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Autore: PennarelliScarichi    15/10/2012    3 recensioni
-Non voglio.
sussurra piano e comincia a piangere,più forte.
Faccio ciò che mi dice l'istinto,la abbraccio e immergo la mia testa tra i suoi riccioli: il suo profumo percorre ogni vena del mio corpo, inebria ogni mia cellula.
- Ti amerò per sempre.
sussurro piangendo anche io, assaporando quella morbidezza che bramo da mesi, e che forse bramerò per il resto della mia vita.
Appoggia il suo viso sulla mia spalla, e singhiozza ancora più forte.
Ho permesso che succedesse tutto questo.
È colpa mia.
-Non andare,ti prego...
dico sotto voce,quasi fosse un pensiero e spero che lei non abbia sentito.
Spero che non abbia percepito la mia debolezza.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                              Questa va al mio amore grande,a me stessa e a te che stai leggendo



(http://www.youtube.com/watch?v=dx7sLNyIeQk&feature=related  ho scritto il tutto ascoltando questa creatura magica. Ascoltatela a
ripetizione, se vi va.)



Next time I’ll be braver  I’ll be my own savior

Sono sdraiato sul letto, nella penombra di questa stanza che profuma ancora di lei.
Il mio viso è poggiato sul cuscino, le Nike che le piacciono tanto sono gettate sul copriletto vicino ai miei piedi.
La mia posizione ricorda una bambola di pezza lasciata su una vecchia poltrona,forse dimenticata.
Ed è così che mi sento io,in questo momento. Dimenticato?
O meglio,avrei milioni di altri aggettivi per descrivermi ( distrutto, indeciso, triste,depresso,malinconico),ma è l'unico che le mie labbra riescono a pronunciare.

Mi definisco una persona strana,ecco.
Sono, probabilmente, la prima delle mie scuse  e l'ultima tra le mie difese.
Mi accuso e mi difendo.
Mi penso, mi pento, mi raccomando, mi ascolto e mi disarmo.
Non ho poteri magici, ho sentimenti facili, ma mai infallibili.
Potrei anche diventare qualcosa di diverso, ma non mi va di cambiare troppo, cio' che da tanto mi appartiene.
Io tiro avanti, detestandomi qualche volta, ostentando incertezza per tutto il resto del tempo.
Sono uno che pianifica,che pensa,che si sforza. Che programma, che ripensa e che si autoconvince. Ma adesso è tutto così strano.
Ho un nodo alla gola che mi fa capire che c'è qualcosa a cui non ho pensato.
Qualcosa che ho dimenticato,o forse perso.
Esatto, c'è un senso di perdita e un'opprimente apatia che mi impediscono di muovermi.
Posso solo starmene qua, con i miei pensieri,con i miei ricordi e le mie paure.
Il suo sorriso dolce è stampato sul mio cervello,ma di tanto in tanto è sostituito da immagini di quella sera: lacrime che non conosco, rabbia che non ha mai contrassegnato quel suo viso.
Se muovo appena le dita riesco a sentire i suoi riccioli scuri  che mi attorcigliavo tra l'anulare e il medio; se passo la mia lingua sulle labbra posso sentire ancora la forma della sua bocca a cuore,ma non il suo sapore.
Quello, per quanto mi impegni, sta scomparendo come un disegno sulla sabbia.

