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Autore: SNeptune84    20/10/2012    12 recensioni
Ci si può tingere i capelli di verde solo per fare coming out con il proprio padre? Beh, secondo Alberto, sì. Una tinta verde smeraldo è servita proprio a quello scopo.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Coming Out

Era una giornata come tante a casa Antonioli. Dopo aver lavorato tutto il giorno nel suo grande ufficio, all’ultimo piano di quello stesso palazzo, il magnate dell’industria Carlo Antonioli era rientrato nel loft abitato da lui, sua moglie Giovanna e suo figlio Alberto, con l’intenzione di riposarsi dopo l’estenuante giornata lavorativa.
Appoggiata la sua ventiquattrore all’ingresso e messosi un paio di pantofole, Carlo si diresse verso il grande salone, che ospitava due comodi divani che non vedeva l’ora di raggiungere. Fu proprio da uno di essi che vide qualcosa che lo colpì: un ciuffo di capelli spuntava dallo schienale, color verde smeraldo. Non ci volle molto per capire che la persona con quella strana capigliatura fosse Alberto, l’erede legittimo di tutto il suo patrimonio finanziario.
La collera prese il posto della ragione quasi subito; quella novità indosso al figlio non poteva passare inosservata, non poteva accettarla come marachella di un adolescente, anche perché Alberto non era più un adolescente, a venticinque anni suonati.
Iniziò a sbraitargli contro qualunque parola gli venisse in mente, attirando la curiosità dei vari camerieri in servizio nelle stanze accanto, oltre che della moglie, che osservava da lontano la scena.
Alberto, sentendolo urlare, si alzò per voltarsi, sorridente, verso il suo iroso padre.
— Ciao, papà. Perché quella faccia? — chiese, fingendo di non aver capito quale fosse il motivo di tale rabbia.
— Perché? Mi chiedi perché? Ma guarda come ti sei conciato! Hai perso il senno per fare una cosa simile? — rispose con il respiro affannato per le continue urla.
Alberto, senza fare una piega, anzi mostrandosi ancora più tranquillo di prima, sorrise a quelle parole, rispondendo in con un tono sconcertante per il padre.
— Non ti piacciono, forse? Eppure è un bel colore, acceso e vivace.
— Per una pianta, forse. Ma ti rendi conto che domani devi presenziare a un’importante riunione? Verresti conciato così? Che figura ci facciamo, eh? Vai immediatamente da qualcuno a farti levare quella cosa che ti sei fatto!
— Non ci penso nemmeno, — replicò, sempre con il solito tono tranquillo, — questo colore mi piace, lo terrò finché non sarò stufo, poi passerò a qualcos’altro.
— Ma perché devo avere un figlio tanto idiota? — disse, rassegnato, smettendo pure di urlare come un ossesso, cercando di calmarsi. — Ma non potevi farti un tatuaggio, come fanno tutti? Oppure andare ad ubriacarti, provare qualche droga. Avrei accettato qualunque altra cosa, pure che tu volessi andare a letto con un uomo per avere un’esperienza simile, pur di non vederti così.
Alberto a quelle parole si illuminò. Il sorriso, da beffardo che era, divenne gioioso, come se non aspettasse di udire altro.
— Davvero preferiresti che andassi a letto con un altro uomo? Giurami che non stai scherzando.
— No, se questo ti fa tornare biondo. Ma perché stai ridendo?
Alberto non era riuscito a trattenersi; una fragorosa risata stava riempiendo l’ampio salone, lasciando interdetto Carlo, che ormai non capiva più nulla di quanto stesse accadendo.
Tra una risata e l’altra, Alberto chiamò accanto a sé un ragazzo, che osservava la scena accanto a Giovanna, già al corrente di tutta la questione. Non appena fu abbastanza vicino, Alberto lo baciò dolcemente sulle labbra, per poi voltarsi verso il padre, ancora a bocca aperta.
— Papà, lui è Sergio, il mio fidanzato. Stiamo insieme da un paio d’anni, ormai. Il colore che ho in testa se ne va con un semplice shampoo, mi serviva unicamente per farti arrabbiare, così che accettassi tutto questo.
Carlo era a dir poco allibito, non sapeva se ridere di tutta quella faccenda o mettersi ad urlare ancora più di prima. Decise di trattenere la rabbia, provando a togliersi quei pochi dubbi che gli erano rimasti.
— Cioè, tu mi stai dicendo che hai organizzato tutta questa farsa solo per questo?
— Esatto, papà.
— Pensavi che non avrei accettato un figlio gay? Mi hai quasi fatto venire un infarto per una cosa simile?
— Beh, sì.
— Sei veramente un idiota.




Avevo detto che sarei tornata solo dopo aver terminato la nuova long, pubblicando quella. E invece ho pubblicato questa minchiata, perché non ho altri termini per definirla. L'avevo ideata tempo fa, per il contest sui discorsi diretti al quale poi ho iscritto Fantasie, ed ora ho deciso di scriverla. Tutto perché la long ha deciso di prendersi una pausa, dato che so cosa scrivere, ma non riesco. Perciò ecco a voi questa mini One Shot, troppo lunga per essere una flashfic, ma troppo corta per considerarla una vera e propria One Shot.
Spero vi piaccia, che vi faccia sorridere almeno un po'.
A presto.
Baci.
SNeppy.
   
 
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