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Autore: xingchan    20/10/2012    8 recensioni
"Ecco, neanche se ne rendeva conto e si ritrovava a osservare la sua fidanzata. La più grande sfida a cui lui avesse mai avuto il fegato di partecipare."
(Estratto)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lifetime'
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NB: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Rumiko Takahashi; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Eh, sì. Avete capito bene. Un rifacimento dell'ultimo capitolo di "Lifetime". Ho chiesto ad uno degi amministratori del sito (suinogiallo, che ringrazio infinitamente) e l'ho riproposta. Ho aggiunto, tolto (anche se quasi niente) e modificato qualcosa. Su consiglio di RanmaSaotome1989, il quale era interessato principalmente alla parte finale, domandandomi gentilmente di ampliarla (a suo rischio e pericolo: se diventi triste poi non te la prendere!! XD). In verità, ho ampliato un pò tutto! ^-^'

Non sono riuscita a fare ciò che mi ha chiesto, ma ho pensato che qualche dettaglio in più gli avrebbe fatto piacere. :)

 

 

 

 

Ecco, neanche se ne rendeva conto e si ritrovava a osservare la sua fidanzata. La più grande sfida a cui lui avesse mai avuto il fegato di partecipare.

Un fidanzamento imposto, certo, ma accettato con il tempo da entrambi.

Lui non aveva più provato a fare i bagagli ed andarsene e lei non si era più opposta. Un rapporto silenzioso, alimentato da quei pochi momenti di pace che riuscivano a concedersi di tanto in tanto. Ma soprattutto da litigi continui, come delle battaglie.

Ma per fortuna, nessuno ci rimaneva secco davvero. Perlomeno, era lui quello che veniva sconfitto di continuo.

Ranma sapeva che il maschiaccio un po' di bene gli voleva. Ed era più che convinto dei suoi sentimenti personali verso quella bambinetta priva di fascino.

Era dallo scontro contro Safulan e dal mancato matrimonio che qualcosa era cambiato. Forse a casa Tendo nessuno ci aveva fatto caso, ma Ranma aveva assunto un atteggiamento diverso con Akane: era diventato superprotettivo e, soprattutto, cercava di non farla arrabbiare seriamente, anche se si divertiva un sacco quando la prendeva in giro. Non poteva proprio farne a meno.

Il segno più evidente di questo cambiamento era il loro modo di camminare: il ragazzo non giocava più a fare l'equilibrista sulla recinzione e si affiancava a lei, quando prima cercava ostinatamente di prendere le distanze. Akane se ne accorse quasi da subito e gli sorrideva non appena incrociava il suo sguardo.

Certo, continuava a provocarla, ma solo per poter vedere la sua buffa faccia indispettita che gli riservava. Però dopo qualche tempo che la ragazza si intestardiva a non rivolgergli la parola era lui a compiere il primo passo per riappacificarsi, prendendole spesso la mano e asciugandole eventuali lacrime.

-Mi prendi ancora sul serio?!- le chiedeva.

-Non lo so...- rispondeva la giovane. -Tu fa in modo che non sia così...-.

Ed era dannatamente difficile non sorriderle. Chissà se si era abituata ad essere chiamata maschiaccio, vita larga...

E anche se fosse stata la verità, al ragazzo con il codino non dispiaceva affatto. Akane non gli si strusciava addosso di continuo come le altre "fidanzate", facendolo sentire irritato e in imbarazzo.

Si limitava a provare tutte le emozioni che provava lui cercando sempre di aiutarlo, sebbene potesse far poco con la sua forza assai limitata. Piccola com'era, gli arrivava a malapena al naso. Ma faceva di tutto per fargli capire che c'era in ogni situazione, anche quando era arrabbiata con lui.

Come quando tentò di nasconderlo dalla madre, facendo fraintendere al ragazzo le sue intenzioni.

Ranma aveva percepito tutt'altro, pensando che quello fosse un modo per far pace. E Akane, semplice com'era, non aveva sospettato un attimo di quello che stesse pensando Ranma finchè lui non la strinse con l'idea di darle un bacio.

Lei non era come tutte le altre.