È così che si finisce? Ci si ama, si sta insieme e ci si lascia?
Davvero l'amore è questo? Ogni amore che si rispetti finisce prima o poi?
Le persone si scelgono,si amano,si annoiano e si lasciano...anche noi? Io e lei, con altre persone in letti diversi? A parlare del nostro amore finito male?
Sento i suoi passi veloci nel corridoio,il rumore di oggetti che cadono negli scatoloni, il nastro adesivo che chiude tutti i nostri ricordi.
Se socchiudo gli occhi riesco anche a vederla: la mia Francesca,con i capelli riccioli imprigionati in una coda fatta con rabbia, i jeans stretti e una maglietta a maniche corte.
È perfetta,lo so.
Cos'ho fatto di male per perdermi tutta quella perfezione? La rabbia mi appanna la vista, e le lacrime cominciano a scendere dai miei occhi.
Non faccio nulla per fermarle,per placare quel dolore.
Ripenso a lei, a noi,divisi da un muro ,ma allo stesso tempo  così distanti: e mi torna in mente tutto.È quello il brutto di essere solo con me stesso...i ricordi.
Li lascio passare, li lascio occupare la mia mente con tranquillità.

Mi rivedo il suo viso, quel colore di capelli che lei odia,ma che tutte le ragazze cercano di ottenere passando ore e ore a testa in giù sulla vasca con la tinta in mano.
La sua voce,calda e sicura, il suo sorriso.
I suoi pregi, i suoi difetti.
Lei così distratta,che perde cose,chiavi,numeri di telefono,occasioni e treni.
E ancora: tempo e sogni,parole e nostalgia. Sorrisi e speranze.
Lei che ha  delle cose da dire, ma non riesce a spiegarle.
Volendo potrebbe sembrare anche una sulle nuvole,una svampita, invece percorre i suoi  labirinti con la speranza di non perdersi qualcosa.
Che esige  un po' di rispetto per le sue  debolezze, non tanto, un po', finchè non si perde di nuovo.
Sorrido, perchè quell'immagine è familiare, è già passata davanti ai miei occhi. Forse troppe volte: si chiama chiodo fisso.
Il problema è che io non ho solo il chiodo, io ho la parete,la cornice e il quadro con il suo nome.
Io ho lei in mente.

La porta è spalancata, sono sdraiato su un fianco, rivolto dal lato opposto ad essa.
Sento i suoi passi decisi entrare in camera, soffermarsi su di me e avanzare titubante,senza rivolgermi parola.
Sarebbe inutile,addirittura doloroso,per entrambi.
Sento il suo sbuffare rumoroso, le sue dita affusolate che scorrono tra i documenti sulla scrivania,cercando quelli con il suo nome.
Dove ha dormito questa notte? Forse è tornata a casa di sua madre.
Me la immagino,ai piedi del letto, con  le lenzuale ancora sfatte che odorano di sogni, a piangere. La musica troppo alta, la sua gamba destra vicino al petto e i suo singhiozzi troppo rumorosi.
Sua madre che la consola, lei che sorride debolmente.
Tutto quel dolore,a causa mia.
Il suo corpo, la sua anima mi pregano non fissarla.
Renderebbe il tutto così difficile,credo...e così obbedisco. Non vedo i suoi occhi tristi,le sue gambe tremanti e le dita umide che cercano di nascondere le lacrime.
Non vuole far vedere agli altri come ci si sente,cosa si prova a stare con me.
Principalmente non vuole far vedere quel dolore che non le appartiene, quella debolezza che la possiede in quel momento.
Ha sempre provato a nascondersi.
Siamo  camaleonti , che ci rifugiamo  tra la folla, sperando che qualcuno ci veda.
E siamo pieni di foto, per farci ricordare.
Ed abbiamo avuto lenzuola sfatte, sempre piene d'amore passato.
Ed  io ho avuto ricordi, freddi come il marmo, vecchi come se fossero ruggine.
Forse è per quello che ci siamo trovati,che ci siamo amati: entrambi viviamo tra la folla.
Ne assaporiamo l'odore, le emozioni e le vite.
Ma in questo momento siamo solo io e lei, non ci sono posti in cui nascondersi.

