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Autore: Will P    03/05/2007    8 recensioni
"Da piccolo odiava star male. Quando aveva il mal di pancia, si raggomitolava in un angolo del futon nella sua cameretta, sperando che le fitte passassero in fretta..."
[Iruka centric]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Iruka Umino, Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Avvertenza

Avvertenza! Questa storia non avrà nulla di poetico! XD Considerate che nasce dai miei pensieri mentre stavo con la testa nella tazza del water alle 3 di notte. XD Indovinato gente, si parla di nausea & affini. No splatter! è_é Se vi impressionate con poco, tranquilli, niente di descrittivo: solo un po’ di riflessioni.

 

Dedicata a tutti coloro che hanno dato di stomaco. :D

 

 

 

 

Sick

 

Da piccolo, Iruka odiava star male. Quando aveva il mal di pancia, si raggomitolava in un angolo del futon nella sua cameretta, sperando che le fitte passassero in fretta, possibilmente senza dover vomitare. Si appallottolava quindi, e restava lì, dondolandosi avanti e indietro per attenuare il dolore, e si ripeteva Non voglio non voglio per favore non voglio come un mantra; invece, ogni volta, ecco un picco di nausea più forte dei precedenti, e lui correva veloce verso il bagno e quasi sempre riusciva a raggiungere il lavandino in tempo.

Poi arrivava la mamma.

 

Arrivava sua madre, e per prima cosa lo rimproverava. Perché sei uno sciocco, Iruka-chan, e non devi aver paura di svegliare mamma e papà quando non ti senti bene, anche se dormono. Dopodiché lo prendeva in braccio, calda e rassicurante, lo aiutava a sciacquarsi la bocca e il viso, e lo portava nel lettone a dormire con loro. Lo teneva stretto tutta la notte, gli accarezzava i capelli nel sonno se si agitava; e se si sentiva male di nuovo lo accompagnava in bagno, e gli teneva la fronte, scostandogli i capelli impregnati di sudore, e c’era anche suo padre a farlo ridere e a distrarlo.

 

E poi non c’erano più.

 

Il piccolo Iruka, che del bambino aveva tutto e insieme non aveva più niente, dovette arrangiarsi da solo, seppure con qualche aiuto dai grandi -vitto, alloggio, scuola… Imparò a cucinarsi da sé, a tenere in ordine una casa, a fare qualche lavoretto. Ma non smise mai di pensare ai genitori.

Nemmeno smise di sentirsi male, e ogni volta che si tirava su dal lavandino, pallido e madido di sudore, ogni dannata volta sentiva il bisogno dei genitori, e mai come in quei momenti gli era chiaro che non avrebbero potuto aiutarlo.

Per il resto della notte, se non vomitava ancora piangeva.

 

Imparò ad asciugarsi la fronte da solo, a ripulire il bagno, a lavare le lenzuola in caso fosse stato troppo debole per alzarsi. Intanto, la vita continua.

 

A quindici anni, Iruka scoprì un nuovo, divertente modo per vomitare. Ricordava solo la festa, i suoi compagni che scherzavano, Genma che tirava fuori da sotto il divano il rum del padre, qualcuno che lo sfidava e tanti tanti bicchieri uno dietro l’altro. E alla fine della fiera, la sua testa dentro alla tazza del water del bagno di Genma.

Fu la prima di una serie di sbronze colossali, che vedevano partecipi di solito: Iruka ciucco come un marinaio norvegese, Genma o Raidou o entrambi intenti a sorreggerlo, e la sua amica Tazza del WC.

Le sbronze non furono tante, ad ogni modo. Iruka ci rifletté, e decise che passare la notte con i tuoi amici che ti tenevano per le spalle per non farti cadere a faccia avanti nella cena del giorno prima non era troppo entusiasmante. In totale, si ubriacò poco. Giusto quando ne sentiva il bisogno.

 

Gli anni passavano e venne a galla un altro fattore scatenante: la tensione. Stavolta ricordava benissimo come prima del suo colloquio per il posto di sensei all’accademia fosse dovuto fiondarsi in bagno e depurarsi di tutto. Era stato particolarmente brutto, perché non mangiava niente da un giorno e mezzo.

Si ripromise di non crollare più a quel modo sotto la tensione, dopotutto lui era una persona pacata e tranquilla. Non mantenne la promessa, ovviamente: troppa tensione si accumula se sei un ninja, troppa tensione tra le missioni e le guerre e tutto.

Troppa tensione ad insegnare tutti i dannati giorni a dei bambini come uccidersi a vicenda.

A starsene in un ufficio a guardare i tuoi compagni che andavano in missione e non tornavano.

Anche a vivere, ogni tanto.

 

Non ebbe una vita noiosa, Iruka, e per quanto sia un fatto marginale su cui potremmo e dovremmo soprassedere, continuò saltuariamente a vomitare.

Fatto sta che ogni tanto, per le cause più svariate, Iruka andava in bagno e sopraffatto dalla nausea rimetteva l’anima, chissà se inconsciamente per una bizzarra forma di catarsi. O commemorazione. Mah.

 

Una cosa però era cambiata in tutto questo tempo, non è vero che certe cose non tornano più come prima. Ultimamente c’era una mano che gli sorreggeva la fronte e gli massaggiava la nuca; mani pallide ma ruvide per le mille missioni, che lo trascinavano tra flebili lamenti verso il letto a riposare, gli portavano una tisana calda e gli rimboccavano le coperte. Poi il corpo attaccato a quelle mani gli si sdraiava affianco, lo costringeva a dormire -che tanto aveva già pensato lui a chiedere un giorno di permesso all’Accademia- e lo cullava con mormorii bassi e il suo odore.

Sapeva di pelle, di bosco, e anche un po’ di cane.

 

Per quanta nausea potesse avere, quell’odore non gli dette mai fastidio. Neanche un po’.

 

End

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Io mi chiedo, ma com’è che mi vengono gli spunti per le fic nei momenti più assurdi… Bah, in fondo chi sono io per ostacolare l’arte?

*risate e commenti vari per aver definito “arte” una fanfic che parla di vomito. Deidara sta soffrendo.*

>_>’’

 

Uhm, dicevo? Ho perso il filo… ah, vomito. Vomitare non è una cosa piacevole, affatto. Nemmeno se siete masochisti. Non ci trovo niente di bello nel vomitare MA ho voluto trovarcelo. E mi è venuta in mente quest’immagine di Iruka, povero cucciolo, che vomitava con Kakashi che gli teneva la fronte (sì, se non si era capito, quello alla fine è Kakashi). Uh, dalla storia sembra che Iruka passi la vita a vomitare. XD Ma insomma, quante ne volete? Mica posso pensare a tutto io! XD

 

Ultimo appunto -Genma e Raidou. Non so se ve li ricordate: Genma è il tipo con la bandana e il senbon in bocca (arbitro degli scontri finali all’esame dei Chunin), Raidou è quello con mezza faccia ustionata che si vede in quattro vignette in tutto il manga (sempre all’esame dei Chunin, fa da guardia del corpo al 3° Hokage).

Personaggi che adoro ma che sono ignorati dal mondo. -_-‘

 

Ok, smetto di blaterare. Grazie a chi legge e a chi recensirà -date un senso alle mie giornate inutili. *-* Grazie davvero. (I wuv oooo! >///<)

Bye, see ya

Will

   
 
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