Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Kengha    18/10/2012    4 recensioni
Shikamaru venne spinto in malo modo nella sua cella, sbatté la testa sul pavimento grigio e putrido e mugugnò contrariato. Il sangue usciva copioso dalle sue ferite, segni delle numerose torture che il suo corpo stava subendo quotidianamente da più di una settimana.
La cella venne richiusa con un colpo secco e il grosso nukenin abbandonò lentamente e a passi pesanti le prigioni.
-Tks, perché mai continuano a torturarmi? Tanto sanno che non parlerò per alcuna ragione al mondo. È solo una seccatura…- biascicò mentre con la forza delle sole braccia si arrampicava sulla grata metallica coperta da un pezzo di stoffa sudicia: il suo letto.
-La smetti di lamentarti, Nara? Sei qui solo da due settimane, sta’ certo che questi qui non ci vogliono far morire, gli serviamo. Faranno in modo di farti parlare, anche a costo di lasciarti solo la testa integra. Se non l’hai ancora capito questo è solo l’inizio.- le dure parole della vicina gli arrivarono ferme e taglienti.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Black Memories'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Responsabilità

Il Nara la raggiunse poco dopo e delicatamente le prese le mani, sebbene si fosse sciacquata nel fiume il palmo era infetto e pieno di sangue: andava medicato alla svelta.
Non le aveva chiesto come si fosse fatta quelle ferite, ma non era difficile arrivarci, facendo collegamento al carattere combattivo e irascibile di Temari, di qualche tempo prima.
Probabilmente, quando aveva scoperto ciò che il nukenin aveva deciso di prendere da lei, si era ribellata, con scarsi risultati.
Prese i rimasugli delle erbe mediche che la ragazza aveva usato per curargli le gambe e lentamente le schiacciò e spalmò sulle mani della bionda. Si strappò un pezzo di maglia e la avvolse attorno la mano destra della ragazza, poi fece lo stesso con la sinistra. Le carezzò lentamente la schiena mentre le guardava il volto stanco e rilassato. Stette parecchio tempo così, quando si spostò appena, con l’intento di alzarsi, svegliò la bionda che scattò in piedi ed indietreggio spaventata.
-Temari ma che diav..- la riprese Shikamaru, colpito dall’improvvisa reazione della compagna.
-Shikamaru io non so davvero che cosa… oddio scusami io..- la ragazza non riusciva a concludere la frase, troppo scossa dalla sua stessa reazione. Si passò una mano in volto, come a prendere tempo, e notò che entrambe erano state medicate.
-Te ne sei occupato tu?- domandò cercando di mantenere un tono fermo e tagliente.
-Sì, si stavano infettando.-
-Non ho chiesto il tuo aiuto.- lo ammonì, acida. Cercando disperatamente di ritrovare sé stessa.
-Ma ne avevi bisogno.- ribatté Shikamaru.
-Sei così seccante! Non fai mai quello che ti dico. Adesso basta, vado a prendere aria fuori. Non muoverti da qui cry-baby!-
-Dubito sarà possibile…- ridacchiò il Nara
La bionda lo fulminò con lo sguardo e saltò via, conscia del fatto che il ragazzo avesse capito più cose di quanto non ne avesse già capite lei.

Tornò qualche ora dopo con delle nuove erbe mediche, Shikamaru stava facendo un bagno nel torrente: stava meglio. Era dimagrito davvero un sacco, gli si potevano contare le costole e dei muscoli sui pettorali e i bicipiti rimaneva appena l’ombra… ma i tagli si stavano rimarginando.
La kunoichi sospirò e s’incamminò di nuovo verso il falò, cercando di essere autoritaria, posò le erbe a terra e riprese il ragazzo –Nara, datti una mossa. Vuoi che gli insetti facciano i nidi in quelle ferite?-
-Che seccatura.- il moro rapidamente si rivestì e la raggiunse per farsi curare.
La bionda, per quanto tentasse di mostrarsi scocciata, per qualche motivo inesistente si muoveva delicatamente ed era attenta a non fargli del male;
-Come vanno le mani?- domandò Shikamaru guardandola per un istante
-Meglio. Grazie.-
-Per quanto tempo devi essere arrabbiata con me per un motivo che mi è sconosciuto?- domandò con un sorrisetto sarcastico che fece imbestialire la ragazza di Suna.
-Motivo sconosciuto?! Adesso vuoi fare l’innocente? Guarda che io ce l’ho con te perché… perché…-
-Perché…?- la incitò il moro
-Perché sì. E adesso basta!- esclamò Temari brusca alzandosi da terra.
-Finisci di fasciarti tu, attizzo il fuoco.-
-Come vuoi.-
-E NON LAMENTARTI!- urlò
-Guarda che io non ho detto…-
-STA ZITTO!-

***

Quella notte Shikamaru si avvicinò alla bionda che stava dormendo. Le passò delicatamente una mano sul volto e poi la fece scorrere lungo tutto il profilo del suo corpo, sentì la ragazza iniziare a tremare.
