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Autore: Applejack    15/10/2012    5 recensioni
Il diario di Maya, un po' inventato e un po' fedele all'originale, con più scene tra un certo Cesaroni e una certa principessa.
Se non si capisce, tifo MarcoXMaya :D
Qualche recensione non mi fa certo schifo! :)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Marco Cesaroni
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Roma, 08/10/2012

C’è qualcosa di strano oggi nell’aria.
Forse perché l’estate è iniziata e Roma è esplosa. Le strade, assolate già alle otto del mattino, sono una tela zeppa di colori, come il viso di Cesare quando si arrabbia: rosso, viola, una punta di giallo, verde scuro per un momento e poi di nuovo rosso. Se ci fosse Giulio direbbe: “ ‘a Lazio sarà pure azzurra come er cielo, ma ‘a Roma…rossa come er core, gialla come er Sole!

Ed è vero, perché Roma pulsa e riscalda e accoglie: ha accolto persino me, che in mezzo a tutti questi forti tronchi saldamente ancorati alle loro sicurezze mi sento come un fragile dente di leone, pronto a volar via al primo soffio di vento. La nonna ne sarebbe felice; non oso pensare ai suoi commenti se dovesse scoprire che vivo così, condividendo il bagno con quattro ragazzi e facendo le pulizie al soldo di un uomo che non ha moglie. Probabilmente sverrebbe, poi si indignerebbe e infine comincerebbe una lunga ramanzina, perché una principessa non si abbassa a pulire e cucinare Maya, tanto meno chiedendo soldi ad uno sconosciuto celibe. Chissà che penserebbe la contessa d’Aurillac se lo venisse a sapere! E tuo padre, poi. Mi accuserebbe di non averti istruita come si conviene. Il tuo rango ti impedisce di compiere certe azioni, a cominciare dal fare la lavandaia.”
Chissà come se la passerebbe qui, mangiando cornetti e panini con quell’ottima mortadella che solo Cesare sa strappare al macellaio, e con le canzoni di Marco nelle orecchie. Già, Marco: se ne sta seminascosto dietro la porta, pensando che io non l’abbia visto. Invece, arrischiandomi ad alzare gli occhi verso la finestra, scorgo il suo riflesso: gli occhi scuri, concentrati nell’indovinare cosa sto scrivendo, le labbra tese in un sorriso curioso, le mani pronte a richiudere la porta ad un minimo cenno di movimento da parte mia, per non sembrare invadente.
Marco, dietro quella facciata da donnaiolo incurante che si è costruito, è un ragazzo dolce ed altruista, anche se lo nasconde per paura di soffrire ancora. A volte, quando dorme, mi accovaccio a terra e osservo la sua chitarra; provo a immaginare cosa deve aver ispirato le sue canzoni, a chi pensava quando cercava le note giuste. Una volta l’ho sentito borbottare nel sonno e quasi sono caduta addosso all’amplificatore: si è girato e rigirato per tre volte, ha sbuffato il nome di Eva e si è zittito. Non so quale sia la loro storia, ma mi incuriosisce: se fossimo ancora nella fase “non-mi-vai-a-genio-e-farò-di-tutto-per-scoprire-la-verità-su-di-te”, non mi farei scrupoli nel chiederglielo, magari con quel tono brusco che Alice riserva a Rudi e un sorrisetto cattivo a fior di labbra. Da quando l’ho sentito piangere tra le braccia del padre, invece, non riesco ad avercela con lui, anche se mi ha spiata e mi ha quasi scoperta. Se ci ripenso mi viene un groppo in gola, al ricordo di quegli occhi desiderosi di ritrovare un equilibrio.
È ancora lì, sembra che stia tentando di leggermi nel pensiero tanto è concentrato. Chissà cosa pensa di me: forse che sono una ragazzina che ancora non sa come va il mondo, e ha ragione. Quasi sicuramente sospetta che io abbia un’indole snob e magari non aspetta altro se non vederla uscire fuori, per poi puntarmi il dito contro. Chissà…
  
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