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Autore: nabi    17/10/2012    0 recensioni
Mi Rah si trova a cambiare scuola in un momento particolare della sua vita. Incontra nuove persone, fa nuove esperienze.. ma riuscirà ad aprirsi al mondo che la circonda? Da qui il titolo...
Una storia leggera senza troppe pretese, spero di divertire e di divertirmi nello scrivere!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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-Ajussi, faccia attenzione con quello scatolone!- urlò una ragazza vedendo un uomo barcollando con il suo pacco in mano.
-In che stanza lo devo mettere?- l’uomo aveva già il fiatone e stava sudando tremendamente.
-Camera 303 al terzo piano.- Rispose la ragazza sorridendo e facendoli un piccolo inchino. L’uomo le sorrise di rimando e si diresse verso la stanza.

 Il grande giorno era arrivato, Mi Rah guardava il grande portone in ferro battuto della sua nuova Università. L’inizio di una nuova vita pensava.. Era una ragazza semplice, vestita con un vestitino bianco con i bordini neri e aveva ai piedi dei sandali neri, con un laccetto che le circondava la caviglia. I capelli corti circondavano un viso tondo, piuttosto paffuttello che le dava un aria allegra e sbarazzina. Aveva due occhi tondi marroni, delineati da un filo di matita nera, e le labbra non erano esageratamente carnose.  Iniziò a percorrere il largo viale circondato da grandi pini, in lontananza sulla destra si vedevano dei campetti da gioco, all’entrata dell’edificio vi erano dei cespugli di rose che davano un tocco di colore alla struttura non modernissima che riprendeva lo stile classico, una rarità a Seoul.  La ragazza camminava lentamente, voleva  vivere quel momento fino in fondo, perché significava molto per lei. Passo dopo passo si avvicinava verso la metà del cortile..
-Ahia!!- urlò la ragazza confusa e dolorante. Un pallone da calcio l’aveva colpita in testa. -Che dolore!!- continuò massaggiandosi il capo.
-Ehi tu! Ritirami la palla!! – Urlò una voce in lontananza.
-Che cosa?? – urlò Mi Rah spazientita si girò verso la direzione della voce e non riuscì più a spiccicare parola.
-Yaa, ti sei addormentata?-  il ragazzo si avvicinò pian piano a Mi Rah, che riuscì ad osservarlo meglio.
Era alto con i capelli neri che gli coprivano la fronte, goccioline di sudore cadevano su quel viso perfetto con gli occhi neri e lo sguardo profondo che sembrava ti scrutasse dentro. Le labbra erano sottili, e gli conferivano un'aria seria. Indossava una canotta nera bagnata che delineava le linee del suo corpo, i muscoli della braccia non erano esageratamente grandi, i pantaloni larghi rossi disegnavano una linea sottile, e ai piedi aveva delle scarpe da ginnastica nere.
-Ehi dico a te, passami la palla.- la ragazza presa in contropiede non sapeva cosa fare, era rimasta impalata a guardare il ragazzo –Sì, sì- disse con voce roca, prese la palla e gliela diede.
-Era ora!- esclamò il ragazzo stizzito e iniziò ad incamminarsi verso il campo da calcio.
-Aspetta un attimo, ma mi sono rimbambita? Cioè se n’è andato senza neanche chiedermi scusa, e io stupida che gli ho passato anche la palla – disse tenendo la mano premuta contro il bernoccolo che le si era formato, - Mi sa che ci dovrò mettere un po’ di ghiaccio.- ma ancora la rabbia non si placata.
Guardò nella direzione del ragazzo –Ehi, non mi hai neanche chiesto scusa, maleducato!!- si mise ad urlare con quanto fiato avesse in gola, sperando che la sua voce potesse raggiungerlo.
Obiettivo raggiunto, il ragazzo  si girò a guardarla – Sei stata tu ad andare nella direzione della palla, e non la palla nella tua direzione, quindi non vedo perché mai dovrei scusarmi per qualcosa che non ho fatto!!- le urlò di rimando.
-Che cosa?? –Mi  Rah era rimasta senza parole, -Ma che cafone.- voleva cantargliene quattro, ma il ragazzo era già entrato in campo, tra le grida di incoraggiamento degli amici. –In fondo non ha tutti, spero di non rivederti più.- e fece la linguaccia nella sua direzione.