Con quel caratterino in cui il giovane si riconosceva così tante volte, Akane era capace di tenergli il muso per giorni a causa di un insulto, senza mai degnarlo di uno sguardo.

Testarda.

Orgogliosa.

Come lui.

Come Ranma.

E il ragazzo con il codino non poteva incontrare donna migliore nella quale riconoscersi. E di questo ne era felice.

Ma anche insopportabilmente frustrato. Proprio lui, che nessuno riusciva a far crollare sulle proprie ginocchia, veniva sempre battuto da una ragazzina con i capelli corti, priva di fascino, maschiaccio, una schiappa nelle arti marziali, violenta, isterica, una frana in cucina...

***

Gli batteva ancora forte il cuore, al solo pensarci. Una mattina Nodoka insistette affinchè si sposassero e loro avevano acconsentito senza fiatare.

Anche se a parlare per loro erano le pulsazioni che si facevano via via sempre più veloci.

Ricordava ancora il pomeriggio dopo il matrimonio. Avevano cominciato a litigare, facendo volare parole che non pensavano affatto, come "Chi mai vorrebbe stare con un maschiaccio come te?" e "Non avrei mai dovuto acconsentire alle nozze con un baka!". Poi Akane aveva cominciato a piangere sibilando continuamente "Perché?", magari pensando di aver commesso un errore sposandolo. E lui percepì che era il momento di rimangiarsi tutto e ricominciare daccapo con lei.

Con un po’ di fatica, avevano fatto pace la sera stessa e avevano dormito ognuno per conto proprio, lei sul letto e lui sul suo solito futon, in una stanza matrimoniale tenuta nascosta dai quei deficienti dei loro padri.

A dir la verità, avevano già provato ad essere carini l'uno nei confronti dell'altra; era andata più che bene e il primo passo fu superato. Trascorrevano un pò più di tempo insieme, aiutati anche dal fatto che la scuola era finita, alimentando una sorta di contatto fisico. Ranma a volte le accarezzava le guance con le dita, quasi fossero fatte di porcellana. Gli piaceva farlo. E lei non si ritirava, anzi. Chiudeva gli occhi e sorrideva.

Le giornate passavano, fra litigi non troppo esasperati come una volta, ma pur sempre litigi, alternati da momenti che poteva essere definiti dei veri e propri armistizi. Perchè Ranma non poteva fare a meno del suo tanto amato orgoglio.

Il ragazzo aveva cominciato ad occuparsi del dojo, finchè dopo un po' di tempo Soun, Genma e Happosai non lo lasciarono interamente nelle sue mani. Ogni mattina prendeva con sè gli allievi e li faceva esercitare, per poi passare all'allenamento vero e proprio, andando qualche giorno in viaggio di addestramento con loro. E quanto gli mancava la sua Akane rimasta ad aspettarlo a casa, sostituendolo al dojo, beh... questo lo sapeva soltanto lui.

Non vedeva l'ora di rivederla; e quando finalmente i giorni in montagna terminavano, le andava sempre incontro per poterla abbracciare.

Fu in una di quelle occasioni che Ranma diede ad Akane il primo bacio.

E quando la giovane gli permise di dormire con lei, Ranma non era riuscito a sfiorarla nemmeno con un dito. Aveva avuto paura. Di fare qualcosa che lei avrebbe potuto fraintendere e di farle del male.

Poi la moglie si era decisa e si era avvicinata. Lo aveva abbracciato da dietro, senza aspettarsi che Ranma ricambiasse. Ma il ragazzo si girò verso di lei stringendola quel po’ che bastava per abituarsi. Da quel giorno dormirono sempre stretti l'uno all'altra.

Una volta gli chiese: -Come va con i nuovi allievi al dojo?-.

-Benissimo! E sai? Oggi si sono iscritti altri ragazzi!- rispose esultante.

-Grazie...- disse di rimando Akane. Ranma sapeva perfettamente a cosa si riferiva.

-E per cosa?- mormorò innocentemente lui. -Cercherò di non deluderti. è l'ultima cosa che vorrei...-.

In quel periodo si rese conto di volerla davvero. Dapprima si contraddisse da solo, poi la interpretò come una voglia incondizionata, dettata dall'istinto. Ma se era così, perchè non si buttava?