Si staccò lentamente.
-Scusami…- sussurrò la Sabaku
-Seccatura tu che chiedi scusa? A cosa devo questo evento più unico che raro?-
-Stronzo-.
-Andiamo, scherzavo. Non devi scusarti di nulla.-
Temari aprì appena gli occhi –Sì, invece. Non sono arrabbiata con te, non so cosa mi abbia preso…-
Invece entrambi lo sapevano, ed anche molto bene. Era crollata, dopo troppo tempo era crollata e adesso si stava cercando di arrampicare sulle macerie, sperando di ricostruire una parte di lei che non le apparteneva più.
-Sta’ tranquilla. Sei stanca e ferita, è comprensibile.-
-Shikamaru sappiamo entrambi che stiamo dicendo un mucchio di cazzate, sappiamo tutti e due qual è il motivo del mio comportamento. E non possiamo farci niente.-
-Perché? Perché l’hai fatto.- biascicò il Nara, non ce la faceva più… stava per esplodere.
-Non potevo permettere che ti uccidessero.-
-E così ti sei venduta?- urlò queste parole scuotendola energicamente per le spalle.
-Ho semplicemente fatto una scelta, va bene?-
-La prossima volta non fare le tue scelte da sola!-
-Era una cosa che riguardava me, e poi non sapevo cosa sarebbe accaduto. Ho semplicemente detto che avrei dato di tutto per salvarti.-
Gli occhi verdi disattenti che cercavano di guardare ovunque fuorché negli occhi del ragazzo. Shikamaru la lasciò e lei sospirò, malinconica.
-E ne è valsa la pena? Valgo così tanto per te?-
-Non è per me o per te, stupido. È per l’Hokage e il Paese. Le missioni vanno portate a termine e senza vittime, te l’ho già detto ieri.- si affrettò a riprenderlo lanciandogli un’occhiata truce.
-Ieri avresti potuto dire qualsiasi stronzata viste le circostanze.-
Temari abbassò lo sguardo, imbarazzata. L’avevano umiliata profondamente, forse era questo che adesso la faceva stare così male. Per quella settimana aveva retto, perché Shikamaru era all’oscuro di quello che le stesse accadendo, ma ieri, davvero aveva abbandonato qualsiasi forma di difesa.
-Scusami. Io.. non volevo dire…-
-No, hai ragione. Ieri eravamo in circostanze abbastanza sconvenienti. Ma comunque non ho mentito su niente.- lo rassicurò la bionda
-Mi dispiace.-
-A me no, ti ho salvato la pelle. Questo è l’importante.-
Shikamaru non ce la faceva più, era più scosso della ragazza stessa; non avrebbe mai voluto una cosa del genere. Era tutta colpa sua.
Facendo ricorso a tutta la sua forza le si portò sopra e la bloccò contro il pavimento, Temari prevedibilmente iniziò a tremare e cercò di nascondere i movimenti del suo corpo con l’odio nei suoi occhi.
-Che cazzo vuoi farmi?- abbaiò.
Era più lunatica del solito da quando erano scappati, ma questa volta era comprensibile.
-Guardati! Il tuo fisico è provato e lo sai meglio di me, questo non sarebbe importante per te? Hai paura anche solo di un contatto e non negarlo. Non riesci a fermare la gambe e respiri male. Non avrei mai voluto vedere una cosa del genere, avrei preferito morire piuttosto!-
-Non farne un dramma Nara, mi passerà, prima o poi. Si dimenticano certe cose.- disse improvvisamente calma e rassegnata.
-No, che non si dimenticano. Sai anche tu che non puoi cancellarlo.-
Temari smise di combattere, tanto non sarebbe servito a nulla.
-Già, non posso cancellarlo. Ma è stato comunque frutto di una mia scelta, sarò stata ingenua ma non sono una stupida, sono una donna, sapevo cosa avrebbero potuto farmi… e quanto stavo mettendo in gioco.-
-Non ci posso credere, come ho potuto essere così cieco?! Veleno, io che mi preoccupavo del veleno! Eppure è così evidente…-
-Shikamaru, scopami.-
Il moro strabuzzò gli occhi, era certo che Temari stesse impazzendo.
-Stai scherzando?-
-No.-
-Temari, io non ti sfiorerò neppure con un dito!-
La Sabaku gli si incollò e fissò le labbra sulle sue, presto il Nara la respinse.
-Fermati, ti prego, questa non sei tu. Sei stanca e sconvolta. Tu non vorresti mai che io …-
-Shikamaru sai cosa fecero una volta, a Suna?-
-…che cosa?- non era certo di volere una risposta.
-Kankuro aveva paura dei serpenti, così lo misero in un’arena piena di rettili. Da allora gli è passata.-
Il ragazzo capì, capì dove voleva andare a parare con quel discorso. Ma non era ugualmente d’accordo. Era traumatizzata, si sarebbe sentito ancora più in colpa.
