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Autore: samek    16/10/2012    2 recensioni
Ci sono cose che è preferibile troncare prima che finiscano nel modo più umiliante.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Fandom: Supernatural.
Pairing: Castiel/old!Dean.
Rating: Pg.
Beta: Me, Mysels & I.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico.
Warning: Flash-fic, Future!fic.
Words: 501 (fiumidiparole).
Summary: Ci sono cose che è preferibile troncare prima che finiscano nel modo più umiliante.
Note: Scritta per Koorime, sul suo prompt Ultimo bacio, perché voleva dell’Angst. Prendetevela con lei, quindi, okay? e_e
Il titolo è un verso di Goodbye my Lover di James Blunt.
 
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ù_ù 
 

And as You Move on, Remember Me

 
Le parole sul giornale erano vaghe e offuscate. Dean sbatté le palpebre, accigliato, e allungò una mano esile verso il comodino, raccogliendo gli occhiali da lettura e borbottando qualcosa a proposito di lettere stupidamente piccole e tipografie senza rispetto per gli anziani.
Castiel si agitò appena, tendendosi verso di lui senza disturbarlo. «Lascia che legga per te» propose.
«Sono vecchio, Cas, non rimbambito» rispose l’altro, come prevedibile.
Lui desiderò prendere una di quelle mani ruvide e macchiate, stringerla tra le proprie – eternamente troppo giovani – e lisciare le grinze, ammorbidire i calli, scaldare le ossa.
Dean lo guardò da sopra la montatura di corno degli occhiali, sbuffando divertito. Sfiorò con gentilezza la sua mascella ruvida di barba, intrecciando le dita sottili tra i suoi capelli scuri, arruffandoli come se fossero quelli di un ragazzino; suo nipote, magari.
«Col tempo sei diventato così prevedibile, amico» tossicchiò. Castiel gli versò un bicchiere d’acqua e lui gli scoccò un’occhiataccia. «Non sono nemmeno rachitico» gli ricordò.
Le spalle dell’angelo si piegarono impercettibilmente all’ingiù e Dean sospirò, sconfitto.
«Cas, quando pensi di tornare dove devi stare?» chiese, serio.
Lui, nella sua immortale forma da contabile piumoso, aggrottò la fronte liscia ed inclinò la testa, perplesso. «Sono già dove devo stare» ribatté.
«Non far finta di non capire, Cas. Fino a quanto pensi di dover stare al mio fianco e proteggermi? Cosa vuoi che succeda ad un vecchio come me, uhm? Ti sei assicurato che muoia di vecchiaia in un appartamento decente, ora sarebbe tempo di tornare tra i tuoi fratellini a giocare tra le nuvole» asserì lui.
«Dean…»
«Voglio che tu te ne vada, Cas».
L’angelo si irrigidì, gelato. Cercò il suo sguardo, quegli occhi verdi contornati dai segni di ogni sorriso che aveva vissuto, dai solchi di ogni lacrima che aveva pianto, che non erano mai cambiati, e sentì una paura fredda e viscida fermare il cuore del suo tramite, chiudergli la gola.
«È davvero ciò che vuoi?»
«Non farmelo ripetere due volte» rincarò Dean. «Va casa. Non voglio che tu torni qui». E non voglio per nessuna fottutissima ragione che tu mi veda diventare un idiota balbuziente che si piscia nei pantaloni e si sbava addosso. La sola idea di averlo accanto ancora a lungo lo nauseava; Castiel era un soldato, non una badante.
Questi poggiò una mano sul suo braccio sinistro, obbligandolo ad abbassare il giornale che teneva su come una barriera tra loro, e gli si accostò con un cipiglio battagliero.
«No» sbottò il cacciatore, capendo le sue intenzioni, e piantandogli una mano sul petto per tenerlo a distanza. Ma Cas era stato molto più forte di lui quand’ero un ragazzo alto e muscoloso, figurarsi ora che era un vecchio ingrigito e stanco.
Incorniciò il suo viso tra le dita calde e baciò le sue labbra screpolate; la più struggente e dolce delle promesse.
Dean sì sentì morire; non letteralmente, no, ma avrebbe desiderato che così fosse.
«Vattene» ringhiò, le palpebre strette, le dita artigliate alla coperta.
«Dean…» ritentò il suo angelo.
«Vattene. Non ti voglio più vedere!» gridò, riaprendo gli occhi solo per vederlo chinare il capo e sparire.
 

FINE.

   
 
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