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Autore: Bei e Feng    19/10/2012    0 recensioni
Mukuro vuole distruggere la mafia e di conquistare il mondo a partire dalla mente di Tsuna, ma ogni volta che ha la possibilità di soggiogarlo, è sempre costretto ad aiutarlo.
Il tempo passa, e le speranze dell'illusionista di raggiungere il suo scopo si affievoliscono: ha i suoi doveri di capo-banda nei confronti della sua gang, e di criminale nei confronti di sé stesso, ma ora ci si mette anche Fran, al quale Rokudo è costretto a fare da maestro.
Mukuro si è ormai rassegnato, e ha già cestinato i suoi progetti di conquista e gloria. Ma se poi, un bel giorno, il maestro scoprisse che il suo allievo incapace possiede in realtà una qualità unica, che lo renderebbe il tassello mancante del suo accantonato piano? E poi: si dissiperà la nebbia sui progetti che Rokudo ha fatto su Tsuna?
Vi auguro un buon viaggio in quel mondo a noi sconosciuto che è la mente di Rokudo Mukuro!
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chikusa, Fran, Mukuro Rokudo, Ryohei Sasagawa, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Capo, che facciamo?" chiedeva MM, quando stava sul divano senza fare niente, a guardare il suo capo con occhi divoratori.
"Capo, mi da una mano?" lo supplicava Ken, tornando a casa in modalità cane con il muso pieno di aghi di istrice.
"Maestro, perché non posso tenere un ananas sulla testa?" piagnucolava Fran, ogni santo giorno.
"Mukuro-sama, c'è qualcosa che non va?" domandava Chrome, tutte le volte che le tre frasi precedenti arrivavano alle orecchie di Mukuro.
"Ho mal di testa, vado in camera." diceva sempre l'illusionista.
E per evitare ogni altro tipo di discussione, si chiudeva nella sua stanza. Anche quella volta, come tutte le altre, fece così. Attorno a lui, il buio completo e accogliente della sua camera, che permeava di chiuso, dava l'atmosfera perfetta per riflettere.
Non credeva che fosse così difficile: essere il capo di una gang sembrava facile, e anche se i doveri erano pesanti, con una buona organizzazione, Mukuro era riuscito per anni a far convivere i suoi sogni con la sua vita reale e i suoi obblighi. Ma nell'ultimo periodo di tempo si rendeva conto di non esserne più in grado. Cosa gli era successo? Perché si sentiva così incapace...? Qual'era la causa di tutto quel trambusto nella sua testa?
Ken?
No. Aveva passato anni e anni a badare a quel cane, e anche se era una spina nel fianco, non aveva mai interferito.
Chikusa?
Macché! Non si era mai lamentato di niente! Anzi: non diceva mai niente!
MM?
Era assillante, Mukuro lo ammetteva senza esitazioni, ma era da anni che viveva con lei: non era certo colpa sua.
Chrome?
Rokudo ci aveva pensato tante volte; l'aveva pure rifilata a Sawada, ma si era reso conto che quella ragazza, di natura esitante, non era il vero problema.
Fran?
Certamente era anche colpa sua: chiunque si trovasse a meno di un kilometro da quel bamboccio, risentiva negativamente delle sue radiazioni apatiche. Ma non era solo lui, ne era sicuro... E allora chi?
Mukuro capiva che le cose non stavano andando bene, lo capiva eccome! Ma non riusciva a spiegarsene la causa.
Pensò a lungo. Le ore passarono. E poi ebbe un'illuminazione: Sawada Tsunayoshi!
Sì! Era sicuramente lui la causa di tutto! La sua ossessione per quel ragazzo lo aveva fatto impazzire, e gli rendeva insostenibile la presenza dei suoi compagni...
Ma come uscirne fuori? Non c'era modo... O forse sì?
"Chikusa!" chiamò ad alta voce il capo dei Kokuyo.
Il ragazzo entrò nella stanza pochi attimi dopo, silenzioso come al solito, e si fermò a poco più di un metro dal letto di Mukuro.
"Tu che dai sempre dei buoni consigli:" disse Mukuro. "Cosa devo fare per liberarmi dalla mente la presenza assillante di Sawada Tsunayoshi?"
Chikusa si voltò, prese una sedia dall'angolo della stanza, la mise accanto al letto, e sedette. Non si stupì della richiesta di Mukuro: gli capitava spesso di dover fare da psichiatra al suo capo, soprattutto negli ultimi giorni, da quando sembrava essere iniziata la crisi esistenziale dell'illusionista.
"Perché lei è ossessionato da quella persona?" disse il ragazzo occhialuto, prendendo dalla tasca interna della giacca un taccuino e una penna.
"Perché io voglio distruggere la mafia e conquistare il mondo." rispose Mukuro, ovvio. Almeno di quell'affermazione era sicuro fermamente.
"Da quando ha questo sogno nel cassetto?" chiese l'altro, annotando rapidamente le risposte dell'interlocutore e abbellendole con dei disegnini.
"Da quando sono nato." gli occhi del ragazzo erano nostalgici e lucidi.
"Quando ha cominciato a pensare a quel Sawada?"
"Quando è diventato il candidato a Decimo Boss dei Vongola."
