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Autore: Fairy_tale    16/10/2012    3 recensioni
Breve one - shot su una delle coppie (secondo me) più dolci e meno trattate del telefilm. W CaRWash!!
Dalla storia:
"Arrivato all’ingresso però, si era fermato.
Nel buio di quella piccola stanzetta, illuminata solo da una flebile lampadina a neon, consumata dal tempo e dall’uso continuo, si poteva chiaramente distinguere un’ombra.
Era rannicchiata con la schiena contro l’umida parete di freddo acciaio, la testa affondata nell’incavo delle ginocchia che erano saldamente trattenute da due piccole braccia.
Non si muoveva, non tremava, sembrava che non respirasse neanche.
E, se non avesse notato un particolare, non sarebbe neanche riuscito a riconoscerla.
I capelli.
Calleigh."
Aspetto qualche recensione:)
Spero che vi piaccia^^!!
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calleigh Duquesne, Ryan Wolfe
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NON E’ MAI 

TROPPO TARDI

 

Era finita.

Anche per quel giorno, erano riusciti a risolvere il caso, a mandare il colpevole ed il suo complice tra le sbarre ed a salvare Horatio e Natalia.

Jack Taller ed il suo complice non avrebbero dato più problemi né al dipartimento di Miami DADE né a quello di nessun altro Stato d’America e adesso, dopo un’estenuante giornata, era arrivato il momento di andare a casa.

Sulla città era calata la notte già da un po’ quando, dopo aver finito di compilare tutte le pratiche necessarie per il processo contro quei due criminali, aveva deciso che, dopotutto, aveva bisogno di riposo anche lui.

Ryan era stanco.

Incredibilmente stanco.

Ma non solo fisicamente.

La quantità di stress accumulata durante il giorno, prima per la fuga di quell’assassino, poi per la vita dei suoi colleghi ed amici, ed infine per quella povera ragazza che stava per essere arsa viva da un pazzo, si stavano riversando sui suoi nervi già abbastanza affaticati, tutti insieme.

Creando solo una gran confusione di immagini, parole e suoni.

La cosa migliore da fare adesso era sicuramente andare a casa e dormire.

Domani sarebbe stato il suo giorno libero, per fortuna.

Il silenzio del laboratorio risuonava pesantemente nell’eco dei suoi passi mentre, lentamente, si avvicinava al parcheggio per raggiungere la propria macchina.

Aveva cercato di ricordare dove l’avesse parcheggiata e, dopo qualche buco nell’acqua, era riuscito finalmente a trovarla.

Ora non restava che prendere le chiavi.

‘Le chiavi! Sono rimaste nel mio armadietto! Oggi non è proprio giornata…’

Terminata questa scomoda quanto necessaria constatazione e non senza averla accompagnata con un sonoro sospiro, il giovane agente si era avviato nuovamente verso il laboratorio, ripercorrendo i propri passi.

Adesso, la centrale, sembrava ancora più buia e silenziosa.

Doveva essere l’unico lì dentro ormai. A parte ovviamente i cadaveri nell’obitorio.

Aveva sbuffato ancora una volta e, accelerando il passo, si era avvicinato all’ingrasso degli spogliatoi, deciso più che mai a prendere le chiavi e andare a casa il più velocemente possibile.

Si ritrovò a guardare l’orologio: 23.45.

Sì, era decisamente tardi.

Arrivato all’ingresso però, si era fermato.

Nel buio di quella piccola stanzetta, illuminata solo da una flebile lampadina a neon, consumata dal tempo e dall’uso continuo, si poteva chiaramente distinguere un’ombra.

Era rannicchiata con la schiena contro l’umida parete di freddo acciaio, la testa affondata nell’incavo delle ginocchia che erano saldamente trattenute da due piccole braccia.

Non si muoveva, non tremava, sembrava che non respirasse neanche.

E, se non avesse notato un particolare, non sarebbe neanche riuscito a riconoscerla.

I capelli.

Calleigh.

La solita cascata di fili d’oro e raggi di sole, che tante volte si era fermato a guardare ammirato chiedendosi spesso quanto potesse essere morbida, era ora scompostamente adagiata su quel corpo raggomitolato.

