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Autore: NightLady    15/10/2012    4 recensioni
Fanfiction CANON ispirata alla serie televisiva "Angel” (ATS la serie).
È una breve One Shot scritta con l'intento di capire qualcosa di più di un personaggio, per me, estremamente controverso. Per farlo ho scelto quello che a mio parere è un momento clou dell'evoluzione (o involuzione??) di Angel e cioè una scena tratta dall'episodio Reprise (2 x 15). Vi consiglio di rivederla prima di leggere questa fanfic perchè ho volutamente prestato molta attenzione ai pensieri e alle emozioni del protagonista e pochissima ai fatti e alle vicende della storia, e purtroppo ciò comporta che chi non ha bene a mente la scena specifica di cui parlo avrà difficoltà a seguire questo missing moment!
Trama: Cosa pensa Angel quando entra nell'ascensore che deve condurlo alla 'sede principale' della Wolfram & Hart? Cosa gli passa per la testa quando stupra Darla con l'intento di perdere la propria anima?
Pairing: Nessuno. Angel è meglio che se ne stia da solo ù_ù
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N/A: dopo aver letto di recente un dibattito su un forum inglese, mi è venuta la curiosità di rivedere l’episodio Reprise 2x15 e qualcosa nell’ultima scena mi ha fatto venire voglia di scrivere questa OS. È una sorta di character’s study, visto che per me è stata un’occasione appunto di studiare un personaggio che trovo molto controverso e potrei dire di averla scritta in 5 minuti, tanto che ero ispirata ^ ^
Potrei... se non fosse che il finale mi ha dato del filo da torcere! Ancora non ne sono soddisfattissima, in realtà, ma alla fine mi sono arresa.
Spero cmq che vi piaccia!
Buona lettura *.*
 

 
 

Ascensore per l’Inferno.

 
 
 
All’inferno ci sei già stato. È una realtà che conosci fin troppo bene, in tutte le sue forme; eppure, mentre l’ascensore prosegue la sua discesa, non sai cosa aspettarti.
 
Hai paura.
 
La tua anima ha paura, persino il demone in te trema, ma resti immobile, irrigidito nella tua determinazione, mentre il flash delle luci illumina a sprazzi l’interno del cubicolo.
 
L’ascensore scende rapido, passando da un piano all’altro, verso la sua meta misteriosa e tu ascolti, quasi indifferente, le parole di quell’essere che ti è accanto. Non è più un uomo, ma non è neanche un fantasma e, per un breve istante, pensi che almeno in quello siete simili.
 
Siete entrambi degli ibridi, legati per l’eternità a qualcosa di indissolubile: lui, al suo contratto; tu, alle tue colpe.
 
Parla, con un’allegria curiosamente macabra, e tu replichi, senza quasi riflettere. Sei stanco. Inoltre, cosa importano, ormai, le parole?
 
Poi, qualcosa nella sua risposta attira la tua attenzione e ti giri a guardarlo. Fissi con intensità la figura distinta nel completo classico. Potrebbe sembrare un essere umano come gli altri, se non fosse per il pallore della sua pelle e quei due forellini che si intravedono da sopra il colletto della camicia inamidata.
 
Non abbiamo intenzione di fare nulla di così prosaico come vincere.
 
“Allora, perché?” gli dici. Perché quell’incessante battaglia se non ambiscono alla vittoria? Qual è il senso di tutto ciò? “Perché lottare?”
 
La sua risposta riecheggia ancora nelle tue orecchie, quando l’ascensore, infine, si ferma.
 
Noi andiamo avanti, sempre e comunque.
 
Le porte si aprono.
 
Esistiamo nei cuori e nelle menti di ogni singolo essere vivente.
 
Davanti a te c’è la piazza antistante gli uffici della Wolfram & Hart.
 
Il mondo non va avanti ‘nonostante’ il male. Va avanti con noi. Va avanti grazie a noi.
 
È la stessa piazza che hai lasciato quando sei entrato nell’ascensore. Ci sono ancora le stesse persone che vi avevi visto poco fa.
 
Sei sconvolto dal significato di ciò che vedi, ma ne sei davvero così sorpreso? In fondo, non lo avevi già capito che l’inferno, il vero inferno, è proprio qui? Su questa terra, in questo mondo? Tu, più di tutti, dovresti saperlo.
 
Holland sembra leggerti dentro e le sue parole non sono altro che un riflesso dei tuoi pensieri.
 
“Se il male non albergasse in ciascuno di loro...”
 
Il tuo sguardo, appannato dalle lacrime, si sofferma su una donna che strattona con forza i propri figli, indifferente al fatto che essi sono solo giovani creature innocenti. Seppure ancora per poco.
 
“...non sarebbero persone. Sarebbero angeli.”
 
Osservi quello che accade in quella piazza, emblema di quanto avviene quotidianamente nel mondo. Un senzatetto spinge il carrello di un supermercato, stracolmo di cose probabilmente rubate. Altrove, un uomo discute animatamente con un suo simile, il viso contorto dalla rabbia. Non è nulla che tu non abbia già visto - centinaia, migliaia di volte – ma solo adesso comprendi appieno ciò che significa. Osservi ancora qualche istante, immobile, poi lasci che il guanto ti scivoli via dalla mano e esci lentamente dall’ascensore.
 