"Ha notato dei cambiamenti nel suo atteggiamento, nei suoi ideali, ecc.?" Ora, nel taccuino di Chikusa, una scritta floreale aveva preso il sopravvento sui i disegnini e sugli appunti.
"Da quando ho visto quel ragazzo, ogni volta che lui aveva bisogno di aiuto, doveva sempre arrivare il sottoscritto. Prima questo avveniva di mia spontanea volontà, poi per volontà dei Vongola!..." Mukuro realizzò e scattò a sedere. "HO CAPITO! Devo eliminare i Vongola!"
Continuando ad abbellire la scritta, Chikusa scosse il capo, facendogli cenno di rimettersi lungo. Mukuro ubbidì, brontolando e maledicendo in una lingua incomprensibile.
"Quindi lei accusa di tutti questi cambiamenti Sawada Tsunayoshi." constatò il ragazzo.
Rokudo annuì.
"E se lei provasse a pensare ad altro?"
"Senza di lui, io non potrò mai raggiungere il mio scopo..."
"Capisco. La mia tesi è questa:" disse, mostrando il taccuino a Mukuro. Nella pagina mezza scarabocchiata campeggiava la scritta a caratteri cubitali ROKUDO MUKURO X SAWADA TSUNAYOSHI.
L'illusionista alzò un sopracciglio, mentre un sorrisetto malefico gli spuntava sul volto. Poi ridacchiò.
Chikusa si era sempre reso conto che i piani del suo capo su Sawada non erano mai stati fin troppo chiari. Ma in quel momento nella sua mente cominciò a farsi largo un brutto pensiero che è meglio non illustrare.
"No, Chikusa, non arrivo a quel punto." lo rassicurò l'illusionista.
"E' proprio sicuro che questo sia lo scopo della sua vita?" continuò il ragazzo. "Conquistare il mondo?"
"Certo!" rispose Mukuro, scattando a sedere.
L'espressione che Chikusa gli rivolse, mentre rimetteva il blocchetto degli appunti e la penna in tasca, non era affatto sicura come il tono di voce del suo capo.
L'illusionista restò per un attimo immobile, riflettendo.
''E' proprio sicuro che questo sia lo scopo della sua vita?'' Quella frase risuonò nella mente di Mukuro per un bel pezzo; fino a quando non ebbe un'illuminazione. Una cupa illuminazione. Allora sbarrò gli occhi, disperato e si buttò sul letto, con gli occhi sempre spalancati, fissando il soffitto.
Aveva capito ciò che doveva fare, ma era terribile: non poteva farlo... Eppure, prendere quella decisione difficile era meglio per tutti, e soprattutto per la sua salute mentale:
"Non cercherò più di possedere la mente di Sawada Tsunayoshi e abbandonerò il mio piano di conquista e gloria." disse a sé stesso, amareggiato, spezzando di netto il legno del suo amato forcone e buttando i resti sotto il letto.
Poi, senza voltarsi, raggiunse la porta della sua stanza. Appoggiò una mano alla sgangerata maniglia, esitando ad uscire dalla stanza senza guardare un'ultima volta i resti del suo amato compagno di un'intera carriera da criminale. Alla fine riuscì a sconfiggere la sua malinconia, e uscì, chiudendo la porta dietro di sé. Il solo pensiero che il suo tridente fosse in quello stato gli faceva male al cuore, ma sperava che dopo quel gesto si sarebbe sentito molto meglio. E poi, col tempo, ci avrebbe fatto l'abitudine... o forse no?

"E' MAI POSSIBILE CHE TU NON SIA IN GRADO DI FARE UNA COSA COSI' SEMPLICE??" urlò Mukuro, rivolto a Fran, che aveva fallito nell'ennesimo esercizio.
"Maestro, non è colpa mia. Se lei non sa spiegare, cosa c'entro io?" rispose, pacato, Fran.
"Brutto...!" Mukuro fece per infilzargli il cappello a forma di mela con il forcone, ma poi si ricordò di averlo fatto a pezzi in camera.
Fran sembrava approfittarsi dell'assenza di quell'arma, e Rokudo avrebbe voluto ricomporne i resti per un breve minuto... giusto per bucherellare quell'odiosa faccia inespressiva e quei disgustosi capelli verdi... No! Non doveva farlo! Ricostruire il forcone avrebbe significato ricadere nella pazzia.
Infatti, era da più di un mese che l'esperto illusionistsa non usava il suo tridente e i suoi pensieri distruttivi si erano concentrati interamente su Fran. Si sentiva più leggero, ora: non doveva più pensare a come prendere Sawada, a come cancellare la mafia dalla faccia della terra, ecc.;... doveva solo pensare a come distruggere Fran, che era enormemente più semplice. Però qualche volta sentiva la mancanza della sua vecchia vita... e sopratuttto del suo forcone.
Ma se Mukuro era riuscito ad indirizzare il suo istinto distruttivo dalla mafia a Fran, era anche riuscito a trasmettere l'affetto che provava verso il suo tridente ad un altro oggetto: così il ragazzo estrasse dalla tasca interna della giacca la sua nuova e inseparabile forchetta di acciaio inox, circondò il collo del suo allievo con un braccio, lo sollevò da terra e passò mezz'ora a bucherellare ossessivamente il cappello di Fran, sogghignando di piacere.
  
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