E allora penso a quando se ne andrà,a quando sparirà dietro a quella porta.
Non voglio lasciarla, non voglio donarla a qualcuno che non potrebbe capire i suoi silenzi.
Qualcuno diverso da me.
Tornerà?Quanto passerà,prima che i suoi capelli riccioli ritornino in quella camera?
Il problema della distanza è quando finisce. O perlomeno per me è così.
Stai lontano da una persona, poi torna. Torna per sempre. Eppure non sai cosa offrirgli. Era bello aspettarla, aspettare i momenti, poi chiederti "quando tornerà?"
E quando è qui? Quando sai perfettamente che il letto non sarà più suo a fasi alterne, ma completamente vostro?
Mi manca, pensavo. Non so bene cosa aspettarmi, penso.
Mi accorgo che mi manca il fatto che mi mancasse. Lei è qui, ora.
E non so cosa aspettarmi.
La distanza, forse, rendeva invulnerabile la quotidianità.
Quindi, un giorno questa casa,che adesso è solo mia, tornerà ad essere nostra? Tornerà ad essere animata dalle sue risate?

Alzo lo sguardo verso di lei, che è immobile davanti a me.
Vedo le sue gambe lunghe, i suoi riccioli sfuggiti dalla coda e le sue spalle.
Mi accorgo che questa è l'ultima volta che la vedrò.
Lei se ne andrà,non ci sarà un'altra volta,un'altra occasione. Almeno non per noi.

-Ti amo
sussurro,quasi colpevole o vigliacco.
Le sue dita affusolate smaltate di rosso fuoco si irrigidiscono sul comò di legno.
Il suo corpo è attraversato da forti singhiozzi e mi rendo conto di quanto sia crudele tutto questo.
Mi alzo, lentamente. Arrivo vicino a lei, a pochi centimetri,solamente uno specchio a dividerci. Quello specchio che comprammo nella sua città, che ha visto i nostri sorrisi, le nostre discussioni e  le nostre lacrime.
Fisso il riflesso: il mio color caffèlatte fa contrasto con la sua carnagione chiara.
Sono distrutto,i miei occhi scuri sono spenti e sul mio viso è cresciuta un'ombra di barba.
Trascurato. Ecco l'aggettivo.
E poi guardo lei, lei così diversa dal solito: riconosco la sua espressione preoccupata,sotto a tutte quelle lacrime.
Sotto agli occhi le lacrime scendono veloci, mettendo in risalto delle piccole borse rossastre.
È fragile,ho paura di distruggere tutta quella delicatezza con la mia mano troppo pesante,troppo esagerata rispetto a lei.
Mi avvicino ancora di più,ma lei si volta e poggia una mano sul mio petto.
L'unghia del pollice è mangiucchiata e in vari punti riesco a vedere il colore roseo delle unghie,dove lo smalto è stato scorticato via.
Le sue labbra chiare sono chiuse in un'espressione rude,quasi animalesca.
Le lacrime trasparenti le rigano il viso,e lei si passa il dorso delle mani sotto agli occhi per interromperne il flusso.
-Ti prego.
Sussurra distrutta, lacerandomi il cuore.
Le sue piccole orecchie spuntano dietro a quei riccioli,quei riccioli che adesso libera dalla morsa del laccino scuro.
La fisso, fisso i suoi occhi in cui potrei immergermi per ore e ore.
Poi mi ricordo, mi ricordo della promessa, e sposto lo sguardo sui miei piedi, sulle mie Nike.
Lei è lì,con lo sguardo severo di chi ha sofferto, di chi ha lottato.
Ed ha lottato con me,per me e contro di me.
Contro le fans che la accusavano,contro i giornali.
Ha fatto tutto questo per me...

-Non voglio.
sussurra piano e comincia a piangere,più forte.
Faccio ciò che mi dice l'istinto,la abbraccio e immergo la mia testa tra i suoi riccioli: il suo profumo percorre ogni vena del mio corpo, inebria ogni mia cellula.
- Ti amerò per sempre.
sussurro piangendo anche io, assaporando quella morbidezza che bramo da mesi, e che forse bramerò per il resto della mia vita.
Appoggia il suo viso sulla mia spalla, e singhiozza ancora più forte.
Ho permesso che succedesse tutto questo.
È colpa mia.

