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Autore: PriscillaViolante    16/10/2012    1 recensioni
La protagonista della storia è una diciannovenne in preda al primo anno di College.
La ragazza italo/inglese, di nome Eleonora, è sempre stata vista come una grande sognatrice, che ama la famiglia, prova ne fa il suo tatuaggio sul suo polso sinistro.
i sogni sono parte portante in questa storia, storie che appenderanno la ragazza su un filo quasi impercettibile tra ciò che è il vero e ciò che è il falso.
Una persona la aiuterà in questo cammino, una persona speciale.
Speriamo di non continuare quel terribile sogno..
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Benvenuta.

<< Oh no!! Un’altra volta! >>
Imprecai molto quella notte, come ogni anno, non appena subentrato il solstizio d’autunno.
Ad Evesham, in Inghilterra, era sempre la solita storia.
Ho una paura matta dei tuoni, i lampi li lascio stare, non li guardo, mi piace di più stringere i miei amici fidati sotto le grandi coperte rosa confetto, ovvero Peter il panda e Stitch.
<< Sono una fifona! >> bisbigliai, e decisi di uscire fuori da quella sorta di incubatrice, come una sfida con me stessa. Più che altro la più grande sfida di quella notte fu il non andare in bagno pur avendo bevuto una enorme tazza di tisana alle erbe.
Ad ogni rumore, tuono o semplice respiro, sobbalzavo.
I piedi si alzavano sulle punte, imitando quasi una ballerina di danza classica!
Andai a passi veloci sino al bagno che stava al piano di sotto. Maledette case a due piani.
Non stavo molto da li, fino a pochi anni prima abitavo in una tenera villetta campagnola nella bella California.
Li tutto era diverso, non c’erano le scale prima di tutto, e seconda cosa, molto importante, pioveva raramente.
Li al massimo l’unica cosa che faceva paura, erano le onde, che poi erano la meraviglia dei sufisti.
Tirai lo sciacquone con delicatezza, pensando che con tale gesto, il getto dell’acqua sarebbe stato più lieve e non avrebbe svegliato nessuno.
Tornai a letto, incubandomi ovviamente, con Stitch tra le braccia. << Speriamo di non continuare quel terribile sogno.. >> .

<< Eleonora?! >>
<< Mh.. Non ora mamma.. >> Non esultavo al suono della sveglia, per questo evitavo di puntarla, ma mia madre non aiutava.
<< Invece è ora! Non vorrai mica perdere il primo giorno! >>
A quella frase aprii gli occhi di colpo, come se mi avessero appena dato un pugno dritto allo stomaco.
Mi alzai, e come un soldato mi misi sull’attenti di fronte a Maggie, mia madre.
Scesi insieme a lei, che era l’unica capace a placare la mia ansia e mi calmò tra un biscotto al cacao e un sorso di latte.
Non appena il mio battito diventò regolare, andai in camera mia a prepararmi.
<< Ma dai! E’ un college! Mica è una prigione! Giusto? >> Domandai a Minù, il mio cane, che ovviamente si limitò a storcere il muso!
<< Ahh! Che chiedo a te! Che vivi solo di cibo, coccole e pisolini?! La tua vita è perfetta!! Forse un po’ monotona, ma perfetta! >>
Amavo parlare, che fosse un cane o una parete non importa.
Non ero abituata ai maglioni di lana, anzi, mi davano fastidio, li trovavo scomodi e pruriginosi, quindi optai per una felpa, che no, non portava il nome del college.
Lasciai che lunga chioma bionda aiutasse la mia sciarpa a coprire bene il collo, lasciai ciondolare persino le ciocche che spesso si divertivano a coprire il mio viso.

Non c’era molta distanza da casa nostra a Worcerstershire , dalla quale prendeva appunto il nome del College, ma alla mia famiglia alla sola vista delle valige, scendeva la lacrimuccia.
Salutarli fu difficile.
<< Mamma, vengo a trovarvi tra due settimane, non sto mica andando in guerra! >> Sbuffai tra le sue braccia, non si ostinava a lasciarmi.
Credo fu mio padre a convincerla di lasciare la presa.
<< Hai tutto?! >> Disse quest’ultimo, Giorgio, molto più pacato, dandomi un bacio sulla fronte.
<< Si papà! >> Gli sorrisi, era questo quello che volevo! Lui si che mi dava pace.
Infondo io ero identica a lui, a partire dal nome del tutto italiano.
Mio padre infatti è italiano, siciliano per essere più precisi, il mio nome deriva dalla mia nonna, a mio fratello Samuel è toccato invece il nome di nostro nonno materno.