Percorse il viale e arrivò nell’ingresso dell’edificio. – Salve, la posso aiutare?- chiese una donna alla reception. – Sì, sono una nuova studentessa, dovrei andare nella sala  professori, mi potrebbe indicare dov’è?-
-Ma certamente, segui il corridoi sulla sinistra e infondo c’è la sala dei professori- Mi Rah la ringraziò gentilmente e seguì le indicazioni della donna.
Le pareti erano di un colore avorio e le porte di un legno scuro, i bordi del soffitto erano circondati da un colore dorato che dava eleganza e sobrietà. Mi Rah bussò alla porta e dopo aver sentito il permesso di entrare la aprì.
-Buongiorno, mi chiamo Go Mi Rah, e sono una nuova studentessa, mi impegnerò al massimo in questa nuova scuola. Prendetevi cura di me!- La sua voce era allegra e spezzò il silenzio e l’aria tesa che regnava nella sala. Il professor Yoon si alzò e la chiamò. –Allora,- disse tenendo in mano il suo curriculum - vieni da Daegu e come mai sei qui a Seoul? Ti sei trasferita con i tuoi genitori?- Chiese il professore incuriosito.
 –No, sono qui da sola, volevo vivere un’esperienza nuova che mi avrebbe fatto maturare e credo che questa università sia la migliore per la mia formazione sia scolastica ,ma anche personale.-
Aveva provato quel discorso molte volte, voleva fare una buona impressione davanti ai professori e quelle se sembravano le parole giuste da dire. Il prof Yoon dopo averla ascoltandola fece una strana espressione, sembrava stesse ridendo alche Mi Rah ci rimase male invece gli altri professori la guardavano con ammirazione.
-Finalmente una ragazza matura!- la voce stridula di una signora dall’aria severa fece eco nell’aula. Si tolse gli occhiali per guardare meglio Mi Rah. I suoi occhi scorrevano dal basso verso l’alto, mettendo in imbarazzo la ragazza. Il professore si schiarì la voce e continuò…
-Capisco, bene bene, vedo che hai scelto un indirizzo molto impegnativo, ma sono sicuro che riuscirai a cavartela. La stanza nel dormitorio ti è stata già assegnata, vero? –
-Sì- gli rispose Mi Rah.
-Okay, questi sono i tuoi orari – le disse dandole un foglio –Mi raccomando, non saltare le lezioni e sii puntuale. Visto che è il tuo primo giorno puoi entrare dopo la pausa, la tua classe è la 2A-

Mi Rah lo ringraziò e uscì dalla stanza. Iniziò a scrutare l’edificio, ma non c’erano studenti in giro. La receptionist la vide stranita.
- Le aule e il dormitorio sono nella struttura fuori dopo il parco. Questo è solo l’edificio dove ci sono le sale dei professori e del preside e i loro dormitori. –le disse con voce rassicurante -La struttura è grande perché molti vivono con le loro famiglie. La vedi quella porta?- la signorina indicò una porta dietro Mi Rah che annuì, -Prendendola troverai il parco, se ti serve qualcosa chiedi agli altri studenti sono tutti molto disponibili.-
 -Grazie mille sei davvero gentile.- disse Mi Rah sorridendo.
 –Ma di cosa?! E’ il mio lavoro dopo tutto! Allora in bocca al lupo!!-
-Grazie! – e così dicendo, si avviò verso la porta. Appena l’aprì venne sommersa da una luce accecante. Urla e risa la circondavano, gli studenti erano sdraiati sul prato a prendere gli ultimi raggi del sole prima del freddo inverno. Il parco era enorme, al centro c’era una fontana , l’acqua che guizzava fuori sembrava seguire una coreografia sinuosa, intorno al prato c’era ogni tipo di albero. Dagli alberi da frutto, a quelli sempre verdi, a quelli che stavano germogliando. La pista ciclabile definiva il contorno della struttura e dei cortili alberati invece la passavano a metà. L’edificio scolastico si elevava su di una scalinata. A differenza dell’entrata questo era in stile moderno, con le finestre grandi che riflettevano il sole, e uno striscione era appeso all’entrata: “BENVENUTI NELL’UNIVERSITA’ OASI.”
Mi Rah fece un sospiro enorme e incominciò a salire le scalinate. L’entrata era piena di ragazzi che ridevano e scherzavano. Mi Rah vide dei distributori e si findò subito a prendere qualcosa.
–Bene, avevo proprio sete! –  inserì le monete e prese un thè alla pesca, aprì la lattina e ne bevve un sorso, il thè fresco attraversò la sua gola liberandola da quell’ansia che la tormentava, si voltò per andare a trovare il dormitorio, quando si scontrò con qualcuno.
-Lo sapevo che questo era un giorno nefasto, chi diavolo è stato?- urlò una ragazza. Aveva dei lineamenti angelici, i capelli erano di un castano chiaro e aveva due grandi occhi azzurri che le illuminavano il viso, era molto esile ma allo stesso tempo molto energica. Aveva dei pantaloni aderenti neri e un top viola legato in vita.
-Dai calmati, Mae Ri.– disse la ragazza che era con lei. Aveva i capelli neri e ricci, gli occhi color nocciola brillavano sotto gli occhiali.

