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Autore: Iris_Blu    15/10/2012    3 recensioni
Dal capitolo 2
"I.. In mare?"
"Ah, già, eri svenuta, non puoi saperlo. Bé, benvenuta a bordo del Draken"
Il vichingo girò sui tacchi e fece per uscire, poi si voltò di nuovo verso la ragazza.
"Ah, e ovviamente, se lui muore, muori anche tu. Buon lavoro, dolcezza."
Durante un attacco in Francia, una ragazza ferisce gravemente un vichingo, e viene rapita per vendetta nei suoi confronti. La sua vita é appesa a un filo, ma la sua migliore amica, non ha intenzione di starsene a guardare..
Una fanfiction storica, su un tema che qui non si trova spesso: le incursioni vichinghe. Un'avventura dritta nel vortice dell'Europa dell'anno Mille, con le sue enormi differenze sociali, ambientali e nazionali.
appaiono dei personaggi OC.
I personaggi di Hetalia non sono nazioni, semplici persone.
Spero di essere riuscita a fare un buon lavoro, e che voi tutti lo apprezziate.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Islanda, Nordici, Norvegia, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Margot si svegliò con la vista annebbiata. Scosse leggermente il capo, per schiarire la visuale, poi si guardò intorno.

 

Era un una stanza, poveramente ammobiliata: solo una sedia, e il letto dove si era risvegliata.

 

Guardò in basso. Non indossava più i suoi vestiti, che erano stati sostituiti da una tunica beige dai bordi rossi, che le copriva le gambe più o meno fino al ginocchio.

Sentendo una fitta di dolore sull'avambraccio, si affrettò ad arrotolarne una manica, per constatare che una delle ferite che si era procurata durante l'attacco era stata lavata e fasciata. Ora che guardava meglio, tutte le sue ferite erano state medicate. Chiunque fosse stato non aveva fatto un buon lavoro, ma era stato comunque molto gentile.

 

Tentò di mettersi distesa, sperando di alleviare il mal di testa martellante che la perseguitava da quando aveva ripreso conoscenza, ma non fece in tempo a chiudere gli occhi che la porta si spalancò, rivelando il vichingo che l'aveva schiaffeggiata a Derval.

 

-Oh, lo scricciolo si é svegliato, no?- esclamò quello, con espressione strafottente.

 

 

La provenzale non sapeva se fosse colpa del mal di testa o del rimbombo della stanza, ma la voce di quell'uomo era davvero alta e fastidiosa.

 

-Dove sono?- sussurrò debolmente.

 

-Questo non ti interessa. Su, alzati.- le intimò indicando la porta.

 

Margot tentò di alzarsi, ma era troppo debole per farlo senza sentire dolore in tutto il corpo.

 

-Troppo lenta.- sentenziò il vichingo, afferrandola per i capelli e costringendola prima ad alzarsi, poi a muoversi attraverso uno stretto corridoio.

 

Ignorando le deboli proteste della ragazza, aprì una delle porte che vi si affacciavano, e la gettò dentro, facendola cadere a terra.

 

-Curalo.- disse semplicemente.

 

Margot si girò. Steso su un letto simile al suo, c'era il vichingo che aveva tentato di uccidere suo fratello.

 

-Ma io..- tentò di dire, prima di venire interrotta dall'uomo.

 

-Tu lo guarirai. Sei uscita dall'ospedale, e non eri ferita, devi per forza essere un medico.-

La ragazza aggrottò le sopracciglia. Da quanto tempo la teneva d'occhio?

 

-V.. Va bene..- disse debolmente, alzandosi a fatica.

 

-Vedo che impari in fretta. Ah, ciò non toglie che non voglio essere costretto a gettare dei cadaveri in mare..-

 

-Che intendi?-

 

-Oh, é vero, eri svenuta, non puoi saperlo.. Bé, scricciolo, a quanto pare siamo su una nave, in mare, e stiamo navigando. - concluse quello allargando le braccia e assumendo un sorriso malevolo.

 

Margot boccheggiò. Come, in mare?

 

Lui aspettò qualche secondo, poi si avviò verso la porta. Mise la mano sulla maniglia, poi si girò verso la sua prigioniera.

 

-Quello che intendo dire é che se lui muore, uccido anche te. Benvenuta a bordo del Draken, scricciolo.- detto questo infilò la porta, e uscì sbattendola.

 

La ragazza si alzò, tentando di non badare al dolore che la attanagliava.

 

Mosse qualche passo verso il letto dov'era steso il vichingo.

 

Ora che poteva vederlo con calma, notò che era senza barba, ma i suoi capelli biondo cenere erano lunghi fino alle spalle, spettinati.

Gli occhi erano chiusi, e non poteva vederne il colore, ma immaginò che dovessero essere azzurri, come quelli del vichingo che le aveva parlato prima.

Tirò la coperta, scoprendogli il torace nudo. La struttura del giovane era muscolosa, ma non eccessivamente, e il petto glabro era segnato da qualche minuscola cicatrice, ormai vecchia e quasi invisibile.

Finalmente, sul fianco sinistro, trovò la ferita che lei stessa gli aveva inferto.

Era abituata a vedere il sangue, ma lo spettacolo di carne rappresa e sangue incrostato che le si era parata davanti agli occhi non era per nulla piacevole. Il vichingo doveva aver perso molto sangue, a giudicare da quanto era sporco il drappo che gli era stato appoggiato sotto, perché non sporcasse il giaciglio dove era stato coricato.