Era ora finalmente, se ne erano appena andati, e io ero sola, davanti un enorme edificio e un cielo cupo che faceva da sfondo, molto film horror!
Come se fossi stata appena sfrattata, tra un soffio ed un altro a causa delle ciocche di capelli che coprivano la mia visuale, arrivai al campus, nella mia stanza.
Non appena entrata, vidi subito la stanza come divisa in due, una come se fosse abitata da tempo, con letto appena fatto e foto appese, l’altra vuota, se avessi detto qualcosa ci sarebbe stato l’eco.
<< Ok, mi è sempre piaciuto il posto vicino la finestra! >> Esultai, poggiando  le valigie sul mio nuovo letto.
<< Scusami! Non volevo ufficializzare nulla! >> Sentii subito udire.
Mi girai, e con la mano già tesa ci stava una ragazza col capello lungo ed un grande sorriso pronta a presentarsi.
<< Sono Giuliet piacere! >>
<< Eleonora! Piacere mio! >>
<< Uao! Sei italiana? >>
Era molto carina, mi aiutò subito a disfare le valigie.
<< Nono, mio padre lo è! Il nome deriva da questo >>
<< Ah certo.. Beh! E’ molto bello! >>
La ringraziai.
Parlammo molto, ci conoscemmo quanto bastava per saper convivere nella pace più assoluta.
Nel tabellone, che faceva da testata, appesi qualche foto e sul letto invece, non potevano mancare i miei due pupazzi.
Stitch me l’aveva regalato mio fratello Sam, acquistato in qualche Disney store, Peter il panda l’avevo da quando ero piccola, era praticamente la mia infanzia.
Giuliet si informò anche su di loro.
<< Se ho troppa paura allora me ne presti uno!? >> Disse non appena finì di ascoltare le mie storie metereologiche.
Abbozzai un sorriso, come per accettare e concludere l’affare.
Ci venne la buona idea, non appena conclusi del tutto il mio trasloco, di scendere e girare il campus insieme, dimenticandoci che c’era una guida, che a quanto pare aspettava solo noi!
Piene di imbarazzo, ci nascondemmo tra la folla di coetanei, ridacchiando sotto i baffi per la brutta figura a cinque minuti di permanenza in quel nuovo luogo che ci avrebbe ospitato per alcuni anni.
Tra tante domande e tante risposte, una sola frase nella mia testa continuava a girare “ Questo posto è enorme!! ”
Ad un certo punto la guida si fermò, io e Giuliet eravamo tra le prime file, quindi udire quella frase fu facile, ovvero << Dunque… Sono lieto di annunciarvi che voi siete le nuove matricole anno 2012 a far parte del South Worcerstershire College! Per qualsiasi altra informazione, potete tranquillamente rivolgervi alla segreteria alunni al primo piano del padiglione principale! >>
Il ragazzo, finita quella frase, presa quasi da un registratore di cassa, sparì, come un mago che usciva di scena in gran stile, lasciando l’assistente, in questo caso sostituita da noi matricole, li a ciondolare sul nulla.
Non passò molto tempo quando la cerchia di ragazzi si espanse tanto fino a non esistere più, io e la mia nuova compagna, non sapendo chi seguire, continuammo a vagare intorno quel posto dove ci aveva lasciato Tracy, si, era questo il nome del mago.
<< Le lezioni? Quando iniziano? >> Dissi per capire cosa fare.
<< La prossima settimana.. >> Rispose lei, in modo triste.
<< Motivo?! >>
Assurdo, anni prima avrei pagato per prolungare la  vacanza estiva.
<< Le matricole devono ambientarsi! >> Si atteggiò, imitando voce e portamento della segretaria del famoso padiglione principale.
La parola “ matricola ” mi faceva pensare ad un marchio, un’etichetta, un modo semplice per sapere chi eravamo e cosa ci facevamo li.
Non mi piaceva affatto, mi sentivo una lattante in un nuovo parco giochi, “ Tu sei nuova, non puoi giocare con la sabbia! ”
Lasciai proseguire i miei pensieri, fino a quando Giuliet non mi sorprese con una domanda.
<< Cosa è quello!? >> Domandò puntando il suo indice sul mio polso sinistro.
<< Oh… >>  Guardai il mio tatuaggio, << C’è scritto Ohana, significa Famiglia in hawaiano. >>
<<Ohana significa Famiglia. Famiglia significa che nessuno viene abbandonato.>> Sopraggiunse lei.
<< O dimenticato. >> Conclusi.
<< Ora capisco Stitch e tutto… >>
<< La prima volta che guardai questo cartone, me ne innamorai subito, così tanto che superò La Sirenetta! >>
Ricordai, ridendoci su.
Lilo&Stitch era l’apoteosi targata Disney a mio parere. Tutto era perfetto. Il concetto di famiglia, di amicizia, di amore, con un tocco di ironia, per far piacere ai piccoli si, ma anche ai più grandi.
<< Stasera festa di iniziazione! >> Un ragazzo ci urlò contro, dividendoci e dandoci un foglio dove ci stava il luogo e l’orario.
<< Mi sembra un’ottima idea! >> Disse la ragazza.
Io non ero un tipo da festa, da baldoria insomma!
Però accettai, non avevo nulla da perdere.
Entrammo in camera e ci preparammo per bene.
Giuls, era questo il suo soprannome, ebbe l’onore di truccarmi dato che io non ero poi così capace.
più che altro, sfruttavo la lunghezza delle mie ciglia e gli occhi azzurri per avere uno sguardo da cerbiatto con del semplice mascara.
<< Sei molto carina! >> Disse lei guardandomi.
Mi ricordò molto Minù nel suo modo di storcere il viso, non il muso.
Non avevo chi sa che grande abito addosso, un semplice vestito etnico, ornato da qualche gufo.
Ne andavo matta.
I capelli stavano sciolti, un po’ ondulati dalla piastra e fissati con della lacca.
Il trucco era semplice, con un azzurro per accentuare gli occhi, e tanto mascara, ovvio.
Giuls portava un top anni 50 con dei fiori a sfondo blu ed una gonna a vita alta celeste con delle piccole ancore al posto dei soliti bottoni.
I suoi capelli color cioccolato erano raccolti in una cosa alta, abbellita da un fiocco blu che si abbinava al top!
Trucco pin up, per adattarsi all’abito.
una goccia di profumo per polso e via, eravamo pronte.
   
 
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