-Ti rendi conto di quello che vuoi fare? Io…io non posso… non potrei mai…- abbassò lo sguardo, lei era ancora sotto di lui.
-Ti supplico. Fallo per me.- gli disse con decisione.
Il Nara scosse la testa un paio di volte, ma alla fine si arrese. La baciò e con una mano si slacciò i pantaloni, le abbassò la gonna. Voleva sbrigarsi.
Improvvisamente s’irrigidì, sentì il corpo di Temari sobbalzare e s’interruppe. La guardò: aveva il volto girato, gli occhi stretti e tremava. Non aveva solo paura, era terrorizzata da qualsiasi contatto.
La rivestì velocemente e si staccò da lei.
-Non posso, non posso farlo Temari.- si allontanò e presto anche lei si rimise in piedi.
-Perché?! Perché no?! Hai davvero tutta questa pena per me o semplicemente non sono abbastanza bella? Non riesco a farti eccitare?!-
Shikamaru si accorse subito che voleva provocarlo, ma non avrebbe raccolto il guanto che gli aveva lanciato. Le andò lentamente incontro e le carezzò una guancia.
-Sai meglio di me che questo non è vero.- le sussurrò mentre le passava il dorso della mano sul collo. La bionda rabbrividiva e respirava velocemente.
-Non avrei mai voluto che tu vedessi quello.- balbettò, per la prima volta insicura –Non volevo che tu…-
Il ragazzo la strinse a sé e lei lasciò fare.
-Lo so. Lo so che non volevi e che quello è stato un bastardo. Ma non devi preoccuparti per me, quanto per te stessa. -
-Per me, adesso, l’importante è portare a termine questa missione.-
-E ti prometto che lo faremo. Insieme. Come abbiamo già fatto in passato. Devi solo fidarti di me…-
-Io mi fido di te Shikamaru, non mi fido più di me stessa. Non so chi sono.-
-Tu sei sempre tu, e presto, molto presto, tornerai la spietata kunoichi di sempre. Ne sono sicuro.-
Invece non ne era sicuro. Affatto.
-Giuramelo.-
-Che cosa?-
-Che mi sosterrai, mi sosterrai anche se non dovessi tornare più quella di un tempo-.
Il ragazzo la strinse ancor di più a sé, Temari non era un’ingenua, aveva una consapevolezza formidabile ed era molto dura con sé stessa.
-Te lo giuro.-
-ECCOLI! SONO LAGGIU’!- delle urla a loro familiari li interruppero. I nukenin li avevano visti e raggiunti, dovevano scappare.
La bionda prontamente afferrò la mano del ragazzo di Konoha e prese a correre verso l’interno della grotta.
-Cosa facciamo?!- domandò Shikamaru
-Improvvisiamo! Non ti lamentare adesso, cry-baby. Fammi riflettere.-
i passi dei nemici erano molto vicini, la kunoichi notò una piccola buca nell’ombra e vi spinse Shikamaru.
-Nasconditi qui.- gli intimò.
-E tu?-
-Non c’entriamo entrambi. Vai prima tu. Troverò un altro nascondiglio.-
subito corse via mentre lui si nascondeva.
La Sabaku percorse un'altra decina di metri prima che i nemici la bloccassero.
-PRESA!-
-Dove pensavi di scappare troietta?!- il più grosso dei due le assestò un calcio sulla pancia che le fece inevitabilmente sputare sangue. I due nukenin l’afferrarono e la trascinarono con prepotenza nell’atrio principale per poi legarle mani e piedi. Era bloccata, alla mercé del nemico, vulnerabile e completamente scoperta. Il più grosso si avvicinò alla ragazza brandendo una lunga katana.
-Dov’è il tuo amico?! Dove lo hai nascosto?-
-Non te lo dirò mai. Cane!- sputò la bionda
subito il criminale le diede uno schiaffo e le puntò la spada alla gola.
-Parla!-
-Mai.-
-Bene! Lo hai voluto tu. Inu, tienile la lama sul collo, io intanto mi diverto un pochetto.- ridacchiò mentre si slacciava la cintura.
La Kunoichi deglutì, non di nuovo. Non ancora. Non avrebbe retto.
D’istinto serrò le gambe e digrignò i denti, tanta era la forza che stava impiegando. Il nukenin non ci pensò due volte e le piantò un kunai sulla coscia sinistra; per il dolore, Temari lasciò cadere le gambe e quello ebbe via libera.
Voltò lo sguardo mentre quel verme le toglieva gli indumenti ed iniziava a penetrarla. Non voleva, non voleva né piangere né venire. Ma lo avrebbe fatto. Un forte dolore che le partiva dal basso ventre si propagava lungo tutto il torace e le faceva venire la nausea.
D’un tratto sentì il nukenin arrestarsi e non penetrarla più. Aprì gli occhi e vide quelli dell’uomo ribaltati all’indietro mentre un rigolo di sangue gli usciva dalla bocca, poco dopo si accasciò a terra. Era morto?
-VIENI FUORI, CANE!- urlò il nukenin con la katana.
