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Autore: Aura    17/10/2012    4 recensioni
Dopo due anni dalla fine dell'ultima Guerra Magica una visione di Hermione con gli occhi di chi la conosce fin dall'infanzia; il ricordo della bambina secchiona e l'incontro con un'adulta ormai sconosciuta.
Questa storia ha partecipato al contest 'Cos Everybody Loves Hermione indetto da Krixi19 sul forum di EFP classificandosi quarta
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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– Jack! Per l'ennesima volta: metti giù quel libro e porta fuori il cane!
Sua madre diceva per l'ennesima, lui avrebbe scommesso che non gliel'aveva chiesto nemmeno una volta. Si guardò attorno, in cerca di un segnalibro, poi si rassegnò e piegò l'angolo della pagina, prima di chiudere il volume.
– Allora, bello, vuoi uscire o no? – chiese, cercando il guinzaglio nel cassetto. Il danese iniziò a scodinzolare, allegro, ostruendogli la ricerca con il suo grosso muso, quasi volesse aiutarlo. Jack sbuffò, rassegnato: li dipingevano tanto intelligenti, quei bestioni, quando in realtà erano degli stupidoni. Accarezzò la testa del cane, pretesto per spostarlo, e poi si impegnò a mettergli il collare mentre lui, felice, si agitava.
– Guarda che se continui a fare così non andiamo, hai capito? – lo ammonì, ridendo.
Fecero un lungo giro intorno al quartiere, godendosi il fresco di quella sera d'estate, e ritornati nei pressi di casa Jack si accorse che nessuno dei due aveva particolare voglia di tornarci: lui avrebbe dovuto riprendere a studiare, e il suo compagno voleva rimanere ancora un po' all'aria aperta. Si allungò verso il parchetto, si sedette sull'altalena e slegò il cane, in modo che avrebbe potuto annusare qualsiasi cosa vedeva senza slogargli la spalla con i suoi strattoni.
Notò la luce ancora accesa accanto alla porta dei Granger: forse aspettavano qualcuno; strano, vista l'ora.
Il cigolio dell'altalena ruppe il silenzio mentre iniziò a dondolare, pensoso.
Forse aspettavano Hermione: da quanto tempo non tornava a casa?
Hermione Granger, quando si diceva che il destino delle persone era imprevedibile...
Come al solito, come succedeva sempre quando ripensava a lei, uno strano fastidio gli prese la bocca dello stomaco: si era aspettato tante cose da Hermione, e invece non aveva capito niente.
I ricordi d'infanzia erano puntellati dalla sua presenza: dai tempi dell'asilo, quando si ritrovavano a giocare nei rispettivi giardini con la parità che solo l'innocenza di due bambini poteva dare; un giorno a bambole e un giorno agli indiani, per loro era uguale. Poi con le elementari la situazione era leggermente cambiata: lui era diventato il suo mito, Jack lo percepiva e ne era segretamente fiero, nonostante continuasse a ostentare fastidio per il fatto che Hermione lo seguisse ovunque; ma usciti da scuola, in quello stesso giardinetto, Hermia-la-secchia tornava ad essere la sua compagna di giochi e lui molto magnanimamente si faceva adorare in tutta tranquillità. Lì aveva fatto l'errore di decidere come sarebbero andate le loro vite: a otto anni aveva stabilito che una volta adulti l'avrebbe sposata. Non glielo aveva mai detto (e poi come se la sarebbe staccata di dosso?) e di certo non aveva impiegato gli anni successivi a pensarci; ma quell'idea era diventata come una lontana convinzione, e per quanto spesso non la sopportasse con la sua eccessiva petulanza non aveva mai messo in dubbio che Hermione ci sarebbe sempre stata.
Nemmeno quando, finita la scuola primaria, lei era partita per il collegio. Nemmeno quando aveva iniziato a passare la maggior parte delle vacanze dai suoi compagni, invece che a casa. Nemmeno quando gli aveva raccontato dell'aitante Viktor, o come si chiamava.
Quando l'aveva vista, quell'estate, il suo primo pensiero era stato ricordare la promessa che si era fatto da bambino, quella di sposarla; e aveva capito che poteva essere una buona idea. Hermione stava spogliandosi lentamente dalle fattezze di bambina, e poteva scommettere che un giorno sarebbe diventata una donna niente male.
Ma a parte quello c'era dell'altro: nonostante i suoi racconti fossero infarciti dei nomi di quei Ron e Harry, Jack teneva ancora stretta la convinzione che in fondo loro due si appartenessero come nessun altro al mondo. Per questo non si era preoccupato eccessivamente quando lei, arrossendo, aveva nominato Viktor: era solo una fase, Hermione sarebbe tornata da lui, era matematico.
L'aspettativa e la sicurezza lo lasciarono, con il passare degli anni, quando a poco a poco si accorse che in realtà Hermione stava andando sempre più lontano da lui, e per lei Jack era già diventato un ricordo d'infanzia.
L'idea di loro due insieme gli era sempre piaciuta, ed era difficile lasciarla andare, così ogni volta che si ritrovava a pensarla non poteva evitare di chiedersi se avesse sbagliato qualcosa; ma in realtà per qualche strano motivo Hermione e Jack erano semplicemente amici d'infanzia, non anime gemelle.
Erano due anni che non la vedeva, i Granger si erano trasferiti temporaneamente all'estero, ed erano tornati da poco; ma di Hermione nessuna traccia.

