Libri > La Divina Commedia
Ricorda la storia  |      
Autore: Ciulla    15/10/2012    2 recensioni
Alcuni di voi avranno letto l'altra fanfiction che ho scritto sulla divina commedia, Dante in our time. In comune con questa ha lo stile: rime dantesche e terzine con versi endecasillabi. Ma ha un tema un poco più serio.
Oserei dire pre-slash tra Dante e Guido Cavalcanti, anche se Cavalcanti non è presente...
Dante è appena uscito dal decimo canto, quello del girone degli eretici, in cui incontra il padre di Guido, Cavalcane Cavalcanti. L'incontro lo lascia malinconico e desideroso della compagnia del suo vecchio amico; le sue parole mentre si confida con Virgilio.
"Ma tu ora scordi il ruolo a me dovuto;
m’affligge udir l’angoscia nel tuo grido
ma in altro modo ho da portarti aiuto.
Tu mi dicesti: ‘Duca, a te m’affido.’
Capisco che sia Guido ‘l tuo pensiero
ma nell’inferno, a te, son io che guido.”
E andammo dritti per lo suo sentiero."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Volgevo il guardo afflitto dappertutto,
fissando ad ogni cosa rattristato,
e tutto mi pareva un poco brutto.

“Perché mi tieni il volto sì imbronciato”,
mi chiese il duca quando se n’avvide,
“Da quando quella gente hai abbandonato?”

“Maestro”, dissi a lui, “L’ansia m’uccide;
m’avvedo che son preso a nostalgia
e un dardo ‘l cuore in mezzo mi divide.

Senza rimpianto accinsi a questa via,
senza garanti d’un certo ritorno,
della mia gente ora ho malinconia.

E so che non potrà passare un giorno
senza ch’io pensi a quel mio amico caro,
cui padre in quel girone avea soggiorno.”

“Che tu gli voglia bene a me par chiaro”,
mi disse sorridendo comprensivo,
“E forse è un sentimento anche più raro.”

Alzai le spalle e dissi, “E’ a lui che scrivo.
E’ a lui che penso quando sono afflitto,
è lui che mi dà gioia d’esser vivo.

I miei pensieri son sempre in conflitto
quando si tratta di quello che sento
verso quest’uomo che t’ho appena ditto.

E’ strano e forte come sentimento,
e sento che non posso star sereno
se a volta sua io non lo so contento.

Se so ch’egli è infelice, con lui peno;
vorrei che la fortuna gli arridesse
anche se io dovessi farne a meno.”

“Se ciò che dici Guido lo sapesse”,
mi disse il mio maestro pel conforto,
“Avrebbe le tue lodi sempre impresse.

Se pure un giorno gli facessi torto
gli basterà pensare a questo affetto
per essere nell’animo risorto.

Di certo sei ‘l suo amico prediletto,
e i vostri cuori sono collegati.”
Ma io scuotevo testa a ogni suo detto.

“Un tempo siamo stati assai affiatati,
compagni d’avventura e poi di rima;
ma i tempi adesso sono, ahimè, cambiati.

Bench’io  gli voglia bene come prima,
temo ora un’occasione di frattura
per cui tra noi vi sia ben altro clima.”

“Si vede che l’idea ti fa paura”,
disse ‘l poeta, poiché avevo tremore
sicché pareo tremare per freddura,

benché  li fossi avvolto dal calore,
e aggiunse, dopo un’assai breve sosta:
“Sicuro che l’affetto non sia amore?

Quest’ansia che tu tien nel cor riposta
mi fa capire in modo alquanto chiaro
che non lo feriresti mai apposta;

e so che d’accettar può essere amaro,
ma dico che non c’è niente di male
se ami questo Guido a te sì caro.”

“Ai tempi tuoi poteva esser normale,
ma adesso viene visto esser reato,
comportamento immondo ed immorale.

Al giorno d’oggi un uomo innamorato
non lo può dir se non è donna ch’ama,
o bene che gli vada vien multato.”

Disse ‘l maestro: “Mi sembra cosa grama
che un om non possa amar chi più gli aggrada,
e che non possa avere chi più brama.

La vostra società pian si degrada,
se crede che per mantener l’orgoglio
l’amore tra due maschi estinto vada.

Se poi di mio intelletto non mi imbroglio,
mi sembra che tu abbia appena ammesso
che ‘l seme dell’amor è già germoglio.”

“Amar persona che sia di tuo sesso
non è accettato, è tutto ciò che ho detto.
Non credo d’aver detto ‘lo confesso.’

Ho spesso avuto il dubbio, sì, lo ammetto,
ma preferisco che dubbio rimanga,
che se divien certezza, ahimè, che effetto!

E non mi importa che il mio animo pianga;
amo Beatrice, e sì risolvo tutto;
la voglio amar, benché il cor mi s’infranga.”

“Risolvere così mi sembra brutto”,
rispuose lui con vaga compassione,
“Giacché dividi un cuore già distrutto.

Ma se tu puoi negare l’emozione
ch’io credo che tu provi, deh, fai pure;
così rendi infelici due persone.

Lo so che sono decisioni dure,
e credo che tu abbia riflettuto
prima di render tristi due creature.

Ma tu ora scordi il ruolo a me dovuto;
m’affligge udir l’angoscia nel tuo grido
ma in altro modo ho da portarti aiuto.

Tu mi dicesti: ‘Duca, a te m’affido.’
Capisco che sia Guido ‘l tuo pensiero
ma nell’inferno, a te, son io che guido.”

E andammo dritti per lo suo sentiero.


   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > La Divina Commedia / Vai alla pagina dell'autore: Ciulla