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Autore: assasymphonie_    20/10/2012    1 recensioni
Ma la figura del moro continuava a muoversi, in questo scenario di cupo presentimento.
La guardia di Akira si alzò, le labbra si curvarono nuovamente, andando a formare una seriosa linea retta, il blu oltremare degli occhi sfavillò ancora ed ancora mentre la luce silenziosa di un lampo inesistente lo attraversava.
Cominciò a fare freddo.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa;

Storia su due OC.

Hiro Hisoka è di mia invenzione. Umano.

Mar'yan è invece di proprietà di Kiku. Vampiro.

 

Déjà-vu
a kiku, perchè sì.



 

chapter one; past's smell.


Pioveva.
Pioveva sui tetti grigi di Mosca, il cui splendore sembrava quasi appannato sotto quel cielo plumbeo.
Pioveva ed erano almeno tre ore che Misha si chiedeva come facesse quell'idiota a trovare il tutto così divertente.
Borbottò un "Tsk" abbastanza stizzito, tornando -per l'ennesima volta, maledizione- a posare lo sguardo sul profilo di Hiro.
Lo spadaccino se ne stava affacciato alla fatiscente finestra dai vetri rotti, le mani aperte a coppa a sostenere il mento ed i gomiti, avvolti dalla solita camicia sbrindellata, poggiati malamente a prender freddo sul davanzale di marmo.
Sorrideva.
Sorrideva quasi stesse rimirando un qualcosa di estremamente piacevole.
Mar'yan storse il naso quasi con disgusto. Quello stupido umano.
Sospirò, passandosi le dita tra i capelli chiari. Erano lì ormai da una settimana, senza uno straccio d'informazione reperibile sulla misteriosa organizzazione che, ormai da mesi, continuava a decimare le principali famiglie vampiresche di Russia.
Ne erano cadute d'innumerevoli, tra le più nobili e Misha aveva preso la decisione di tornare lì, dove tutto era iniziato, per svolgere alcune indagini.
Di certo non si sarebbe mai aspettato che LUI lo seguisse.
Lo guardò ancora una volta, gli occhi blu erano fissi sul paesaggio circostante ma ora il viso aveva assunto un'espressione quasi malinconica; le palpebre erano abbassate e le labbra, non più deformate in quel fastidioso sorriso a tutto tondo, erano solo leggermente piegate verso l'alto.
Sembrava ... tranquillo.
Il vampiro scosse violentemente la testa, ma perchè se ne stava lì a fissare quel cretino quando aveva cose ben più importanti da fare?!
Chiuse gli occhi per qualche attimo, inspirando profondamente per almeno tentare di calmarsi.
Calmarsi. Cosa assolutamente IMPOSSIBILE se hai un Hiro Hisoka che ti gironzola attorno.
Infatti quando Misha si azzardò a sollevare lentamente le palbepre, quel celebroleso era a pochi centimentri dal suo viso, gli occhi atteggiati in un' espressione interrogativa.

-Ah! Cazzo! Dico ma sei rincoglionito?!- imprecò il vampiro, scansandosi in una frazione di secondo, le guance arrossate forse dalla rabbia o magari dall'imbarazzo, cosa che, a detta sua, il solo pensarla è da malati mentali.
Lo spadaccino l'osservò qualche istante, poi il solito sorriso esplose sul volto da deficiente -come amava definirlo Mar'yan.

-AHAHAH, ti ho visto tutto assorto! Volevo solo sapere se stessi bene- rispose ridendo, come fosse una cosa palese.
Misha preferì non rispondere, anche perchè non c'era veramente nulla che potesse dire se non continuare ad insultare quel cretino fino alla fine dei suoi giorni.
Si limitò a sbuffare pesantemente avviandosi con passo svelto verso la porta, per poi spalancarla con impeto.
-Dove vai?- la voce dannatamente innocente dello spadaccino lo fece incazzare ancora di più, se possibile.

-A fare un giro, per non dover sopportare oltre quella tua faccia da culo- esclamò a denti stretti, prima di richiudersi l'uscio alle spalle, non senza un certo fracasso.

