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Autore: telesette    17/10/2012    2 recensioni
[Le Avventure di Sinbad]
Subito Sinbad si alzò e corse fuori sul ponte.
La tempesta era cessata, il cielo si era rischiarato, e le nuvole erano sospinte da una lieve brezza leggera.
Maeve aveva fatto esattamente ciò che lui avrebbe fatto al suo posto: anche lui avrebbe scelto di sacrificarsi, piuttosto che metterla in pericolo; con quel gesto estremo, Maeve era pronta a sopportare quella eterna prigionìa per amor suo; tuttavia Sinbad non poteva accettare una vita a metà, senza la presenza di colei che amava...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le Avventure di Sinbad ( The Adventures of Sinbad ) è una serie televisiva canadese, interpretata dall'attore Zen Gesner, in 44 episodi trasmessi per la prima volta nel corso di 2 stagioni dal 1996 al 1998.
È una serie d'avventura del genere fantastico, incentrata sulle vicende del personaggio di Sinbad e di suo fratello Doubar. Costoro salpano da Baghdad a bordo della loro nave, laNomad, e viaggiano assieme ai loro fidi compagni: l'intellettuale Firouz, il combattente Rongar, l'incantatrice Maeve e il falco Dermott. Lungo la strada si troveranno ad affrontare, nel corso di svariate avventure, streghe, maghi, strane tribù e creature fantastiche.


Intro The Adventures of Sinbad Season One

***

Il Sogno

Quella notte Sinbad non riusciva a prendere sonno.
Le parole con cui Bryn aveva preannunciato una qualche sventura avevano gettato tutti nell'inquietudine. Nessuno dell'equipaggio era superstizioso, nonostante gli eventi soprannaturali di cui erano spesso testimoni, ma era anche vero che la misteriosa fanciulla senza memoria aveva un talento innato nel prevedere l'immediato futuro...

E finora non si era mai sbagliata!
Oltre alle previsioni di Bryn, era già da qualche tempo che Sinbad avvertiva qualcosa di strano: un forte senso di malinconìa ed oppressione, che incombeva su di lui come una mano adunca e tenebrosa, quasi cercasse di stringere la sua mente e precipitarlo in un abisso oscuro ed ignoto.
Negli ultimi giorni Sinbad aveva dormito poco e male, tormentato da immagini confuse e indistinte, ma finora non era riuscito a mettere a fuoco nulla di utile. Parlandone con Firouz, il quale tra le altre cose amava dilettarsi di quella che si suol dire "psicologìa", Sinbad continuava tuttora a ripetersi che la risposta era dentro di lui... eppure non riusciva a darsi pace.
Che cosa c'era nella sua mente di così terribile?
Perché non riusciva a dominare le sue angosce come aveva sempre fatto?
E soprattutto di che natura erano gli incubi che gli impedivano di dormire?
Potevano essere immagini del passato, o anticipazioni di un immediato futuro, oppure entrambe... Di certo era qualcosa che lui sentiva di conoscere già, anche se non era in grado spiegarselo, e qualcosa di estremamente doloroso per lui.

- Accidenti a questo tempaccio - imprecò d'un tratto, alludendo ai tuoni che rimbombavano nel cielo sopra la nave.