Forse perché, prima di tutto, Ranma voleva il suo cuore. Non era di certo intenzionato a renderla sua solo per desiderio personale...

Voleva che lei non fosse infuriata con lui, innanzitutto. Voleva che Akane gli volesse almeno un pò di bene. Però non pretendeva chissà che, perchè quella sfuriata il giorno stesso della cerimonia gli aveva fatto capire che era anche colpa sua se le loro conversazioni finivano sempre male (e con male voleva dire essere spediti in America per via aerea, e per di più, senza essere impacchettato, in modo da NON attutire l'impatto finale).

Il fatto stesso di avergli permesso di stare con lei, accogliendolo nello stesso letto poteva significare solo una cosa: che lei non lo odiava, e si scoprì felice. Certo, non avevano quasi chiuso occhio per quasi cinque o sei nottate, cercando di star lontani ai bordi opposti del letto, ma dopo un pò di tempo avevano cominciato a rendersi conto che non erano soli. Che c'era qualcun'altro oltre a loro stessi. Che non avrebbero mai più dovuto affrontare la dura esistenza con le loro sole forze.

Passarono alcune settimane e una notte erano stranamente… pronti. L'imbarazzo era quasi svanito, non avevano più quel timore insopportabile e non c'era stato bisogno di giri di parole.

Avevano cominciato ad insultarsi, per finire poi con il ridere insieme e farsi il solletico. Poi lui l'ha soltanto avvolta con le sue braccia un pò più del solito, non senza un pizzico d'impaccio, e ha cominciato a baciarle timidamente le labbra e il viso, promettendosi di non affrettare le cose e di essere più delicato possibile. E poi è venuto tutto naturale.

Non ricordava che la sua Akane fosse così piccola e che la sua pelle fosse così vellutata, più liscia dell'acqua.

La mattina dopo si era ritrovato Akane davanti a sé, praticamente incollata al suo corpo. Per un attimo non riuscì a spiegarsi il fatto che erano coperti soltanto dalle lenzuola, ma poi constatò che quello che aveva provato non era soltanto un sogno.

Protese il capo verso di lei e le inspirò la pelle del viso, appoggiato sul cuscino. La sua Akane era profumata di gigli e rose insieme. Quello che considerava un maschiaccio fino a poco tempo prima, adesso le sembrava la donna più dolce che avesse mai conosciuto.

E lei...

Lei l’aveva lasciato fare, ricambiandolo amorevolemente. Si era fidata completamente di lui. E cosa più importante e strana, senza dargli del maniaco!

Le tastò il viso lievemente come soleva fare ormai da un po' di tempo per poi baciarlo e la ragazza aprì gli occhi. Non voleva svegliarla, pensò.

Inizialmente fu quasi spaventato dalla reazione di Akane. Sembrava quasi si nascondesse da lui. Che avesse sbagliato?

E dopo qualche minuto impiegato a dirgli che era agitata perchè era rossa dalla testa ai piedi, Ranma per fargliela pagare per averlo fatto stare in ansia, le solleticò piano la pancia, facendola scoppiare di risate.

Poi con più tranquillità, le chiese se stesse bene. Stringendosi il lenzuolo al seno per non lasciarlo scivolare via, Akane accennò un assenso con il capo.

Il ragazzo si abbassò verso di lei cingendola completamente, provocando brividi ad entrambi per poi darle un altro bacio che Akane subito ricambiò con tutta la dolcezza di cui era capace, sorridendo.

Si rese davvero conto che quella ragazza così forte e decisa non avrebbe mai acconsentito a tutto questo se non fosse stata pienamente d'accordo. Non aveva mai permesso a nessuno nemmeno di avvicinarsi a lei. Perciò la sua Akane sicuramente lo ricambiava, e non gli importava di saperlo dalla sua voce. Riusciva a sentirlo perfettamente dai suoi semplici gesti.

***

Non aveva mai avuto quella strana sensazione. Quella che provò quando Akane gli disse timidamente che era incinta. Sprizzante di gioia e spaventato allo stesso tempo.

Diventare padre.

E se non ne fosse stato all'altezza?