Il cane aveva preso ad abbaiare furiosamente, come a volerlo avvisare di un pericolo imminente, Jack alzò la testa appena in tempo per vederlo correre verso la villetta di fronte a loro, dove ora era parcheggiata una vecchia macchina azzurra: quando era arrivata? Non aveva sentito nessun rumore. Gli corse a dietro, raggiungendolo mentre due ragazzi stavano scendendo dall'auto.
– Scusatemi, – disse, agganciandogli il guinzaglio, – non so che cosa gli sia preso, in genere non fa così...
– Jack Marshall?
Si girò in direzione della portiera del passeggero, accanto alla quale c'era lei, Hermione. I suoi pensieri gli avevano giocato un brutto scherzo, o forse era la luce del lampione ad illuminarla così dolcemente, ma improvvisamente si sentì la bocca secca.
– Hermione! – Cercò di fingersi a suo agio, mentre barcamenandosi con il guinzaglio si avvicinava a salutarla. Con la coda dell'occhio guardò il suo accompagnatore, aspettandosi dai racconti della ragazza di trovarsi un ragazzo moro con gli occhiali, e invece la chioma rossa gli tolse qualunque sospetto: Ron, era chiaro, era con Ron.
Loro due erano anime gemelle, loro due erano cresciuti insieme, non Hermione e Jack.
– Allora, come va? Sono secoli che non ti si vede da queste parti... – Provò a intavolare, ma l'attenzione di Hermione fu immediatamente reclamata dalla porta di casa che si apriva, e dopo un sorriso cordiale e impacciato rivolto a lui corse per il vialetto, a salutare i suoi genitori. Jack era decisamente di troppo, ma non riusciva a trovare una scusa per allontanarsi, così rimase accanto a Ron, rivolgendogli un imbarazzato cenno di circostanza. Quando Hermione e i Granger si avvicinarono fu spinto in avanti, cercando di trattenere il suo fidato compagno che voleva partecipare ai festeggiamenti.
– Oh, Ron, caro, a quest'ora non ho bocconcini di carne per te. – esclamò la signora Granger, ridendo.
Jack abbassò la testa, colpevole, mentre Hermione rimproverò la madre:
– Mamma, ma cosa dici?
Dopo qualche attimo di silenzio la donna rise, stringendo la mano al ragazzo di sua figlia,
– Perdonami, mi ero scordata che anche tu ti chiami Ron: vedi, anche il cane del nostro vicino di casa si chiama come te, che coincidenza!
Sentì su di sé lo sguardo indagatore di Hermione, e si affrettò ad andarsene.
– Vi lascio entrare in casa, noi adesso finiamo il nostro giro. Hermione, è stato un piacere rivederti, ti trovo bene, – le strinse goffamente la mano, – e... Ron, giusto? Piacere di averti conosciuto.
Fortunatamente il Ron a quattro zampe collaborò, iniziando a tirarlo verso la strada, salutò ancora con un cenno della mano e si lasciò trascinare via, pieno di imbarazzo.