Il suo corpo.

Quindi, lentamente, si era avvicinato evitando di fare rumore e, solo quando era arrivato di fronte a lei, si era deciso a rivelarsi.

- Hei Cal, tutto ok?

Lei, colta di sorpresa, aveva alzato la testa di scatto, si era messa in piedi e aveva cercato di ricomporsi leggermente.

- Io… sì Ryan, stavo solo…

- Che ti è successo?

- Oh nulla, non preoccuparti. Sto bene.

- A me non sembra affatto. Avanti Calleigh…parla con me.

- Io… non c’è niente di cui parlare, davvero. Forse è meglio se vado a casa…

Allora lei aveva preso la borsa sulla panca e aveva iniziato a camminare verso l’uscita.

Stava andando via.

Ancora una volta stava scappando dai propri problemi.

Ma non gliel’avrebbe permesso.

Velocemente, l’aveva afferrata delicatamente per un braccio e l’aveva fatta voltare.

In quegli occhi, in quei meravigliosi occhi verdi che sempre lo incantavano, aveva visto qualcosa che non aveva mai visto prima.

Paura. Tristezza. Rimpianto.

- Ryan, ti prego, fammi andare a casa. Sono stanca e voglio solo riposarmi.

- Certo Cal, ma solo dopo che mi avrai spiegato cosa ti succede.

- Perché …?

- Perché non mi va proprio di vederti così. Dimmi, è stato Eric? È successo qualcosa con lui? O è per tuo padre o…

- Niente di tutto questo.

- E allora?

- …

- Cal, avanti…

- Quello che è successo oggi… Horatio, Natalia e poi i bambini, quei poveri piccoli a cui hanno portato via la famiglia. Io avrei davvero voluto fare qualcosa Ryan, credimi, ma non ho potuto.

- Austin e sua sorella? È per loro?

- Si. Lui… Austin mi ha chiesto di adottarli. E io ho detto no. Ho detto no, capisci? Ma Dio sa se avrei voluto dire sì. Avrei voluto con tutta me stessa, credimi.

Ma non posso. Io sono sola e ho questo lavoro. Hai visto quanti rischi si corrono, quante volte inizi un’indagine e non sai se ne uscirai vivo? Ho rischiato la vita molte volte negli ultimi anni, ed è sempre andata bene. Ma, se io dovessi accettare di prendermi cura di quei bambini e un giorno non dovesse andare bene, che succederebbe? Loro rimarrebbero da soli di nuovo, soffrirebbero, ed io non voglio assolutamente che soffrano. A volte vorrei che la mia vita fosse andata in un modo diverso, vorrei aver fatto scelte che non mi condizionino così tanto.

Non mi fraintendere. Io amo questo lavoro, lo amo con tutta me stessa. È solo che, a volte, mi ritrovo a pensare che forse sto dando troppo al lavoro sacrificando me stessa. Sono dieci anni che lavoro qui Ryan, dieci anni. Ed è da dieci anni che non ho una relazione seria con un uomo o che non bado più a me stessa come si deve.

E, sinceramente, comincio ad essere stanca. Ho sacrificato la mia vita, la possibilità di un matrimonio, di avere una famiglia e dei figli, ho sacrificato i miei sogni per tutto questo e, adesso, anche se decidessi di tentare di realizzarli, sarebbe comunque troppo tardi.

- Non è mai troppo tardi, se vuoi veramente una cosa.

- Oh, guardami per favore. Non sono più una ragazza, sono una donna. E sono una donna troppo cresciuta per pensare di iniziare a costruire una famiglia.

- Lo sto facendo, ti sto guardando. E sai cosa vedo io? Una donna bellissima, fiera e coraggiosa. Una donna che non si arrende davanti a niente e a nessuno. La Calleigh che conosco io, la mia Calleigh, è qui dentro, dentro di te. Devi solo farla uscire, e capire cosa vuoi davvero dalla vita, adesso. Hai ragione, questo lavoro ci risucchia corpo ed anima, ma è il nostro lavoro Cal, ed è perfetto. L’unica cosa che posso dirti adesso è di andare a casa e prenderti qualche giorno di ferie per rilassarti e ritrovare i tuoi obiettivi. Una volta che l’avrai fatto, qualunque sarà la tua scelta, sappi che non è mai troppo tardi e che io ti appoggerò comunque.

