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Autore: prettylittlenaya    16/10/2012    5 recensioni
Santana si ritroverà a dividere la stanza della casa famiglia dove dovrà alloggiare con la ragazza più strana che abbia mai conosciuto. Da quel momento ogni singola loro interazione sconvolgerà profondamente la vita di Santana.
[ prima ff Brittana ]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: She is the best thing that's ever been mine.
Autore: prettylittlenaya
Personaggi: Santana Lopez, Brittany Pierce, Quinn Fabray, Rachel Berry, Sugar Motta, un po' tutti.
Coppie: Brittany/Santana
Genere: Romantico, Commedia, Fluffy.
Raiting: Arancione, con qualche sprazzo di rosso.
Note: A fine capitolo.


Santana scrutò torva l’edificio. Era orribile. Guardato da un altro sarebbe sembrato bello, insomma, immerso nel verde, alto e dipinto di azzurro.
Alla ragazza sembrava una prigione. E, in un certo senso, lo era.

Un donnone mastodontico scese dal taxi trascinandosi una borsa di finta pelle che consegnò alla ragazza. ‘’Vogliamo andare?’’ chiese. Santana sbuffò. ‘’Non posso nemmeno avere l’onore di rimanere cinque minuti a respirare aria fresca?’’ la donna aprì la bocca per rispondere ma un uomo riccioluto uscì dall’ edificio gridando ‘’ehi Shannon’’
‘’ciao Will’’ urlò di rimando la donna.
Si salutarono schiaffeggiandosi le spalle a vicenda.
‘’dunque Will, lei è Santana’’ presentò la donna.
‘’Piacere Santana’’ fece l’uomo allungando la mano e esibendo un gran sorriso.
Santana non rispose e si limitò ad incrociare le braccia al petto facendo un pallone con la gomma da masticare.
Il riccio tuttavia non si scompose e continuando a sorridere indicò l’entrata.
‘’Andiamo’’ disse ancora poggiando una mano sul braccio della mora che se la scrollò via, infastidita.
Già odiava quell’uomo. E odiava anche l’apparente serenità che alleggiava intorno a quel maledetto posto.
Appena entrata notò la segretaria, o qualunque essere fosse, storcere il naso scrutando gli shorts a giro coscia e la canotta corta che indossava. Odiava anche lei.
Ma la sua espressione di disappunto scomparve subito lasciando spazio ad un sorriso cordiale.
‘’Emma, lei è Santana’’ esclamò il tizio.
‘’Santana, ho sentito molto parlare di te.’’ Squittì la donna.
‘’scommetto non bene.’’ Ringhiò la mora.
I tre fecero orecchie da mercante. L’uomo, anzi, esclamò: ‘’Allora hai la lingua!’’
Lei lo scrutò con superiorità tornando a masticare freneticamente il chewing gum.
‘’Bene, ti va di vedere la tua stanza?’’ sorrise l’ossuta donna.
‘’Davvero dormirò in una stanza? Credevo che ci fossero solo gabbie qui.’’ Ridacchiò senza ironia Santana.
‘’Credo che dovreste andare, Emma’’ si intromise il riccio.
‘’Vieni pure…’’ disse cordialmente la donna.

Santana seguì la donna, che in quel momento sembrava una gazzella saltellante, fuori dall’ingresso addentrandosi nella sua nuova casa. O prigione.
La donna saltellava eccitata, Dio solo sapeva il perché, facendo fluttuare nell’aria la chioma fiammante che la faceva somigliare ad un orango.
Le mostrò la mensa, vuota a quell’ora,  la palestra, gli spogliatoi, perfino i cessi. Infine la scortò davanti ad una porta bianca. Su di questa c’era impresso il numero 19. Sembrava il motel in cui lei era cliente abituale.
La rossa fece scattare la serratura con una specie di carta di credito. Santana strabuzzò gli occhi. Si era potuta permettere una carta di credito solo nelle sue fantasie più sfrenate.

L’ossuto essere le lasciò il tempo di entrare e poi cominciò a sparare parole su parole. La mora ne capì forse la metà, anche di meno. Alla fine le consegnò una carta uguale a quella con cui aveva aperto la porta uscì raccomandandole di presentarsi in tempo per il pranzo.
Una volta rimasta sola Santana si avvicinò alla porta facendo scattare una decina di volte di seguito la serratura.
Quando decise di lasciare in pace la povera porta si gettò supina sul letto fissando intensamente il soffitto.
Non riusciva a capire perché era lì, in una casa-famiglia. Lei non ce l’aveva mai avuta una famiglia. Avrebbe potuto dire di essersi fatta da sola in tutti i sensi. E allora perché era lì?