Quello era il terzo giorno consecutivo di maltempo che la Nomad incontrava lungo il suo viaggio, da un mese a quella parte, e ciononostante il mare non accennava a gonfiarsi come sempre. Il cielo era nero come la pece, le nuvole grigio piombo, a tratti rischiarato dal bagliore accecante del fulmine in lontananza... eppure il mare sembrava preda di qualche incantesimo che permetteva alla nave di veleggiare senza imprevisti sulla sua rotta.
Se solo fosse stato così anche quella volta!
Sinbad non si era dimenticato della tempesta che si era portata via Maeve.
Se solo fosse riuscito ad impedirlo, se solo fosse riuscito a sottrarla in qualche modo alla furia degli elementi, forse lei non sarebbe finita prigioniera chissà dove in un luogo a lui sconosciuto.
Forse era questo a tormentarlo, 
il rimorso!
Per quanto si ripetesse di avere fatto il possibile, il suo cuore era convinto di non aver fatto abbastanza.
Il mare gliel'aveva portata via, proprio come colei che aveva amato quando era ancora un bambino, e lui non aveva potuto fare nulla... se non accettare impotente la propria sconfitta.
Ogni giorno lontano da lei era fin troppo lungo da trascorrere.
Ogni pensiero, ogni momento trascorso assieme, ogni ricordo di lei era motivo di tristezza e di sconforto.
Sinbad desiderava ritrovarla più di ogni altra cosa al mondo, e non si sarebbe mai dato pace, anche dovendo veleggiare fino alla fine dei suoi giorni.
Sapeva che era ancora viva.
Era l'unica certezza che aveva, oltre al fatto che non sapeva dove lei fosse, e per questo avrebbe continuato a cercarla.
Di nuovo il tuono riecheggiò nell'aria, sovrastando con il suo frastuono ogni pensiero, e Sinbad girò la testa sul fianco nel tentativo di prendere sonno. Per alcuni istanti rimase immobile, fissando la parete con i suoi occhi limpidi come il diamante, e poco dopo si addormentò senza nemmeno accorgersene...

***

- Sinbad... Sinbad, mi senti ?!?

Sorpreso e confuso dal suono di quella voce, il marinaio si agitò nel sonno.
La sua mente era avvolta in una dimensione onirica e senza tempo, dove la logica e la razionalità non hanno alcun senso, e attorno a lui le immagini cambiavano continuamente forma e colore. Ovunque era come se fosse avvolto da una specie di luce bianca, così intensa da non riuscire a distinguere nulla, e tuttavia quella voce che lo chiamava era perfettamente chiara al suo orecchio...

- Maeve - mormorò.

Improvvisamente il bianco velo lattiginoso che lo avvolgeva si diradò un poco, rivelando una sagoma umana davanti a lui, e Sinbad poté vedere il volto della bella incantatrice come il giorno in cui l'aveva conosciuta.

- Maeve - ripeté ancora, come ipnotizzato. - Non posso crederci, sei veramente tu?
- Sì, sono io - rispose lei con un sorriso.
- Mio Dio, è meraviglioso! Ma come...

Subito Sinbad fece per correrle incontro e abbracciarla ma, non appena provò a toccarla, si accorse che il corpo della fanciulla era protetto da una specie di barriera trasparente. Tanto lui quanto Maeve, tastando nervosamente la superficie, non riuscirono a trovare alcun modo per infrangere quella parete invisibile. Sinbad tuttavia non si diede per vinto e continuò a picchiarvi contro senza tregua, senza alcun risultato, fino a che Maeve non lo supplicò di smettere.

- Sinbad, ti prego - esclamò. - Non ho molto tempo e, prima che sia troppo tardi, devi ascoltarmi assolutamente!
- Non ti preoccupare - rispose lui, senza smettere di colpire la barriera a mani nude. - Appena fuori di qui, mi dirai tutto! Lascia solo che...
- No Sinbad, è inutile!
- Aaarrrggghhh !!!

Nonostante il suo grido carico di rabbia, Sinbad non riuscì neppure a scalfire quella parete tanto sottile quanto resistente. I suoi pugni erano pieni di disperazione, attingendo forza direttamente dal cuore, ma non potevano spezzarla... Maeve sospirò fortemente e lo supplicò ancora di ascoltarla.
Anche Sinbad scoppiò in lacrime.
Le dita della sua mano aperta, attaverso la barriera, parevano quasi "toccarsi" con quelle dell'incantatrice. Maeve riusciva a percepire distintamente il calore del giovane, anche senza toccarlo, e proprio per questo ciò che doveva dirgli le pesava ancora di più.

- Che cosa devo fare, Maeve? - gemette Sinbad, ormai quasi in preda ai singhiozzi. - Che cosa devo fare per liberarti... Ti prego, dimmelo!
- Credimi, è inutile - spiegò lei, guardandolo attraverso le lacrime che le scorrevano lungo le guance. - Non c'è modo per liberarmi, è la magia che regola questo posto, l'unica cosa che puoi fare è tornare indietro...
- Io non posso abbandonarti - urlò ancora Sinbad, battendo violentemente le mani sulla parete. - Non un'altra volta, no... Non puoi chiedermi questo!