Pioveva. Ma l'ho già detto vero? Beh, non aveva smesso.
Il vampiro girava ovviamente senza un ombrello, e neanche uno straccio di cappuccio, figuriamoci.
Tsk, pioggia. Chissà poi per quale assurdo motivo piaceva così tanto a quell'idiota ... e perchè lui si stava preoccupando di questo?!
-Maledizione- sibilò a denti stretti, portandosi una mano al viso, in un gesto esasperato.
Forse lo era davvero, ma non avrebbe mai ammesso che stavolta era solo colpa sua e di quelle strane sensazioni che continuava ad avvertire da tempo; sensazioni che lo rendevano tremendamente confuso.
Per chi non lo sapesse Mar'yan Petrovič Romanov ODIA, sentirsi confuso e, questo sempre per cultura generale, soprattutto quando non poteva scaricare la colpa su quel deficiente di uno spadaccino.
Vagò per qualche ora, senza avere una meta precisa, svagandosi semplicemente nel riconoscere i luoghi e notare ciò che invece era cambiato.
Il sole stava quasi per tramontare, quando raggiunse quel vicolo nei bassi fondi di Mosca.
Non ricordava neanche il modo in cui era arrivato sin lì, gli pareva solo di aver camminato in linea più o meno retta. Il cielo quasi buio gettava ombre inquietanti sui muri grigi, illuminati malamente da un lampione mezzo fulminato.
Le gocce di pioggia danzavano inquiete, brillando nella penombra; poi, un rumore.
Mar'yan si volse di scatto, le pupille scrutarono senza sforzo i dintorni immersi nelle tenebre.
Erano sei, forse sette.
No, aspetta, molti di più.
Il vampiro ringhiò sottovoce, mentre le figure ammantate di scuro lo accerchiavano, producendo sordi sciabordii ogni qualvolta che gli stivali rinforzati affondavano nelle pozzanghere tutt'intorno.

-E voi chi cazzo sareste?!- la voce uscì più roca di quanto avesse immaginato ma non gl'importava poi tanto.
Le iridi leggermente dilatate erano fisse sulla figura che ora avanzava con passo flemmatico sul cemento malmesso.
Un odore andava diffondendosi nell'aria umida, un odore terribilmente familiare, che gli feriva le narici.
Non l'avrebbe definito profumo, oh no, vi era stato, forse, un tempo in cui l'aveva ritenuto piacevole, quasi confortante ma aveva smesso di pensarla in quel modo anni prima.
Gli piaceva credere che nel periodo antecedente alla trasformazione il suo olfatto fosse una merda, quindi tanto di guadagnato in quel cambio d'opinione, ciò stava a significare solo un miglioramento nell'uso dei sensi. Ma tutti quei pensieri non lo distrassero certo dall'angoscia che continuava a salire.
Cosa che peggiorò notevolmente una volta che la luce ronzante illuminò quel paio di labbra che si piegarono divertite verso l'alto.

-Dove hai imparato questo gergo da contadino, Misha? -
Un altro paio di passi strascicati con lentezza, evitando appena un tombino scoperto.
-Non sta bene parlare così, non te lo ripetevo forse spesso?-
Quel tono. Quel tono che per anni gli aveva carezzato le orecchie con parole gentili, con frasi di conforto, quel tono che aveva amato e poi odiato profondamente ... perchè ora risultava così sarcastico, tanto quasi da ferirlo. Era ...
Gli occhi color argento si spalancarono più di quando già non fossero quando il vampiro avvertì un qualcosa di affilato affondargli nella spalla. Erano organizzati quei fottuti cacciatori, quello che ora scorreva nelle sue vene era un perfetto veleno paralizzante ad effetto immediato, gli sarebbe stato complicato anche parlare dopo la sua entrata in circolo.
Ringhiò di nuovo, stavolta in direzione dell'uomo in piedi davanti a lui, combattendo con tutto sè stesso per riuscire a rimanere in piedi.
La figura rise, portando l'estremità del suo assurdo bastone da passeggio sotto il mento del vampiro, costringendolo a guardarlo negli occhi, che brillavano di una strana luce.

