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Autore: Stella cadente    15/10/2012    10 recensioni
Dal primo capitolo:
"E' strano da dire, ma anche se non ti conosco, ti voglio bene Liam; mi sento legata a te, inspiegabilmente, e ti sento vicino, vicino come una persona che conosco da una vita. Scrivere questa lettera mi ha aiutata, mi ha aiutata a sfogarmi.
La tua più grande fan,
Daveigh"
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Una ragazza, un ragazzo, una delusione, delle lettere.
Ma se tutto ciò avesse una svolta improvvisa?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Dear Liam

                                             


                                                       


 








 

Capitolo primo
29 agosto 2012






29 agosto 2012
 
Caro Liam,

oggi è il tuo compleanno. Mi ero ripromessa di passarlo in maniera felice e spensierata, perché non potevo passare in maniera diversa il compleanno di uno dei miei idoli.
Ma non è andata così.
Sai Liam, quello che credevo un amico mi ha delusa profondamente. Poco fa ha mandato un messaggio , in cui mi ha detto che domani vuole vedermi, ma la cosa mi farebbe stare male. Non so perché, ma è come se tutta la fiducia che avevo riposto in lui fosse svanita del tutto.
Questo non è esattamente il modo in cui volevo passare il tuo compleanno, Liam.
Mi sono scritta DADDY DIRECTION sul polso con un pennarello nero, sai? E non ho usato il cucchiaio per tutto il giorno.
Tutto quello  che vorrei fare ora è piangere. Solo piangere.  Ma poi penso che non merita le mie lacrime, e non merita me, in generale.
Non merita neanche che io mi rovini questa giornata importante solo per lui. Sapevo che, a differenza mia, non era esattamente una persona sensibile, ma è che ultimamente ho un problema e lui non ha capito. Io invece pensavo ingenuamente che lo avrebbe fatto.

Cercavo solo aiuto, tutto qui. E non l’ho avuto.
Lo so, non ha senso che io ti parli delle mie cose perché tu neanche mi conosci, ma sento il bisogno di dirtele, di buttarle giù in qualche modo. Ho bisogno di volare via e di far finta di nulla, per non ammettere a me stessa che una persona a cui volevo bene mi ha praticamente presa in giro.
Lui non mi ascoltava quando parlavo, e mi giudicava invece di rassicurarmi su cose che mi preoccupavano, non come, probabilmente, avresti fatto tu. Per questo ho deciso di scriverti, perché tu mi capiresti alla perfezione. 

Ti sembrerà strano, ma vorrei che tu fossi qui, Liam. Vorrei che tu fossi qui ad abbracciarmi e a dirmi che non sono sola, che tu sei qui con me e che ci sarai sempre per me.
Io ho tante amiche ma nessun amico maschio di cui io mi possa fidare sul serio, sai? E mi piacerebbe un sacco che quell’amico speciale fossi tu, soprattutto dopo che lui mi ha delusa così. Non è come quando lo avevo conosciuto ed io ... non so più come trattarlo, non so più come far tornare il Daniel di prima.
Non riesco a frenare le lacrime. È più forte di me, sono troppo fragile. Tra l’altro, non ho più tanta voglia di andare a cena fuori con Adele stasera, anche se so che potrebbe aiutarmi. La delusione è talmente forte da farmi riuscire soltanto a stare rannicchiata in un angolino, a pensare a quanto io sia stata così immensamente stupida.
Mi sento legata a te, sai Liam? Inspiegabilmente ti voglio bene, e ti sento vicino, vicino come una persona che conosco da una vita. E scrivere questa lettera mi ha aiutata, mi ha aiutata a sfogarmi.
La tua più grande fan,