 

Su una sedia accanto al letto, notò che c'erano una bacinella di acqua, delle strisce di garza e alcune erbe che non potevano provenire che del suo ospedale. Si avvicinò, per constatare che aveva ragione: i sacchetti avevano ciascuno il proprio nome, e riconobbe senza fatica la sua scrittura minuta ed elegante, e quella più grossa e leggermente più disordinata di Claire.

Sospirò. Dunque i vichinghi non erano tutti scemi.

 

Imbevette una striscia di garza di acqua, e ci strofinò sopra un paio di foglie.

Iniziò a tamponare la ferita del giovane, ma non appena la stoffa entrò in contatto con le pelle di lui, questo aprì gli occhi con un lamento, inarcando la schiena e appoggiandosi sui gomiti a fissarla.

 

Il vichingo la scrutò attentamente per qualche istante, poi disse:

 

-Freja?-

 

-No, non sono Freja. Sono qui per curare la ferita, dunque mi faresti un enorme piacere se ti stendessi e stessi fermo.-

 

il giovane fece ciò che gli era stato detto, e la osservò con i suoi occhi blu mentre compiva il suo lavoro.

 

-Come vanno le ferite?- chiese poi.

 

Margot alzò lo sguardo, corrugando le sopracciglia.

 

-Ti ho medicata io. Non mi sembravano molto profonde, soprattutto quelle sul petto..- aggiunse poi.

 

La provenzale si bloccò immediatamente e strinse le labbra, tentata di mandarlo a quel paese seduta stante.

 

Oh, dunque l'aveva anche vista? Perfetto, dannatamente perfetto.

 

-Stai fermo e zitto.- ringhiò, premendo la garza sulla sua ferita.

 

Continuò per alcuni minuti, sentendo lo sguardo del vichingo su di se.

 

Ad un certo punto, sentì una pressione sulla guancia, e si girò, per scontrarsi con le iridi blu di lui.

 

-Hai dei begli occhi.- disse quello, prendendole un mento con la mano.

 

-Belli?- chiese lei.

 

-Sono strani, così.. Un po' marroni, un po' verdi, e con quella striscia blu. Da noi nessun le ha così. E anche i tuoi capelli..- aggiunse poi prendendo ad accarezzare la sua capigliatura castana, lunga quasi fino alla vita.

 

-Da noi nessuno li ha così.- concluse, accennando un sorriso.

 

Margot sbuffò, e prese a fasciare la ferita, ormai ripulita e disinfettata.

 

In pochi minuti, lungo la vita del vichingo la fasciatura era ben stretta.

 

La provenzale si alzò e fece per dirigersi verso la porta, venendo però bloccata da lui.

 

-Grazie.- sussurrò.

 

-é il mio lavoro, ma prego.- tagliò corto quella, uscendo in fretta.

 

Chiuse la porta dietro di se, con l'intenzione di uscire all'aperto, ma non aveva fatto tre passi, che una mano sbattuta sul muro la bloccò.

 

-Dove credi di andare?- chiese il vichingo di prima.

 

-Non lo so. Ho finito di lavorare, pensavo di tornare nella mia cabina.-

 

Quello ghignò.

 

-E se si riapre la ferita?- chiese.

 

-Sono un ottimo medico, so quello che faccio.- replicò Margot, offesa nel profondo.

 

Il vichingo si spostò e la lasciò passare.

 

-Vai pure, allora.-

 

La ragazza fece due passi, perplessa, poi, vedendo che quello non accennava a fermarla, accelerò l'andatura.

Si allontanò un po', ma ciò non le impedì comunque di sentirlo borbottare:

 

-Certo, io poi non sono minimamente responsabile di eventuali trattamenti non di favore da parte della ciurma. Ci mancherebbe altro.-

 

Margot fece dietrofront e si riavviò a passo svelto verso la cabina del vichingo che aveva appena curato.

 

-Credo che andrò a vedere come sta.- borbottò, notando di sfuggita il sorriso sardonico da parte del suo interlocutore.

 

-Bravo scricciolo. Vai a fare il tuo dovere di brava Kone.- disse lui.

 

-Scusa?-

 

Quello la guardò stranito.

 

-NOn sai cosa significa? Oh, non temere, ti sarà chiaro più avanti..- disse semplicemente l'uomo, girando i tacchi e andandosene.

 

La ragazza scrollò le spalle e aprì la porta.

 

Il vichingo steso sul letto girò lievemente la testa, per chiedere:

 

-Già di ritorno?-

 

-Il tuo amico dice che dovrei stare qui con te.-

 

-Quale amico?-

 

-Alto, biondo, occhi azzurri, capelli strani..-

 

-Ah, Mathias. Non temere, é innocuo.-

 

-Se lo dici tu..- borbottò lei, sedendosi sul bordo del letto.

 

-Come ti chiami?- chiese nuovamente il vichingo.

 

-Margot. E tu?-

 

-Lukas Eirìksson.- rispose quello con un certo orgoglio.

 

Lukas stette in silenzio per una attimo poi riprese la parola.

 

-Margot..-

 

La provenzale storse il naso, sentendo il suo nome storpiato da quell'accento barbarico.

 

-.. é davvero un bel nome.- concluse lui, infine.

 

Lei fece un cenno del capo in ringraziamento, poi guardò fuori alla finestrella.

 

Speriamo di riuscire a tornare”, fu l'unica pensiero coerente che uscì dalla sua mente.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Ciaoooo! Rieccomi qui con il nuovo capitolo.

Cose particolari da spiegare non mi sembra che ce ne siano, dunque ringrazio tutti quelli che recensiscono e leggono questa storia.

Grazie mille, ragazze.

Iris

  
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