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Autore: Alchimista93    15/10/2012    4 recensioni
E se non si fosse conclusa così..?
Ho deciso di iniziare il mio finale a partire dall'ultima pagina. Un "dopo la fine" per l'esattezza.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La nave avanzò, veleggiando serena sul fiume illuminato dalla luna, verso le ignote pianure oltreconfine.

Il vento soffiava leggero nella vallata mentre il sole illuminava pigramente i suoi abitanti. Eragon alzò lo sguardo al cielo, socchiudendo appena le palpebre, osservando distrattamente l'arcobaleno dinanzi ai suoi occhi.
Quanto tempo era passato? Giorni? Settimane? Anni?
Non si era dato la pena di contarlo. D'altronde crescere i cuccioli di draghi e educarli portava via buona parte del suo tempo, lasciandogliene davvero poco per il suo mero ozio.
Ma un pensiero non riusciva a togliersi dalla testa.
Arya....
Arya... Lei, l'unica donna che avesse mai amato davvero nella sua vita. Lei, l'unica costante, l'asse attorno a cui giravano i suoi pensieri, giorno dopo giorno, in modo estenuante...
Chiuse gli occhi abbandonandosi al ricordo di lei, dei suoi lunghi capelli corvini, del suo sguardo affilato e del suo essere spietatamente letale contro i nemici, eppure così aggraziata. Una danza mortale che non lasciava scampo.
Piccolo mio...
Eragon si voltò, scontrandosi quasi con l'enorme occhio azzurro della dragonessa che lo fissava, obliquo.
<< Dimmi, Saphira...>>, replicò lui con un sospiro.
Non puoi continuare così...
<< Così come?>>
Saphira gli diede una sorta di gomitata mentale se così si può definire.
Sono giorni ormai che ti osservo, cucciolo d'uomo. Addestri i nuovi draghi con perizia ed amore, dedichi a loro tutto il tuo tempo, corpo ed anima... Ma il tuo cuore non appartiene a noi... I tuoi pensieri non sono rivolti a noi...
Eragon non rispose. Saphira aveva ragione. Non pensava sarebbe stato così straziante. La consapevolezza di non poter rivedere mai più Arya era devastante.
Mi dispiace, piccolo mio..., terminò Saphira dandogli un colpetto col muso in segno di affetto.
<< Anche a me, Saphira... Anche a me...>>
___________________________________________

<< Arya Drotting?>>
Arya si voltò sbattendo le palpebre confusamente, un avvenimento più unico che raro, ma che ultimamente sembrava esser divenuto una costante nella sua vita.
<< Si, Lord Luthien?>>, domandò ella, e la sua voce sembrava esser divenuta l'ombra di quella musica celestiale che risuonava ogni volta che favellava.
<< Avete preso una decisione, dunque, circa l'ulteriore addestramento che il Consiglio prospettava per il giovane Fìrnen?>> I suoi occhi indagatori si soffermarono sulla figura della regina, studiandola per comprendere la ragione della distrazione dell'impeccabile regina, ma senza successo.
<< No, non ancora, vi ringrazio per l'interessamento>>, replicò ella alzandosi, in chiaro segno di congedo.
L'elfo chinò il capo portandosi due dita alle labbra.
<< Come desiderate, Arya Drotting>>, disse e sparì oltre la porta chiudendola senza accennare ad un rumore.
Arya si voltò ed avanzò lentamente verso la finestra aperta della sua stanza, l'abito verde smeraldo che sfiorava delicatamente il pavimento, guardando lontano.
Ellesméra si estendeva dinanzi a se, con i consueti suoni dei canti che eccheggiavano nell'aria, satura di profumo di fiori.
Arya abbassò lo sguardo sul davanzale, dove le sue mani erano congiunte, quasi in una muta preghiera.
Ma gli elfi non pregano e nemmeno Arya lo faceva.
<< Eragon....>>, sussurrò ella, quasi chiamandolo, con un sospiro. Ricordava fin troppo bene il loro struggente lasciarsi, gli ultimi momenti in cui si erano detti i propri Veri Nomi. Non poteva sopportare di non vederlo mai più.
Arya...?
La voce di Fìrnen eccheggiò musicale e profonda al tempo stesso dentro la sua mente.
So cosa stai pensando, ma non posso., replicò ella con durezza eccessiva, forse.
Si che puoi.La fermezza del drago la sorprendeva a volte. Sebbene fosse un cucciolo, ancora, aveva una forza d'animo... I misteir dei draghi erano davvero infiniti.
Sono una regina, ora. Non posso abbandonare il mio popolo per inseguire sciocche fantasie.Stava cercando di convincere il drago o se stessa?
Una regina infelice è una regina che non governa con serenità il proprio popolo.
Silenzio. Arya non replicò.
Pensa a ciò che ti ho detto.
Va bene.si arrese infine, recidendo il contatto tra di loro e lasciando che solo un sottile filo di coscienza li unisse.

__________________________________

Arya si agitò nel letto, lamentandosi un poco: stava sognando.
Ellesméra si distendeva dinanzi a se, immota come sempre tra le danze e i festeggiamenti degli elfi. Un "matrimonio" vi era da festeggiare. Arya sorrise, voltandosi verso colui che sarebbe divenuto il suo "sposo".
Eragon, al suo fianco le prese la mano, sorridendole anch'egli per poi chinarsi per sancire l'unione tra loro due... 