 
Daveigh




 
Quando Daveigh Miller staccò la penna dal foglio, si sentì meglio.
Anche se Liam non avrebbe mai avuto quella lettera tra le mani, era felice lo stesso. Si sentiva sempre meglio quando buttava i suoi pensieri sulla carta, più libera, più leggera.
Assaporò l’idea di conoscerlo, e non appena guardò una sua foto sorrise spontanea, con le lacrime che ancora le rigavano il volto tondo e pallidissimo.  
Scrivendo quella lettera aveva immaginato che il destinatario la ascoltasse, più o meno. Immaginava, perché era l’unica cosa che le era rimasta al momento. Immaginare che qualcuno la capisse davvero senza farla sentire a disagio. E soprattutto, senza che ci fosse bisogno di dire niente.
Da tempo ormai non si confidava veramente con qualcuno. Poche persone sapevano cosa stava passando, ma anche a loro non diceva mai tutto quello che ci sarebbe stato da dire. Le sarebbe costato troppo cercare di aprire quel cuore che era diventato come di pietra, e sarebbe scoppiata subito a piangere.
Lei non lo sopportava, odiava essere debole. Odiava il fatto che si facesse paranoie inutili, che bastasse un niente per farla crollare.
“Rimani forte” le dicevano tutti.
Ma no. Lei non era forte, non lo sarebbe mai stata per quanto ci provasse ostinatamente, ogni singola volta.
Il suo pensiero tornò a Daniel, alla sua freddezza che la aveva lasciata di sasso, mentre l’impulso di tirare un calcio al muro cresceva dentro di sé. La rabbia nel ricordare ciò che era accaduto quel giorno davanti a Piccadilly Circus la assalì d’improvviso, facendole ribollire il sangue nelle vene; aveva perso fin troppo tempo con Daniel, e il periodo in cui non sapeva se le piaceva o no era stato troppo confuso e infestato di dubbi.
Forse cercava solo una persona giusta per costruire un bel legame, come si vedeva nei film. Ma era stata una ricerca fatta con foga e disperazione,  una ricerca inutile, una ricerca che non la aveva portata a niente se non a sofferenza.
Non capiva perché lui fosse andato a Londra, se poi aveva passato tutta la sua permanenza a trattarla male; per fortuna se ne sarebbe tornato a Bristol il giorno dopo e non si sarebbero risentiti mai più.
Come poteva aver pensato, anche solo per un secondo, che lui potesse essere la persona adatta ad un legame intenso e saldo come avrebbe voluto?
Forse durante quella gita in Irlanda mostrava un altro lato di sé stesso, un lato completamente diverso da quello che c’era ora. Era come se il Daniel della gita non fosse mai esistito, come se davanti a lei si fosse presentata una persona completamente diversa.
Era quello che le faceva più rabbia, insieme al fatto che la avesse delusa così, come se niente fosse. Lei si era fidata di lui, ciecamente, ma come al solito la sua fiducia era stata.. delusa, appunto. Non c’era parola migliore per descrivere come si sentiva.
Già dal primo giorno che aveva passato a Londra aveva notato che c’era qualcosa di diverso, qualcosa di congelato nel loro rapporto; ma aveva cercato di non farci troppo caso, senza sapere a cosa andava incontro.
Probabilmente, Daniel era una di quelle persone che era meglio perdere che trovare. Ma questo, purtroppo, Daveigh non lo sapeva. La sua naturale ingenuità aveva avuto la meglio su tutto il resto, illudendola che quel ragazzo dai glaciali occhi azzurri fosse una persona affidabile.
Si sdraiò sul suo divano color crema, coprendosi la testa con un cuscino e cercando di svuotare la mente. I pensieri continuavano a rincorrersi, a ronzarle nel cervello, a farle male.
Non ce la faceva più.
Istintivamente afferrò il telefono e compose il numero di Emma; sentiva un bisogno viscerale di parlarne con lei. Doveva sfogarsi, liberare tutta la rabbia che aveva in corpo, tutta la confusione che aveva in testa.
Emma era una delle poche che era a conoscenza dei suoi problemi. Una delle poche a cui Daveigh diceva sempre tutto. Perché Emma era sensibile, dolce e comprensiva. E soprattutto, riusciva sempre a tirarla su di morale.
Attese con impazienza che il telefono squillasse un po’, poi sentì la sua voce rispondere :
– Pronto?
 Le sembrò la voce di un angelo, e ringraziò che avesse risposto lei e non qualcun altro.