Shikamaru uscì dall’ombra, un kunai in mano.
-Lasciala subito se non vuoi fare la fine del tuo amico.- lo minacciò
Temari giurò di non averlo mai visto in vita sua tanto serio, era furioso. Era assetato del sangue dei nemici.
-Tanto morirò lo stesso!- rise il criminale conficcando il coltello vicino la spalla della Kunoichi.
Il Nara prontamente lo uccise ma la compagna era già stata ferita. Subito la raggiunse, la slegò e le rimise bene i vestiti. Si accorse poco dopo che la ragazza fosse svenuta.

Quando Temari si risvegliò, Shikamaru la stava portando in braccio. La camminata impassibile, lo sguardo duro.  Era furente. Qualcosa dentro di lui si era risvegliato, una belva si stava impossessando del suo corpo svogliato e lo stava trasformando in un essere spietato. Voleva sterminarli tutti.
Stava raggiungendo l’atrio più grande della grotta, quello dove avevano lasciato tutte le loro cose, la bionda riconosceva il corridoio che aveva percorso un paio d’ore prima con i due nukenin alle calcagna.
Ora dov’erano? Era svenuta dopo che il più grosso dei due nukenin le aveva conficcato il kunai tra la spalla e il seno destro, ora fasciato. A giudicare dalla situazione, Shikamaru l’aveva vendicata.
- Sei sveglia-. Constatò il Nara, serio, mentre continuava imperterrito a camminare.
- Che è successo?-
- Non ti ho saputo proteggere, di nuovo-. Disse duramente il ragazzo. Era arrabbiatissimo, arrabbiatissimo con sé stesso.
- Mi hai salvato la vita. Questa non la chiami protezione?-
- Ma hanno abusato di nuovo di te e ti hanno ferita. No, non chiamo questa cosa protezione -. Ribatté.
Il corpo della bionda era scosso da tumulti improvvisi e Shikamaru dovette stringerla ancor più saldamente, la paura del contatto fisico si stava facendo largo nella mente della kunoichi di Suna e presto l’avrebbe invasa a tal punto da provocarle un danno irreparabile. La posò delicatamente a terra quando furono nuovamente nell’atrio, si abbassò al suo livello e le accarezzò una guancia. Purtroppo, non poté che soffrire quando notò la ragazza chiudere gli occhi con forza, quasi fosse spaventata da un imminente e violento raptus.
- Quel bastardo morirà. Morirà per quel che ti ha fatto, per i demoni che ha creato dentro di te. Ti vendicherò, fosse l’ultima cosa che faccio-. Le intimò, staccando il dorso della mano dalla guancia arrossata della bionda.
Shikamaru prese dalla tasca un pezzo di pane e lo diede alla bionda, che lo guardò con occhi pieni di desiderio.
- Dove l’hai preso?-
- Da uno dei due cadaveri. È fresco! Mangia, ti farà bene … -
La Sabaku spezzò a metà il pezzo di pane e porse una delle due parti al compagno – Insieme. Dobbiamo sopravvivere entrambi!- Esclamò, con la vecchia, solita, decisione.
Shikamaru annuì, abbozzando un mezzo sorriso ed entrambi affondarono i denti con foga nel pezzo di pane. Quant’era che non mangiavano qualcosa di tanto buono?!
- Da quanto tempo, soffri di claustrofobia?- Chiese il Nara guardando la compagna.
Temari ricambiò lo sguardo, sorpresa – Era strano, che ancora non te ne fossi accorto-. Ghignò appena – Da un tipo attento come te mi sarei aspettata maggiore velocità-. Le parole erano la sua ultima difesa.
- Avevo notato qualcosa nella cella, il battito accelerato dopo aver attraversato il tunnel dietro la cascata mi aveva fatto concentrare ancor più su quest’ipotesi e poco fa, quando ti sei rifiutata di entrare nella buca con me, ne ho avuto la schiacciante conferma-.
- Non male come ragionamenti. Comunque tranquillo, è un problema che persiste da anni, da quando ero bambina-.
In effetti, ora che ci rifletteva bene, Shikamaru non aveva mai visto Temari combattere in luoghi stretti.
- Una fobia infantile, perché?-
- Una volta feci arrabbiare Gaara, era così furioso che mi chiuse in una sfera di sabbia. Era soffocante, buio … da quella volta non sono più riuscita a stare in spazi chiusi. Ecco perché ho spinto per poter uscire più volte dalla grotta, nonostante la grandezza dell’atrio, di certo non mi aiuta a star bene, questo posto-.
- Capisco. Beh, non preoccuparti, tra non molto saremo liberi!-
- Ci credi ancora?-
- Come, scusa?-
- Credi ancora che esista, la libertà? Francamente non vedo più spiragli o spuntoni a cui aggrapparmi-. Disse dura la ragazza.
- Io invece la vedo, la luce, vedo la Volontà del Fuoco farsi largo dentro di me, l’eredità di Asuma e dei grandi della Foglia che mi spingono a non mollare. A stringere i denti. Ad andare avanti. A salvarti -.