Era vero, sentiva davvero tutto ciò che aveva pronunciato. Se si desidera veramente qualcosa, non importa né il come né il quando, bisogna lottare fino alla fine.

Colta alla sprovvista, lei aveva alzato gli occhi, puntando quelle due gemme verdi proprio dentro i suoi, come se avesse appena capito una cosa importantissima.

Per tutto il loro colloquio, era stata tesa, rigida, ma ora vedeva chiaramente tutti i suoi muscoli rilassarsi, e un dolce sorriso era appena spuntato sul suo viso, così come nel suo sguardo.

Era bella, tanto da far male.

Sapere di averla così vicina ma allo stesso tempo così lontana lo faceva impazzire, lo tormentava continuamente. Perché non poteva essere felice anche lui? Cosa glielo impediva?

- Grazie Ryan. Sei molto dolce. Credo che dovrei proprio seguire il tuo consiglio e magari sarebbe proprio il caso che domani mi prenda un giorno tutto per me.

Ma, riguardo la mia scelta, credo di averla già fatta. Ho deciso che tenterò di riprendere la mia vita da dove l’ho lasciata, e lotterò per adottare quei due magnifici bambini, ma non abbandonerò il mio lavoro. È una parte di me, come spero che un giorno lo saranno anche Austin e sua sorella. Anzi, credo proprio che domani andrò a trovarli.

- Hai fatto la scelta giusta. E, come ti ho detto, io sarò sempre dalla tua parte. Quindi, che ne dici se domani ti accompagno?

- Oh no Ryan, non preoccuparti. So che questo è il tuo primo giorno libero da mesi, non ti chiederei mai di sprecarlo per me.

- Ma tu non me l’hai chiesto. Ho deciso io di farlo e, davvero, lo voglio fare. Ti passo a prendere domani mattina, tieniti pronta.

- Come vuoi tu.

Tranquillamente, lei adesso aveva ripreso la borsa e, con un luminoso sorriso sulle labbra, aveva imboccato la strada per uscire.

Ryan non si era mai sentito così felice.

Aver aiutato Calleigh e sapere che domani avrebbero passato un intero giorno insieme riusciva a farlo risollevare completamente.

Tutta la stanchezza era andata via e, sicuramente, non si sarebbe più fatta sentire.

Era pronto anche lui ad andarsene adesso ma, prima che potesse farlo, era stato bloccato da qualcuno.

Un turbine dorato l’aveva travolto e, prima che se ne potesse rendere conto, Calleigh era tornata indietro e adesso lo stava abbracciando.

Sentire i suoi soffici capelli a contatto con la pelle ruvida del suo viso, sentire il suo corpo fragile e forte al tempo stesso contro il suo petto era una sensazione bellissima.

Era come tenere tra le braccia un oggetto preziosissimo e facile da rompere.

Gli ci vollero alcuni secondi per poter reagire e abbracciare a sua volta quell’angelo biondo, cercando di non farle male.

Dopo alcuni minuti però, lei aveva interrotto quel contatto, l’aveva guardato e, dopo avergli scoccato un dolce bacio sulla guancia aveva detto:

- Grazie Ryan, per tutto.

Subito dopo se n’era andata, lasciandolo in quell’umida e spoglia stanza che, adesso, non sembrava poi così male.

Era proprio vero, non è mai troppo tardi, per nessuno.

E forse, neanche per lui.

 

Mio piccolo spazietto:

Salve a tutti ragazzi, e grazie per aver letto la mia storia!!
Allora, che ve ne pare?
So che il pairing Calleigh/Ryan o meglio detto CaRWash, non è molto diffuso, ma che posso dirvi? Io amo questa coppia!! Trovo che insieme siano perfetti!
Spero che la mia storia, a prescindere dalla coppia che tratta, vi sia piaciuta e che vorrete lasciare un piccolo commentino ^^.
Grazie a tutti, un bacio,
Fairy_tale ;*
  
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