Anche Maeve stava soffrendo.
Rivedere Sinbad e non poterlo neanche sfiorare, dopo tutto il tempo trascorso lontana da lui, era come una spada dolorosamente conficcata in pieno cuore.
Tante volte aveva pregato per lui.
Tante volte aveva pianto e sofferto per lui.
E il pensiero di doversi separare ancora una volta da lui era inaccettabile.
Ma non c'era altra scelta...

- Devi tornare indietro, Sinbad - ripeté. - La prigione in cui mi trovo è un luogo che non esiste su nessuna carta: è una dimensione creata per confinare gli esseri umani tra questo e un altro mondo; vi si può accedere tramite i sogni ma, una volta oltrepassata la parete onirica, non è più possibile tornare indietro!
- "La parete onirica" - ripeté lui perplesso, tastando ancora una volta la barriera. - E' questa?

Maeve annuì.

- La tempesta che mi ha portato qui, con lo scopo di intrappolarmi, era parte di un piano... Qualcuno che pensava di utilizzarmi come "esca" per te ma, ora che lo sai, devi andartene da qui immediatamente!
- No, questo mai - rispose l'altro ostinato. - Qualunque sia il prezzo da pagare, fosse anche la vita, ho giurato di salvarti e manterrò la mia promessa!
- Non fare lo stupido - protestò Maeve rabbiosamente. - Ti ho appena detto che è impossibile...
- Maeve - la interruppe lui, accostando il volto alla barriera e guardandola dritto negli occhi. - Maeve, devi fidarti di me!
- Oh, Sinbad...

In quel momento l'unica cosa che Maeve desiderava era di poterlo stringere, di abbracciarlo, e confidargli tutto ciò che per anni gli aveva tenuto orgogliosamente nascosto.
Non era mai stata onesta con lui, non fino in fondo.
Sinbad non aveva mai nascosto i suoi sentimenti per lei, anche se si era sempre sforzato di mantenere le distanze per rispetto nei suoi confronti, e solo adesso Maeve si rendeva conto di essere innamorata di lui.
Le labbra della fanciulla si posarono contro le sue, senza incontrarle purtroppo, e Sinbad tornò ancora una volta con la mente al giorno del loro primo bacio.

- Ti amo - sussurrò Maeve, guardandolo tristemente.
- Maeve, ti prego aspetta...

Pronunciando sottovoce le parole di un incantesimo, Maeve riuscì a proiettare un cono di luce azzurra in grado di attraversare la barriera.
L'unico incantesimo in grado di salvare almeno lui.
La luce magica avvolse Sinbad, allontanandolo dalla barriera, e il giovane si ritrovò suo malgrado fuori dalla portata di quella trappola micidiale. Urlando e protestando violentemente, Sinbad chiamò a gran voce Maeve ma inutilmente: il sogno che lo aveva condotto fino a lei era finito in quello stesso istante...

***

- Maeve !!!

La mano stretta a pugno e il braccio sollevato, Sinbad si risvegliò nel suo letto.
Pallido e sconvolto come non mai, ricordava tutto ciò che era successo. Non si era trattato di un semplice sogno, Maeve gli avevarealmente parlato, su questo non c'era dubbio. Ma anziché esporlo al pericolo, troppo innamorata per consentirgli di perdersi assieme a lei, aveva preferito sottrarlo a quella trappola onirica.
Subito Sinbad si alzò e corse fuori sul ponte.
La tempesta era cessata, il cielo si era rischiarato, e le bianche nuvole erano sospinte da una lieve brezza leggera.
Maeve aveva fatto esattamente ciò che lui avrebbe fatto al suo posto: anche lui avrebbe scelto di sacrificarsi, piuttosto che metterla in pericolo; con quel gesto estremo, Maeve era pronta a sopportare quella eterna prigionìa per amor suo; tuttavia Sinbad non poteva accettare una vita a metà, senza la presenza di colei che amava...

- Io ti salverò, Maeve - esclamò sottovoce, guardando verso le onde. - Non importa dove dovrò andare, o cosa mi ritroverò a dover affrontare, ti prometto che ti salverò... Fosse l'ultima cosa che faccio!

FINE ?

   
 
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