- Cosa c’entro io?-
- C’entri. Sono in debito con te, ragazza mia, te l’ho già spiegato una volta, non mi piace essere in debito con una donna. Quindi dovrò salvarti per forza, anche a costo della mia stessa vita!-
Ci misero poco a finire di mangiare e fu allora che Shikamaru fece per prendere di nuovo Temari, ma quella si ritrasse decisa – Ce la faccio. Non ti preoccupare-.
Il moro, dunque, si limitò a sostenerla ed insieme lasciarono l’atrio della grotta.
Ripercorsero al contrario il tragitto del giorno prima, che mai come questa volta sembrò lungo chilometri, e tornarono al tunnel che sbucava dietro la cascata.
- Non ci dovrebbero essere altri nemici, in giro. Possiamo fuggire tranquillamente-.
- Non dar nulla per scontato, Shikamaru, se quei tipi hanno già attaccato l’accademia ANBU di sicuro saranno sulle nostre tracce! – Constatò Temari, riflessiva come sempre.
- Alloram andrò prima io!- il Nara, senza aggiungere altro attraversò il tunnel e riuscì all’aria aperta. Una leggera brezza gli carezzò il volto, il sole splendeva alto nel cielo, era pieno giorno.
Dalla foresta non si sentivano voci o scricchiolii,  fu quell’insolito silenzio, a tranquillizzare il ragazzo.
- Via libera, vieni fuori!- Intimò alla compagna.
Temari si piegò, infilò la testa nel passaggio e a fatica si convinse a proseguire l’attraversamento, la roccia fredda e buia la opprimeva e si sentiva soffocare, non vedeva la luce, non vedeva la fine della tortura.
- Andiamo Seccatura, ci sei quasi! Fai un altro paio di metri e poi ti afferrerò io!- L’incoraggiò da fuori Shikamaru, ormai partecipe dello sforzo della bionda.
La kunoichi di Suna stava sudando e sentiva il cuore battere violentemente contro la cassa toracica, era ferita, né la spalla, né la gamba, l’aiutavano a percorrere il difficilissimo attraversamento;
Improvvisamente un pensiero, un’idea, s’iniziò a far largo dentro di lei, un’idea che a stento sentiva di esser capace di dominare, dei vuoti che si stavano colmando e che sarebbero stati nuovamente pieni solamente fuori da quella grotta.
La libertà. Una parziale ma rassicurante libertà.
Aveva ragione Shikamaru, erano vicini, molto vicini alla libertà,  quel tunnel sarebbe stata la sua ultima sfida: il vento, il suo migliore amico, le avrebbe nuovamente accarezzato la pelle, sopra di lei soltanto il cielo, non mura, non pietra … ma il sole.
Si diede un’ultima spinta e finalmente arrivò l’aiuto del compagno, che la tirò fuori trascinandola per i polsi.
Finalmente Temari poté respirare a pieni polmoni, con avidità cercava il fresco ossigeno e con occhi pieni di bramosia guardava il cielo. I raggi caldi le baciavano la pelle rovinata dai graffi e dai lividi, le nuvole fluttuavano leggiadre e gli uccelli volavano, come sempre, alti.
- Avevo quasi dimenticato, come fosse il sole-.
Quando i due erano scappati e avevano attraversato la foresta, era notte fonda ed anche entrambe le volte in cui Temari aveva lasciato la grotta.
- Ti sarà difficile, scordarlo di nuovo-. Le intimò Shikamaru mentre si piegava davanti a lei, mostrandole la schiena – Aggrappati, ti porto io-.
- Ce la faccio anche da sola-. Rispose secca e improvvisamente dura, come sempre.
- Non dire sciocchezze, non ce la fai neppure a reggerti in piedi. O ti aggrappi o ti prenderò con la forza-.
- Mi hai promesso che non mi avresti mai fatto del male-.
- Infatti, proprio per questo, dovrò costringerti. È il mio ultimo avvertimento, sali sulla mia schiena-.
La bionda si arrese e, lentamente, cinse la mani attorno al collo del ragazzo. Con troppa poca forza.
Shikamaru comprese velocemente che quella non avrebbe fatto più di così, per aiutarla, dunque, le strinse le mani con la sua e con l’altro braccio le resse la schiena. Non appena la sua mano sfiorò la pelle dell’amica quella sobbalzò, tentando di ritrarsi – Fidati-.
Senza aggiungere altro, il moro saltò via dalla cascata e riprese a correre nel bosco illuminato, gli dolevano le gambe, che seppur in migliori condizioni del giorno precedente, non erano ancora guarite, ma andava avanti, spinto da un solo pensiero fisso: Temari. Si era ripromesso di non veder nessun altro morire dinnanzi ai suoi occhi, soprattutto se si trattava di persone alle quali teneva particolarmente. Sentiva la presa della ragazza farsi più debole e dovette afferrarla con più forza, quasi con violenza.