-Come stai Mar'yan? Ti vedo sciupato. Mangi abbastanza?-
Rise, scostandosi con una giravolta e fu come se cento pugnali volassero da cielo mirando dritti al petto del giovane, dilaniandone la carne.
Lui. Colui per cui era sopravvissuto anche nella più profonda delle disperazioni.
Lui. Colui che aveva reso la sua vita migliore, prima di distruggerla completamente.
Lui. Colui che credeva morto da tempo.
Lui. Colui che continuava a fissarlo con sguardo divertito, mentre le forze scemavano sempre più, lasciando il vampiro a terra, ansante.

-Maledizione- mormorò a fatica un'ennesima volta, mentre il respiro si faceva irregolare.
Forse, e dico forse, se non avesse avuto i muscoli del viso completamente paralizzati, avrebbe pianto. Ma Mar'yan Petrovič non è tipo da piagnistei, neanche con una banda di cacciatori psicopatici che gli avevano bellamente piantato sei o sette lame in corpo.
L'uomo gli si avvicinò nuovamente, tirando fuori dal mantello color notte una calibro 45 per poi puntargliela con nonchalance sotto il mento.

-Vediamo- esordì, fingendo un'espressione pensosa -Io mi accingo ad ucciderti, Mar'yan Petrovič- continuò in tutta calma, guardandosi intorno -E lo farò qui, in questo alquanto ameno luogo-
La voce non aveva subito nessuna variazione. Era sempre lenta e con tono quasi annoiato.
Il vampiro sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti man mano che il veleno entrava in circolo ed il sangue colava lento dalle ferite che gli adornavano ormai tutto il busto.
Stava per morire.
La liberazione che tanto aveva desiderato stava per giungere.
Gli sfuggì un mezzo sorriso, quasi invisibile sulle labbra atrofizzate.
Stava per morire.
Stava per morire ma sentiva un gravoso vuoto all'altezza del petto.
Perchè?! Non era possibile. Dopo tutti quegli anni passati a sperare nell'oblio, ecco che quando ne aveva l'occasione avvertiva una nuova sensazione, sconosciuta e suadente, strisciargli in cuore come un serpente dalle luminose scaglie.
Non voleva morire.
Non voleva andarsene lì, sotto quel cielo cupo senza aver rivisto la luce dei
suoi occhi.
Non voleva abbandonare quel calore che sentiva nascere dentro ad ogni
suo sorriso.
Non l'avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma mai come il quel momento aveva sentito la mancanza della
sua voce petulante e di quei dannati capelli perennemente spettinati.
Chiuse gli occhi, udendo il grilletto emettere un leggerlo "
click".
Tsk, vaffanculo stupido umano. Fu il suo ultimo pensiero, mentre si preparava mentalmente alla fine.
Cosa accadde dopo?
Oh beh, fu tutto parecchio confuso.
Misha sà solo di aver avvertito improvvisamente un'ulteriore presenza, avvicinarsi a gran velocità e di aver nettamente percepito il sibilo di una spada a lui familiare nel manto buio del vicolo odoroso di marcio.
Uno, due, tre, quattro ...
Una ad una le lame che lo trafiggevano scivolarono in terra, insieme ai loro rispettivi padroni.
Il vampiro socchiuse faticosamente una palpebra, notando i corpi degli Hunter riversi a terra, le gole recise con precisione. E quell'odore.

-Non la si può lasciare solo un attimo, eh signor Romanov?-
Mar'yan alzò lo sguardo in direzione della figura che si stagliava ora davanti a lui, Akira stretta nella mano sinistra e quel maledetto, luminoso, sorriso sul viso.
Un angolo della bocca gli si piegò all'insù, avrebbe risposto se non fosse stato che non riusciva ancora a muoversi, quindi si limitò a scoccargli una delle sue solite occhiate alla
Non ho bisogno del tuo aiuto, volgendo il capo verso il muro lurido.
Ma Dio solo sà, come mai in quel momento era contento di vederlo.

Stupido. Stupido, umano.

  
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