– Emma, sono io – rispose, sapendo che lei avrebbe riconosciuto il suono della sua voce, in quel momento leggermente arrochita dal pianto.
– Daveigh! Ma che succede? – si allarmò infatti lei, notando subito le lacrime appena percettibili nella sua voce. Era sempre stata apprensiva nei suoi confronti, e si era sempre accorta quando c’era qualcosa che non andava.
Era questo che Daveigh amava di più della sua amica. Il fatto che fosse attenta e che notasse subito tutto.
– Ecco io ... Si tratta di Daniel ... – cominciò.
– Daniel? Cosa è successo? – chiese lei, preoccupata.
– Beh, mi ha delusa, e molto. Mi ha trattata male, Emma, ed io non so più come fare ... Io oggi mi ero fidata di lui e ... ed è successo un casino ...
– Quale casino? – chiese lei. Poteva leggere la preoccupazione crescere nella sua voce.
– Beh ... vedi, io ... – parlava piano, come se si vergognasse.
Era questo, in effetti, il sentimento che prevaleva nell’animo  della ragazza. La vergogna. Si vergognava di ciò che era, di ciò che faceva.
– Ok – tagliò corto Emma – devo saperlo. Devi dirmelo Daveigh o non dormirò stanotte, ti avverto.
– Non posso, non adesso – disse – io ...
– Tu? Cosa? Ti prego dimmelo – la implorò Emma.
– E’ che sono stupida,  solo una stupida! – esclamò con rabbia la ragazza.
– Perché? – fece la sua amica dall’altra parte della linea.
Non rispose. Alle orecchie di Emma arrivò solo un sospiro che parlava da solo. Era un sospiro pesante, il sospiro di chi non ce la fa più.
– Senti Daveigh, ora vai al ristorante in cui dovevi andare e goditi la serata, ok? Domani ci vediamo e mi racconti tutto. Stai serena, cerca di non pensarci che altrimenti ci sto male anche io.
– Non ... non ci riesco – balbettò. Odiava sapere che Emma stava male per lei, ma era perfettamente consapevole del fatto che sarebbe stato inutile dirle: ”Non preoccuparti per me, passerà”, perché lei sarebbe rimasta in ansia lo stesso, era più forte della sua volontà.
– Lo so, lo so, e mi dispiace di non essere lì accanto a te. Ma ora non devi pensarci più. Dimenticati per un istante di questa cosa. Ci vediamo domani, te lo prometto.
– Ok, grazie Emma, ti voglio bene – disse. Le era venuto spontaneo, adorava la sua amica e non poteva fare a meno di ricordarglielo ogni volta.
– Anche io, a domani – rispose lei.
– A domani – ripeté prima di riattaccare.
Le dispiaceva interrompere quella connessione che aveva con la sua migliore amica; si sentiva come legata a quel telefono, la cosa che le avrebbe permesso di sentire ancora la sua voce. Ma alla fine non poteva trattenerla. Avrebbe dovuto, in un certo senso, farcela da sola.
Non poteva stare sempre a rompere l’anima alle persone che la circondavano.
Si buttò di nuovo sul divano, sfinita, pensando a quello che le aveva detto Emma.
“Non devi pensarci più”... Voleva farlo, voleva farlo davvero, ma come avrebbe potuto?
Come avrebbe potuto non pensare più a come Daniel l’aveva trattata, illusa, presa in giro?
Ora non ce la faceva più neanche a piangere, e se ne stava lì, in silenzio, guardando le pareti della sala che ormai conosceva a memoria.
“Non devi pensarci più” le fecero eco nella testa le parole di Emma “Non devi pensarci più”.
Cercò di concentrarsi  su quella frase.
Emma aveva ragione. Doveva dimenticare Daniel e tutto quello che lo riguardava, in particolar modo quell’episodio, rimuoverlo dalla mente, cancellarlo.
Ce l’avrebbe fatta?
Non lo sapeva, ma continuava a ripetersi che non doveva sentirlo più, non parlarne più, dimenticarlo. Per sempre.
Anche se era difficile.
 
 

 
 

Ciao, popolo di EFP!

Dopo anni e anni di ricerche e ripensamenti sono giunta alla conclusione che dovevo provare a pubblicare questo robino.
A me fa schifo personalmente, ma mi attirava scrivere qualcosa di un po' più drammatico, sempre nel fandom dei 1D.
Sono consapevole del fatto che sia un po' corto e che nessuno abbia capito con esattezza che cos'è successo, ma ad ogni modo, spero vi piaccia (ulteriori chiarimenti si troveranno nei prossimi capitoli).
Con tanto amore,
Stella cadente

 
  
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