- Ci siamo quasi, lotta ancora un po’!-. Intimò alla bionda, esausta, poco prima di scorgere in lontananza le porte della Foglia.
- Sì… - biascicò lei di risposta.
Il Nara entrò nel villaggio ad una velocità spropositata, le gambe erano autonome, non sentiva più neppure il dolore, stava volando verso la sua unica possibilità di salvezza: Tsunade-Sama.
Non si fermò neppure quando i ninja di guardia al Villaggio gli chiesero i documenti, neppure quando per poco non investì un vecchio signore, salvato appena in tempo dal maestro Iruka.
Aveva un paraocchi invisibile e sulla sua traiettoria c’era solamente il palazzo dell’Hokage.
 
Quando fu davanti l’enorme sede, sfondò la protezione dei ninja di guardia alla porta col suo corpo, e salì le scale ad una velocità impressionante, aveva percorso chilometri con l’amica sulla schiena, ma ancora aveva la forza di andare avanti.
Entrò fin troppo energicamente nell’ufficio della Sennin, che di riflesso si alzò in piedi e si mise in posizione d’attacco. Poi, Tsunade guardò meglio il giovane che le si presentava davanti: era ferito, il viso era gonfio, sporco e pieno di lividi, i capelli corvini erano sciolti e pieni di rametti e foglioline, non portava più il giubbino da chuunin, la maglia era strappata e gli occhi, quelli furono l’unico tratto del ragazzo che misero Tsunade in serio dubbio per quanto riguardasse la sua identità, erano determinati, furenti, forti, il fuoco ardeva nella piccole iridi color pece. Non poteva essere …
- Nara!- Esclamò avvicinandosi a lui con passo deciso.
- La salvi-. Fu tutto quello che rispose il ragazzo prima di svenire per lo sforzo. Ce l’aveva fatta.

Quando Shikamaru aprì gli occhi era avvolto da quattro pareti bianche, era morto?
Notò poi una finestra, dalla quale scorgeva il palazzo dell’Hokage, riconosceva quel posto, c’era già stato anni prima: l’ospedale.
Si rigirò nel letto un paio di volte, assaporando a pieno quella straordinaria comodità, era abituato a dormire anche 15 ore al giorno ed era tanto tempo che non riposava più tranquillo.
Notò che alla sua destra c’era un comodino d’ebano con sopra un vaso di fiori, appassiti. Dovevano essere lì da diverso tempo, un biglietto, sporgeva da sotto il contenitore di ceramica. Il ragazzo lo prese, esitante.
Erano due parole, scritte da una mano incerta e frettolosa:
“Missione Compiuta.”
Come si fosse ricordato solo in quel momento di essere vivo, si alzò dal letto e notò con stupore che delle ferite sulle sue gambe fossero rimaste solamente le cicatrici. Aveva riposato troppo.
Spalancò la porta della sua stanza e con passo deciso raggiunse la sala principale, dove, con stupore, vide i suoi genitori seduti su delle sedie. Le stesse dove lui aveva atteso il termine dell’operazione di Choji.
Sia Yoshino che Shikaku si alzarono in piedi, all’arrivo del figlio, e gli corsero incontro.
- Tutto bene, figliolo?-. Chiese il padre, posandogli una mano sulla spalla.
- Ma dico io, sempre nei guai vai a cacciarti! Mai una cosa fatta bene tu, eh?- Lo rimproverò la madre.
Ma Shikamaru, fu certo che i suoi rimproveri fossero dovuti non alla rabbia, ma alla paura. Alla paura di perderlo che l’aveva tormentata per quei giorni.
-Lei dov’è?- Chiese secco Shikamaru, guardando oltre la barriera creata dai suoi genitori, sperando di vedere –da qualche parte- i capelli color grano della compagna.
-Se ti riferisci alla sorella del Kazekage, è partita questa mattina-. Disse spiccia Yoshino.
Shikamaru scansò con troppa violenza i genitori e corse fuori dall’ospedale, la voce della madre rimbombò alle sue spalle:
-Dove diamine credi di andare?-
Il moro continuò la sua corsa, ma a mente sua rispose “Devo concludere la missione”. Si rese conto troppo tardi di essere in pigiama, più di qualcuno lo aveva già additato e delle giovani madri scansavano via i figli indignate, borbottando qualcosa riguardo la “gente di strada”, sperando di dare meno nell’occhio, passò per tutti i vicoli più stretti e isolati del villaggio, riuscendo, comunque, a raggiungere il palazzo del capo villaggio.
Salì le scale a passo deciso e fu in cima ad esse che incrociò Sakura, la quale si fece sfuggire un piccolo rimprovero.
- Shikamaru! Cosa ci fai già qui? Avevo espressamente ordinato di non farti uscire prima di dopodomani!- Esclamò, indignata, seccata dal fatto che probabilmente qualcuno (e Shikamaru comprese che quel qualcuno se la sarebbe dovuta vedere presto con lei), avesse ignorato i suoi ordini.