Akane lo rassicurava di continuo, esortandolo a rimanere con lei di tanto in tanto. Chiese addirittura ad Happosai di prendersi cura degli allievi di Ranma durante il periodo della gravidanza.

Il vecchiaccio non potè fare a meno di accontentarla. Neanche un tipo come lui poteva negare un simile favore.

Dal giorno del parto la sua vita era cambiata. Questo gli procurava in'immensa felicità e lo aveva reso più uomo, più completo.

Lo ricordava perfettamente: il suo primogenito stava nascendo e i familiari lo avevano pregato di rimanere a casa, perchè altrimenti avrebbe agitato Akane. Quest'ultima non aveva la minima intenzione di farlo assistere alla nascita, probabilmente per non dargli dispiacere nel vederla così sofferente.

O forse perchè non voleva farsi vedere in quello stato per orgoglio. Ranma si infuriò con lei, perchè era disposto a svenire davanti a tutti pur di starle vicino. Ma quella stupida ha voluto far di testa sua, lo aveva cacciato via, rimanendo sola con l'ostetrica e gli infermieri.

Kasumi li aveva spinti a tornare indietro, assicurando che avrebbe chiamato casa non appena ci fossero state novità. Ma lui non volle sentire ragioni. Rimase ad attendere con la primogenita per ore, pensando ad Akane e al bambino in continuazione. Il loro matrimonio, il periodo della gravidanza... fino a quel momento, in cui finalmente dopo nove mesi avrebbe avuto la possibilità di vedere suo figlio per la prima volta.

Dopo tempo di attesa, l'infermiere lo fece entrare. Vide la sua Akane, che stava teneramente accarezzando con un dito l'interno di un fagottino bianco che aveva fra le braccia. Tutta sorridente, gli fece cenno di avvicinarsi e lui si sedette accanto a lei.

-Ha i tuoi stessi occhi!- gli disse. Era un maschietto. Come Akane.

Ranma non riusciva a staccare gli occhi da quel piccolino, che somigliava in tutto alla moglie tranne che per il nasino e gli occhioni cobalto. Quasi non ci credeva ma quella situazione parlava da sé, chiara come il sole.

Con un sorriso praticamente stampato in faccia, finalmente riuscì a guardarlo negli occhi. E inavvertitamente Akane volle farlo tenere in braccio da lui, non ascoltando nemmeno il marito che le diceva espressamente che non ne era capace.

Non appena lo toccò si rese conto che era ancora più piccolo e fragile di quel che sembrava. Come Akane.

Si voltò verso di lei con uno sguardo che le riservava soltanto quando erano soli e quando non litigavano.

Carico d'amore. -Tu stai bene?- le chiese.

Forse era superflua come domanda e non molto adatta per quel momento, ma Ranma aveva la necessità di sentirlo da lei.

Qualche giorno dopo Ranma l'aveva invitata a seguirlo nella sua ex stanza ormai vuota, dopo che il loro piccolo si addormentò. La prese per mano e la condusse dentro. Anche se era privo di qualsiasi tipo di arredamento. c'era ancora una cassetta di legno, gelosamente custodita dal ragazzo.

All'interno vi era una ciocca di capelli ancora legata da un nastro giallo.

I capelli di Akane, quelli che furono recisi per sbaglio. E la giovane comprese quanto Ranma ci tenesse a lei e ai suoi sentimenti, da sempre.

Da quel lontano pomeriggio, e forse anche prima.

***

Erano passati più di 40 anni e Akane non c'era più. Ranma cercò di resistere alla sua assenza, per quanto si sforzasse.

Nonostante l'appoggio che i suoi figli gli davano ogni maledetto giorno, lui riuscì a seguirla nell'arco di pochi mesi.

Non era adatto per una vita da vedovo, come la fece Soun. Nabiki e Kasumi glielo leggevano negli occhi. Non sarebbe riuscito a rimanere qui, forte dell'amore della sua prole.

Non gli bastava.

Per niente.

E così, per una volta, decise di arrendersi.

"Si dice che le persone sono insostituibili. E ne abbiamo la prova solo quando non sono più con noi." Quelle frasi pronunciate da Kasumi gli rimbombavano in testa dalla mattina alla sera.