Si mise a sedere tirando la borsa sul letto. Cominciò a frugare nervosamente. Non trovando quello che cercava lanciò tutto ciò che trovava. Vestiti, altri vestiti, trucchi, la sua piastra, un pacchetto di pillole anti-concezionali. Soffermò lo sguardo sul pacchetto. Perché l’aveva portate? Non avrebbe fatto l’amore per molto tempo a quanto pare. Lì dentro sarebbe diventata la cosa più vicina ad una monaca di clausura che potesse immaginare.
Lanciò le pillole in direzione del cestino dell’immondizia senza centrarlo. ‘’Vaffanculo.’’ Tornò a rovistare nella borsa. ‘’Ma dove cazzo è finita?’’ chiese con rabbia al muro. Dopo aver gettato altra roba sul materasso finalmente venne a contatto con della carta da fotografia. Tirò fuori la foto, un po’ stropicciata. Ritraeva la latina insieme ad altre cinque ragazze. Santana era al centro ed abbracciava una ragazza bionda e bellissima. ‘’Quanto mi mancate’’ sussurrò la mora mentre una lacrima solitaria le rigava il viso.
La latina la ricacciò immediatamente con orgoglio. Nessuno poteva vederla piangere, neanche il muro. Nessuno, solo le sue amiche della foto avevano potuto.

Per la prima volta osservò davvero la sua nuova camera. Accostato al lato opposto della stanza c’era un altro letto ricolmo di peluche, pupazzi e pupazzetti. Accanto al cuscino un maxi unicorno di peluche la osservava con occhi scintillanti. ‘’Quindi la mia compagna di stanza ha sei anni?’’ ridacchiò tra sé e sé. ‘’wow.’’

Si avvicinò ad un semplice tavolino di plastica bianca, come se fosse all’ospedale. Accanto a dei fogli da disegno e una scatola di pastelli a cera vide una pila immensa di libri. In cima alla pila trovò un foglio con su scritto ‘per Santana Lopez.’ In bella calligrafia. Sapeva leggere, questo sì. Aveva smesso di andare a scuola finite le medie e non era ignorante a tal punto di non saper leggere il suo nome. Prese uno dei volumi e cominciò ad annusarlo. Adorava quel profumo. Lei aveva sempre posseduto libri di seconda, anche terza, mano che ormai sapevano solo di polvere e vecchiume. Poi prese tra le mani un foglio con su scritto il ‘programma’ quasi lei non fosse una donna ma un robot parlante.
Il pranzo era alle 12.30.  
Santana vide due armadi bianchi. Si diresse verso il più vicino al suo letto sperando di trovarlo vuoto. Aprì il primo cassetto. Non era vuoto, ovvio.
C’era tantissima lingerie, di quella di pizzo. Tra mutandine microscopiche, reggiseni a balconcino praticamente trasparenti  e canotte intime ricamate c’era l’imbarazzo della scelta. Quello decisamente non era il cassetto della biancheria di una bambina di sei anni.
Santana era rimasta come inebriata da quel profumo delicato ma intenso che dominava il cassetto. Avvicinò un paio di mutande alle narici e cominciò ad inspirare ed espirare freneticamente. Solo dopo qualche minuto si rese conto di stare ad annusare dei tanga e li rigettò nelle viscere del cassetto per poi richiuderlo in fretta.
Senza più badare minimamente alla discrezione aprì anche le ante dell’armadio scoprendole piene all’interno di poster di glee, a suo parere la serie tv più stupida e insulsa della terra dato che non rifletteva minimamente la realtà e quanto fosse dura la vita di una vera sfigata. Come lei ad esempio.
Sbatté le ante furiosa.
Era la compagna di stanza di una tipa con la mentalità di una bambina di sei anni che riempiva l’aria con il suo dannato profumo e che, come se non bastasse, era fissata con glee. Che merda.

Diede uno sguardo all’orologio da parete. Era mezzogiorno e doveva muoversi.
Sistemò tutti i suoi vestiti alla bell’e meglio nell’altro armadio e corse giù dalle scale. Stava morendo di fame.
Ad un tratto una morsa che non aveva niente a che fare con lo stomaco la bloccò. Una volta varcata quella soglia sarebbe stata come carne fresca per gli squali. Decise di non dare motivo a nessuno di criticarla. Coraggiosamente spalancò la porta della stanza adibita a mensa. Nessuno la degnò di uno sguardo. Meglio di come aveva pensato.  Niente ragazzi che le scrutavano imbambolati le gambe perfette e niente ragazze che bisbigliavano alle sue spalle. Ottimo.

Le sembrava strano vedere così tanto cibo in una sola stanza. Poteva mangiare tutto ciò che voleva senza che nessuno le dicesse: ‘ferma, altrimenti domani rimaniamo a digiuno’? Ovviamente si riempì il vassoio sotto gli sguardi sbigottiti delle cuoche. Poi scelse il tavolo più isolato possibile, in un angolo della stanza e cominciò a strafogarsi come non aveva mai fatto prima.