-Devo parlare con l’Hokage … -. Biascicò.
-Mi dispiace, Shikamaru, ma Tsunade-Sama oggi è molto impegnata. Ha rimandato tutti gli incontri-.
- Sakura, non era una richiesta. Era una pretesa!- Esclamò con rabbia il ragazzo, che immediatamente scostò la rosa e si diresse verso l’ufficio della Quinta Hokage.
-Perché l’ha fatta partire?- Domandò, spalancando il fusuma, senza neppure aver bussato.
-Nara, già pronto a darmi battaglia?- Chiese la bionda senza alzarsi dalla sedia.
-Perché ha fatto partire Temari?!- Ripeté, più forte.
-Non è stato un mio ordine. Anzi, le avevo persino consigliato di stabilirsi qui per i prossimi mesi, ma sembrava avere fretta di andarsene. Inoltre, dopo essermi sentita con il Kazekage, quello ha espressamente richiesto il ritorno immediato della sorella. È molto preoccupato-.
-Ed è partita da sola?- Ringhiò il moro.
-Non ha voluto attendere le squadre di Suna. Te l’ho detto, aveva fretta di andarsene. Ho avuto l’impressione che… -
-… non volesse parlarmi-. Concluse Shikamaru al posto della donna.
-L’ho vista parecchio provata. Probabilmente non vuole farti portare questo peso-. Disse bonariamente Tsunade.
-La raggiungo-. Disse Shikamaru con un tono che non ammetteva repliche.
-Nara, io sono l’Hokage e io decido le missioni da affidarti!- Esclamò seccata la Sennin, alzandosi in piedi di scatto.
-Io ho ancora una missione da portare a termine-. Concluse il ragazzo, e fece per abbandonare l’ufficio.
-Shikamaru… - lo richiamò con voce flebile l’Hokage –Prima che tu vada, c’è una cosa che devi sapere …- un sospiro senza forza.

Era pomeriggio, Temari non era troppo distante dal confine, aveva tenuto un ritmo medio e non era neanche troppo stanca. L’idea di Suna la tranquillizzava, presto sarebbe stata di nuovo al sicuro.
Stava ancora camminando quando un rumore la costrinse a fermarsi, dei fruscii alle sue spalle, troppo forti.
Fece appena in tempo a voltarsi che qualcuno l’attaccò, qualcuno di grosso, forte e cattivo! La ragazza riconobbe subito il capo dei nukenin che aveva catturato lei e Shikamaru. Quello, con un pugno ben assestato allo stomaco, scaraventò la giovane diversi metri più in là.
-Troia! Come ti è passato per la testa di dartela a gambe con quello stronzo, eh? Mi avete preso per il culo, avete ucciso due dei miei uomini, avete costretto la mia armata ad un suicidio!- Abbaiò –Come ti sei permessa di approfittare della mia generosità? Ho tenuto in vita il ragazzo che ami, vi ho dato acqua, alimenti… e voi, in cambio, siete fuggiti?- Urlò di nuovo dandole un forte schiaffo.
La ragazza non si muoveva, rimaneva a terra, appoggiata ad un gomito. Non si era ripresa abbastanza per combattere, ma era abbastanza in lei da permettere al suo orgoglio e alla sua determinazione di avere la meglio.
-Sei solo un bastardo. Vivi circondato dalla merda e sei vigliacco a tal punto da rimanere sempre chiuso dentro, a dare ordini, mandando al suicidio shinobi che ti seguono sotto ricatto. Non meriti neppure di essere chiamato uomo-. Ringhiò la bionda, alzando la testa, lanciandogli un’occhiata di puro odio.
Il nukenin, questa volta, s’incazzò sul serio: le prese con violenza il mento e la sbatté contro un albero, il volto vicinissimo a quello ancora graffiato di lei –Non provocarmi, Temari. Se tu sei viva è per un mio capriccio, sei la mia puttana e finché vorrò giocare con te non ti ucciderò-. Confessò con cattiveria –Ma bada bene, che se tu alzassi troppo la cresta, potrei divertirmi facendoti anche molto male-.
Era di nuovo in trappola, questa volta non poteva fuggire, questa volta era sola.
Però era diversa, questa volta, tante cose erano diverse. Era cresciuta. Quell’esperienza l’aveva fatta soffrire, l’aveva traumatizzata, l’aveva spaventata, l’aveva obbligata a dare molto … ma l’aveva fatta diventare più forte! Perché sì, era crollata, sì, non era più la stessa e sì, viveva un rapporto più intimo con la paura, ma alla fine era stata obbligata a fare una scelta: rimanere sepolta nelle macerie o rialzarsi e provare ancora una volta –per l’ultima volta- a combattere.
Aveva deciso di combattere, perché nella situazione in cui si era ritrovata, arrendersi sarebbe equivalso a morire.