Mi Rah non riusciva ad alzare la testa per la vergogna, aveva combinato già un pasticcio, si inchinò diverse volte chiedendo scusa. La ragazza dai capelli neri cercò di rassicurarla mettendole una mano sulla spalla.
–Non ti preoccupare, non ti ammazziamo mica, sono cose che succedono.- e così dicendo sorrise.
Mi Rah alzò lo sguardo e quel sorriso la rianimò. Quel sorriso riusciva a farla stare bene. Prese coraggio e chiese scusa guardando negli occhi la ragazza dagli occhi chiari. Ma appena la fissò rimase senza parole e si mise quasi a piangere..
 –Dai, dai che non è successo niente perché piangi –disse la ragazza. Mi Rah si fece coraggio si asciugò la lacrima che era scesa e fece un  grande sorriso.
 – Scusami tanto. Piacere mi chiamo Mi Rah e mi sono trasferita oggi. Sono al secondo anno. –
-Oh, sei piccolina– disse la ragazza dai capelli scuri, -noi siamo Byeol e Mae Ri- indicando prima lei e poi l’amica –e frequentiamo entrambe il terzo anno. Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiedi pure.-

-Grazie mille, allora ne approfitto, dove posso trovare i dormitori? La mia stanza è la 303.-
Byeol fece mente locale e le indicò la strada –Sali le scale, forse fai prima a prendere l’ascensore e arrivare al terzo piano.. e da lì segui il numero delle stanze, appena trovi un muro con la porta fermati perché oltre ci sono le stanze dei ragazzi.-
 -Ho capito tutto! Allora vado, mi farebbe piacere rincontrarvi.- le ragazze si salutarono e Mi Rah prese l’ascensore come le aveva consigliato prima Byeol.
 Quando entrò  il suo volto divenne scuro. –I suoi occhi- disse fra sè e sè –i suoi occhi erano come quelli della mia mamma!!-
Gli occhi azzurri di Mae Ri le avevano ricordato la sua mamma che era scomparsa un anno prima. L’ascensore si fermò e la porta si aprì, Mi Rah scese senza fare attenzione al piano, ma appena si accorse di essere al secondo piano, cercò di riprendere l’ascensore ma inutilmente.
 –Va bene, vuol dire che la farò a piedi tanto è solo un piano. – Camminò per il corridoio e trovò le scale le salì e si trovò direttamente nel dormitorio. Cercò la sua stanza e cominciò a contare i numeri -310, 308, 306, 304..eccola 303! oh è proprio vicino alla porta che separa il dormitorio!!- Entrò e trovò i suoi pacchi. L’altro inquilino si era già sistemato.
–Mmm, se me ne vado senza scrivere niente mi sembra brutto, ora scrivo un bigliettino.- prese carta e penna e iniziò a scrivere:

“Ciao sono la tua nuova compagna di stanza, stasera spero di conoscerti meglio. Ciaoooo ^_^ Mi Rah ”
 
–Così dovrebbe andare,- ripiegò il bigliettino e lo mise sulla scrivania che sembrava occupata.
-Cavolo è tardi tra poco comincia la lezione e io devo  ancora trovare l’aula. –disse guardando l’orologio. Prese un quaderno, una penna e corse via. Appena uscita dalla stanza si scontrò con una ragazzo, ma presa dalla foga, inchinò il capo per un paio di volte e continuò a correre.
 –Che ci faceva una ragazza qui? Sarà una che ha lasciato qualche lettera d’amore.- Disse scuotendo la testa il ragazzo.
 Entrò in stanza e la trovò piena di pacchi, si avvicinò alla scrivania e lesse il bigliettino e sospirò.
 –Bene, mi è capitato un effeminato. – e così dicendo accartocciò il bigliettino e lo buttò nella pattumiera.
  
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