Stava per iniziare a mangiare l’insalata quando una ragazza si sedette di fronte a lei senza neanche chiederle il permesso. Fece cenno a un gruppo di altre ragazze di avvicinarsi.
Santana la guardò di sottecchi. Somigliava incredibilmente a Lucy, la sua migliore amica, anche se Lucy non si sarebbe mai e poi mai tinta i capelli di rosa. Infatti Lucy 2.0 sfoggiava con incredibile disinvoltura una chioma fucsia. Sotto le lunghe ciglia spuntavano due iridi verdissime. Aveva un anello al naso come quello che Santana portava in cima all’orecchio destro e tatuato sul dito anulare della mano sinistra aveva un nome; ‘Beth’.
Mentre la latina passava al microscopio la ragazza dai capelli fucsia le altre ragazze si erano avvicinate. Loro avevano un aspetto decisamente più usuale. Una nanetta mora, una tizia dai tratti asiatici, un’altra dai capelli biondi raccolti in una coda di cavallo e una afro-americana. La bionda trillò con voce acuta e squillante: ‘’Q. sei sicura che possiamo…?’’ La tizia, Q., non rispose tanto era intenta a masticare il suo pranzo. ‘’Certo, non c’è problema’’ rispose Santana per lei anche se il problema c’era, eccome se c’era.
La ragazza bionda di fronte alla mora, accanto a Q.
Vicino a lei si sedettero la nanetta e l’asiatica.
La bionda interruppe subito il silenzio: ‘’Sei nuova qui giusto?’’ aveva l’aria di conoscere tutto e tutti là dentro.
Santana annuì.
‘’Beh, io sono Sugar’’ disse impugnando la forchetta e mostrando un gigantesco sorriso.
‘’Rachel.’’ Continuò la moretta seduta vicino a lei.
‘’Mercedes’’ disse con entusiasmo la ragazza nera.
‘’T-Tina’’ sillabò invece l’asiatica.
‘’E Quinn’’ disse svogliatamente la ragazza con i capelli fucsia appoggiando i pesanti anfibi sul tavolo.
‘’Santana’’
‘’Fabray, metti quei piedi a terra.’’ Urlò il riccio che l’aveva scortata quella mattina.
Quinn sbuffò sonoramente rimettendosi composta.
‘’Allora benvenuta’’ continuò ammiccante Sugar. Un dubbio si fece strada nella sua mente. La bionda ci stava provando?
‘’Scusala, quando vede una gnocca va in tilt.’’ Rise Quinn.
‘’Cosa ci posso fare Quinnie se ho gli ormoni a mille?’’ ribatté Sugar.
‘’Potresti almeno controllarti davanti alla nuova arrivata, mentre siamo a tavola?’’ disse ancora Quinn ‘’E non chiamarmi Quinnie’’
‘’Ma Quinnie è un così bel nome’’ rispose ancora la bionda continuando a guardare  intensamente l’isanica. Intanto, sotto il tavolo, un minuscolo piede si faceva spazio fino a toccare quello della latina dall’altra parte.
‘’Io sono etero.’’ Esclamò Santana mentre allontanava il piede con una mossa decisa.
‘’Oh beh, stai tranquilla, non verrò a spiarti nella doccia né a stuprarti nei corridoi bui’’ continuò Sugar, un po’ offesa da un rifiuto così netto.
Tutte scoppiarono a ridere. La latina accennò un sorrisetto.

‘’Posso chiederti perché sei qui?’’ chiese la moretta insinuandosi nella conversazione.
Santana non rispose. Si vergognava, e non poco. 
‘’Non preoccuparti, siamo tutte qui per un motivo imbarazzante.’’ Disse Sugar ‘’Io per maltrattamenti’’
‘’Anche io’’ fece Rachel.
‘’Immigrata clandestina’’ dissero quasi all’unisono Mercedes e Tina.
‘’Non gli andava a genio che io volessi crescere mia figlia da sola’’ disse con rabbia Quinn sottolineando le parole ‘mia’ e ‘figlia’.
Sicuramente non erano imbarazzanti quanto il suo di motivo. Quelle ragazze avevano avuto sicuramente un passato terribile ma il suo era qualcosa di schifoso. Anzi, più che schifoso. Vomitevole.
E lei lo sapeva.
‘’Prostituzione.’’ Disse sommessamente. 

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Author's Corner. 

Allora per prima cosa volevo ringraziare tutti voi che siete arrivati fin qui a leggere e anche coloro che si sono degnati di aprire questa schifezza lol.

Poi ringrazio Giulia e Francesca che mi sopportano ogni volta che racconto la trama delle ff che mi vengono in mente.
Riguardo alla storia: Per ora Brittany non si è vista né sentita ma entrerà in scena nel nuovo capitolo.
Diciamo che il prologo è un esperimento per vedere cosa ne pensate e se vale la pena di portarla avanti.

Spero vivamente che vi piaccia, è la mia prima FemSlash e potrebbe fare decisamente schifo.
Vi prego di farmi sapere se vi piace o attraverso una recensione o sul mio profilo twitter @heathsaur.
accetto anche le critiche. 

- Francesca. 
  
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