-Non hai più nulla con cui giocare, non te ne rendi conto? Mi hai svuotata, è rimasto solo un guscio vuoto ormai-. E sebbene stesse parlando di lei, ghignò. Ghignò perché sapeva che così l’avrebbe sconfitto, che si sarebbe tormentato sapendo di essere rimasto a mani vuote, sapendo di essere arrivato alla fine dei giochi.
-Se è così, non trovo un motivo valido per tenerti in vita-. Il nukenin fece per colpirla ma qualcosa si abbatté su di lui. Era un tuono, era il cielo e la terra, era la foglia, era la il fuoco, più ardente che mai.
Shikamaru era saltato giù dagli alberi al momento giusto e senza pietà, senza riflettere, senza elaborare qualche fottutissima strategia, buttò il nemico a terra e gli squartò la gola con un kunai, macchiandosi del sangue dell’uomo che aveva distrutto la cosa a cui teneva di più al mondo.
Temari.
La kunoichi rimase immobile mentre il ragazzo, come un animale, distruggeva una vita. Mentre la vittima diventava il carnefice.
Quando il Nara si rialzò, gli lanciò una lunga occhiata, perché non sapeva che dire, come commentare. Se doveva dirgli grazie di essere diventato un assassino, per lei.
I suoi occhi, quando era saltato giù dagli alberi, le avevano fatto venire i brividi. Vuoti, ciechi, cattivi … erano gli stessi occhi che aveva avuto Gaara. Occhi di chi vuole vedere la morte, perché è l’unica cosa in grado di dargli pace; gli occhi di un’anima perduta e che cerca disperatamente di tornare alla vita.
Il ragazzo non si aspettava alcuna reazione da parte della bionda, si pulì lentamente la mano insanguinata sul giubbetto, macchiandolo.
-Andiamo?- Domandò porgendole la mano.
Anche se, sinceramente, non si aspettava che la kunoichi la prendesse. Si voltò e prese a camminare lentamente verso il villaggio, fumando una sigaretta; si fermò dopo aver percorso pochi metri. La ragazza non lo stava seguendo.
Girò appena la testa, la bionda kunoichi era rimasta immobile, vicino il grande albero, incontrò il suo sguardo per un momento e lei abbassò subito gli occhi verdi, come si vergognasse di qualcosa.
Ed era così.
Non poteva reggere il suo sguardo, anche se i suoi occhi erano tornati quelli di sempre, lentamente si portò una mano sul ventre e il ragazzo capì, capì che stava provando a dirglielo. Per non far durare troppo a lungo l’agonia della ragazza parlò prima di lei
–Lo so già-. Disse atono, avvicinandosi. –Sei sicura di non voler abortire?- 
Lei annuì debolmente, era sicura, non se la sarebbe sentita di uccidere un essere che, nonostante tutto, era suo figlio. Un figlio non voluto, il figlio di un mostro, il figlio che avrebbe amato nonostante tutto.
Shikamaru lo aveva capito, le accarezzò una guancia e sorrise quando notò che lei non si era scansata, probabilmente, però, stava ricorrendo a tutto il suo auto-controllo per non farlo.
Staccò debolmente la mano dal suo volto e presto posò le sue labbra su quelle fredde di lei, la kunoichi si aggrappò con forza alle sue spalle, mentre lui le accarezzava monotonamente i fianchi.
Una solitaria, piccola, gelida,lacrima arrivò alle labbra del ragazzo. E lì il moro capì, capì che quella era e sarebbe stata l’unica lacrima che Temari avrebbe versato per tutto quello che era successo. Per tutto quello che avevano fatto a lei, a lui. Per essere stata violentata e picchiata. Per la responsabilità che le avevano costretto a prendersi. Con quella lacrima lei si stava lasciando il passato alle spalle e stava invitando lui a fare lo stesso.
Quando il Nara staccò le labbra da quelle della bionda le prese dolcemente una mano
- Andiamo a casa, Seccatura-.

Note dell'autrice:
Ecco il secondo e ultimo capitolo della mia ShikaTema! Sono stata combattutissima sul titolo, alla fine ne ho scartati una mezza dozzina e sono rimasta a dover scegliere tra "Vendetta" e "Responsabilità", con il primo avrei -probabilmente- evidenziato meglio il cambiamento di Shikamaru, ma probabilmente non sarebbe stato tanto azzeccato quanto il secondo, che può essere visto da due prospettive: la prima, Shikamaru che deve portare a termina la missione, salvare Temari, aiutarla ad uscire dalla sua depressione, convincerla a ricominciare; la seconda, Temari che è costretta a crescere, che deve prendersi un impegno -troppo- grande, ma che andrà avanti anche questa volta, perché è forte. 
Mi sono tolta dei pesi enormi, ora che l'ho pubblicata, finalmente posso volare di nuovo per la mia strada e concentrarmi sulle altre long che ho in cantiere!
Ringrazio:
Nala_95 per aver inserito la mia storia tra le "seguite";
Bek Fey e SabakuNoMe per averla non solo recensita ma anche inserita tra le "preferite", è molto importante per me.
Grazie davvero a tutte e tre!
See Ya!

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Kengha