“Buona giornata!” il saluto cordiale viene seguito dal fruscio delle porte che si chiudono alle tue spalle.
 
 


----------------------------

 


 
Cammini lentamente per le strade affollate di Los Angeles.
 
I piedi si muovono da soli, guidati più dall’istinto che dalla tua volontà. Passi accanto ad una coppia, una delle tante che si possono incontrare a quell’ora tarda: lei è una prostituta, inconfondibile nel suo abbigliamento succinto e il trucco volgare, lui un potenziale cliente. Litigano furiosamente e l’uomo l’afferra con violenza per il braccio.
 
Distogli lo sguardo, che tuo malgrado cade su una donna sull’altro lato della strada. La vedi gridare con rabbia, rivolta a una ragazzina dall’aria spaurita.
 
Chiudi gli occhi per un istante, sperando che per incanto tutto ciò possa svanire.
 
Ma non è così che funzionano le cose, non è vero, Angel? Non vedere non ti impedisce di sentire sulla tua anima il peso della sofferenza del mondo; non ti impedisce di avvertire la presenza del male.
 
È ovunque. È tanto.
 
È troppo.
 
Di colpo ti rendi conto che è una battaglia inutile, una lotta persa in partenza. Il male esisterà sempre, fintanto che esisterà l’umanità.
 
E allora a che serve?
 
Hai freddo. Un freddo che non ricordi di aver mai sentito in tutta la tua esistenza.
 
Arrivi all’Hyperion giusto in tempo per sentire la voce di Kate, che biascica le sue accuse attraverso la segreteria telefonica.
 
Sono accuse ingiuste, ma cosa importa? Hai così tante macchie sulla tua coscienza che non puoi concederti di protestare.
 
Mentre ascolti, immobile, la disperazione in quella voce aggiunge un altro strato al gelo che ti avvolge l’anima, rendendola sempre più opprimente, sempre più insopportabile.
 
Abbassi il volume dell’apparecchio e ti volti. Sali, con passo pesante, le scale che conducono al tuo appartamento.
 
Capisci cosa devi fare solo quando avverti la sua presenza alle tue spalle.
 
Darla.
 
La tua sire, la tua amante.
 
Già una volta ti ha strappato a una vita meschina, per donarti l’inebriante leggerezza del male. Adesso, ti chiedi se sia possibile che avvenga di nuovo.
 
Ti avventi su di lei, in cerca di un calore che sai di non poter trovare, ignorando la voce della tua coscienza che cerca di dissuaderti. Sei troppo debole, troppo infelice, troppo oppresso dal peso del mondo, per poterti preoccupare ancora di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
 
Basta, ti dici, mentre la colpisci con violenza, mandandola a sbattere contro la vetrata della porta. Basta. Ci hai provato, e riprovato e riprovato. E lo faresti ancora, se potesse servire. Ma non serve. Nulla, ormai, serve più. Questa consapevolezza ti agghiaccia.
 
“Non lo senti questo freddo?” le chiedi, mentre l’afferri per le spalle. Non aspetti la risposta: non ti interessa. L’attiri a te per schiacciare con forza la sua bocca con la tua. Senti in bocca il sapore del sangue e ti chiedi vagamente a chi appartenga. Ma neanche quello importa.
 
Lei ti respinge, ma la sua protesta ha breve durata. Buon per lei, perché non ti saresti certo fermato davanti al suo rifiuto. Pochi istanti dopo siete sul letto e vi strappate a vicenda gli abiti di dosso. Le sue unghie scavano solchi nella tua pelle pallida. Le tue dita affondano nel corpo femminile.
 
Non è la passione a guidare le tue azioni, ma la disperazione, il desiderio folle di cancellare tutto, di tornare ad essere ciò che eri, quando tutto era più semplice e comprensibile.
 
Vi possedete con la furia di due animali.
 
Dopo, chiudi gli occhi e ti abbandoni al sonno, immaginandoti ancora su quell’ascensore, in viaggio verso una meta dove saresti finalmente libero da quell’umanità che ti ha dato solo dolore.
 
 


Fine



N/A (di nuovo!) dimenticavo: non ho approfondito gli eventi relativi all'episodio e al contesto in generale, ma mi sono 'limitata' ad entrare nel momento, per cui probabilmente se non vi ricordate la scena, il tutto vi apparirà confuso! In questo caso, mi dispiace... ma mi è venuta proprio così e ho voluto seguire l'estro ^ ^
Comunque, se avete tempo e voglia rivedetevi l'episodio, che è davvero molto interessante!


AVVISO


24-03-13

Vi informo che ho deciso di non pubblicare più nulla su EFP. Continuerò a scrivere, naturalmente, ma d'ora in poi le mie fic saranno reperibili solo a questo indirizzo:
www.nightlady.name

Questo vale per tutte le fic in corso, incluso la traduzione di "Beg the liquid red" che è stata cancellata dall'amministrazione di questo sito, e qualsiasi altra fic/traduzione dovessi iniziare in futuro.

Vi aspetto,

NightLady


   
 
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