So hard to find my way
Now that i'm all on my own.
I saw you just the other day,
My, how you have grown!
Cast my memory back ther, Lord,
Sometime I'm overcome thinking about
Making love in the green grass
Behind the stadium
With ou, my brown–eyed girl,
You, my brown–eyed girl.
(Van Morrison, Brown eyed girl)*



Era uscito di casa che il sole non aveva ancora rischiarato il cielo, quella mattina aveva voglia di pensare, così aveva lasciato Ron a casa: una corsa con lui era tutto fuorché rilassante.
Il sangue caldo che pompava nelle vene lo riscaldava, e l'aria fredda che gli entrava nei polmoni era quasi dissetante; avrebbe potuto correre all'infinito mentre i suoi pensieri si aggiustavano a poco a poco, e capiva che fino alla sera prima era rimasto ad aspettarla. Darsi dello stupido era riduttivo, calcolò.
Quando tornò nel quartiere l'alba era appena iniziata, le strade erano ancora sgombre, il silenzio rispettava il suo cambiamento e la sua crescita; arrancò fino al parchetto lasciandosi cadere su un'altalena, chiedendosi se al mondo potesse esistere qualcuno stupido tanto quanto lui: era davvero rimasto convinto che prima o poi sarebbero finiti insieme, e l'incantesimo si era rotto in quel sorriso di circostanza che Hermione gli aveva rivolto, prima di andare ad abbracciare i suoi genitori: erano solo due estranei, che cosa aveva pensato in tutti quegli anni? Perché si era permesso di fantasticare così?
Quel mattino sarebbe stato il giorno della sua rinascita, avrebbe finalmente lasciato andare quei pensieri infantili.
Un cigolio ruppe il silenzio, proveniva dall'altalena accanto alla sua.
– E così... – Fu consolante immaginare che fosse Hermione, e poi trovare conferma nella sua voce. Alzò la testa e si voltò verso di lei, ricambiando il suo sorriso. – Hai chiamato il tuo cane Ron?
Il respiro non gli era ancora tornato normale dopo la corsa, tossicchiò una risata:
– Eh già.
Rimasero qualche attimo zitti, il silenzio rotto solo dai cigolii delle catene che dondolavano.
– Sai, Hermione, – le confessò, poi, – da bambino ero convinto che ci saremmo sposati.
Lei sorrise,
– Anche io l'ho creduto, per tanto tempo.
– Non pensavo che saresti cresciuta così tanto, e che saremmo diventati estranei.
Hermione strinse le spalle,
– Jack, le nostre vite si sono separate, ma non siamo due estranei. Credo che quando avrò dei nipotini, e loro mi chiederanno del mio primo amore, penserò a te.
Il fiatone gli era passato, si lasciò scappare uno sbuffo nostalgico.
– Idem, Hermia-la-secchia.
Hermione iniziò a dondolare in obliquo, arrivando a dargli uno spintone,
– Ehi, – si ribellò, nascondendo una risata, – avevi detto che non mi avresti più chiamato così!

Jack riempì la scodella con i cereali, e li innaffiò con il latte. Guardò fuori dalla finestra, vedendo Hermione e Ron che camminavano mano nella mano, chiacchierando, la malinconia che lo colse non lo rimproverava più di aver sbagliato qualcosa, era più simile a un tenero ricordo d'infanzia: per cinque minuti erano tornati amici, giusto in tempo per dirsi addio.




Fine


* Traduzione:
È così difficile trovare la mia strada
Ora che sono rimasto solo.
Ti ho vista l'altro giorno,
Tesoro, come sei cresciuta!
Riporta i miei pensieri lì, Signore,
A volte sono sopraffatto quando ci ripenso,
Facevamo l'amore sull'erba verde
dietro lo stadio
Con te, mia ragazza dagli occhi castani,
Tu, mia ragazza dagli occhi castani




Nda: Ed ecco che ritorno a pubblicare qualcosina, quanto tempo è passato? Mi sento strana :-(

Mi manca un sacco, spero che il lavoro mi lasci un po' più libera per riuscire a scrivere qualcosa di carino!

Partecipa al concorso 'Cos Everybody Loves Hermione
e con mia grande felicità come vedete nel banner qui sopra è arrivata quarta.

In seguito al giudizio specifico una cosa, dato che ho capito non essere chiarissima, ovvero il motivo per cui il cane si chiami Ron, e il perché inizialmente Jack pensasse di trovarla con Harry:

ho voluto dare a Jack le stesse aspettative da occhio esterno che hanno avuto i fan della storia; ovvero in base ai racconti di Hermione durante le estati, nonostante la storia si basi proprio sulle sue aspettative sul futuro suo e di Hermione, si era fatto un film preciso del possibile rapporto della ragazza con i suoi amici: infatti quando la vede è praticamente sicuro che il ragazzo con lei sia Harry. Ron è un po' l'amico fidato, il cane, appunto; poi nel momento stesso in cui li vede insieme tutto acquista senso e il suo subconscio più razionale capisce che non poteva andare altrimenti che così.

Bene, è tutto, finalmente sono riuscita a postare l'ultima versione ^_^


   
 
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