-Non andare,ti prego...
dico sotto voce,quasi fosse un pensiero e spero che lei non abbia sentito.
Spero che non abbia percepito la mia debolezza.
Mi guarda,sorride e poggia le sue labbra sulle mie.
Sono umide,ma finalmente riesco a sentire nuovamente il sapore che stava andando via.
Sa di liquirizia e fragola.
Poggio le mie mani sui suoi fianchi, su quel suo corpo che voglio che sia mio per sempre.
Mi sfiora anche l'idea di non lasciarla andare, di farla rimanere con me.
Ma in un attimo lei ha già preso i documenti, si è precipitata verso l'uscita singhiozzando e ha fatto cadere il suo profumo a terra.
Scoppio in lacrime, come un bambino,mentre il fracasso della bottiglietta rotta diminuisce fino a scomparire.
Mi inginocchio davanti allo specchio e mi vedo: sono solo.
Lei non c'è più, la mia ragione di vita è andata via.
Il ragazzo nel riflesso però è così diverso da me stesso: lui è immobile.
Siamo due opposti, l'io del riflesso e l'io dentro di me.
Uno è disperso, l'altro disperato.
Uno disorientato, l'altro disilluso
Riflessivo, non pensatore
Estraneo. Non fuori strada.
Triste. Non con la lacrima facile.
Angosciato. Non sfiduciato.
Tutto, il contrario di niente. Niente.
E con l'odore acre del suo profumo mi alzo, e mi preparo, piangendo copiosamente.

Mi sono chiesto come un'assenza possa così condizionare le persone.
La sua,di assenza, pizzica sulla pelle, come fosse edera.
Sono ad un'intervista,con gli altri ragazzi.
Non riesco a ridere,a guardare in camera e a partecipare alla discussione.
Mi vedo lei, lei che ormai non c'è più.
Spero che sia tra il pubblico, come una volta,ma so che è sul primo treno,sul primo volo con la convinzione di dimenticarmi. Abbasso lo sguardo,impotente di fronte a tutto quel dolore.
L'intervistatore chiede se siamo innamorati.
Louis e Liam rispondono sicuri, per me invece è la prima volta in cui non so cosa dire.
Poi guardo dritto in camera,convinto di non attirare l'attenzione, e mi rivolgo a lei sussurro un 'ti amo',sperando che mi veda,in qualunque posto si trovi.

Ed è per questo che adesso sono nel mio appartamento al buio,davanti a quello specchio.
Il ciuffo biondiccio è ancora laccato e sistemato dai parrucchieri che hanno lavorato su di me poche ore fa.
Piango,come non ho mai fatto prima e fisso il riflesso: ispiro, e l'odore del suo profumo mi ritorna dentro.
E forse per una volta non vorrei essere chi sono.
Non vorrei essere Zayn Malik,il ragazzo con la passione degli specchi e la fobia dell'acqua,il componente degli One Direction: per una volta vorrei essere il desiderio di qualcuno,di lei.
Ma so che
non sono il sogno di nessuno, io. Sono l'indecisione di troppi, la passione di molti e l'amore di pochi. Forse il suo,di amore? Può darsi.
Sarei solamente l'amore di Francesca,e probabilmente sarei più felice di quanto sia mai stato in tutta la mia vita.























ANGOLO D'AUTORE.

Bene,eccomi qua.
Non so perchè,ma queste cose tristi mi perseguitano. Volevo dedicare appunto questo mio depressume (?) a Francesca,che legge sempre tutte le cose che scrivo. Grazie tesoro!
E a te che stai leggendo anche l'angolo d'autore...fammi sapere cosaa ne pensi della storia,eddai! Anche se ti fa schifo lol

Baci,
PennarelliScarichi

  
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