del mio Bel perché è sempre un piacere e un onore
lavorare con lei.
E un
altro grazie va ad hale_y perché mi è stata più vicina che mai in questo
periodo, perché ha sempre una parola di conforto per qualsiasi cosa mi renda
triste e alla quale dedico questa OS. Perché la Daddy
Klaine fa sempre bene al cuore!
Speriamo
che questa raccolta vi sia piaciuta, tanto quanto a noi è piaciuto scriverla!
Un
abbraccio!
Bel