Ma Ranma lo capì quel giorno alle Sorgenti Maledette in Cina.

Non ebbe nessun rimpianto riguardo a ciò che avevano passato insieme, come del resto Akane.

Avrebbe voluto rivivere persino le loro litigate adolescenziali fino in fondo.

Avrebbe voluto ripetere la sua esistenza con lei, nonostante fosse pienamente soddisfatto di quella già vissuta.

Ma Akane non c'era. Non era davanti ai fornelli, cercando di cucinare decentemente. Non era al dojo a sfogare la sua rabbia. E non era nemmeno accanto a lui la sera, cercando di sfuggire alle sue carezze.

Una foto. Ecco quello che gli rimaneva.

Le uniche volte che lo si vedeva sorridere ancora erano quando poteva vederla ancora attraverso quel pezzo di pellicola sviluppata.

Nabiki gli aveva intimato di toglierla di mezzo, affermando che sarebbe stato solo un male se l'avesse fissata ancora.

Ma Ranma era diventato intrattabile. Si chiudeva in camera, imprecando qualcosa e dando a tutti la buonanotte meccanicamente nonostante fossero le sei o le sette di sera.

Un paio di volte permise al figlio di fargli compagnia. Parlando con lui si sentiva più disteso e meno solo.

-Sei come tua madre.-.

-Perchè?- chiedeva il primogenito.

-Perchè cerchi di aiutarmi.-.

Gli raccontava della sua cara mamma e delle loro avventure passate come se fossero favole che valeva la pena di vivere e soffrire; delle sue altre fidanzate, delle loro schermaglie e dei continui combattimenti che entrambi dovevano sorbirsi per difendere loro stessi e per difendersi reciprocamente.

Gli raccontava di quando era giovane, quando usciva con Shan Pu perchè costretto a causa dei suoi imbrogli. In quei momenti si soffermava spesso sulle differenze fra lei e Akane. La cinesina aveva sempre un filo di trucco che le risaltava le iridi. Anche lui quando voleva imbrogliare qualcuno si trasformava e si truccava come una donna. Ma Akane no.

Non voleva piacere a tutti i costi. Di solito le ragazze si curano di più quando si fidanzano, per sembrare degne dell'uomo che hanno accanto, per rendersi più adorabili ai loro occhi.

Ma lei era diversa.

Si percepiva a kilometri di distanza il suo essere. Era come se sul suo viso fosse scritto: "Io sono così e nessuno può farci niente, neanche quello scemo di Ranma!".

Il dojo aveva ormai conquistato una certa notorietà, sebbene a Ranma non interessava affatto questo. Aveva anche smesso di praticare le arti marziali, sebbene affermasse sempre che avevano reso la sua esistenza piena e soddisfacente, rinchiudendosi nel suo silenzio, fissando le carpe nel laghetto e sognandola teneramente tutte le notti.

Senza Akane, cosa c'era di importante ormai?

L'ultima sera, Ranma aveva guardato un po' la tv per cercare di distrarsi, per poi coricarsi con l'immagine di Akane sotto il cuscino di lei.

Cercava di ricordare cosa avesse omesso di rivelarle, anni prima. Era quel dubbio che gli permetteva di rimanere in vita.

Se quella potesse mai chiamarsi vita.

Riprese fra le mani la fotografia, girandola istintivamente.

La calligrafia di Akane.

Ti amo.

Nessuno dei due l'aveva mai detto all'altro, ma lei ha avuto almeno il coraggio di scriverlo. E lui così codardo da tenerselo per sé, non esprimendolo a parole.

Ecco cosa non le aveva mai detto. Di amarla.

 

 

 

 

 

Le mie idee in fatto di one-shot sono leggermente andate... -.-'

Spero non vi abbia intristito e rovinato la giornata, o la nottata, a seconda di quando l'avete letta. E comunque, che ne pensate?!

Ringrazio tutti i componenti di questo fandom che mi hanno e mi stanno ancora seguendo. E anche chi non mi ha recensita mai o lo fa poche volte ma legge lo stesso quello che scrivo. Arigatou Gozaimasu!!!!!!!!!!!!!! :D

   
 
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