Arya si svegliò di soprassalto, le lunghe ciocche corvine bagnate di sudore.
<< Basta.>>
La "giovane" si alzò con un unico movimento fluido e si chinò sul catino in un angolo della stanza, sciacquandosi il viso e rinfrescandosi per togliersi quella sensazione di appiccicume. Rifece il letto con lentezza sentendo la sensazione della seta sotto le dita.
Poi si voltò e si guardò nel grande specchio ornato di perle che troneggiava nella sua camera. Sulla fronte brillava la corona che un tempo era stata di sua madre.
<< Perdonami, madre>>
E detto ciò ella alzò le mani sul suo capo e si tolse la corona, lasciandola al centro del letto. Sembrava quasi che avesse perso il suo fulgore senza la sua proprietaria a portarla.
Fatto ciò, ella si svestì rapidamente e indossò i consueti abiti di pelle nera ammirandosi per qualche istante allo specchio.
Ora mi riconosco.
Poi uscì dalla camera, chiudendola silenziosamente ed incamminandosi nel corridoio.
Fìrnen?
Sto arrivando.

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<< Benissimo!>>, esclamò Eragon ai piccoli draghi che stava addestrando quel giorno.
Saphira continui tu? D'altronde ne sai più di me riguardo come sfruttare le correnti ascensionali.
Certo, va pure dove devi, resto qui io.
E detto ciò, il ragazzo si incammino verso la rupe che troneggiava sulla vallata.
Era ripida, ma le capacità che aveva acquisito lo rendevano ben più di un semplice umano, così la risalì con facilità.
Sulla cima si sedette e lasciò che la sua mente vagasse per la vallata.
Riusciva a percepire ogni singolo stelo d'erba ed ogni singola formica che, nel corso del suo addestramento ad Ellesméra, aveva imparato ad apprezzare.
Le sue percezioni si facevano più vaghe man mano che ciò che cercava di percepire si faceva più lontano sino a sfumare in sensazioni confuse.
E' per questo che dapprincipio non comprese.
Luci danzanti alquanto sfocate si stavano avvicinando alla sua posizione. Aguzzò la vista, ma non riuscì a comprendere la natura di quella macchia nera che si stagliava nel cielo, contro luce.
Saphira!, gridò mentalmente, stringendo a se l'elsa di Brisingr mentre con un ruggito, la dragonessa spiccava il volo per poi atterrare sulla rupe, affianco ad Eragon.
Ci hanno scoperti, Saphira?!
Non lo so, ma gli farò rimpiangere di essere venuti fin qui in tal caso! ruggì la dragonessa sbattendo le ali e prendendo quota.
La luce ostacolava la vista della dragonessa, dalla quale emanavano ondate di rabbia.
Poi si placò, immediatamente così come era furente.
Saphira?, domandò senza capire il giovane.
Sono loro, Eragon! Sono loro! 
Eragon dovette pazientare ancora un po' per comprendere di chi stesse parlando.
La figura snella e flessuosa di Fìrnen si stagliò nel cielo e sul suo dorso...
<< Arya!>>
Non gli sembrava vero!
Arya! gridò mentalmente, estendendo la propria coscienza verso ella in un impeto di improvvisa contentezza.
Eragon!, rispose ella al richiamo, la melodia atavica che risuonava, esotica e meravigliosa come si ricordava.
I draghi si avvicinarono l'uno all'altro, danzando in tondo, girandosi attorno e dandosi degli amichevoli morsi alle zampe per poi discendere sino alla rupe.
Eragon smontò da Saphira rapidamente e corse verso l'elfa che era appena scesa dal drago.
Lei lo guardò per un attimo, con un sorriso sulle labbra che gli sciolse il cuore.
Poi la abbracciò, istintivamente, senza tener conto della possibile reazione dell'elfa. Non gli importava nulla. Ora lei era con lui e nulla avrebbe potuto rovinare quel momento.
La strinse forte al petto, sentendo la setosa consistenza dei suoi capelli sotto le sue dita, il corpo morbido premuto contro il suo corpo ed il suo dolce profumo che lo colpiva alle nari.
Con sua immensa sorpresa ella ricambiò l'abbraccio, delicatamente.
Dopo un tempo che parve infinitamente lungo, si distaccarono ed egli la guardò.
Era bellissima come se la ricordava.
<< Arya, cosa ci fai qui?>>
Ella sorrise, ma non gli rispose.
Aprì la bocca per parlare ancora, ma ella gli posò tre dita sulle labbra, proprio come aveva fatto quando si erano lasciati.
<< Sono tornata per restare>>, sussurrò soltanto, gli occhi incatenati si suoi, lasciando ricadere la mano.
<< E gli elfi? Non sei la loro regina?>> domandò ancora Eragon che non voleva restare ancora una volta deluso.
<< Una regina infelice è una regina che non governa con serenità il proprio popolo>>
<< E tu sei infelice?>>, domandò lui prendendole la mano. Era fresca.
<< Ora non più>>, rispose ella, stringendogli la mano ed incamminandosi verso quello che sembrava sarebbe stato un radioso futuro.

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